I “Giardinieri” di Salemi (TP)
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“… Caratteristica era la figura dello “scalittaru” che era similare ai “Giardinieri” di Salemi e Ribera.
Scrive su di essi il Pitrè: “…diverte il pubblico regalando alle donne affacciate alle finestre ed ai balconi fiori, lomie (sorta di agrume), mandarini, piccoli cartocci di confetti, che lega ad una solida e lunga scaletta (a forma di diverse X incrociate), la quale egli, dai capi che tiene in mano, allunga fino ai primi ed ai secondi piani delle case e poi subito ritira a sè confondendosi tra la folla.Dove egli non giunge con la sua scaletta, ecco lì i suoi amici reggergli una scala e farvelo salire…” (da “Il Carnevale a Palermo nelle testimonianze di Giuseppe Pitré” di Christian Pancaro, in I Luoghi della Sorgente, 2016)
I “Giardinieri” di Salemi sono vestiti alla maniera dei “Burgisi”: con stivali di cuoio neri, pantaloni alla zuava, gilet e giacca di velluto marrone; al collo della camicia di tela bianca, viene legato un fiocco di raso rosso ; in testa un cappello a falde larghe decorato con fiori di carta crespata di diverso colore e nella parte posteriore vengono situati una serie di nastri della stessa carta, che, ondeggiando, producono un suono particolare; a tracolla una bisaccia colma di agrumi e dolciumi.
Hanno in mano una scaletta a pantografo che, in estensione, raggiunge la lunghezza di circa cinque metri; in cima ad esso è fissato un gancio che consente di porgere doni vari.
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Scrive su di essi il Pitrè: “…diverte il pubblico regalando alle donne affacciate alle finestre ed ai balconi fiori, lomie (sorta di agrume), mandarini, piccoli cartocci di confetti, che lega ad una solida e lunga scaletta (a forma di diverse X incrociate), la quale egli, dai capi che tiene in mano, allunga fino ai primi ed ai secondi piani delle case e poi subito ritira a sè confondendosi tra la folla.Dove egli non giunge con la sua scaletta, ecco lì i suoi amici reggergli una scala e farvelo salire…” (da “Il Carnevale a Palermo nelle testimonianze di Giuseppe Pitré” di Christian Pancaro, in I Luoghi della Sorgente, 2016)
I “Giardinieri” di Salemi sono vestiti alla maniera dei “Burgisi”: con stivali di cuoio neri, pantaloni alla zuava, gilet e giacca di velluto marrone; al collo della camicia di tela bianca, viene legato un fiocco di raso rosso ; in testa un cappello a falde larghe decorato con fiori di carta crespata di diverso colore e nella parte posteriore vengono situati una serie di nastri della stessa carta, che, ondeggiando, producono un suono particolare; a tracolla una bisaccia colma di agrumi e dolciumi.
Hanno in mano una scaletta a pantografo che, in estensione, raggiunge la lunghezza di circa cinque metri; in cima ad esso è fissato un gancio che consente di porgere doni vari.
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“I misi ‘i ll’annu” (i mesi dell’anno) - Rodì Milici (ME)
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“... Siete come la fame con la sete/e l’uno e l’altro non vi dis’amate/va bene che il mondo sostenete/ma un solo Dio regna in Trinitate... Il Re, dal canto suo, invita alle danze l’inquieto corteo dei Mesi, ... Fra suoni e balli ci abbiamo scialato, ognuno bada per darsi aiuto...”
Sembra che sia stato il poeta Don Peppe Trifilò che, nel 1880, introdusse la rappresentazione in paese, prendendo a modello un rituale in uso nel catanese.
C’è un vero e proprio copione, dove sono riportate le “parti” di ogni singolo Mese: il Re, il Poeta e il Borghese. I protagonisti del cerimoniale, come un tempo i cantastorie, devono interpretare un ruolo legato al proprio mese.
I Mesi dell’Anno sono una “forma drammatica di matrice popolare connessa al ciclo calendariale, sorta di profezia o almanacco drammatizzato, rappresentazione enigmatica dell’evento stagionale”.
Il tempo esorcizzato con i rischi connessi ai vari passaggi mensili, a partire dalla rinascita con la primavera. La rappresentazione ha luogo nelle prime ore della domenica e del successivo martedì Grasso.
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Sembra che sia stato il poeta Don Peppe Trifilò che, nel 1880, introdusse la rappresentazione in paese, prendendo a modello un rituale in uso nel catanese.
C’è un vero e proprio copione, dove sono riportate le “parti” di ogni singolo Mese: il Re, il Poeta e il Borghese. I protagonisti del cerimoniale, come un tempo i cantastorie, devono interpretare un ruolo legato al proprio mese.
I Mesi dell’Anno sono una “forma drammatica di matrice popolare connessa al ciclo calendariale, sorta di profezia o almanacco drammatizzato, rappresentazione enigmatica dell’evento stagionale”.
Il tempo esorcizzato con i rischi connessi ai vari passaggi mensili, a partire dalla rinascita con la primavera. La rappresentazione ha luogo nelle prime ore della domenica e del successivo martedì Grasso.
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🗓️ 15 Febbraio
📖Proverbiu du jionnu
"Pani schittu e cassaru"
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✍️ IL TRADUTTORE DI ORAZIO
Il 15 febbraio 1843 moriva a #Siracusa, sua città natale, il poeta e traduttore classico Tommaso Gargallo, considerato il più importante traduttore del poeta romano Orazio.
Nato nella città aretusea il 25 settembre 1760, Gargallo viene considerato appartenente al filone dell’illuminismo siciliano e meridionale e fu un aperto avversario del romanticismo.
Personaggio di primo piano nella storia moderna di Siracusa, Tommaso Gargallo pubblicò nel 1791 un’opera intitolata “Memorie Patrie per lo ristoro della città di Siracusa”, con la quale formulò delle proposte per la rinascita dell’antica città.
Proprio per l’importanza avuta nella storia di Siracusa, persino la prima squadra di calcio della città aretusea, fondata nel 1924 e da cui discende l’odierno Siracusa Calcio, prese il nome di Circolo Sportivo Tommaso Gargallo.
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Nato nella città aretusea il 25 settembre 1760, Gargallo viene considerato appartenente al filone dell’illuminismo siciliano e meridionale e fu un aperto avversario del romanticismo.
Personaggio di primo piano nella storia moderna di Siracusa, Tommaso Gargallo pubblicò nel 1791 un’opera intitolata “Memorie Patrie per lo ristoro della città di Siracusa”, con la quale formulò delle proposte per la rinascita dell’antica città.
Proprio per l’importanza avuta nella storia di Siracusa, persino la prima squadra di calcio della città aretusea, fondata nel 1924 e da cui discende l’odierno Siracusa Calcio, prese il nome di Circolo Sportivo Tommaso Gargallo.
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"Cu’ vecchiu voli campari, a bbon’ura voli accuminzari".
"Chi fino alla vecchiaia vuol campare, di buon’ora, presto, deve cominciare".
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🗓️ 16 Febbraio
📖Proverbiu du jionnu
"Diu a cu voli beni, manna cruci e peni".
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✍️ TRA ROMANZO E CINEMA
Il 16 febbraio 1903 nasceva a #Catania lo scrittore, giornalista e sceneggiatore Ercole Patti, più volte finalista al Premio Strega ed autore legato a grandi nomi del cinema italiano come Mario Soldati, Vittorio De Sica, Alessandro Blasetti, Mario Camerini, Dino Risi e Mauro Bolognini.
Sceneggiatore di diversi film diretti da Mario Camerini negli anni trenta, Patti giunse alla notorietà nazionale grazie al romanzo “Quartieri alti” (1940), che 5 anni dopo verrà trasposto al cinema da Mario Soldati.
Più volte finalista allo Strega negli anni cinquanta, Ercole Patti diede alle stampe nel 1967 quello che è considerato il suo capolavoro, “Un bellissimo novembre”, trasposto cinematograficamente due anni dopo da Mario Bolognini. Con “Diario Siciliano” (1971) lo scrittore catanese si aggiudicò anche il Premio Campiello.
Cinque anni dopo, il 15 novembre 1976, Ercole Patti morirà a #Roma a causa di un tumore.
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Sceneggiatore di diversi film diretti da Mario Camerini negli anni trenta, Patti giunse alla notorietà nazionale grazie al romanzo “Quartieri alti” (1940), che 5 anni dopo verrà trasposto al cinema da Mario Soldati.
Più volte finalista allo Strega negli anni cinquanta, Ercole Patti diede alle stampe nel 1967 quello che è considerato il suo capolavoro, “Un bellissimo novembre”, trasposto cinematograficamente due anni dopo da Mario Bolognini. Con “Diario Siciliano” (1971) lo scrittore catanese si aggiudicò anche il Premio Campiello.
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Chi le mangia "un mori mai": in Sicilia è un elisir di lunga vita e un (noto) modo di dire
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Telo Quaresimale – Basilica di Sant’Agata - Montemaggiore Belsito (PA)
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Risalente alla prima metà del 1700 e attribuito a Filippo Randazzo, è stato ritrovato nel 2017 in un baule nei locali adiacenti alla Basilica del paese.
L’opera, che rappresenta la Deposizione dalla Croce, è eseguita su una tela di lino che misura m 15×9.
La Croce, ormai senza il Cristo, figura altissima tra uno squarcio di nubi. Ai suoi piedi, in una delicata ed armonica composizione, figurano i personaggi della narrazione evangelica.
L’Addolorata tiene in grembo il corpo esanime del Figlio adagiato su un telo; accanto, la Maddalena e la Veronica.
A sinistra e alle spalle della Madonna, Giuseppe d’Arimatea e Giovanni; sullo sfondo la città di Gerusalemme. A destra, un olivo simbolo di pace e, a terra, rametti sparsi.
In basso: i trre chiodi distorti, il martello e la corona di spine, simboli del sacrificio della Crocifissione.
E ancora, un bacile con un panno per tergere la Salma e un unguentario per cospargerla prima di avvolgerla nel Sudario per la sepoltura.
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L’opera, che rappresenta la Deposizione dalla Croce, è eseguita su una tela di lino che misura m 15×9.
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L’Addolorata tiene in grembo il corpo esanime del Figlio adagiato su un telo; accanto, la Maddalena e la Veronica.
A sinistra e alle spalle della Madonna, Giuseppe d’Arimatea e Giovanni; sullo sfondo la città di Gerusalemme. A destra, un olivo simbolo di pace e, a terra, rametti sparsi.
In basso: i trre chiodi distorti, il martello e la corona di spine, simboli del sacrificio della Crocifissione.
E ancora, un bacile con un panno per tergere la Salma e un unguentario per cospargerla prima di avvolgerla nel Sudario per la sepoltura.
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