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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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PESCE STOCCO ALLA MESSINESE Secondo piatto a Ghiotta con patate

Il PESCE STOCCO ALLA MESSINESE è un secondo piatto tipico della mia città. Una ricetta antica, conosciuta anche con il nome dialettale di “Piscistoccu a ghiotta”. Il pesce stocco è il merluzzo essiccato, ampiamente utilizzato nella cucina Italiana. In Sicilia è molto utilizzato, dai tempi dei Normanni, soprattutto a Messina, soprattutto dopo il disastroso terremoto, visto che molti aiuti arrivarono dalla Norvegia, dove questo pesce viene pescato ed essiccato. Prima di utilizzarlo, viene ammollato in acqua, per farlo rinvenire. Infatti vi consiglio di scegliete i pezzi più carnosi e grossi.
La ricetta è molto semplice, un piatto economico, ma ricco di gusto. I pezzi di pesce vengono cotti in umido, insieme a pomodoro, olive in salamoia Messinesi, patate e uvetta. Preparatelo perchè è veramente delizioso.

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#Messina
Ingredienti:
olio extravergine di oliva (abbondante)
2 cipolle
sedano (coste + foglie)
capperi sottosale circa 50 gr
olive verdi “in salamoia” siciliane circa 15-20
700 gr stoccafisso fresco o ammollato
4 patate
400 ml di passata di pomodoro tipo rustica …oppure (pomodoro a pezzettoni)
acqua q.b.
sale & pepe
prezzemolo tritato

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#Sun☀️
#Messina
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La pasta ‘ncasciata alla messinese è una ricetta tipica della cucina siciliana e precisamente della mia città, Messina. E’ diventata famosa perché spesso e volentieri presente sulla tavola del commissario Montalbano. Il poliziotto ideato dal maestro Andrea Camilleri, scomparso nel luglio 2019, e magistralmente interpretato da Luca Zingaretti. Le teglie fumanti di pasta ‘ncasciata che prepara la fedele Adelina hanno fatto conoscere questo piatto a tutta Italia, ma la pasta ‘ncasciata è sempre stata nel cuore dei messinesi.

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#tradizionimessinesi
La storia

La pasta ‘ncasciata alla messinese è il piatto della festa, della domenica, nonché il piatto simbolo del Ferragosto messinese. Con la pasta ‘ncasciata a Messina si festeggiano l’Assunta e la Vara, una delle feste più colorate della città dello Stretto. La ricetta si presenta oggi con numerose varianti rispetto all’originale, che prevedeva un ragù preparato con polpettine di manzo, pollo e fegatini. Con il sugo si condiva la pasta e la carne veniva servita come secondo piatto. Oggi a Messina la pasta ‘ncasciata si condisce rigorosamente con un ragù di carne, anche per marcare la "differenza" con la pasta al forno e i timballi del palermitano.

Il nome "‘ncasciata o incasciata" potrebbe avere due derivazioni, la prima dal tegame di terracotta in cui si cuoceva la pasta direttamente sulle braci, la seconda dal caciocavallo che la ricopriva creando una gustosa crosticina. Oggi, la cottura nelle braci è stata sostituita da quella in forno, ma rimane (dove possibile) la tradizione di cuocere la pasta ‘ncasciata alla messinese in recipienti di terracotta. Quanto ai formati di pasta, quelli usati tradizionalmente sono le maglie di maccheroncini, le spaccatelle, i sedanini o le casarecce (nell’interpretazione più moderna). Io ho una spiccata preferenza per i sedanini, che tengono molto meglio la cottura.

All’interno, oggi come allora, si mette carne tritata con un soffritto di sedano carote e cipolla, polpa di pomodoro (non passato) mortadella a tocchetti , caciocavallo o provola dei Nebrodi, pecorino canestrato siciliano , piselli uova sode e ovviamente le immancabili melanzane fritte.

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#Sun☀️
#tradizionimessinesi
INGREDIENTI

800 grammi di macinato di manzo

olio extravergine di oliva, quanto basta

sale e pepe, quanto basta

una cipolla,una costa di sedano, una carota

750 ml di polpa di pomodoro

60 ml di vino rosso

3 melanzane (io uso la violetta messinese)

olio di girasole per friggere le melanzane, quanto basta

5 uova sode

400 grammi di piselli

150 grammi di mortadella a tocchetti

200 grammi di caciocavallo ragusano o provola dei Nebrodi

200 grammi di pecorino canestrato siciliano grattugiato

600 grammi di pasta corta (casarecce, spaccatelle, magliette di maccheroncini, sedani)

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#tradizionimessinesi
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Castiglione di Sicilia 2021 Drone Video

Castiglione di Sicilia (Castigghiuni in siciliano) è un comune italiano di 3 089 abitanti della città metropolitana di Catania in Sicilia.

La cittadina fa parte del circuito dei borghi più belli d'Italia e il territorio del comune di Castiglione di Sicilia è stato dichiarato di "notevole importanza pubblica" (decreto regionale 21 giugno 1994).

Castiglione è ubicata su una collina situata sul versante nord dell'Etna, nel bel mezzo della Valle che il fiume Alcantara solca tra Randazzo e Taormina; è uno dei comuni del Parco dell'Etna e del Parco fluviale dell'Alcantara. Dista 50 km da Catania e 60 km da Messina. Altre aree protette sono parte del territorio comunale: Pineta di Linguaglossa, Dammusi, Fascia Altomontana Etna, Contrada Sorbera e Contrada Gibiotti.

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Dalla preistoria all'Impero Romano
Prima dell'arrivo dei greci, giunti in Sicilia nel 734 a.C. per fondare Naxos, l'intera isola era abitata da popoli che gli storici chiamano Siculi o Sicani. Questi avevano una civiltà progredita, vivevano in villaggi, conoscevano la ceramica, veneravano e seppellivano i cadaveri. Alcuni scavi archeologici in contrada San Nicola nei pressi del fiume Alcantara, come numerosi altri sporadici rinvenimenti, tra cui tombe, palmenti, fortini… dimostrano che l'intera valle era densamente popolata nel neolitico e soprattutto nell'età del bronzo. Molte grotte scavate nell'arenaria erano adibite ad abitazione o a tomba, come quelle di contrada Pietra Pizzicata, dove è ancora visibile un villaggio preistorico degli antichi castiglionesi che dovettero spostarsi sul colle dell'odierno paese minacciati da altri popoli, e fondarono un nuovo villaggio.
Nel 710 a.C. i Greci risalirono il fiume Akesine e si accamparono in contrada Tirone. Dopo arrivarono nel villaggio dei Castiglionesi, che occuparono come fortezza. Verso il 705 a.C. partirono per Randazzo. In epoca romana la città è stata occupata ai piedi del colle come accampamento e dopo fu occupata dai Greci-Bizantini e dagli Arabi che allevarono i coccodrilli nel fiume Akesine.

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