Edrisi, geografo di Ruggero II, nel 1154 descriveva “Al Qusûs” – nome di origine araba che significa torace e da cui deriva l’attuale toponimo Schisò- come un attivo porto commerciale che esportava i prodotti agricoli dell’entroterra e funzionava da scalo nella rotta Messina-Catania.
Il Castello di Schisò, ubicato sopra un modesto rilievo formato da una colata lavica di età preistorica, era una costruzione militare che controllava l’accesso alla baia di Giardini Naxos.
La fase più antica del Castello risale all’epoca tardo medievale (secoli XIII-XIV) e di questo periodo rimangono due torri cilindriche a scarpata che fanno ipotizzare un complesso militare quadrangolare fortificato di tipo angioino con quattro torri circolari collegate fra loro da alte mura.
Nel ‘500 il complesso, in seguito agli attacchi pirateschi, venne rimaneggiato: oltre alla costruzione della torre quadrangolare con i beccatelli lavici e al nucleo residenziale oggi visibili dal lungomare, il castello incorporò al suo interno un impianto per la lavorazione della canna da zucchero che veniva prodotta nella zona.
Una terza e ultima fase costruttiva si ebbe alla fine dell ’800: quando la facciata che prospettava sul lungomare venne ingentilita da una serie di balconi secondo una tipologia adottata per i palazzi di civile abitazione.
Il primo proprietario di cui si ha notizia, fu nel 1582 don Cesare Statella, nobiluomo catanese; in seguito la proprietà passò prima ai De Spuches, marchesi di Schisò e Gaggi e dopo, verso la metà del 1800 , a Giovanni Conti, ricco borghese di Messina.
Il castello successivamente appartenne alla casata dei Lombardo Alonço fino agli inizi del 1900 quando passò alla famiglia Paladino che ancora oggi ne è proprietaria.
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Una terza e ultima fase costruttiva si ebbe alla fine dell ’800: quando la facciata che prospettava sul lungomare venne ingentilita da una serie di balconi secondo una tipologia adottata per i palazzi di civile abitazione.
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🗞️ La classifica delle città italiane per ore di sole: Catania in pole
📖 E' stata stilata la classifica della media mensile delle ore di sole delle città italiane: la Sicilia è presente con Catania, Palermo e Messina
👉🏼 Commenti 👉🏼 Canale
👉🏼 Paesi Etnei 👉🏼 Fonte Cataniatoday
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La classifica delle città italiane per ore di sole: Catania in pole
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"Sangu miu" lo diceva persino Dante: quello che non sai di un detto (non solo) siciliano
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📍Sperlinga
Sperlinga è annoverata tra i borghi più suggestivi d’Italia, trovandosi tra i Monti Nebrodi e le Madonie.
Il suo castello rappresenta un esempio singolare di architettura rupestre, parzialmente scavato nella roccia e probabilmente risalente a un’epoca anteriore alla presenza dei Siculi, tra il XII e l’VIII secolo a.C.
Una parte della fortezza è stata costruita intorno al 1080, integrandosi armoniosamente con il terreno roccioso circostante.
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Il più grande Museo del mondo.
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Esistono in Sicilia centinaia e centinaia di "magazzini archeologici" impossibili da elencare. Sapete per esempio che nel "real albergo delle povere" di Palermo gli scantinati contengono una gran quantità di reperti provenienti da Himera, compresi quelli dell'epico esercito della battaglia di Himera.
I magazzini di Tindaris, poi, esplodono letteralmente (le porte si riescono a chiudere a malapena) di reperti nè classificati nè riassemblati. La quantità di vasellame e di elementi di statue, in questo sito, può riempire non un solo museo, ma almeno 20.
Dobbiamo anche dire che grazie a questi magazzini, una vasta quantità del nostro patrimonio è salvo dai mercenari, i tombaroli e i collezionisti fraudolenti.
Portare dentro a delle teche queste meraviglie della storia sarebbe un'immensa opera di riqualificazione che darebbe vita a musei, operatori, università, manodopera, lavoro.
Sarebbe il più grande museo reticolare del mondo.
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I magazzini di Tindaris, poi, esplodono letteralmente (le porte si riescono a chiudere a malapena) di reperti nè classificati nè riassemblati. La quantità di vasellame e di elementi di statue, in questo sito, può riempire non un solo museo, ma almeno 20.
Dobbiamo anche dire che grazie a questi magazzini, una vasta quantità del nostro patrimonio è salvo dai mercenari, i tombaroli e i collezionisti fraudolenti.
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Quando in Sicilia c'era il "pasticcio di sostanza": la ricetta (dei nobili) dimenticata
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Quando in Sicilia c'era il "pasticcio di sostanza": la ricetta (dei nobili) dimenticata
La ricetta in due versioni di una delle pietanze dell'800, che dopo aver goduto di grande successo per un certo periodo di tempo, è finita poi per scomparire Il pasticcio di sostanza Il pasticcio di sostanza – da non confondersi col pasticcio del Gattopardo…
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Sapevate che all'interno del giardino pubblico di #Taormina si possono ammirare anche le cosiddette “Victorian Follies”?
Sono costruzioni fantastiche dall’evidente influenza orientale, dove Lady Florence Trevelayan amava accogliere i suoi ospiti o appartarsi per dipingere.
📷 Pio Andrea Peri Photography
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