La Podarcis Siculus, comunemente chiamata lucertola campestre, in passato era considerata una specie tipica della Sicilia ed è per questo motivo che ha avuto una denominazione così specifica, ma Sull'isola Lachea vive una popolazione di lucertole, rimasta isolata per lungo tempo, che si è evoluta indipendentemente e diversamente da quelle che vivono sulla costa antistante; essa ha valore di una vera sottospecie "Podarcis siculus ciclopica".
Caratteristiche di questa sottospecie sono:
Le striature verde scuro sul dorso e la macchia rossa sul collo. A differenza delle sorelle che si sono diffuse lungo tutte le coste del mediterraneo, le ciclopiche possiamo ammirare solo nella Riserva dei Ciclopi.
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@siciliaterramia
#wikipedia
Caratteristiche di questa sottospecie sono:
Le striature verde scuro sul dorso e la macchia rossa sul collo. A differenza delle sorelle che si sono diffuse lungo tutte le coste del mediterraneo, le ciclopiche possiamo ammirare solo nella Riserva dei Ciclopi.
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ETNA 🌋 IL VULCANO ATTIVO PIÙ ALTO D'EUROPA
Parossismo vulcanico: il complesso dei fenomeni esplosivi coi quali un vulcano entra in attività, costituisce la fase più pericolosa, quella che accompagna i terremoti di natura vulcanica con il lancio di materiali di varia grandezza, cui segue la fase di eruzione vera e propria.
📸Fernando Famiani
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📚 Treccani
Parossismo vulcanico: il complesso dei fenomeni esplosivi coi quali un vulcano entra in attività, costituisce la fase più pericolosa, quella che accompagna i terremoti di natura vulcanica con il lancio di materiali di varia grandezza, cui segue la fase di eruzione vera e propria.
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Situato a Palermo, il palazzo Gangi Valguarnera deve il suo aspetto attuale ai lavori del XVIII secolo intrapresi dalla famiglia Valguarnera, in particolare del Principe Pietro di Valguarnera.
Curiosità: In questo splendido palazzo furono ambientati alcune scene fra cui il ballo del film Il Gattopardo del 1963.
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📚Travel Sicily
Curiosità: In questo splendido palazzo furono ambientati alcune scene fra cui il ballo del film Il Gattopardo del 1963.
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Attestato dal 1377 come Cofano,la sua etimologia deriva dal greco kóphinos («cesta») in riferimento al particolare andamento orografico del monte.Sulla sua sommità si trovano i ruderi di un edificio di guardia risalente agli inizi del XV secolo,munito di cisterna.Alla base del monte sono presenti due torri del tardo XVI secolo,quella di San Giovanni e quella della tonnara di Cofano.Questo sistema di torri costiere era comunicante tra loro. Verso nord-est era visibile la torre dell'Isulidda; in direzione sud-est erano possibili comunicazioni con torre Muzza Dal lato opposto con quelle della Tonnara di Bonagia e della Tonnara San Giuliano.
Il Monte Còfano vanta innumerevoli ascensioni lungo i suoi versanti,di varia difficoltà,lunghezza ed impegno. Lungo il versante ovest si staccano tre rilievi rocciosi principali che sono: la Torre Agave in fiore (270 m),la Punta Welzenbach (343 m,così chiamata per la rassomiglianza con la Cresta di Peuterey) e la Spalla Rossa (426 m).
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Il Monte Còfano vanta innumerevoli ascensioni lungo i suoi versanti,di varia difficoltà,lunghezza ed impegno. Lungo il versante ovest si staccano tre rilievi rocciosi principali che sono: la Torre Agave in fiore (270 m),la Punta Welzenbach (343 m,così chiamata per la rassomiglianza con la Cresta di Peuterey) e la Spalla Rossa (426 m).
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"A mio Padre" è il nome dell’opera di Vincenzo Muratore che potete ancora ammirare sul sagrato della Cattedrale, il posto più ambito dagli artisti della BIAS, Biennale Internazionale dell’Arte Sacra, che quest’anno si è svolta non solo nella sede abituale di Venezia ma anche a Palermo. ”Creazione” ‘’La scultura racconta la rinascita interiore intesa come resurrezione. L’opera non vuole narrare la passività di un uomo che viene generato, ma una co-partecipazione umana alla creazione stessa di Dio. Una resurrezione in cui l’uomo con le proprie scelte è co-creatore di se stesso e del mondo. L’unione tra Dio (il velo che lo abbraccia e apparentemente acceca) e l’Uomo, crea la sagoma di una mandorla, simbolo della vita, essenza della scoperta.
Dio fluisce dal capo come acqua gorgogliante. È una fonte che scorre libera.’’ Così l’autore, Vincenzo Muratore, descrive la sua opera.
L’artista, ex vittorino, si è raccontato alla nostra redazione: una carriera scolastica per niente brillante, più volte vicino la bocciatura, ma dopo il tanto atteso diploma consegue la laurea alla facoltà di economia ottenendo risultati che nessuno dei suoi professori del liceo si sarebbe mai aspettato. Dopo un master a Parma riscopre la sua giovanile passione per l’arte che da lì a poco avrebbe cambiato radicalmente la sua vita.
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📚vincenzomuratoreartist
Dio fluisce dal capo come acqua gorgogliante. È una fonte che scorre libera.’’ Così l’autore, Vincenzo Muratore, descrive la sua opera.
L’artista, ex vittorino, si è raccontato alla nostra redazione: una carriera scolastica per niente brillante, più volte vicino la bocciatura, ma dopo il tanto atteso diploma consegue la laurea alla facoltà di economia ottenendo risultati che nessuno dei suoi professori del liceo si sarebbe mai aspettato. Dopo un master a Parma riscopre la sua giovanile passione per l’arte che da lì a poco avrebbe cambiato radicalmente la sua vita.
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In Sicilia quando non sei proprio convinto dici “ora poi lo facciamo...” oppure ad una domanda rispondi contemporaneamente “sì, no...”
Noi siciliani abbiamo una percezione del tempo molto particolare, ad esempio quello che hai fatto il giorno prima diventa passato remoto, come fossero trascorsi secoli... oppure quando stai uscendo di casa, rassicuri tutti affermando “sto tornando”, anche se il tuo rientro sarà dopo un paio d'ore.
Per noi il condizionale è quasi inutile, infatti lo sostituiamo direttamente con il congiuntivo, tipo “se putissi, u facissi”. Abbiamo anche il “potere” di far diventare transitivi i verbi intransitivi, infatti noi usciamo la macchina, saliamo la spesa, usciamo i soldi... Poi a noi piace molto utilizzare gli spostamenti “salire e scendere” in modi molto fantasiosi, infatti noi “scendiamo giù a Natale” e “saliamo dopo le feste”, anche il caffè “è salito” e la pasta si cala.
Qui, in Sicilia, le macchine camminano come avessero gambe, e non vengono guidate ma “portate”.
Spesso utilizziamo una sola parola per indicare più oggetti, ad esempio non c'è differenza tra tovaglia, asciugamano, tovaglietta, strofinaccio, per noi è solo tovaglia, e basta. Se vogliamo dire ad un amico di venire a trovarci, gli diciamo di “avvicinare”, che è meno formale e più amichevole.
Riusciamo anche a trasformare un luogo in un modo di fare, ad esempio il cortile diventa curtigghiu, ovvero spettegolare, anche se quest'ultimo non rende molto l'idea.
Se parliamo in questo modo non vuol dire che siamo ignoranti e arretrati, dietro ogni parola o espressione che utilizziamo si nascondono le nostre origini, la nostra storia. Ad esempio "tumazzu, carusu, cammisa", sono parole greche (vedi tumassu, kouros, poucamiso); "carrubo" deriva dall'arabo “harrub”, così come le parole "cassata e giuggiulena". "Accattari", deriva dal normanno “acater” (da cui il francese “acheter”), oppure "arrieri" (da darriere). Dal catalano abbiamo preso in prestito le parole “abbuccari” (da abocar),"accupari" (da acubar), "cascia" (da caixa) ecc... Questi sono solo alcuni esempi, in realtà sono migliaia i vocaboli presi in prestito dalle altre lingue.
Essere orgogliosi delle proprie radici però non significa chiudersi e rifiutarsi di conoscere la grammatica italiana, ritenendo snob "quelli del nord" quando ci correggono. Anzi, utilizzare il proprio dialetto (più che dialetto è una lingua a tutti gli effetti) con consapevolezza, può soltanto arricchire.
A. Camilleri
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Noi siciliani abbiamo una percezione del tempo molto particolare, ad esempio quello che hai fatto il giorno prima diventa passato remoto, come fossero trascorsi secoli... oppure quando stai uscendo di casa, rassicuri tutti affermando “sto tornando”, anche se il tuo rientro sarà dopo un paio d'ore.
Per noi il condizionale è quasi inutile, infatti lo sostituiamo direttamente con il congiuntivo, tipo “se putissi, u facissi”. Abbiamo anche il “potere” di far diventare transitivi i verbi intransitivi, infatti noi usciamo la macchina, saliamo la spesa, usciamo i soldi... Poi a noi piace molto utilizzare gli spostamenti “salire e scendere” in modi molto fantasiosi, infatti noi “scendiamo giù a Natale” e “saliamo dopo le feste”, anche il caffè “è salito” e la pasta si cala.
Qui, in Sicilia, le macchine camminano come avessero gambe, e non vengono guidate ma “portate”.
Spesso utilizziamo una sola parola per indicare più oggetti, ad esempio non c'è differenza tra tovaglia, asciugamano, tovaglietta, strofinaccio, per noi è solo tovaglia, e basta. Se vogliamo dire ad un amico di venire a trovarci, gli diciamo di “avvicinare”, che è meno formale e più amichevole.
Riusciamo anche a trasformare un luogo in un modo di fare, ad esempio il cortile diventa curtigghiu, ovvero spettegolare, anche se quest'ultimo non rende molto l'idea.
Se parliamo in questo modo non vuol dire che siamo ignoranti e arretrati, dietro ogni parola o espressione che utilizziamo si nascondono le nostre origini, la nostra storia. Ad esempio "tumazzu, carusu, cammisa", sono parole greche (vedi tumassu, kouros, poucamiso); "carrubo" deriva dall'arabo “harrub”, così come le parole "cassata e giuggiulena". "Accattari", deriva dal normanno “acater” (da cui il francese “acheter”), oppure "arrieri" (da darriere). Dal catalano abbiamo preso in prestito le parole “abbuccari” (da abocar),"accupari" (da acubar), "cascia" (da caixa) ecc... Questi sono solo alcuni esempi, in realtà sono migliaia i vocaboli presi in prestito dalle altre lingue.
Essere orgogliosi delle proprie radici però non significa chiudersi e rifiutarsi di conoscere la grammatica italiana, ritenendo snob "quelli del nord" quando ci correggono. Anzi, utilizzare il proprio dialetto (più che dialetto è una lingua a tutti gli effetti) con consapevolezza, può soltanto arricchire.
A. Camilleri
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Messina ha due cattedrali, una di rito cristiano ed una di rito orientale.
La prima è la Cattedrale Basilica di Santa Maria Assunta vanta diverse preziose gemme fra amboni, dossali, portali e tombe, ai cui lavori parteciparono insigni artisti del tempo: l'organo con 15.700 canne è il terzo più grande in Europa, il campanile ospita, invece, l'orologio astronomico più grande del mondo, costruito negli anni '30.
La cattedrale di rito ortodosso, la Concattedrale del Santissimo Salvatore, era sede dell'archimandrita, il vescovo greco.
Invece il Sacrario del Cristo Re vanta la campana più grande d'Italia.
Messina ha dato i natali ad un massimo esponente dell'architettura tardo barocca, Filippo Juvarra.Allo Juvarra si devono la Basilica di Superga e il Duomo a Torino.
Fra i geni del Rinascimento europeo si annovera Antonello da Messina. Egli realizzò una originalissima sintesi fra la cultura figurativa italiana di Firenze e Venezia.
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📚Messinaecultura
La prima è la Cattedrale Basilica di Santa Maria Assunta vanta diverse preziose gemme fra amboni, dossali, portali e tombe, ai cui lavori parteciparono insigni artisti del tempo: l'organo con 15.700 canne è il terzo più grande in Europa, il campanile ospita, invece, l'orologio astronomico più grande del mondo, costruito negli anni '30.
La cattedrale di rito ortodosso, la Concattedrale del Santissimo Salvatore, era sede dell'archimandrita, il vescovo greco.
Invece il Sacrario del Cristo Re vanta la campana più grande d'Italia.
Messina ha dato i natali ad un massimo esponente dell'architettura tardo barocca, Filippo Juvarra.Allo Juvarra si devono la Basilica di Superga e il Duomo a Torino.
Fra i geni del Rinascimento europeo si annovera Antonello da Messina. Egli realizzò una originalissima sintesi fra la cultura figurativa italiana di Firenze e Venezia.
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