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Pantelleria è un’isola siciliana situata al centro del Canale di Sicilia. La posizione geografica e la ricchezza del territorio hanno giocato un ruolo fondamentale nella sua storia: l’hanno resa un immenso patrimonio di biodiversità ma anche luogo di accoglienza dei popoli del Mediterraneo. @newseinfo @siciliaforever
Il sanfratellano è una razza equina autoctona che ha origine sui monti Nebrodi, nel territorio comunale di San Fratello (ME)
Le sue origini sono molto incerte. Alcuni studiosi lo dicono discendente di cavalli orientali importati dagli arabi prima del X secolo, altri pensano invece ad un’origine nordica di poco posteriore
Secondo quest’ultima teoria il sanfratellano discenderebbe dai cavalli portati nell’XI secolo a San Fratello dai cavalieri di Adelaide del Vasto (1074–1118), figlia di Manfredi Aleramo, marchese del Monferrato e di Savona, che sposò il gran conte normanno Ruggero, suggellando così un’alleanza in Sicilia tra aleramici e normanni. Il sanfratellano è forte e muscoloso... @newseinfo @siciliaforever
Le sue origini sono molto incerte. Alcuni studiosi lo dicono discendente di cavalli orientali importati dagli arabi prima del X secolo, altri pensano invece ad un’origine nordica di poco posteriore
Secondo quest’ultima teoria il sanfratellano discenderebbe dai cavalli portati nell’XI secolo a San Fratello dai cavalieri di Adelaide del Vasto (1074–1118), figlia di Manfredi Aleramo, marchese del Monferrato e di Savona, che sposò il gran conte normanno Ruggero, suggellando così un’alleanza in Sicilia tra aleramici e normanni. Il sanfratellano è forte e muscoloso... @newseinfo @siciliaforever
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LE GELSOMINAIE DI MILAZZO
La coltivazione del gelsomino per finalità industriali fu introdotta nel 1928. Questa coltivazione era diffusa sulla sponda tirrenica della Sicilia, con centro Milazzo, dove esistevano parecchie distillerie per la lavorazione primaria del gelsomino e di altre essenze. Il prodotto semilavorato veniva inviato principalmente in Francia, per l’industria dei profumi. La povertà del tempo trovò subito buona manodopera nelle ragazze e donne dell’epoca che per racimolare qualcosa per la famiglia, lavoravano dapprima notti intere chine a raccogliere i minuscoli fiorellini stellati, poi dalle prime ore dell’alba fino al sorgere del sole che altrimenti avrebbe ossidato il bianco del fiore. Non di rado venivano impiegate anche bambine alla raccolta. Non tutte riuscivano però a farcela, qualcuna spesso sveniva.
Poi venne una svolta col primo sciopero indetto dalle raccoglitrici di Milazzo che per prime incrociarono le braccia e per protesta calpestarono i fiori raccolti.
La coltivazione del gelsomino per finalità industriali fu introdotta nel 1928. Questa coltivazione era diffusa sulla sponda tirrenica della Sicilia, con centro Milazzo, dove esistevano parecchie distillerie per la lavorazione primaria del gelsomino e di altre essenze. Il prodotto semilavorato veniva inviato principalmente in Francia, per l’industria dei profumi. La povertà del tempo trovò subito buona manodopera nelle ragazze e donne dell’epoca che per racimolare qualcosa per la famiglia, lavoravano dapprima notti intere chine a raccogliere i minuscoli fiorellini stellati, poi dalle prime ore dell’alba fino al sorgere del sole che altrimenti avrebbe ossidato il bianco del fiore. Non di rado venivano impiegate anche bambine alla raccolta. Non tutte riuscivano però a farcela, qualcuna spesso sveniva.
Poi venne una svolta col primo sciopero indetto dalle raccoglitrici di Milazzo che per prime incrociarono le braccia e per protesta calpestarono i fiori raccolti.
Le gelsominaie si interessarono anche al destino di altre lavoratrici sfruttate, le loro gesta si diffusero per tutta l’ isola, molte di loro conobbero la cella. Ma queste donne continuarono a difendersi e a difendere, consapevoli di essere parte e rappresentanza di una categoria, e lo sciopero proseguì, si estese a macchia d’ olio e coinvolse le impiegate che si occupavano dei semenzai di Mazzarrà Sant’ Andrea, le cavatrici di agrumi di Barcellona di Sicilia, le incartatrici di Capo d’ Orlando, le salatrici di sarde di Sant’ Agata, le portatrici di argilla di Santo Stefano di Camastra, le raccoglitrici di olive dei monti Nebrodi e delle Madonie. Superò perfino lo Stretto, tracciando un’ inquietante mappa del lavoro nero femminile…..” Grazie all’opera energica e battagliera del sindacalista La Rosa, il salario riuscì a lievitare sino alle 50 lire al kg. Fu il primo di una lunga serie di scioperi che attirarono l’attenzione della stampa nazionale ed estera e che continuarono periodicamente sino agli anni 60.
Le isole dei Ciclopi si trovano a largo delle coste catanesi, nel comune di Acicastello e, in piccola parte, in quello di Acireale. Su questi territori, nel 1989, è stata istituita la riserva marina protetta.
Le isole che formano questo arcipelago sono: l’isola di Lachea, l’isola Faraglione Grande, Faraglione di Mezzo e il Faraglione degli Uccelli. Il Faraglione Grande, o di Santa Maria, è l’unico dei faraglioni che è stato toccato dall’intervento dell’uomo testimoniato dalla presenza di una scala in muratura che conduce fino ad una piazza dove è sistemata la statua della Vergine (segno di devozione dei pescatori).
Gli altri due Faraglioni, molto più piccoli per dimensione, non presentano particolarità.
A queste quattro isole si accompagnano dei piccoli scogli chiamati “U zu lanu di Fora” e “U zu lanu di Terra” e altri tre faraglioni che il mare ha tenuto nascosti. Questi tre faraglioni non raggiungono la superficie dell’acqua e dominano con imponenza i fondali. @newseinfo @siciliaforever
Le isole che formano questo arcipelago sono: l’isola di Lachea, l’isola Faraglione Grande, Faraglione di Mezzo e il Faraglione degli Uccelli. Il Faraglione Grande, o di Santa Maria, è l’unico dei faraglioni che è stato toccato dall’intervento dell’uomo testimoniato dalla presenza di una scala in muratura che conduce fino ad una piazza dove è sistemata la statua della Vergine (segno di devozione dei pescatori).
Gli altri due Faraglioni, molto più piccoli per dimensione, non presentano particolarità.
A queste quattro isole si accompagnano dei piccoli scogli chiamati “U zu lanu di Fora” e “U zu lanu di Terra” e altri tre faraglioni che il mare ha tenuto nascosti. Questi tre faraglioni non raggiungono la superficie dell’acqua e dominano con imponenza i fondali. @newseinfo @siciliaforever