Isole Eolie
3) Le isole Eolie
Eolo, il dio dei venti, diede ospitalità a Ulisse e ai suoi compagni. Al momento della partenza, regalò loro un otre pieno di venti, da usare con parsimonia per tornare a casa. Ma i compagni di Ulisse, incuriositi, aprirono l’otre scatenando una terribile tempesta. Che li riportò nuovamente sull’isola del dio.
Oggi, le isole Eolie sono una delle mete più ambite da tutti i turisti. Sembra che la dimora del dio dei venti, da cui il nome dell’intero arcipelago, si trovasse a Stromboli.
3) Le isole Eolie
Eolo, il dio dei venti, diede ospitalità a Ulisse e ai suoi compagni. Al momento della partenza, regalò loro un otre pieno di venti, da usare con parsimonia per tornare a casa. Ma i compagni di Ulisse, incuriositi, aprirono l’otre scatenando una terribile tempesta. Che li riportò nuovamente sull’isola del dio.
Oggi, le isole Eolie sono una delle mete più ambite da tutti i turisti. Sembra che la dimora del dio dei venti, da cui il nome dell’intero arcipelago, si trovasse a Stromboli.
Scilla e Cariddi
"Stretto di Messina"
4) Scilla e Cariddi
Cariddi era una naiade, trasformata da Poseidone in un mostro che inghiotte e rigetta i flutti. Scilla, invece, era una bellissima ninfa che, a causa di un veleno, si trasformò in un mostro. La leggenda situa i loro antri l’uno di fronte all’altro, ai due lati dello stretto di Messina.
"Stretto di Messina"
4) Scilla e Cariddi
Cariddi era una naiade, trasformata da Poseidone in un mostro che inghiotte e rigetta i flutti. Scilla, invece, era una bellissima ninfa che, a causa di un veleno, si trasformò in un mostro. La leggenda situa i loro antri l’uno di fronte all’altro, ai due lati dello stretto di Messina.
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Riserva Naturale "l'isola dei Ciclopi"
Le isole dei Ciclopi si trovano a largo delle coste catanesi, nel comune di Acicastello e, in piccola parte, in quello di Acireale. Su questi territori, nel 1989, è stata istituita la riserva marina protetta.
Le isole che formano questo arcipelago sono: l’isola di Lachea, l’isola Faraglione Grande, Faraglione di Mezzo e il Faraglione degli Uccelli. Il Faraglione Grande, o di Santa Maria, è l’unico dei faraglioni che è stato toccato dall’intervento dell’uomo testimoniato dalla presenza di una scala in muratura che conduce fino ad una piazza dove è sistemata la statua della Vergine (segno di devozione dei pescatori).
Gli altri due Faraglioni, molto più piccoli per dimensione, non presentano particolarità.
A queste quattro isole si accompagnano dei piccoli scogli chiamati “U zu lanu di Fora” e “U zu lanu di Terra” e altri tre faraglioni che il mare ha tenuto nascosti. Questi tre faraglioni non raggiungono la superficie dell’acqua e dominano con imponenza i fondali.
Le isole dei Ciclopi si trovano a largo delle coste catanesi, nel comune di Acicastello e, in piccola parte, in quello di Acireale. Su questi territori, nel 1989, è stata istituita la riserva marina protetta.
Le isole che formano questo arcipelago sono: l’isola di Lachea, l’isola Faraglione Grande, Faraglione di Mezzo e il Faraglione degli Uccelli. Il Faraglione Grande, o di Santa Maria, è l’unico dei faraglioni che è stato toccato dall’intervento dell’uomo testimoniato dalla presenza di una scala in muratura che conduce fino ad una piazza dove è sistemata la statua della Vergine (segno di devozione dei pescatori).
Gli altri due Faraglioni, molto più piccoli per dimensione, non presentano particolarità.
A queste quattro isole si accompagnano dei piccoli scogli chiamati “U zu lanu di Fora” e “U zu lanu di Terra” e altri tre faraglioni che il mare ha tenuto nascosti. Questi tre faraglioni non raggiungono la superficie dell’acqua e dominano con imponenza i fondali.
Se artigianato e moda si incontrano puoi stare sicuro che è già magia.
La coffa siciliana è una cesta tradizionale della Sicilia che viene lavorata con le foglie di palma nana e realizzata a mano dagli artigiani locali. Nel passato veniva impiegata per dare il foraggio ai cavalli o come contenitore posizionato sui muli e usato per il trasporto del materiale; la possiamo ancora ammirare sui carretti siciliani nei giorni di festa. Oggi la moda e l’arreda l’ha presa in prestito dalla tradizione!
La coffa è uno di quegli accessori che per me fa parte degli ‘essenziali’, quelli cioè che non passano mai di moda mentre la moda è assai mutevole. Negli anni ho imparato che gli acquisti migliori sono proprio quelli che durano, che prendendoli da un cassetto tra dieci anni possono essere ancora usati.
Con questa idea puoi costruirti un armadio perfetto, ragionato, che cavalca il tempo e ti permette di creare uno stile veramente tuo. Perché come diceva Coco Chanel, grande amica di noi donne ‘normali’ che amiamo la moda ma non la sua mutevolezza e la sua volubilità, “La moda passa e lo stile resta
@newseinfo
La coffa siciliana è una cesta tradizionale della Sicilia che viene lavorata con le foglie di palma nana e realizzata a mano dagli artigiani locali. Nel passato veniva impiegata per dare il foraggio ai cavalli o come contenitore posizionato sui muli e usato per il trasporto del materiale; la possiamo ancora ammirare sui carretti siciliani nei giorni di festa. Oggi la moda e l’arreda l’ha presa in prestito dalla tradizione!
La coffa è uno di quegli accessori che per me fa parte degli ‘essenziali’, quelli cioè che non passano mai di moda mentre la moda è assai mutevole. Negli anni ho imparato che gli acquisti migliori sono proprio quelli che durano, che prendendoli da un cassetto tra dieci anni possono essere ancora usati.
Con questa idea puoi costruirti un armadio perfetto, ragionato, che cavalca il tempo e ti permette di creare uno stile veramente tuo. Perché come diceva Coco Chanel, grande amica di noi donne ‘normali’ che amiamo la moda ma non la sua mutevolezza e la sua volubilità, “La moda passa e lo stile resta
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E la coffa sicialiana, sempre uguale a se stessa, è un essenziale per l’estate: un accessorio di stile copiato dai marchi low coast – Mango per esempio – come dai siti luxury come Polyvore dove si possono trovare le coffe originali. Ne sto cercando una … sarebbe bellissimo poterla acquistare in Sicilia 😉 ma siccome quest’estate non ci andrò le mie ricerche sono concentrate sul web.
Alcuni consigli di styling per la coffa:
– è un accessorio da indossare di giornofino all’aperitivo, compreso
– in città possiamo abbinarla a una tuta intera e sandali stile Birkenstock
– abbinarla a un abito bianco stile boho è davvero un classico, non si sbaglia!
– in spiaggia è ultra chic, se poi il tuo costume dall’aria retrò sarai veramente perfetta
Alcuni consigli di styling per la coffa:
– è un accessorio da indossare di giornofino all’aperitivo, compreso
– in città possiamo abbinarla a una tuta intera e sandali stile Birkenstock
– abbinarla a un abito bianco stile boho è davvero un classico, non si sbaglia!
– in spiaggia è ultra chic, se poi il tuo costume dall’aria retrò sarai veramente perfetta
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Carrubo, l’albero amato dalla Sicilia
Il carrubo caratterizza da sempre i paesaggi siciliani. È un albero antico e molto apprezzato, che regala frutti ricchi di proprietà, dai quali peraltro si ricava un’ottima farina. Secondo alcuni, a introdurre il carrubo in Sicilia sarebbero stati i Greci e a diffonderlo sarebbero stati gli Arabi. Per altri, invece, sarebbero state le popolazioni fenicie a portarlo: queste, infatti, provenivano dal Libano e si ritiene che la pianta abbia avuto origine proprio qui.
Nel corso del XVIII la pianta ha trovato il suo ambiente ideale, soprattutto nei territori di Modica, Ragusa, Scicli, Comiso, Noto e Avola. A lungo è stata una fondamentale risorsa economica per le popolazioni del Ragusano. Il frutto, chiamato carato, veniva usato come unità di misura dagli orafi.
@newseinfo
Il carrubo caratterizza da sempre i paesaggi siciliani. È un albero antico e molto apprezzato, che regala frutti ricchi di proprietà, dai quali peraltro si ricava un’ottima farina. Secondo alcuni, a introdurre il carrubo in Sicilia sarebbero stati i Greci e a diffonderlo sarebbero stati gli Arabi. Per altri, invece, sarebbero state le popolazioni fenicie a portarlo: queste, infatti, provenivano dal Libano e si ritiene che la pianta abbia avuto origine proprio qui.
Nel corso del XVIII la pianta ha trovato il suo ambiente ideale, soprattutto nei territori di Modica, Ragusa, Scicli, Comiso, Noto e Avola. A lungo è stata una fondamentale risorsa economica per le popolazioni del Ragusano. Il frutto, chiamato carato, veniva usato come unità di misura dagli orafi.
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Oggi la coltivazione viene spesso sostituita con quella del bagolato che, sebbene molto simile, non è la stessa cosa.
La denominazione scientifica del carrubo è Ceratonia siliqua L. e deriva dal greco: “keras”, infatti, significa corno, mentre “siliqua” si riferisce al tipo di frutto. Il nome comune proviene invece dall’arabo kharrub.
La denominazione scientifica del carrubo è Ceratonia siliqua L. e deriva dal greco: “keras”, infatti, significa corno, mentre “siliqua” si riferisce al tipo di frutto. Il nome comune proviene invece dall’arabo kharrub.
Le caratteristiche del carrubo
Il carrubo è longevo: può sopravvivere fino a 500 anni, se non addirittura 1000. La fioritura ha inizio tra luglio e agosto e prosegue fino a dicembre, mentre il frutto si sviluppa in primavera e matura in estate inoltrata. I fiori hanno bisogno di circa un anno per trasformarsi in frutti maturi e, quando vengono raccolti, hanno già sviluppato i fiori per la successiva fruttificazione.
In cucina, la farina di carrube viene utilizzata per la realizzazione di numerose ricette, che vanno dagli antipasti ai dolci. In tempi relativamente recenti è diventata molto popolare la pizza preparata con questa farina. Un celebre prodotto della tradizione sono le caramelle alla carruba.
Una piccola curiosità: il fungo di carrubo è un prodotto davvero particolare e molto raro.
Il carrubo è longevo: può sopravvivere fino a 500 anni, se non addirittura 1000. La fioritura ha inizio tra luglio e agosto e prosegue fino a dicembre, mentre il frutto si sviluppa in primavera e matura in estate inoltrata. I fiori hanno bisogno di circa un anno per trasformarsi in frutti maturi e, quando vengono raccolti, hanno già sviluppato i fiori per la successiva fruttificazione.
In cucina, la farina di carrube viene utilizzata per la realizzazione di numerose ricette, che vanno dagli antipasti ai dolci. In tempi relativamente recenti è diventata molto popolare la pizza preparata con questa farina. Un celebre prodotto della tradizione sono le caramelle alla carruba.
Una piccola curiosità: il fungo di carrubo è un prodotto davvero particolare e molto raro.
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Perché in Sicilia si dice Chi nicchi e nacchi?
Vi siete mai chiesti perché in Sicilia si dice Chi nicchi e nacchi? Lo avrete sentito pronunciare moltissime volte, ma forse pochi di voi si sono domandati quale sia l’origine di questo modo di dire siciliano. Esistono anche le varianti Chi nicchi nacchi e Chi nnicchi nnacchi, ma il significato non cambia, rimane identico.
Partiamo dal significato e dal motivo per il quale si usa. Con l’espressione Chi nicchi e nacchi si indica l’estraneità di un fatto o una persona, rispetto a un fatto o a una persona. In generale, la si pronuncia con disappunto o meraviglia. Volendo abbozzare una prima traduzione, potremmo dire che si traduce con “Cosa c’entra?”.
@newseinfo
Vi siete mai chiesti perché in Sicilia si dice Chi nicchi e nacchi? Lo avrete sentito pronunciare moltissime volte, ma forse pochi di voi si sono domandati quale sia l’origine di questo modo di dire siciliano. Esistono anche le varianti Chi nicchi nacchi e Chi nnicchi nnacchi, ma il significato non cambia, rimane identico.
Partiamo dal significato e dal motivo per il quale si usa. Con l’espressione Chi nicchi e nacchi si indica l’estraneità di un fatto o una persona, rispetto a un fatto o a una persona. In generale, la si pronuncia con disappunto o meraviglia. Volendo abbozzare una prima traduzione, potremmo dire che si traduce con “Cosa c’entra?”.
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I lupini storia e origini
I lupini sono legumi originari dei Paesi Orientali e diffusi sin dai tempi più remoti nelle aree del Mediterraneo e del Medio Oriente, dove vedevano riconosciuto un ruolo importante nell’alimentazione umana, anche in virtù del fatto che si coltivavano molto più facilmente rispetto ad altri tipi di legumi. La pianta di lupino infatti si adatta molto bene a terreni acidi ed aridi e a climi ostici e sfavorevoli, dove altre piante non crescono, ed inoltre ha il potere di migliorare la fertilità del terreno. Attualmente in Italia la coltivazione di lupini è maggiormente diffusa nel Meridione e, in particolare, in Calabria, Lazio, Puglia, Campania e in Sicilia dove, considerata l’elevata adattabilità della specie, era impiegata come pianta da sovescio nei vigneti dell’Etna
@sicilianewseinfo
I lupini sono legumi originari dei Paesi Orientali e diffusi sin dai tempi più remoti nelle aree del Mediterraneo e del Medio Oriente, dove vedevano riconosciuto un ruolo importante nell’alimentazione umana, anche in virtù del fatto che si coltivavano molto più facilmente rispetto ad altri tipi di legumi. La pianta di lupino infatti si adatta molto bene a terreni acidi ed aridi e a climi ostici e sfavorevoli, dove altre piante non crescono, ed inoltre ha il potere di migliorare la fertilità del terreno. Attualmente in Italia la coltivazione di lupini è maggiormente diffusa nel Meridione e, in particolare, in Calabria, Lazio, Puglia, Campania e in Sicilia dove, considerata l’elevata adattabilità della specie, era impiegata come pianta da sovescio nei vigneti dell’Etna
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