Il Castello degli Schiavi, in siciliano “Casteddu di scavi”.
Si dice che il suo nome ad una leggenda:
Si narra infatti che circa due secoli fa, un valente medico palermitano, tale Gaetano Palmieri, abbia salvato da una grave malattia il figlio del Principe di Palagonia, il Cruyllas-Gravina, e che questi in segno di riconoscenza gli abbia donato un appezzamento del suo feudo situato vicino al Fiumefreddo.
Il Palmieri volle costruirvi una villa per abitarla insieme alla conserte, Rosalia, che amoreggiava con un certo Nello Corvaja di Taormina. Purtroppo un giorno sbarcarono dei pirati turchi i quali si diedero al saccheggio selvaggio e, una volta giunti al castello, rapirono i due proprietari con l’intenzione di rivenderli come schiavi. Mentre stavano tornando alla spiaggia per fuggire furono però raggiunti da un gruppo di giovani armati, capeggiati proprio dal Corvaja: i pirati furono uccisi, i superstiti messi in fuga e i Palmieri liberati. Per ringraziare Iddio fu eretta una Chiesetta, adiacente il Castello, dedicata alla Madonna della Sacra Lettera e costruita una loggia dove vennero poste due statue di musulmani con lo sguardo rivolto al mare, come in attesa di essere liberati dai loro compagni.
Proprio per la presenza di questi due mori (in siciliano anche “schiavi”) il Castello ha assunto il nome attuale.
Forse tutti non sanno che il Castello degli Schiavi è famoso in tutto il mondo.
Venne utilizzato più volte come set cinematografico e negli anni '70 Francis Ford Coppola lo scelse per l’ambientazione delle scene principali de Il Padrino,
videoclip musicali.
👉🏻Orari di visita: sab-dom 10:00/13:00, 15:00/18:00
✍🏻@sicilianewseinfo
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Si dice che il suo nome ad una leggenda:
Si narra infatti che circa due secoli fa, un valente medico palermitano, tale Gaetano Palmieri, abbia salvato da una grave malattia il figlio del Principe di Palagonia, il Cruyllas-Gravina, e che questi in segno di riconoscenza gli abbia donato un appezzamento del suo feudo situato vicino al Fiumefreddo.
Il Palmieri volle costruirvi una villa per abitarla insieme alla conserte, Rosalia, che amoreggiava con un certo Nello Corvaja di Taormina. Purtroppo un giorno sbarcarono dei pirati turchi i quali si diedero al saccheggio selvaggio e, una volta giunti al castello, rapirono i due proprietari con l’intenzione di rivenderli come schiavi. Mentre stavano tornando alla spiaggia per fuggire furono però raggiunti da un gruppo di giovani armati, capeggiati proprio dal Corvaja: i pirati furono uccisi, i superstiti messi in fuga e i Palmieri liberati. Per ringraziare Iddio fu eretta una Chiesetta, adiacente il Castello, dedicata alla Madonna della Sacra Lettera e costruita una loggia dove vennero poste due statue di musulmani con lo sguardo rivolto al mare, come in attesa di essere liberati dai loro compagni.
Proprio per la presenza di questi due mori (in siciliano anche “schiavi”) il Castello ha assunto il nome attuale.
Forse tutti non sanno che il Castello degli Schiavi è famoso in tutto il mondo.
Venne utilizzato più volte come set cinematografico e negli anni '70 Francis Ford Coppola lo scelse per l’ambientazione delle scene principali de Il Padrino,
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🗓️ 6 Novembre
📖Proverbiu du jionnu
"L'omu di mala cuscenza, comu opira accussì penza".
🗞Videmu chi succidiu na vota di sti tempi.
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👨🏻⚕️ UN SICILIANO NELLA STORIA DELLA MEDICINA
Il 6 novembre 1580 moriva a #Palermo una delle figure chiave della storia della medicina mondiale, vale a dire Gianfilippo Ingrassia. Protomedico del Regno di #Sicilia, anatomista ed epidemiologo, ebbe un ruolo fondamentale per il superamento dell’epidemia di peste scoppiata nell’Isola nel 1575.
Nato a #Regalbuto nel 1510, Ingrassia crebbe in un ambiente familiare culturalmente molto stimolante. Anche per tale ragione già in giovanissima età fu accolto nella prestigiosa Accademia degli Accesi di Palermo.
Stabilitosi a #Padova per il conseguimento della laurea nell’importante ateneo veneto, Ingrassia si trasferì poi a #Napoli, dove divenne docente presso l’Università fondata da Federico II di #Svevia. Durante il periodo partenopeo si dedicò principalmente all’anatomia e nel 1546 scoprì - tra le altre cose - un ossicino sito nell’orecchio che battezzò “staffa”.
Tornato in Sicilia, unì all’insegnamento l’attività di medico. Nel 1563 Re Filippo I d’#Asburgo lo nominò protomedico del Regno di Sicilia, per certi versi un incarico analogo al moderno ministro della sanità. Apportando importanti precisazioni alle conoscenze mediche sedimentate nei secoli, Ingrassia può essere considerato come uno dei padri nobili della medicina legale e di quella pubblica. Nel 1575, allo scoppio dell’epidemia di peste, fu nominato consultore sanitario, dando un contributo fondamentale alla cessazione dell’emergenza sanitaria.
Noto per il carattere morigerato e modesto, alla sua morte fu sepolto presso il convento della Chiesa di San Domenico a Palermo, quella che diverrà nota come il Pantheon dei Siciliani illustri.
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🌟 Nato Oggi
📜 1822: Nasce a #Cerda il giurista Vito La Mantia.
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Il 6 novembre 1580 moriva a #Palermo una delle figure chiave della storia della medicina mondiale, vale a dire Gianfilippo Ingrassia. Protomedico del Regno di #Sicilia, anatomista ed epidemiologo, ebbe un ruolo fondamentale per il superamento dell’epidemia di peste scoppiata nell’Isola nel 1575.
Nato a #Regalbuto nel 1510, Ingrassia crebbe in un ambiente familiare culturalmente molto stimolante. Anche per tale ragione già in giovanissima età fu accolto nella prestigiosa Accademia degli Accesi di Palermo.
Stabilitosi a #Padova per il conseguimento della laurea nell’importante ateneo veneto, Ingrassia si trasferì poi a #Napoli, dove divenne docente presso l’Università fondata da Federico II di #Svevia. Durante il periodo partenopeo si dedicò principalmente all’anatomia e nel 1546 scoprì - tra le altre cose - un ossicino sito nell’orecchio che battezzò “staffa”.
Tornato in Sicilia, unì all’insegnamento l’attività di medico. Nel 1563 Re Filippo I d’#Asburgo lo nominò protomedico del Regno di Sicilia, per certi versi un incarico analogo al moderno ministro della sanità. Apportando importanti precisazioni alle conoscenze mediche sedimentate nei secoli, Ingrassia può essere considerato come uno dei padri nobili della medicina legale e di quella pubblica. Nel 1575, allo scoppio dell’epidemia di peste, fu nominato consultore sanitario, dando un contributo fondamentale alla cessazione dell’emergenza sanitaria.
Noto per il carattere morigerato e modesto, alla sua morte fu sepolto presso il convento della Chiesa di San Domenico a Palermo, quella che diverrà nota come il Pantheon dei Siciliani illustri.
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🗞🌋Il «pizzaiolo d'avanguardia» de Al Vicolo di Catania vince il Master pizza champion
At @paesietnei
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Il «pizzaiolo d'avanguardia» de Al Vicolo di Catania vince il Master pizza champion
La Sicilia trionfa al Master pizza champion con la squadra etnea di Al Vicolo group. Nel primo e unico talent dedicato alla pizza, sul gradino più alto del podio è salito Marco D’Arrigo, pizzaiolo catanese in forza alla pizzeria Al Vicolo Pizza&Vino di Catania.…
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🗓️ 8 Novembre
📖Proverbiu du jionnu
"Prima di parlari mastica li paroli"
.
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🤝 LA PACE IMPOSSIBILE
L'8 novembre 1347 veniva stipulata presso l'odierno Castello Ursino la Pace di #Catania tra Re Ludovico di #Sicilia e la Regina Giovanna I di #Napoli. Con tale accordo sembrò possibile porre fine all'annosa Guerra del #Vespro che ormai da decenni contrapponeva i casati di #Aragona e d'#Angiò. Protagonista della Pace di Catania fu il reggente del piccolo Re Ludovico, lo zio Giovanni di #Randazzo.
Giovanni, dopo aver attuato delle politiche volte al rafforzamento delle difese militari del Regno, tentò di giungere ad una soluzione diplomatica al conflitto. A tal fine trattò con la famiglia reale d'#Ungheria un accordo politico volto al riconoscimento dei diritti del nipote Ludovico.
Fallito questo accordo, dopo aver sventato altri attacchi militari angioini, passò a trattare direttamente con la Santa Sede, ottenendo nel 1347 la cessazione dell'interdetto gravante sulla Sicilia. Nell'agosto 1347, al fine di mettere pressione sugli angioini, tentò persino delle puntate militari verso Napoli.
Grazie alla sua avvedutezza e spregiudicatezza, Giovanni riuscì a completare il suo capolavoro diplomatico nel novembre 1347, con la mediazione di Papa Clemente VI. Tramite la Pace di Catania i due regni di Sicilia e Napoli si impegnavano al mutuo riconoscimento ed a cessare le rispettive rivendicazioni territoriali.
Tuttavia la morte di Giovanni il 7 aprile 1348 a #Milo, a causa dell'epidemia di peste nera, vanificò il risultato raggiunto, poiché per via dei contrasti sorti tra il nuovo tutore del piccolo Ludovico, Blasco II #Alagona, e la fazione latina, il Parlamento siciliano non ratificò il trattato.
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🌟 Nati Oggi
🎨 1655: Nasce a #Messina il pittore Filippo Tancredi.
📚 1916: Nasce a #Carini l’editore Ugo Mursia.
🥀 Scomparso Oggi
📖 1941: Muore a #Roma il politologo palermitano Gaetano Mosca.
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Giovanni, dopo aver attuato delle politiche volte al rafforzamento delle difese militari del Regno, tentò di giungere ad una soluzione diplomatica al conflitto. A tal fine trattò con la famiglia reale d'#Ungheria un accordo politico volto al riconoscimento dei diritti del nipote Ludovico.
Fallito questo accordo, dopo aver sventato altri attacchi militari angioini, passò a trattare direttamente con la Santa Sede, ottenendo nel 1347 la cessazione dell'interdetto gravante sulla Sicilia. Nell'agosto 1347, al fine di mettere pressione sugli angioini, tentò persino delle puntate militari verso Napoli.
Grazie alla sua avvedutezza e spregiudicatezza, Giovanni riuscì a completare il suo capolavoro diplomatico nel novembre 1347, con la mediazione di Papa Clemente VI. Tramite la Pace di Catania i due regni di Sicilia e Napoli si impegnavano al mutuo riconoscimento ed a cessare le rispettive rivendicazioni territoriali.
Tuttavia la morte di Giovanni il 7 aprile 1348 a #Milo, a causa dell'epidemia di peste nera, vanificò il risultato raggiunto, poiché per via dei contrasti sorti tra il nuovo tutore del piccolo Ludovico, Blasco II #Alagona, e la fazione latina, il Parlamento siciliano non ratificò il trattato.
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📍Acitrezza 🌊
Questa incantevole località costiera siciliana è il luogo perfetto per rilassarsi e godersi la bellezza del mare e della natura. 🌞⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀
🚣♀️ Fate un giro in barca intorno ai faraglioni di Ciclopi, legati alle leggende di Ulisse e Polifemo.
🏰 Esplorate il Castello Normanno di Aci, una testimonianza storica di questa terra.
🍝 E non dimenticate di gustare i deliziosi piatti della cucina siciliana nei ristoranti locali.
🎥 @_aerialdrone_
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Ma perché si chiama Iris? Tra mito e leggenda la storia di uno dei dolci più amati di Sicilia: nato una notte in laboratorio -
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Ma perché si chiama Iris? Tra mito e leggenda la storia di uno dei dolci più amati di Sicilia: nato una notte in laboratorio -
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Ma perché si chiama Iris? Tra mito e leggenda la storia di uno dei dolci più amati di Sicilia: nato una notte in laboratorio -
Uno dei dolci più amati della Sicilia, l’Iris, avvolto da sempre tra mito e leggenda, scopriamo oggi perché si chiama così e la sua storia. Assaporate l’autentica bontà della Sicilia con l’irresistibile dolce siciliano, un’esplosione di sapori da non sottovalutare.…
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🗓️ 9 Novembre
📖Proverbiu du jionnu
"Ci dissi ‘u papici ‘a nuci: dammi tempu ca ti pèrciu".
Disse il bruco alla noce: dammi tempo che ti perforo.
🗞Videmu chi succidiu na vota di sti tempi.
✊ UNA RIVOLTA FALLITAy
Il 9 ottobre 1859 a #Bagheria fallì l'ennesimo tentativo di insurrezione antiborbonica avvenuto nella #Sicilia pre-unitaria.
Guidata dal palermitano Giuseppe Campo, l'insurrezione avrebbe dovuto condurre alla rivolta nei paesi del circondario di #Palermo per poi estendersi alla città. Tuttavia, già rinviata di 2 giorni, l'insurrezione fu sedata l'11 ottobre nei pressi di #Villabate a causa del tradimento di uno dei personaggi coinvolti.
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Il 9 ottobre 1859 a #Bagheria fallì l'ennesimo tentativo di insurrezione antiborbonica avvenuto nella #Sicilia pre-unitaria.
Guidata dal palermitano Giuseppe Campo, l'insurrezione avrebbe dovuto condurre alla rivolta nei paesi del circondario di #Palermo per poi estendersi alla città. Tuttavia, già rinviata di 2 giorni, l'insurrezione fu sedata l'11 ottobre nei pressi di #Villabate a causa del tradimento di uno dei personaggi coinvolti.
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In Sicilia ci sono antichi "palazzi coi buchi": perché ce li hanno (e a che cosa servono)
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In Sicilia ci sono antichi "palazzi coi buchi": perché ce li hanno (e a che cosa servono)
Avete capito bene, un palazzo pieno di buchi e, per di più, con appollaiati dentro alcuni piccioni. Sembrano frutto di un sortilegio ma avevano uno scopo importante Un palazzo di Palermo Vi è mai capitato di osservare un oggetto o sentire un profumo che vi…
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𝑳𝒂 𝒏𝒂𝒔𝒄𝒊𝒕𝒂 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝑺𝒊𝒄𝒊𝒍𝒊𝒂 𝒆 𝒍𝒂 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒊𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝒔𝒖𝒐 𝒏𝒐𝒎𝒆
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Un'antica leggenda greca narra di come la Sicilia sia nata dalla creatività di 𝒕𝒓𝒆 𝒏𝒊𝒏𝒇𝒆.
Queste, vagando per terra e per mare, raccolgono la terra più fertile, i fiori più belli, le piante e i frutti più buoni. Quando giungono sotto un cielo limpido e azzurro, gettano ai loro piedi tutto ciò che avevano raccolto e iniziano a danzare, come inebriate da una irrefrenabile gioia. A ogni loro movimento si formano terre, fiumi, boschi rigogliosi e spiagge di grande bellezza; i punti ove le ninfe danzano s'innalzano diventando dei promontori che, uniti, formano un triangolo: a Ovest, 𝒄𝒂𝒑𝒐 𝑳𝒊𝒍𝒊𝒃𝒆𝒐 (Marsala); a Est, 𝒄𝒂𝒑𝒐 𝑷𝒆𝒍𝒐𝒓𝒐 (Messina) e a Sud, 𝒄𝒂𝒑𝒐 𝑷𝒂𝒔𝒔𝒆𝒓𝒐 (Pachino).
Scrive di questa leggenda Enrico Mauceri:
“𝘋𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘪𝘨𝘶𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢 𝘵𝘳𝘦 𝘷𝘦𝘳𝘵𝘪𝘤𝘪 𝘷𝘦𝘯𝘯𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘚𝘪𝘤𝘪𝘭𝘪𝘢 𝘢𝘯𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘪𝘭 𝘯𝘰𝘮𝘦 𝘥𝘪 𝘛𝘳𝘪𝘲𝘶𝘦𝘵𝘳𝘢 𝘰 𝘛𝘳𝘪𝘯𝘢𝘤𝘳𝘪𝘢, 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘪𝘦𝘥𝘦, 𝘧𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘪𝘯 𝘦𝘱𝘰𝘤𝘢 𝘦𝘭𝘭𝘦𝘯𝘪𝘴𝘵𝘪𝘤𝘢, 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘳𝘢𝘱𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘯𝘢 𝘦 𝘤𝘢𝘳𝘢𝘵𝘵𝘦𝘳𝘪𝘴𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘢𝘭 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰, 𝘥𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘧𝘪𝘨𝘶𝘳𝘢 𝘨𝘰𝘳𝘨𝘰𝘯𝘪𝘤𝘢 𝘢 𝘵𝘳𝘦 𝘨𝘢𝘮𝘣𝘦 𝘦 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘯𝘶𝘵𝘢 𝘱𝘰𝘪 𝘪𝘭 𝘴𝘪𝘮𝘣𝘰𝘭𝘰 𝘶𝘧𝘧𝘪𝘤𝘪𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘪𝘴𝘰𝘭𝘢“.
Un'altra leggenda che racconta la nascita dell'isola parla di una bellissima ma sfortunata 𝒑𝒓𝒊𝒏𝒄𝒊𝒑𝒆𝒔𝒔𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝑳𝒊𝒃𝒂𝒏𝒐 di nome Sicilia. Alla sua nascita, un oracolo predice che verrà divorata da un mostro di nome Greco-Levante al compimento dei 15 anni d’età. Per scongiurare questo pericolo, i genitori della principessa la lasciano partire per il mare non appena raggiunta l'età prestabilita.
Dopo tre mesi di navigazione, la principessa arriva su una spiaggia meravigliosa e si incammina verso l'interno, scoprendo una terra calda e piena di fiori, di frutti e profumi, ma assolutamente deserta. All'improvviso appare un 𝒃𝒆𝒍𝒍𝒊𝒔𝒔𝒊𝒎𝒐 𝒈𝒊𝒐𝒗𝒂𝒏𝒆 che la conforta e le offre ospitalità e amore, spiegando come tutti gli abitanti siano morti a causa di una peste.
Il ragazzo si prese cura della principessa e le riferì che era stato il volere degli dèi che i due si incontrassero, perché essi desideravano per quella terra un popolo nobile d’animo, gentile e forte, migliore rispetto a quello che fu sterminato dalla pestilenza.
Erano dunque stati proprio gli dèi ad averli scelti perché ripopolassero quella terra ormai deserta che prese il nome di Sicilia e la sua gente crebbe forte e gentile , occupando le cose e i monti.
Entrambe le storie richiamano il potere creativo, generativo e fecondo della Sicilia e rappresentano una componente forte della cultura popolare e delle tradizioni dell’isola nell’espressione di un messaggioo di speranza e di rinascita tanto caro alla nostra terra
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Queste, vagando per terra e per mare, raccolgono la terra più fertile, i fiori più belli, le piante e i frutti più buoni. Quando giungono sotto un cielo limpido e azzurro, gettano ai loro piedi tutto ciò che avevano raccolto e iniziano a danzare, come inebriate da una irrefrenabile gioia. A ogni loro movimento si formano terre, fiumi, boschi rigogliosi e spiagge di grande bellezza; i punti ove le ninfe danzano s'innalzano diventando dei promontori che, uniti, formano un triangolo: a Ovest, 𝒄𝒂𝒑𝒐 𝑳𝒊𝒍𝒊𝒃𝒆𝒐 (Marsala); a Est, 𝒄𝒂𝒑𝒐 𝑷𝒆𝒍𝒐𝒓𝒐 (Messina) e a Sud, 𝒄𝒂𝒑𝒐 𝑷𝒂𝒔𝒔𝒆𝒓𝒐 (Pachino).
Scrive di questa leggenda Enrico Mauceri:
“𝘋𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘪𝘨𝘶𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢 𝘵𝘳𝘦 𝘷𝘦𝘳𝘵𝘪𝘤𝘪 𝘷𝘦𝘯𝘯𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘚𝘪𝘤𝘪𝘭𝘪𝘢 𝘢𝘯𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘪𝘭 𝘯𝘰𝘮𝘦 𝘥𝘪 𝘛𝘳𝘪𝘲𝘶𝘦𝘵𝘳𝘢 𝘰 𝘛𝘳𝘪𝘯𝘢𝘤𝘳𝘪𝘢, 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘪𝘦𝘥𝘦, 𝘧𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘪𝘯 𝘦𝘱𝘰𝘤𝘢 𝘦𝘭𝘭𝘦𝘯𝘪𝘴𝘵𝘪𝘤𝘢, 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘳𝘢𝘱𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘯𝘢 𝘦 𝘤𝘢𝘳𝘢𝘵𝘵𝘦𝘳𝘪𝘴𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘢𝘭 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰, 𝘥𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘧𝘪𝘨𝘶𝘳𝘢 𝘨𝘰𝘳𝘨𝘰𝘯𝘪𝘤𝘢 𝘢 𝘵𝘳𝘦 𝘨𝘢𝘮𝘣𝘦 𝘦 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘯𝘶𝘵𝘢 𝘱𝘰𝘪 𝘪𝘭 𝘴𝘪𝘮𝘣𝘰𝘭𝘰 𝘶𝘧𝘧𝘪𝘤𝘪𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘪𝘴𝘰𝘭𝘢“.
Un'altra leggenda che racconta la nascita dell'isola parla di una bellissima ma sfortunata 𝒑𝒓𝒊𝒏𝒄𝒊𝒑𝒆𝒔𝒔𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝑳𝒊𝒃𝒂𝒏𝒐 di nome Sicilia. Alla sua nascita, un oracolo predice che verrà divorata da un mostro di nome Greco-Levante al compimento dei 15 anni d’età. Per scongiurare questo pericolo, i genitori della principessa la lasciano partire per il mare non appena raggiunta l'età prestabilita.
Dopo tre mesi di navigazione, la principessa arriva su una spiaggia meravigliosa e si incammina verso l'interno, scoprendo una terra calda e piena di fiori, di frutti e profumi, ma assolutamente deserta. All'improvviso appare un 𝒃𝒆𝒍𝒍𝒊𝒔𝒔𝒊𝒎𝒐 𝒈𝒊𝒐𝒗𝒂𝒏𝒆 che la conforta e le offre ospitalità e amore, spiegando come tutti gli abitanti siano morti a causa di una peste.
Il ragazzo si prese cura della principessa e le riferì che era stato il volere degli dèi che i due si incontrassero, perché essi desideravano per quella terra un popolo nobile d’animo, gentile e forte, migliore rispetto a quello che fu sterminato dalla pestilenza.
Erano dunque stati proprio gli dèi ad averli scelti perché ripopolassero quella terra ormai deserta che prese il nome di Sicilia e la sua gente crebbe forte e gentile , occupando le cose e i monti.
Entrambe le storie richiamano il potere creativo, generativo e fecondo della Sicilia e rappresentano una componente forte della cultura popolare e delle tradizioni dell’isola nell’espressione di un messaggioo di speranza e di rinascita tanto caro alla nostra terra
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