QUANDO LA CASA DEI NONNI SI CHIUDE
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“Uno dei momenti più tristi della nostra vita é quando la porta della casa dei nonni si chiude per sempre. Una volta chiusa quella porta non ci saranno più i pomeriggi felici con zii, cugini, nipoti, genitori fratelli e sorelle. Ve lo ricordate? Non era necessario andare al ristorante la domenica. Si andava a casa dei nonni.
A Natale la nonna bucava l’ozono con le sue fritture mentre il nonno si dedicava all’arrosto facendo puntualmente bruciare la canna fumaria. La tavola era lunghissima e veniva apparecchiata nella stanza più grande. Adesso la casa è chiusa ed è rimasta soltanto la polvere. Un cartello vendesi. Nessuno la vuole quella casa. È vecchia. Va ristrutturata. Costa troppo. Ma che ne sapete di quanto vale la casa dei nonni. La casa dei nonni non ha un valore. E così passano gli anni. Non ci sono più regali da scartare. Frittate da mangiare. Verdure da pulire.
Quando la casa dei nonni si chiude ci ritroviamo adulti senza capire quando abbiamo smesso di essere bambini. Certo per i nonni saremo sempre piccoli e indifesi. Sempre. I nonni avevano sempre il caffè pronto. La pasta. Il vino. Le caramelle. Poi finisce tutto. Non ci sono più le canzoni. Non si fa più la pasta fatta in casa. La nonna non friggerà più le patatine e io non potrò più rubarle di nascosto dal forno. Siete andati via troppo presto porca miseria.
Io volevo fare la salsa ancora una volta. Il mirto. Le chiacchiere. E il liquore all’alloro. Io volevo ancora accatastare la legna con te nonno, anzi grazie per avermelo insegnato. E grazie per gli insegnamenti sulla vita. E sulla campagna. E sul giardinaggio.
Ora quando passo guardo quella casa e mi viene sempre l’abitudine di parcheggiare. E di buttare giù il campanello. E di sentire la nonna gridare che porco giuda non sono modi quelli. Scusa nonna. Non suonerò più il campanello. Al massimo quando mi capiterà di pensarvi di nuovo, come ora, canterò una canzone. Quella preferita dal nonno. Un amore così grande. ❤
"Tratto da: Viva gli anni '90"
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A Natale la nonna bucava l’ozono con le sue fritture mentre il nonno si dedicava all’arrosto facendo puntualmente bruciare la canna fumaria. La tavola era lunghissima e veniva apparecchiata nella stanza più grande. Adesso la casa è chiusa ed è rimasta soltanto la polvere. Un cartello vendesi. Nessuno la vuole quella casa. È vecchia. Va ristrutturata. Costa troppo. Ma che ne sapete di quanto vale la casa dei nonni. La casa dei nonni non ha un valore. E così passano gli anni. Non ci sono più regali da scartare. Frittate da mangiare. Verdure da pulire.
Quando la casa dei nonni si chiude ci ritroviamo adulti senza capire quando abbiamo smesso di essere bambini. Certo per i nonni saremo sempre piccoli e indifesi. Sempre. I nonni avevano sempre il caffè pronto. La pasta. Il vino. Le caramelle. Poi finisce tutto. Non ci sono più le canzoni. Non si fa più la pasta fatta in casa. La nonna non friggerà più le patatine e io non potrò più rubarle di nascosto dal forno. Siete andati via troppo presto porca miseria.
Io volevo fare la salsa ancora una volta. Il mirto. Le chiacchiere. E il liquore all’alloro. Io volevo ancora accatastare la legna con te nonno, anzi grazie per avermelo insegnato. E grazie per gli insegnamenti sulla vita. E sulla campagna. E sul giardinaggio.
Ora quando passo guardo quella casa e mi viene sempre l’abitudine di parcheggiare. E di buttare giù il campanello. E di sentire la nonna gridare che porco giuda non sono modi quelli. Scusa nonna. Non suonerò più il campanello. Al massimo quando mi capiterà di pensarvi di nuovo, come ora, canterò una canzone. Quella preferita dal nonno. Un amore così grande. ❤
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La Leggenda del Castello di Brolo in Provincia di Messina.
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Il castello di Brolo, la cui costruzione risale al X secolo d.C., è situato su un incantevole promontorio a picco sul mare e domina il borgo sottostante con la sua magnifica torre.
🎣 I vecchi pescatori del posto, narrano una leggenda, probabilmente legata alla famiglia Lancia: la leggenda di Maria la Bella, Figlia di Francesco I.
Pare che la bellissima principessa fosse solita affacciarsi al balcone per aspettare il suo amato, che con la sua piccola barca arrivava fin sotto alle mura del castello, per poi scalare l’altissima torre per raggiungerla in segreto.
Un giorno, però, il principe suo fratello si accorse dei loro incontri fugaci e, ingelositosi, decise di uccidere l’uomo che insidiava la bella Maria.
Dopo un ultimo incontro d’amore, in una notte buia e senza stelle, il giovane venne ferito dal fratello che lo stava aspettando sullo scoglio antistante il castello, che da allora venne chiamato “lo scoglio del pianto”.
Da allora la bellissima principessa attese il suo spasimante invano e si narra che la sua anima aleggi ancora vicino allo scoglio, sempre pronta a consigliare i pescatori quando è meglio ritirarsi, dicendo loro:
"Isati li riti! Viniti! Turnati!".
Quando il mare è in bonaccia, invece, augura loro buona pesca con un “Juta e vinuta! Bona piscata!
⚜Post 👉🏻 https://t.me/sicil_iaterramia/5394
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Pare che la bellissima principessa fosse solita affacciarsi al balcone per aspettare il suo amato, che con la sua piccola barca arrivava fin sotto alle mura del castello, per poi scalare l’altissima torre per raggiungerla in segreto.
Un giorno, però, il principe suo fratello si accorse dei loro incontri fugaci e, ingelositosi, decise di uccidere l’uomo che insidiava la bella Maria.
Dopo un ultimo incontro d’amore, in una notte buia e senza stelle, il giovane venne ferito dal fratello che lo stava aspettando sullo scoglio antistante il castello, che da allora venne chiamato “lo scoglio del pianto”.
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A Roma se ne vantano da sempre, ma la più buona si mangia a Catania | Ecco la 'pasta Turiddu': non ha alcun rivale -
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A Roma se ne vantano da sempre, ma la più buona si mangia a Catania | Ecco la 'pasta Turiddu': non ha alcun rivale -
La squisita alternativa per una goduriosa spaghettata di mezzanotte. Prepara questa semplice pasta alla Turiddu per tutti il gusto della Sicilia. Se c’è un modo per riuscire a vivere la Sicilia a pieno, questo è sicuramente la cucina e le sue preparazioni…
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🌦Buongiorno ☕️🌻
🗓️ 5 Marzo
📖Proverbiu du jionnu
"U lupu i mala scuscenza comu opira pensa"
🗞Videmu chi succidiu na vota di sti tempi.
🏛️ IL SATIRO DANZANTE
Nella notte tra il 4 e il 5 marzo 1998, sui fondali del Canale di #Sicilia a largo di #MazaradelVallo veniva ritrovata la scultura del #SatiroDanzante, datata tra il IV e il II secolo a.C.
Oggi custodita nell'omonimo museo di Mazara, la statua del Satiro Danzante è tra le principali attrazioni archeologico-artistiche della Sicilia.
🗞Terremoto
Alle 5.37 del pomeriggio del 5 marzo 1823, per 30 secondi, un moto on- dulatorio da tramontana a mezzogiorno scuoteva la città di Palermo e, con essa, tutta la linea di costa sul mar Tirreno fino a Messina, tant'è che danni gravi furono anche segnalati a Naso e Patti, comuni appunto del distretto di Messina.
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🗞#accaddeoggi
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Nella notte tra il 4 e il 5 marzo 1998, sui fondali del Canale di #Sicilia a largo di #MazaradelVallo veniva ritrovata la scultura del #SatiroDanzante, datata tra il IV e il II secolo a.C.
Oggi custodita nell'omonimo museo di Mazara, la statua del Satiro Danzante è tra le principali attrazioni archeologico-artistiche della Sicilia.
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Alle 5.37 del pomeriggio del 5 marzo 1823, per 30 secondi, un moto on- dulatorio da tramontana a mezzogiorno scuoteva la città di Palermo e, con essa, tutta la linea di costa sul mar Tirreno fino a Messina, tant'è che danni gravi furono anche segnalati a Naso e Patti, comuni appunto del distretto di Messina.
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Dopo un letargo millenario, il gigante si è risvegliato.
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Il Gigante dei Templi è una statua colossale di un telamone, una figura mitologica che rappresenta un guerriero o un eroe.
Il "Telamone", una delle colossali statue antropomorfe che sostenevano l'architrave del tempio di Zeus Olimpio, l'Olympieion, simbolo della Valle dei templi, ed è stata rinvenuta nel sito archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, in Sicilia.
La statua è stato riportato in posizione eretta,
alta quasi 8 metri, è sostenuta da una struttura in acciaio di 12 metri alla quale sono ancorate delle mensole dove sono collocati i singoli.
Il Gigante dei Templi è uno dei monumenti più importanti della Valle dei Templi e testimonia la grandezza della civiltà greca antica.
La statua è stata realizzata in marmo e rappresenta un guerriero nudo, con i capelli lunghi e crespi e la barba corta. Il gigante tiene un'arma nella mano destra e una scultura nella mano sinistra.
La statua è stata rinvenuta nel 1930 e si presume che sia stata realizzata nel V secolo a.C., per decorare il Tempio di Zeus Olimpio, il più grande tempio della Valle dei Templi.
La statua è stata gravemente danneggiata da terremoti e altri eventi naturali nel corso dei secoli, ma é stata accuratamente restaurata e oggi é visibile al pubblico nel Museo.
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La statua è stato riportato in posizione eretta,
alta quasi 8 metri, è sostenuta da una struttura in acciaio di 12 metri alla quale sono ancorate delle mensole dove sono collocati i singoli.
Il Gigante dei Templi è uno dei monumenti più importanti della Valle dei Templi e testimonia la grandezza della civiltà greca antica.
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🦑 Totani e calamari
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II sugo alla ghiotta
Uno dei piatti simbolo della mia città, infatti, è il sugo a ghiotta alla messinese: un intingolo preparato con olio extravergine, cipolle, sedano, capperi, olive in salamoia e pomodoro, semplice ma goloso. In questo sugo viene cotto il pesce.
Innanzitutto il pesce spada dello Stretto. E se passaste da Messina, vi suggerirei di guardare il mare la notte, con le luci delle lampare che segnalano le piccole imbarcazioni disseminate sull’acqua.
Un paesaggio dell’anima per ogni siciliano che varchi il mare dello Stretto.
Alla ghiotta vengono preparati anche il pesce stocco e il baccalà, lasciati a Messina in eredità dai norvegesi che, con le loro navi, hanno soccorso la cittadinanza all’indomani del terremoto e del conseguente maremoto del 1908.
Pesce spada e pesce stocco a ghiotta sono molto noti, la loro fama ha sorpassato anche i confini cittadini.
Pochi conoscono invece la ricetta che vi presento oggi, i totani ripieni a ghiotta. Un piatto che unisce il sugo più tipico della città dello Stretto ai totani, un altro dei pesci simbolo dei mari siciliani.
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Uno dei piatti simbolo della mia città, infatti, è il sugo a ghiotta alla messinese: un intingolo preparato con olio extravergine, cipolle, sedano, capperi, olive in salamoia e pomodoro, semplice ma goloso. In questo sugo viene cotto il pesce.
Innanzitutto il pesce spada dello Stretto. E se passaste da Messina, vi suggerirei di guardare il mare la notte, con le luci delle lampare che segnalano le piccole imbarcazioni disseminate sull’acqua.
Un paesaggio dell’anima per ogni siciliano che varchi il mare dello Stretto.
Alla ghiotta vengono preparati anche il pesce stocco e il baccalà, lasciati a Messina in eredità dai norvegesi che, con le loro navi, hanno soccorso la cittadinanza all’indomani del terremoto e del conseguente maremoto del 1908.
Pesce spada e pesce stocco a ghiotta sono molto noti, la loro fama ha sorpassato anche i confini cittadini.
Pochi conoscono invece la ricetta che vi presento oggi, i totani ripieni a ghiotta. Un piatto che unisce il sugo più tipico della città dello Stretto ai totani, un altro dei pesci simbolo dei mari siciliani.
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Totani e calamari appartengono entrambi alla famiglia dei cefalopodi e sono molto simili.
Nonostante i calamari siano ritenuti un pesce pregiato e siano sicuramente più morbidi, un vero siciliano ha nel proprio cuore i totani.
Un pesce più rustico, da trattare con attenzione. Più duro se non gli si lascia il giusto tempo di cottura, ma sicuramente molto, molto più saporito.
Ripieni, con la solita farcia sicula a base di pane grattugiato, pecorino canestrato, prezzemolo, capperi, pomodoro e olio extravergine, i totani fanno la loro magia e diventano un piatto delizioso e profumato. Cotti nel sugo alla ghiotta sono indimenticabili, come anche in umido o ripieni.
La cottura ottimale è in una pentola di coccio: anticamente la si poggiava sulla brace, esattamente come si faceva per la PASTA ‘NCASCIATA ALLA MESSINESE e per tante altre RICETTE SICILIANE.
Ho abbinato i totani ripieni a ghiotta alla messinese con un altro dei simboli della mia città: la birra Messina Cristalli di Sale.
La storia di Messina è legata a quella di questa birra che è cresciuta insieme a questa città, fino ad essere conosciuta in tutta la Sicilia e anche oltre.
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Ripieni, con la solita farcia sicula a base di pane grattugiato, pecorino canestrato, prezzemolo, capperi, pomodoro e olio extravergine, i totani fanno la loro magia e diventano un piatto delizioso e profumato. Cotti nel sugo alla ghiotta sono indimenticabili, come anche in umido o ripieni.
La cottura ottimale è in una pentola di coccio: anticamente la si poggiava sulla brace, esattamente come si faceva per la PASTA ‘NCASCIATA ALLA MESSINESE e per tante altre RICETTE SICILIANE.
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