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Ecco un’antica ricetta delle crespelle di San Giuseppe alla Messinese.
Mancano ormai pochissimi i giorni alla festa di San Giuseppe. Il 19 marzo è alle porte e, come ogni festa religiosa che si rispetti, porta con sé un carico di ricette tipiche da gustare proprio in quei giorni.
Il sapore delle tradizioni vi propone oggi le crespelle di San Giuseppe alla Messinese.
Sembra quasi di sentirlo già l’odore di fritto e lo sfrigolio delle padelle in azione per preparare montagne di crespelle da mangiare ben calde. L’uvetta è la star di questo dolce semplicissimo.
Pochi ingredienti e genuini, come vuole la tradizione più autentica.
👉🏻Paesi Etnei
✍🏻@sicilianewseinfo
📌@sicil_iaterramia
🌎@postidavedere
💡@voglia_di_sapere
🌅@cartolinesiciliaterramia
Mancano ormai pochissimi i giorni alla festa di San Giuseppe. Il 19 marzo è alle porte e, come ogni festa religiosa che si rispetti, porta con sé un carico di ricette tipiche da gustare proprio in quei giorni.
Il sapore delle tradizioni vi propone oggi le crespelle di San Giuseppe alla Messinese.
Sembra quasi di sentirlo già l’odore di fritto e lo sfrigolio delle padelle in azione per preparare montagne di crespelle da mangiare ben calde. L’uvetta è la star di questo dolce semplicissimo.
Pochi ingredienti e genuini, come vuole la tradizione più autentica.
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🫕Ingredienti:
🔸200g di farina
🔸10g di lievito di birra
🔸150g di acqua circa
🔸50g di uvetta
🔸Sale q.b.
🔸Zucchero q.b.
🥣Preparazione:
Preparare le crespelle è molto semplice. In una ciotola capiente versate 150 g di acqua tiepida. Sciogliete il lievito di birra aiutandovi con un cucchiaio di legno.
Aggiungete la farina a poco a poco, continuando a mescolare sempre col cucchiaio di legno. Dovete far incorporare la farina benissimo, in modo tale da non formare grumi. Proprio per questo motivo dovrete lavorare l’impasto molto energicamente.
È importante aggiungere la farina poco per volta. Aggiungete anche un pizzico di sale e continuate a mescolare. Se l’impasto risultasse troppo duro potete aggiungere ancora dell’acqua.
Alla fine dovrete ottenere un composto omogeneo, ma piuttosto molliccio.
Come potete capire dal video allegato, la consistenza sarà quella di una crema pasticcera ben compatta. Coprite con la pellicola trasparente e lasciate lievitare fino al raddoppio.
Nel frattempo mettete in ammollo l’uvetta. Quando l’impasto sarà lievitato aggiungete l’uva passa.
In un pentolino riscaldate abbondante olio di semi di arachidi. L’olio dovrà essere abbondante in quanto le crespelle dovranno essere totalmente immerse nell’olio bollente.
Aiutandovi con un cucchiaio versate l’impasto a cucchiaiate. Un cucchiaio corrisponderà ad una crespella.
A contatto con l’olio bollente le vostre crespelle si gonfieranno.
Fate dorare bene e togliete dal fuoco.
Dopo aver cucinato tutte le crespelle, cospargetele ad una ad una di zucchero semolato.
L’impasto non contiene zucchero appunto perché dopo le crespelle andranno tuffate nello zucchero.
Mangiate ben calde saranno ottime. 😋
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🔸150g di acqua circa
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🔸Sale q.b.
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🥣Preparazione:
Preparare le crespelle è molto semplice. In una ciotola capiente versate 150 g di acqua tiepida. Sciogliete il lievito di birra aiutandovi con un cucchiaio di legno.
Aggiungete la farina a poco a poco, continuando a mescolare sempre col cucchiaio di legno. Dovete far incorporare la farina benissimo, in modo tale da non formare grumi. Proprio per questo motivo dovrete lavorare l’impasto molto energicamente.
È importante aggiungere la farina poco per volta. Aggiungete anche un pizzico di sale e continuate a mescolare. Se l’impasto risultasse troppo duro potete aggiungere ancora dell’acqua.
Alla fine dovrete ottenere un composto omogeneo, ma piuttosto molliccio.
Come potete capire dal video allegato, la consistenza sarà quella di una crema pasticcera ben compatta. Coprite con la pellicola trasparente e lasciate lievitare fino al raddoppio.
Nel frattempo mettete in ammollo l’uvetta. Quando l’impasto sarà lievitato aggiungete l’uva passa.
In un pentolino riscaldate abbondante olio di semi di arachidi. L’olio dovrà essere abbondante in quanto le crespelle dovranno essere totalmente immerse nell’olio bollente.
Aiutandovi con un cucchiaio versate l’impasto a cucchiaiate. Un cucchiaio corrisponderà ad una crespella.
A contatto con l’olio bollente le vostre crespelle si gonfieranno.
Fate dorare bene e togliete dal fuoco.
Dopo aver cucinato tutte le crespelle, cospargetele ad una ad una di zucchero semolato.
L’impasto non contiene zucchero appunto perché dopo le crespelle andranno tuffate nello zucchero.
Mangiate ben calde saranno ottime. 😋
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🫏 L’ASINO RAGUSANO
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🫏 L’Asino per secoli è stato un protagonista fondamentale del mondo e della vita rurale ed è ancora oggi, in aree marginali, l’unico mezzo di trasporto e di supporto. In Sicilia l’asino #Ragusano è il frutto di incrocio con razze autoctone.
🏦 L’Istituto di Incremento Ippico di #Catania è riuscito a fissare dei caratteri peculiari e nel 1953 l’asino ragusano è stato riconosciuto ufficialmente ed è divenuta razza. L’asino ragusano ha un caratteristico mantello baio scuro con ventre “di biscia o di cervo”, muso grigio a peli rasati, criniera e coda nere, testa non pesante, profilo quasi rettilineo, fronte larga e piatta, occhi grandi cerchiati di pelo bianco, orecchie ben portate, dritte e di media lunghezza, groppa larga e arti robusti. Come la maggior parte delle razze locali di asini, oggi anche la ragusana è a rischio di estinzione: sono rimasti circa un migliaio di capi. L’asino è molto più longevo del cavallo: può raggiungere anche i 45 anni.
🥛 L’asino come animale da lavoro ormai è poco utilizzato, ma il suo latte, molto simile a quello umano e con caratteristiche ipoallergeniche è ricercato per i neonati che soffrono di problemi di intolleranze o che non si adattano al latte artificiale. Il 5-10% dei neonati, nei primi mesi di vita, presenta intolleranze al latte vaccino. In questi casi normalmente si propone in alternativa il latte di soia. Ma quello di asina ha un contenuto medio di caseina e albumine simile a quello del latte umano ed è gradevole, perché è ricco di lattosio (che favorisce anche l’assorbimento
intestinale del calcio, stimolando la mineralizzazione ossea nei primi mesi di vita).
Standard di razza - Asino Ragusano
1) AREA DI ORIGINE: i territori dei Comuni di Ragusa, #Modica, #Scicli e S.Croce Camerina (Regione Sicilia).
2) ATTITUDINE: soma, tiro e produzione mulina.
3) CARATTERI TIPICI: a) mantello: baio scuro, con ventre grigio chiaro esteso anteriormente e posteriormente alle facce interne degli arti fino ai due terzi dell’avambraccio e della coscia; focatura agli occhi, infarinatura del muso con peli rasati ben delimitato fin sopra le narici con sfumature focate; criniera e coda nere. b) conformazione: - testa: non pesante, con bella espressione, a profilo quasi rettilineo, con fronte larga e piatta, orecchie ben portate e di giusta lunghezza, occhi grandi a fior di testa - collo: ben attaccato alla testa ed alle spalle, muscoloso; - spalla: lievemente diritta e ben attaccata; - garrese: poco rilevato; - linea dorso-lombare: diritta; - lombi: larghi e bene attaccati; - groppa: larga; - petto: largo; - torace: ben attaccato; - arti: avambraccio muscoloso, stinco e pastoia di media lunghezza, garretti larghi; - articolazioni: ampie, robuste; - andature: normali; - appiombi: regolari - piede: ben conformato con unghia dura e nera. c) temperamento: nevrile ed energico.
4) DATI BIOMETRICI: (espressi in cm.)
Altezza al garrese: - Maschi 138 cm - Femmine 130 cm
Circonferenza toracica: - Maschi 150 cm - Femmine 142 cm
Circonferenza stinco: - Maschi 18 cm - Femmine 17 cm.
5) DIFETTI CHE COMPORTANO L’ESCLUSIONE DAL REGISTRO ANAGRAFICO: - Mantello: diverso da quello tipico, criniera grigia; - Balzane: zoccoli con unghie chiare, tenera o inclini a scheggiarsi; - Testa: muso nero, labbra cadenti; - Occhi: occhio porcino. - Taglia: marcatamente diversa dallo standard.
💻 INFO
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🥛 L’asino come animale da lavoro ormai è poco utilizzato, ma il suo latte, molto simile a quello umano e con caratteristiche ipoallergeniche è ricercato per i neonati che soffrono di problemi di intolleranze o che non si adattano al latte artificiale. Il 5-10% dei neonati, nei primi mesi di vita, presenta intolleranze al latte vaccino. In questi casi normalmente si propone in alternativa il latte di soia. Ma quello di asina ha un contenuto medio di caseina e albumine simile a quello del latte umano ed è gradevole, perché è ricco di lattosio (che favorisce anche l’assorbimento
intestinale del calcio, stimolando la mineralizzazione ossea nei primi mesi di vita).
Standard di razza - Asino Ragusano
1) AREA DI ORIGINE: i territori dei Comuni di Ragusa, #Modica, #Scicli e S.Croce Camerina (Regione Sicilia).
2) ATTITUDINE: soma, tiro e produzione mulina.
3) CARATTERI TIPICI: a) mantello: baio scuro, con ventre grigio chiaro esteso anteriormente e posteriormente alle facce interne degli arti fino ai due terzi dell’avambraccio e della coscia; focatura agli occhi, infarinatura del muso con peli rasati ben delimitato fin sopra le narici con sfumature focate; criniera e coda nere. b) conformazione: - testa: non pesante, con bella espressione, a profilo quasi rettilineo, con fronte larga e piatta, orecchie ben portate e di giusta lunghezza, occhi grandi a fior di testa - collo: ben attaccato alla testa ed alle spalle, muscoloso; - spalla: lievemente diritta e ben attaccata; - garrese: poco rilevato; - linea dorso-lombare: diritta; - lombi: larghi e bene attaccati; - groppa: larga; - petto: largo; - torace: ben attaccato; - arti: avambraccio muscoloso, stinco e pastoia di media lunghezza, garretti larghi; - articolazioni: ampie, robuste; - andature: normali; - appiombi: regolari - piede: ben conformato con unghia dura e nera. c) temperamento: nevrile ed energico.
4) DATI BIOMETRICI: (espressi in cm.)
Altezza al garrese: - Maschi 138 cm - Femmine 130 cm
Circonferenza toracica: - Maschi 150 cm - Femmine 142 cm
Circonferenza stinco: - Maschi 18 cm - Femmine 17 cm.
5) DIFETTI CHE COMPORTANO L’ESCLUSIONE DAL REGISTRO ANAGRAFICO: - Mantello: diverso da quello tipico, criniera grigia; - Balzane: zoccoli con unghie chiare, tenera o inclini a scheggiarsi; - Testa: muso nero, labbra cadenti; - Occhi: occhio porcino. - Taglia: marcatamente diversa dallo standard.
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Il fiume Ciane e il fiume Anapo
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I fiumi Ciane e Anapo sono legati da una leggenda, che si ricollega al mito di Persefone e del suo rapimento ad opera di Ade.
Persefone, figlia di Zeus e di Demetra, dea della vegetazione e dell'agricoltura, era intenta a cogliere fiori insieme ad alcune ninfe presso le rive del lago Pergusa (vicino ad Enna). Improvvisamente, dal suo regno sotterraneo sbucò fuori Ade, innamorato della fanciulla, che per non perdere tempo in corteggiamenti e soprattutto per evitare di chiedere la mano di Persefone al fratello Zeus, decise di rapirla.
Fu la ninfa Ciane a reagire al rapimento aggrappandosi al cocchio di Ade nel tentativo disperato di trattenerlo. Il Dio incollerito, la percosse col suo scettro trasformandola in una doppia sorgente dalle acque color turchino (cyanos in Greco vuol dire appunto turchino).
Il giovane Anapo, innamorato della ninfa Ciane vistosi liquefare la fidanzata, si fece mutare anch'egli nel fiume che ancor oggi, al termine del suo percorso si unisce nelle acque al Ciane, per versasi nel Porto Grande di Siracusa.
Diodoro Siculo parlando del viaggio in Sicilia di Eracle racconta del suo arrivo a Siracusa, in cui per onorare Persefone e Ciane sacrificò un toro proprio alla fonte del fiume Ciane, ordinando ai cittadini di compiere ogni anno lo stesso gesto.
« Adunque Ercole avendo fatto il giro intorno alla Sicilia, siccome si è detto, ed arrivato alla città, che ora è de' Siracusani , ove intese quanto riguardava il ratto di Proserpina, offrì solenni voti alle dee, ed immolato in Ciane un bellissimo toro, insegnò agli abitanti come dovessero celebrare presso Ciane l'anniversario rito, e la festa solenne di tal sacrifizio.
Quindi voltosi nell'interno col suo armento, con gran battaglia conquise i Sicani, che gli si opponevano in molta forza, ed assaissimi ne uccise... »
Probabilmente dietro questo mito si nasconde l'antico ricordo di sacrifici umani compiuti presso la fonte dato che in questo passo l'allusione sembra evidente:
« ...raccontasi, che Plutone, dopo aver rapita Core, cioè la fanciulla, che così chiamano la figlia di Cerere, avendola portata sul suo carro sino a Siracusa, aperta la terra scese bensì con essa all'Orco, ma fece sorgere allora il fonte detto di Ciane, a cui ogni anno i Siracusani celebrano una solenne panegiri, nella quale privatamente si sacrificano vittime minori; ma pubblicamente i sacrifizj si celebrano col sommergere nel lago de' tori. E fu Ercole, che introdusse quest'uso, quando scorse tutta la Sicilia cogli armenti di Gerione. »
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Persefone, figlia di Zeus e di Demetra, dea della vegetazione e dell'agricoltura, era intenta a cogliere fiori insieme ad alcune ninfe presso le rive del lago Pergusa (vicino ad Enna). Improvvisamente, dal suo regno sotterraneo sbucò fuori Ade, innamorato della fanciulla, che per non perdere tempo in corteggiamenti e soprattutto per evitare di chiedere la mano di Persefone al fratello Zeus, decise di rapirla.
Fu la ninfa Ciane a reagire al rapimento aggrappandosi al cocchio di Ade nel tentativo disperato di trattenerlo. Il Dio incollerito, la percosse col suo scettro trasformandola in una doppia sorgente dalle acque color turchino (cyanos in Greco vuol dire appunto turchino).
Il giovane Anapo, innamorato della ninfa Ciane vistosi liquefare la fidanzata, si fece mutare anch'egli nel fiume che ancor oggi, al termine del suo percorso si unisce nelle acque al Ciane, per versasi nel Porto Grande di Siracusa.
Diodoro Siculo parlando del viaggio in Sicilia di Eracle racconta del suo arrivo a Siracusa, in cui per onorare Persefone e Ciane sacrificò un toro proprio alla fonte del fiume Ciane, ordinando ai cittadini di compiere ogni anno lo stesso gesto.
« Adunque Ercole avendo fatto il giro intorno alla Sicilia, siccome si è detto, ed arrivato alla città, che ora è de' Siracusani , ove intese quanto riguardava il ratto di Proserpina, offrì solenni voti alle dee, ed immolato in Ciane un bellissimo toro, insegnò agli abitanti come dovessero celebrare presso Ciane l'anniversario rito, e la festa solenne di tal sacrifizio.
Quindi voltosi nell'interno col suo armento, con gran battaglia conquise i Sicani, che gli si opponevano in molta forza, ed assaissimi ne uccise... »
Probabilmente dietro questo mito si nasconde l'antico ricordo di sacrifici umani compiuti presso la fonte dato che in questo passo l'allusione sembra evidente:
« ...raccontasi, che Plutone, dopo aver rapita Core, cioè la fanciulla, che così chiamano la figlia di Cerere, avendola portata sul suo carro sino a Siracusa, aperta la terra scese bensì con essa all'Orco, ma fece sorgere allora il fonte detto di Ciane, a cui ogni anno i Siracusani celebrano una solenne panegiri, nella quale privatamente si sacrificano vittime minori; ma pubblicamente i sacrifizj si celebrano col sommergere nel lago de' tori. E fu Ercole, che introdusse quest'uso, quando scorse tutta la Sicilia cogli armenti di Gerione. »
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A soli 12 chilometri dal Teatro Massimo si trova la Riserva Naturale Orientata di Capo Gallo!
🌿 Un angolo di paradiso abitato da una varietà incredibile di mammiferi, rettili, anfibi e volatili 🪶Non solo fauna però: l’area vanta, infatti, rarità presenti, soltanto, nel suo perimetro e in nessun’altra parte del mondo.
La Riserva Naturale di Capo Gallo con il suo fascino, attrae turisti, amanti della natura e del trekking 🥾
🌿Un luogo dove immergersi totalmente nel verde, lasciandosi alle spalle il caos cittadino.
🎥 @balarm.it
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La Riserva Naturale di Capo Gallo con il suo fascino, attrae turisti, amanti della natura e del trekking 🥾
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INGRESSO TRIONFALE DI FEDERICO II, RE DI SICILIA, A GERUSALEMME.
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Nella complessa storia delle crociate medievali un ruolo del tutto speciale è rivestito dalla cosiddetta "sesta crociata", intrapresa da Federico II, re di #Sicilia e sovrano del Sacro Romano Impero, nell'estate del 1228.
A rendere unica nel suo genere la crociata di Federico fu soprattutto il carattere incruento ed eminentemente politico della stessa. La sesta crociata, infatti, lungi dall'essere foriera di spargimenti di sangue come avvenuto in precedenza, si risolse in un accordo diplomatico tra lo "Stupor Mundi" Federico ed il sultano ayyubide al-Malik al-Kamil (lo stesso che qualche anno prima aveva incontrato Francesco d'Assisi).
La speciale crociata di Federico ebbe luogo dopo un percorso irto di difficoltà, rinvii e controversie politiche.
Già nel 1215, ricevendo ad Aquisgrana la corona di "re dei romani" (cioè futuro imperatore), Federico fece solenne promessa di intraprendere una crociata in Terra Santa.
Secondo alcuni storici, a motivare il gesto di Federico, più che la politica, fu la sincera gratitudine a Dio per aver unito alla corona di Sicilia la promessa del trono imperiale, nonché la volontà di seguire l'esempio del nonno paterno Federico Barbarossa.
Nel 1220, in occasione della sua incoronazione a Roma come Sacro Romano Imperatore, Federico II rinnovò la promessa al cospetto di Papa Onorio III.
Un anno dopo, in seguito al fallimento della quinta crociata, il pontefice sollecitò lo Stupor Mundi ad avviare una sua spedizione in Terra Santa. Gli anni però passarono e nel 1225 Federico sposò Jolanda di Brienne, erede al trono di #Gerusalemme. In accordo con il papa fu stabilito che la crociata federiciana avrebbe avuto luogo non oltre il 1227.
Nell'agosto di quell'anno, Federico s'imbarcò da #Brindisi alla volta del Medio Oriente, ma a causa di un'epidemia scoppiata a bordo e che colpì lui stesso, fu costretto, appena giunto nella vicina Otranto, a rinviare la spedizione. Il nuovo papa, Gregorio IX, vide però nella presunta malattia dello Stupor Mundi un pretesto per sottrarsi all'antica promessa e perciò lo scomunicò.
Malgrado la scomunica, una volta ristabilitosi, Federico riprese i preparativi per la sua impresa. A tal fine inviò l'arcivescovo di Palermo, il suo fedelissimo Berardo di Castagna, in missione diplomatica presso il sultano, facendo pervenire ricchissimi doni al sovrano musulmano e saggiando le possibilità di un accordo politico.
Finalmente nel giugno 1228 salparono da Brindisi le navi di Federico. Giunto in Medio Oriente a settembre dello stesso anno, malgrado la diffidenza del clero locale provocata dalla scomunica pendente sul suo capo, il sovrano avviò personali trattative con la controparte musulmana, giungendo in fine alla stipula del Trattato di Jaffa il 18 febbraio 1229. In base all'accordo sottoscritto, ai cristiani sarebbe stato garantito il controllo decennale delle città sante di Betlemme, Nazareth e Gerusalemme (ad eccezione della Spianata del Tempio e della moschea al-Aqsa), nonché una fascia di territorio sulla costa.
In questo contesto si colloca l'ingresso trionfale di Federico a Gerusalemme, avvenuto il 17 marzo 1229 e seguito, il giorno dopo, dalla presa in possesso della corona reale.
Mai nella storia delle crociate i cristiani erano riusciti ad ottenere di più in termini territoriali. E per giunta ciò era avvenuto senza il bisogno di muovere guerra. Tuttavia, il successo dello Stupor Mundi, di certo agevolato dalla particolare formazione intellettuale da lui ricevuta presso la sofisticata corte di Palermo, inasprì il già complicato rapporto tra il sovrano ed il Papato, conducendo al paradosso della "crociata contro Federico", con la tentata invasione del Regno di Sicilia guidata da suo suocero Giovanni di Brienne.
A spuntarla, tuttavia, sarà ancora una volta lo Stupor Mundi, che nel 1230 otterrà la rimozione della scomunica.
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A rendere unica nel suo genere la crociata di Federico fu soprattutto il carattere incruento ed eminentemente politico della stessa. La sesta crociata, infatti, lungi dall'essere foriera di spargimenti di sangue come avvenuto in precedenza, si risolse in un accordo diplomatico tra lo "Stupor Mundi" Federico ed il sultano ayyubide al-Malik al-Kamil (lo stesso che qualche anno prima aveva incontrato Francesco d'Assisi).
La speciale crociata di Federico ebbe luogo dopo un percorso irto di difficoltà, rinvii e controversie politiche.
Già nel 1215, ricevendo ad Aquisgrana la corona di "re dei romani" (cioè futuro imperatore), Federico fece solenne promessa di intraprendere una crociata in Terra Santa.
Secondo alcuni storici, a motivare il gesto di Federico, più che la politica, fu la sincera gratitudine a Dio per aver unito alla corona di Sicilia la promessa del trono imperiale, nonché la volontà di seguire l'esempio del nonno paterno Federico Barbarossa.
Nel 1220, in occasione della sua incoronazione a Roma come Sacro Romano Imperatore, Federico II rinnovò la promessa al cospetto di Papa Onorio III.
Un anno dopo, in seguito al fallimento della quinta crociata, il pontefice sollecitò lo Stupor Mundi ad avviare una sua spedizione in Terra Santa. Gli anni però passarono e nel 1225 Federico sposò Jolanda di Brienne, erede al trono di #Gerusalemme. In accordo con il papa fu stabilito che la crociata federiciana avrebbe avuto luogo non oltre il 1227.
Nell'agosto di quell'anno, Federico s'imbarcò da #Brindisi alla volta del Medio Oriente, ma a causa di un'epidemia scoppiata a bordo e che colpì lui stesso, fu costretto, appena giunto nella vicina Otranto, a rinviare la spedizione. Il nuovo papa, Gregorio IX, vide però nella presunta malattia dello Stupor Mundi un pretesto per sottrarsi all'antica promessa e perciò lo scomunicò.
Malgrado la scomunica, una volta ristabilitosi, Federico riprese i preparativi per la sua impresa. A tal fine inviò l'arcivescovo di Palermo, il suo fedelissimo Berardo di Castagna, in missione diplomatica presso il sultano, facendo pervenire ricchissimi doni al sovrano musulmano e saggiando le possibilità di un accordo politico.
Finalmente nel giugno 1228 salparono da Brindisi le navi di Federico. Giunto in Medio Oriente a settembre dello stesso anno, malgrado la diffidenza del clero locale provocata dalla scomunica pendente sul suo capo, il sovrano avviò personali trattative con la controparte musulmana, giungendo in fine alla stipula del Trattato di Jaffa il 18 febbraio 1229. In base all'accordo sottoscritto, ai cristiani sarebbe stato garantito il controllo decennale delle città sante di Betlemme, Nazareth e Gerusalemme (ad eccezione della Spianata del Tempio e della moschea al-Aqsa), nonché una fascia di territorio sulla costa.
In questo contesto si colloca l'ingresso trionfale di Federico a Gerusalemme, avvenuto il 17 marzo 1229 e seguito, il giorno dopo, dalla presa in possesso della corona reale.
Mai nella storia delle crociate i cristiani erano riusciti ad ottenere di più in termini territoriali. E per giunta ciò era avvenuto senza il bisogno di muovere guerra. Tuttavia, il successo dello Stupor Mundi, di certo agevolato dalla particolare formazione intellettuale da lui ricevuta presso la sofisticata corte di Palermo, inasprì il già complicato rapporto tra il sovrano ed il Papato, conducendo al paradosso della "crociata contro Federico", con la tentata invasione del Regno di Sicilia guidata da suo suocero Giovanni di Brienne.
A spuntarla, tuttavia, sarà ancora una volta lo Stupor Mundi, che nel 1230 otterrà la rimozione della scomunica.
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