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🗓️ 5 FEBBRAIO: Oggi Sant’Agata, vergine e martire.
📖Proverbiu du jionnu
"Pri Sant’Aàti, cucuzzi nati, s’un su nati su siminati".
✝️ LA GRANDE MARTIRE
5 Febbraio si rinnova la memoria di una delle sante siciliane più importanti, la martire Agata muore nella sua cella Sant’Agata dopo avere subito tante torture
#Catania - città di cui è patrona 251.
Secondo la leggenda la Santa nacque in una famiglia siciliana ricca e nobile, nell'anno 235, indicata come di origine palermitana, ma da altre fonti catanese.
✍🏻@sicilianewseinfo
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"Pri Sant’Aàti, cucuzzi nati, s’un su nati su siminati".
✝️ LA GRANDE MARTIRE
5 Febbraio si rinnova la memoria di una delle sante siciliane più importanti, la martire Agata muore nella sua cella Sant’Agata dopo avere subito tante torture
#Catania - città di cui è patrona 251.
Secondo la leggenda la Santa nacque in una famiglia siciliana ricca e nobile, nell'anno 235, indicata come di origine palermitana, ma da altre fonti catanese.
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LA PEDATA DI SANT’AGATA
Pochi Santi ebbero in Sicilia tanto culto quanto n’ebbe per avventura questa nei secoli passati.
Palermo e Catania gareggiarono di zelo come qualmente essa fosse palermitana o catanese. L’opinione più comune è che essa nacque in Palermo e ricevette il martirio in Catania.
A causa perduta i Palermitani si rassegnarono nella persuasione che Sant’Agata se non fu loro concittadina, fu almeno loro visitatrice; e in una delle tre chiese a Lei dedicate , in quella cioè <sopra le mura> additarono sempre non so qual vivo sasso, ove la Santa avrebbe posato il piede e lasciandovi miracolosamente impressa l’orma in esso.
Ma questa pia tradizione è molto contrastata, ed uno storico catanese dice che falsamente si attribuisce dai Palermitani questa “ pedata a Sant’Agata“.
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Palermo e Catania gareggiarono di zelo come qualmente essa fosse palermitana o catanese. L’opinione più comune è che essa nacque in Palermo e ricevette il martirio in Catania.
A causa perduta i Palermitani si rassegnarono nella persuasione che Sant’Agata se non fu loro concittadina, fu almeno loro visitatrice; e in una delle tre chiese a Lei dedicate , in quella cioè <sopra le mura> additarono sempre non so qual vivo sasso, ove la Santa avrebbe posato il piede e lasciandovi miracolosamente impressa l’orma in esso.
Ma questa pia tradizione è molto contrastata, ed uno storico catanese dice che falsamente si attribuisce dai Palermitani questa “ pedata a Sant’Agata“.
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Storia della Festa di Sant'Agata
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Le origini storiche
Agata nacque da una famiglia di nobili catanesi di religione cristiana, intorno al 230 d.C. A quel tempo Catania era sotto la dominazione romana che perseguitava barbaramente chiunque professasse il cristianesimo, motivo per il quale la famiglia di Agata, come tutta la comunità cristiana, viveva la fede nel silenzio. Nonostante le difficoltà, Agata decise sin da giovane di consacrarsi a Dio. Negli anni tra il 250 e il 251 d.C, divenne proconsole della città Quirino, giunto alla sede di Catania con l'intento di far rispettare l'editto dell'imperatore.
Conosciuta la giovinetta, Quirino pare se ne invaghì e, venuto a conoscenza della consacrazione, le ordinò di rinnegare la sua fede e di adorare gli dei pagani. E' più plausibile che in realtà le mire di Quirino puntassero più alla confisca dei beni appartenenti alla facoltosa famiglia di Agata. Al rifiuto di Agata, Quirino decise di affidarla alla cortigiana Afrodisia, allo scopo di corromperne lo spirito e la fede con le lusinghe materiali. Ma ai tentativi della perversa cortigiana, Agata oppose sempre un’incrollabile fede in Dio, tanto che la stessa Afrodisia rinunciò all’incarico riconsegnando la giovane nelle mani del proconsole.
Quirino avviò un processo e convocò Agata al palazzo pretorio. La tradizione conserva ancora i dialoghi fra la giovane e il proconsole da cui si evince la capacità della giovane di tenere testa a chi la stava giudicando con argomentazioni erudite. Dal processo al carcere il passo fu breve.
Dopo diversi giorni di digiuno, di fronte alla fermezza della giovane, iniziarono le torture fisiche, dalla fustigazione all’atroce strappo delle mammelle che si racconta le ricrebbero prodigiosamente durante la notte grazie all’intervento di San Pietro. La fede incrollabile della ragazza la condannò all’ultima delle torture, un letto di tizzoni ardenti, e durante la quale si racconta di un altro prodigioso evento: mentre il corpo di Agata veniva martoriato dal fuoco, il velo rosso, simbolo della sua consacrazione a Dio, non bruciava. Dopo il supplizio, Agata morì in carcere il 5 febbraio 251.
Il suo corpo venne imbalsamato e avvolto in un velo rosso che, si racconta, fermò più volte la lava che minacciava la città, come avvenne ad un anno esatto dalla sua morte. In seguito a questi prodigi miracolosi, Agata fu proclamata santa. Inizialmente seppellita nelle catacombe cristiane della collina di San Domenico, dopo l'Editto di Costantino del 313, il corpo della Santa fu portato nella Chiesa di Santa Maria di Betlemme. Tra il IV e il V secolo il corpo venne trasferito nella Chiesa di Sant'Agata La Vetere. Le reliquie furono in seguito trafugate e portate a Costantinopoli nel 1040.
Nel 1126 due soldati dell’esercito bizantino le rapirono e le consegnarono al vescovo di Catania Maurizio nel castello di Aci. Il 17 agosto 1126, le reliquie rientrarono definitivamente nella Cattedrale di Sant'Agata, Duomo di Catania dove vengono oggi conservate in parte all'interno del prezioso mezzobusto in argento (parte del cranio, del torace e alcuni organi interni) e in parte dentro lo scrigno, anch'esso d'argento (braccia e mani, femori, gambe e piedi, la mammella e il velo).
Numerosi i doni preziosi che nei secoli hanno arricchito il mezzobusto della Santa e che hanno formato nel tempo un tesoro dal valore inestimabile, donato tra gli altri da personaggi famosi come la Regina Margherita di Savoia, il viceré Ferdinando Acugna e Vincenzo Bellini. Fra gli altri il più famoso è la corona che spicca sul capo del busto reliquiario: un gioiello in oro tempestato e pietre preziose, donato da Riccardo Cuor di Leone durante una crociata in Sicilia.
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Agata nacque da una famiglia di nobili catanesi di religione cristiana, intorno al 230 d.C. A quel tempo Catania era sotto la dominazione romana che perseguitava barbaramente chiunque professasse il cristianesimo, motivo per il quale la famiglia di Agata, come tutta la comunità cristiana, viveva la fede nel silenzio. Nonostante le difficoltà, Agata decise sin da giovane di consacrarsi a Dio. Negli anni tra il 250 e il 251 d.C, divenne proconsole della città Quirino, giunto alla sede di Catania con l'intento di far rispettare l'editto dell'imperatore.
Conosciuta la giovinetta, Quirino pare se ne invaghì e, venuto a conoscenza della consacrazione, le ordinò di rinnegare la sua fede e di adorare gli dei pagani. E' più plausibile che in realtà le mire di Quirino puntassero più alla confisca dei beni appartenenti alla facoltosa famiglia di Agata. Al rifiuto di Agata, Quirino decise di affidarla alla cortigiana Afrodisia, allo scopo di corromperne lo spirito e la fede con le lusinghe materiali. Ma ai tentativi della perversa cortigiana, Agata oppose sempre un’incrollabile fede in Dio, tanto che la stessa Afrodisia rinunciò all’incarico riconsegnando la giovane nelle mani del proconsole.
Quirino avviò un processo e convocò Agata al palazzo pretorio. La tradizione conserva ancora i dialoghi fra la giovane e il proconsole da cui si evince la capacità della giovane di tenere testa a chi la stava giudicando con argomentazioni erudite. Dal processo al carcere il passo fu breve.
Dopo diversi giorni di digiuno, di fronte alla fermezza della giovane, iniziarono le torture fisiche, dalla fustigazione all’atroce strappo delle mammelle che si racconta le ricrebbero prodigiosamente durante la notte grazie all’intervento di San Pietro. La fede incrollabile della ragazza la condannò all’ultima delle torture, un letto di tizzoni ardenti, e durante la quale si racconta di un altro prodigioso evento: mentre il corpo di Agata veniva martoriato dal fuoco, il velo rosso, simbolo della sua consacrazione a Dio, non bruciava. Dopo il supplizio, Agata morì in carcere il 5 febbraio 251.
Il suo corpo venne imbalsamato e avvolto in un velo rosso che, si racconta, fermò più volte la lava che minacciava la città, come avvenne ad un anno esatto dalla sua morte. In seguito a questi prodigi miracolosi, Agata fu proclamata santa. Inizialmente seppellita nelle catacombe cristiane della collina di San Domenico, dopo l'Editto di Costantino del 313, il corpo della Santa fu portato nella Chiesa di Santa Maria di Betlemme. Tra il IV e il V secolo il corpo venne trasferito nella Chiesa di Sant'Agata La Vetere. Le reliquie furono in seguito trafugate e portate a Costantinopoli nel 1040.
Nel 1126 due soldati dell’esercito bizantino le rapirono e le consegnarono al vescovo di Catania Maurizio nel castello di Aci. Il 17 agosto 1126, le reliquie rientrarono definitivamente nella Cattedrale di Sant'Agata, Duomo di Catania dove vengono oggi conservate in parte all'interno del prezioso mezzobusto in argento (parte del cranio, del torace e alcuni organi interni) e in parte dentro lo scrigno, anch'esso d'argento (braccia e mani, femori, gambe e piedi, la mammella e il velo).
Numerosi i doni preziosi che nei secoli hanno arricchito il mezzobusto della Santa e che hanno formato nel tempo un tesoro dal valore inestimabile, donato tra gli altri da personaggi famosi come la Regina Margherita di Savoia, il viceré Ferdinando Acugna e Vincenzo Bellini. Fra gli altri il più famoso è la corona che spicca sul capo del busto reliquiario: un gioiello in oro tempestato e pietre preziose, donato da Riccardo Cuor di Leone durante una crociata in Sicilia.
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Perchè Sant'Agata è la terza festa religiosa più famosa al mondo?
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Perchè Sant'Agata è la terza festa religiosa più famosa al mondo?
Come fiumi in piena che straripano e inondano tutto ciò che li circonda, così i devoti di Sant’Agata con il tradizionale sacco bianco, riempiono le strade della città di Catania per onorare la santa patrona. Sant’Agata, infatti, è la terza festa religiosa…
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Sicilia, in questo borgo le lancette sono ferme dal 1700 | Non è abitato e lo puoi raggiungere solo a piedi -
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Sicilia, in questo borgo le lancette sono ferme dal 1700 | Non è abitato e lo puoi raggiungere solo a piedi -
La Sicilia è una terra ricca di arte, sia culinaria che architettonica e nel senso più etimologico del termine, che è anche ricca di misteri. Qui è presente un borgo che deve essere assolutamente visitato. A volte sentiamo dire o nominare dei luoghi in giro…
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Ha molti nomi, la ricordi per le magnifiche grotte: è la riserva tra le più estese in Sicilia
⚜#siciliadavedere
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Ha molti nomi, la ricordi per le magnifiche grotte: è la riserva tra le più estese in Sicilia
Vi suggeriamo un'escursione in quella che è una delle aree naturali più ricche e variegate dell'Isola, tra rocche a strapiombo, eremi spirituali e panorami unici Grotta di Pizzo Cane Le aree naturali in Sicilia sono uno dei contesti da scoprire che riservano…
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Il Casino – Bivona (AG)
Il Casino (XVII secolo) è sito in prossimità del Monte Il Casino, da cui prende nome.
Si tratta di una costruzione con rinforzi angolari (a forma di torre) che domina l’alto di un colle, da cui si scorge la Diga Castello, situata a pochissimi chilometri. Il complesso, che assume le sembianze di un vero e proprio castello, si svolge su una pianta articolata di forma rettangolare.
All’interno sono ancora presenti i ruderi di una cappella religiosa, decorata da stucchi settecenteschi, e i ruderi di altri ambienti con arcate, dai quali era possibile raggiungere i piani superiori dell'edificio. Si pensa che tale costruzione fosse di epoca secentesca e che fungesse da residenza per i periodi di caccia ai nobili del luogo.
A breve distanza dal "Casino" si trova un abbeveratoio ottagonale, probabilmente attinente all'edificio.
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Il Casino (XVII secolo) è sito in prossimità del Monte Il Casino, da cui prende nome.
Si tratta di una costruzione con rinforzi angolari (a forma di torre) che domina l’alto di un colle, da cui si scorge la Diga Castello, situata a pochissimi chilometri. Il complesso, che assume le sembianze di un vero e proprio castello, si svolge su una pianta articolata di forma rettangolare.
All’interno sono ancora presenti i ruderi di una cappella religiosa, decorata da stucchi settecenteschi, e i ruderi di altri ambienti con arcate, dai quali era possibile raggiungere i piani superiori dell'edificio. Si pensa che tale costruzione fosse di epoca secentesca e che fungesse da residenza per i periodi di caccia ai nobili del luogo.
A breve distanza dal "Casino" si trova un abbeveratoio ottagonale, probabilmente attinente all'edificio.
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Ciò che resta del castello di Capo di Disi è ubicato in contrada Borangio, case Borangio, (da Agrigento, strada statale 115 per Sciacca, uscita Montallegro per Cattolica Eradea; 6 km prima di Cattolica Eraclea, carreggiabile a destra per case Borangio).
Il castello medievale è stato trasformato in una piccola masseria fortificata, oggi totalmente abbandonata. Dai ruderi, si può presumere che il castello fosse in origine in realtà una semplice torre di forma quadrangolare, forse rinforzata da un muro di cinta.
Tra le strutture residue esiste ancora una botola che metteva in comunicazione il primo livello della torre con una piccola grotta sottostante. I muri conservati hanno uno spessore di ca. 0,50 m e sono costruiti in pietrame legato con abbondante malta. Anche se lo stato di conservazione del complesso, in disfacimento totale, non consente di approfondire la descrizione, riteniamo che Borangi appartenga alla classe delle torri rurali isolate del Trecento.
I resti fuori terra visibili non consentono una lettura ricostruttiva dell'impianto. Nel 1211 - il tenimentum di Captedis (poi Capo di Disi) è confermato alla chiesa di Palermo. Nel 1305 ca. - castrum de Capo di Disi ecclesie panormitanae. Nel 1355 ca - il castrum Barangij è annoverato nella lista di terre e castelli Siciliani.
Nel 1456 ante - la chiesa di Palermo cede il castello di Capo di Disi a Gispert d'Isfar. Nel XV secolo (prima metà) - Capu di Disi è annoverato fra i castelli situati in feudi disabitati.
L'edificio fortificato, costruito su una piccola rupe con una grotta, sfruttava al massimo il rilievo roccioso, assecondandone l'andamento.
Questo sito, di poca rilevanza, è circondato da colline molto più alte, che limitano la visuale ad un territorio agricolo piuttosto ristretto.
L'impianto planimetrico era presumibilmente rettangolare. La proprietà attuale è privata e il sito versa in stato di abbandono.
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Il castello medievale è stato trasformato in una piccola masseria fortificata, oggi totalmente abbandonata. Dai ruderi, si può presumere che il castello fosse in origine in realtà una semplice torre di forma quadrangolare, forse rinforzata da un muro di cinta.
Tra le strutture residue esiste ancora una botola che metteva in comunicazione il primo livello della torre con una piccola grotta sottostante. I muri conservati hanno uno spessore di ca. 0,50 m e sono costruiti in pietrame legato con abbondante malta. Anche se lo stato di conservazione del complesso, in disfacimento totale, non consente di approfondire la descrizione, riteniamo che Borangi appartenga alla classe delle torri rurali isolate del Trecento.
I resti fuori terra visibili non consentono una lettura ricostruttiva dell'impianto. Nel 1211 - il tenimentum di Captedis (poi Capo di Disi) è confermato alla chiesa di Palermo. Nel 1305 ca. - castrum de Capo di Disi ecclesie panormitanae. Nel 1355 ca - il castrum Barangij è annoverato nella lista di terre e castelli Siciliani.
Nel 1456 ante - la chiesa di Palermo cede il castello di Capo di Disi a Gispert d'Isfar. Nel XV secolo (prima metà) - Capu di Disi è annoverato fra i castelli situati in feudi disabitati.
L'edificio fortificato, costruito su una piccola rupe con una grotta, sfruttava al massimo il rilievo roccioso, assecondandone l'andamento.
Questo sito, di poca rilevanza, è circondato da colline molto più alte, che limitano la visuale ad un territorio agricolo piuttosto ristretto.
L'impianto planimetrico era presumibilmente rettangolare. La proprietà attuale è privata e il sito versa in stato di abbandono.
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Castello di Borangi o Capo di Disi - Cattolica Eraclea (AG)
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