♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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La mattina del 28 dicembre 1908 i sismologi dell’Osservatorio Ximeniano di Firenze scrissero:
«Stamani alle 5:21 negli strumenti dell’Osservatorio è incominciata una impressionante, straordinaria registrazione:“Le ampiezze dei tracciati sono state così grandi che non sono entrate nei cilindri: misurano oltre 40 centimetri.Da qualche parte sta succedendo qualcosa di grave.»

Fino al primo pomeriggio del 28 nulla si seppe se non voci e vaghe testimonianze ma intorno alle ore 16,00 entrò nel porto di Catania il piroscafo Washington portando la tragica notizia e così le autorità appresero finalmente l’entità della catastrofe. Messina era distrutta.

Al momento del terremoto, il Washington si trovava vicino la costa. Fortissime scosse furono udite e poi una polvere simile a nebbia avvolse la nave e tanto che il comandante Ribaudo diede ordine di fermare le macchine. Solo nella mattinata il Washington entro nel porto di Messina e avvicinatosi alle banchine semidistrutte ricevette l’invito da parte delle autorità provvisorie, di recarsi subito a Catania, perc diffondere l’allarme e imbarcare truppe da portare sul posto dell'ecatombe.

Da Catania la notizia arrivò velocemente a molti Prefetti e Sindaci delle provincie siciliane e ciò per la solerzia del Sindaco che mobilitò il personale e fece immediato ed ampio uso del telegrafo.

Ad Augusta le scosse si erano sentite e si era anche verificato un maremoto, per fortuna di dimensioni ridotte, e dunque erano circolate voci e testimonianze di disastri avvenuti altrove. Nel primo pomeriggio del 28 il Sindaco di Augusta, avv. Antonio Omodei, viene chiamato al telefono dal sindaco di Siracusa Toscano,il quale concitatamentploc informa delle dimensioni del disastro e chiede il di lui aiuto onde convincere la flotta russa che era ormeggiata in porto ad un immediato intervento a sostegno delle popolazioni di Messina.

Aggiunge Toscano che a sua volta avrebbe chiesto l’aiuto delle navi britanniche che si trovavano ormeggiate nel porto grande di Siracusa. In effetti era in porto da qualche giorno la quadra dell’ammiraglio Livitnov composta da due navi di linea corazzate e da due incrociatori a seguito di
esercitazioni in mare da parte della flotta del Baltico.

Erano in bella vista nel porto la corazzata “Slava” di 14.200 tonnellate e con 754 uomini di equipaggio,la corazzata Tsesarevich di 13.100 tonnellate e con un equipaggio 778 uomini, l’incrociatore “Admiral Makarov” di 7784 tonnellate e con un equipaggio di 568 uomini,il “ Bogatyr” di 5910 tonnellate con un equipaggio di 581 uomini. In totale 2681 uomini addestrati e disciplinati che potevano apportare un valido ed immediato aiuto. Appena il giorno prima l’amm. Livitnov era sceso a terra per i convenevoli d’uso ed era stato ricevuto in Municipio dal Sindaco. Tra i due i rapporti furono molto cordiali nonostante le difficoltà della lingua.

L’incontro si concluse con un giro in carrozza per il Paese e fino alla Darsena. Nulla faceva presagire che i due si sarebbero rivisti fra alcune ore. L’ammiraglio non si convince immediatamente della necessità di un rapido intervento e vorrebbe aspettare la conferma da Pietroburgo ma i suoi subordinati, ufficiali, guardiamarina,marinai semplici insistono e vogliono che si parta subito, e così fu.

Lo riferisce Garald Graf guardiamarina a bordo dell’admiral Makarov nel suo libro “La flotta Imperiale del Baltico tra le due guerre 1906 -1914” Velocemente si imbarcano medicinali, viveri, ma anche picconi, vanghe, scale, corde, barelle, messe a disposizione del Comune in tutta fretta e frutto di spontanee donazioni dei cittadini.

La flotta parte di notte  e durante la navigazione si preparano le squadre ed i mezzi  coordinati  dal capitano   Ponomarev  comandante dell’incrociatore Makarov.

Le cannoniere Giljak e Koreec che avevano fatto rotta da Palermo si uniscono alla flotta

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📍 MONTALBANO ELICONA

💫 Il “ 𝐏𝐑𝐄𝐒𝐄𝐏𝐄 𝐕𝐈𝐕𝐄𝐍𝐓𝐄 “ 𝑃𝑟𝑒𝑚𝑖𝑎𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑀𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜𝑟 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒𝑝𝑒 𝑣𝑖𝑣𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑖𝑛 𝑆𝑖𝑐𝑖𝑙𝑖𝑎, giunto alle ventiduesima edizione.

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🗓 Il 26 e 30 dicembre 2023, 06 gennaio 2024 dalle 17:30 i vicoli del quartiere serro si animeranno, per farti rivivere lo straordinario evento della natività in un’atmosfera d’altri tempi.

😋 “ 𝐌𝐎𝐍𝐓𝐀𝐋𝐁𝐀𝐍𝐎 𝐅𝐎𝐎𝐃 𝐅𝐄𝐒𝐓 “ 𝕦𝕟𝕒 𝕞𝕠𝕟𝕥𝕒𝕘𝕟𝕒 𝕕𝕚 𝕘𝕦𝕤𝕥𝕠, il meglio dei sapori del borgo a pranzo e cena.
Un gustoso connubio di delizie dolci e salate, si unisce alla gioia del Natale, avvolto dalla magia della musica in un incantevole atmosfera.

📍 Entrambi le manifestazioni si svolgeranno nel Quartiere Serro, nei pressi della piazza centrale.

🤝Siamo lieti di accoglierti nel borgo, uno dei borghi più belli d’Italia, nelle date 26 e 30 dicembre 2023, 06 gennaio 2024.

👉𝐌𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨𝐫𝐢 𝐢𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 - Comune Montalbano Elicona, Telefono 0941 679012 - Fax 0941 679597
Ufficio Osservatorio Turistico - telefono 0941 678019.

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🗓️ #29 DICEMBRE

📖Proverbiu du jionnu

"Si ciascunu ci rifletti, prima di parrari assai , e guardassi li sò difetta; un criassi tanti guai".

🗞Videmu chi succidiu na vota di sti tempi.

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👑 IN BALIA DEL TIRANNO

Il 29 dicembre 1194, a soli 4 giorni dall'incoronazione di Enrico VI di #Svevia nella Cattedrale di #Palermo, il nuovo Re di #Sicilia fece arrestare - con l'accusa di complotto - la vedova del defunto Re Tancredi, Sibilla di #Acerra, ed il figlio Guglielmo III, ultimo sovrano della dinastia degli #Altavilla.

Mentre in un primo momento, in cambio della rinuncia al trono, Enrico VI aveva promesso a Guglielmo III il possesso della Contea di #Lecce e del Principato di #Taranto, egli scelse poi di accusare il giovane e la madre di un'inesistente congiura ordita insieme ad alcuni esponenti di punta del governo del Regno, quali Niccolò d'Aiello e l'ammiraglio Margarito da #Brindisi.

Mentre dopo la morte di Enrico VI a #Messina nel 1197 Sibilla verrà liberata dalla sua carcerazione in #Alsazia, il destino sarà crudele per Guglielmo III. Secondo una cronaca dell'epoca, infatti, costui fu accecato, castrato e deportato in #Germania fino alla sua morte nel 1198, a soli 13 anni.

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Il 29 dicembre del 1945, a pochi chilometri da San Mauro, nei pressi di Caltagirone, ebbe luogo la "battaglia di San Mauro" tra  l'EVIS, l'Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia, e le forze armate Italiane.

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L'evento bellico, che contrappose poche decine di ribelli (i siciliani, infatti, non raggiungevano il centinaio di unità) ad almeno 3.000 (5.000 secondo i rappresentanti dell'EVIS).

A seguito di quella battaglia, precipitarono le trattative tra indipendentisti e governo, e si arrivò, a fine 1945 all'accordo che avrebbe portato alla conquista dello Statuto della Regione Siciliana. Quello stesso Statuto che l'Italia non ha mai rispettato, facendo così cadere il fondamento stesso sul quale i Siciliani avevano rinunciato alla loro indipendenza.
Molti di noi, a titolo personale, o come associazioni o movimenti, avevano dato il loro contributo alla costruzione di questa stele, che ricorda quel lontano evento, ed oggi, con una delegazione guidata da Luigi Crispino, anche noi saremo presenti a San Mauro, in spirito di fratellanza con il MIS e con tutte le organizzazioni indipendentiste.

Oggi non è più tempo di guerre civili e di violenza. Le guerre per l'indipendenza del passato, come il 1848/49 o il 1943/45, appartengono al nostro Pantheon, e stanno a ricordare come qualche volta solo la forza riesca a fermare la violenza dell'occupante.

Oggi non ci sono più morti di guerra civile, bensì morti di guerra economica, quella guerra economica non dichiarata che l'Italia sta conducendo contro di noi.
Noi oggi adottiamo mezzi pacifici, che siano quelli elettorali o plebiscitari o di pacifica disobbedienza civile.

Ma lo Stato, che oggi sta irridendo e violando, anzi sta mettendosi sotto i piedi, la nostra Carta costituzionale, sappia che non subiremo in silenzio. L'Assessore Baccei "si diverte" col bilancio della Regione, e quindi con quello di centinaia di comuni, di centinaia di migliaia di imprese e di cinque milioni di siciliani, ridotti al dissesto o alla fame.

Noi siamo e rimarremo pacifici, ma sapremo rispondere, con i mezzi adatti alla nostra epoca a questa violenza inaudita che minaccia di cancellarci come Popolo dalla faccia della terra.

Questo ci ricordano i morti del 1945 e questo li rende drammaticamente attuali.

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