“Fiume di vita” Nel quartiere Danisinni di Palermo “un percorso che volge verso un oltre”
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“L’ acqua è il tema conduttore di tutta l’opera – spiega Igor Palminteri -, acqua dalle proprietà curative e purificatrici specie all’interno di un luogo che ha bisogno di tante cure e della formazione di nuove coscienze. Si tratta dell’acqua di un fiume dentro il quale vorrei scorresse tanto amore da parte dei palermitani e delle palermitane, amore inteso come cura di questo luogo, soprattutto da parte delle istituzioni e degli abitanti, per se stessi e per gli spazi in cui vivono.”
«Fare parte del Patrimonio UNESCO – sostiene il Presidente della Fondazione Federico II Gaetano Galvagno – non può essere considerato un punto di arrivo. E’ motivo di orgoglio ma anche una responsabilità. La Fondazione Federico II lavora pertanto quotidianamente per la valorizzazione del percorso arabo normanno, di cui fa parte anche Danisinni. L’opera di Igor Scalisi Palminteri inaugurata oggi a Danisinni assume un valore al contempo culturale, turistico ma anche sociale».
«Fiume di vita – dichiara Giampiero Cannella, assessore comunale alla Cultura – oltre a essere il nome dell’opera inaugurata oggi, è un progetto di riqualificazione dall’altissimo valore simbolico per il quartiere Danisinni. E’ un intervento tangibile che rientra nel più ampio percorso di valorizzazione dell’identità storica del luogo, creando un legame, sempre più stretto, tra i siti dell’itinerario arabo-normanno».
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«Fiume di vita – dichiara Giampiero Cannella, assessore comunale alla Cultura – oltre a essere il nome dell’opera inaugurata oggi, è un progetto di riqualificazione dall’altissimo valore simbolico per il quartiere Danisinni. E’ un intervento tangibile che rientra nel più ampio percorso di valorizzazione dell’identità storica del luogo, creando un legame, sempre più stretto, tra i siti dell’itinerario arabo-normanno».
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𝐌𝐚𝐭𝐚 𝐞 𝐆𝐫𝐢𝐟𝐨𝐧𝐞 𝐮 𝐠𝐢𝐠𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐞 𝐚 𝐠𝐢𝐠𝐚𝐧𝐭𝐢𝐬𝐬𝐚!!
Ecco cosa narra la leggenda… Il moro saraceno di nome Hassas Ibn-Hammar, arrivò sulle coste messinesi e godendo di uno spettacolo unico quale è lo stretto, conobbe Marta, da tutti chiamata Mata in forma dialettale.
👸 Mata era bellissima ma non era una contadina qualunque, lei era la figlia del Re Cosimo II.
🤴🏿 Il condottiero saraceno s'innamorò di Mata ma, per poterla sposare, il Re Cosimo II obbligò lo straniero a convertirsi al cristianesimo.
Dopo un lungo periodo, il saraceno venne battezzato con il nome di Grifo ma tutti, lo chiamavano Grifone, a causa del suo fisico statuario e imponente.
Grazie al battesimo poté sposare Mata ed insieme ebbero tanti figli che, secondo la leggenda, furono i primi abitanti della città di Messina 💛❤️
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🤴🏿 Il condottiero saraceno s'innamorò di Mata ma, per poterla sposare, il Re Cosimo II obbligò lo straniero a convertirsi al cristianesimo.
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Recuperati ora nel mare della Sicilia 15 elmi romani, 20 paragnatidi, una spada, un centinaio di monete di bronzo e d'argento - Stile Arte
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Recuperati ora nel mare della Sicilia 15 elmi romani, 20 paragnatidi, una spada, un centinaio di monete di bronzo e d'argento …
Nuovi ritrovamenti archeologici nei fondali di Levanzo (Trapani), sito della Battaglia delle Egadi. Lo comunica la Soprintendenza del Mare. “La campagna di ricerche che si sta svolgendo in questi giorni ha consentito il recupero di due rostri in bronzo denominati…
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Ragusa Ibla è l'antico centro storico della città di Ragusa. È famosa in tutto il mondo per le oltre cinquanta chiese e i numerosi palazzi, testimonianza della più alta espressione del barocco in Sicilia.
Collocato su una collina, il piccolo borgo di Ibla domina la vallata circostante, con le sue casupole e stradine sulle quali regna il maestoso Duomo di San Giorgio, massima espressione del barocco ibleo.
Ragusa ibla è diventata negli ultimi anni una delle più importanti attrazioni turistiche della Sicilia.
Nel 2002 la città è stata inserita fra i siti barocchi Patrimonio UNESCO del Val di Noto. La città è diventata famosa negli anni grazie anche alla serie televisiva “Il Commissario Montalbano”.
Se vi trovate a passare da Ibla non potete non assaggiare i prodotti di questo territorio, unici per qualità: il tipico Formaggio Ragusano DOP, le focacce o scacci, le ‘mpanate con carne... E tanto altro ancora.
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24 Agosto 1921 moriva a Lucca, Antonino Borzi'. Nato a Castroreale (Messina) nel 1852.
Nel 1879 fu professore di botanica all'Università di Messina. Persona eclettica, scrisse di algologia e di micologia, di morfologia, di anatomia, biologia..
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Si iscrisse all'Istituto forestale di Vallombrosa, dove venne influenzato dal modello biologico basato su criteri vitalistici e finalistici e sull'impronta biosistematica del suo maestro Federico Delpino.
È stato professore ordinario di botanica all'Università di Messina (dal 1879) e all'Università di Palermo (dal 1892). A Messina rifondò l'Orto Botanico e creò l'Istituto di Botanica dell'ateneo. A Palermo istituì un "Giardino Coloniale" e contribuì alla realizzazione dell'Istituto di botanica. Dal 1892 al 1921 è stato direttore dell'Orto botanico di Palermo.
Assieme ad altri botanici, come Luigi Buscalioni e Pietro Romualdo Pirotta, fondò a Messina il periodico «Malpighia», mentre a Palermo diede vita al «Bollettino del R. Orto Botanico».
Ottenne numerosi riconoscimenti, quali la nomina di socio dell'Accademia dei XL e dell'Accademia dei Lincei, la presidenza della Società botanica italiana, il conferimento di titoli e onorificenze presso le accademie di Francia, Svezia e Germania. Nel 1907 ricevette la laurea honoris causa dall'Università di Uppsala.
Nei suoi studi e nelle sue ricerche approfondì le conoscenze sulle alghe marine, sulla disseminazione, sugli apparati di senso-motore.
Opere principali
Flora forestale italiana, ossia descrizione delle piante legnose indigene all'Italia o rese spontanee per lunga cultura, 2 voll., Tip. Arte della Stampa, Firenze 1879-1880.
Studi algologici: saggio di ricerche sulla biologia delle alghe, 2 voll., ed. Capra - Reber, Messina - Palermo, 1883-1895.
Compendio della flora florestale italiana. Prontuario per la sollecita determinazione delle piante forestali indigene all'Italia ad uso degli agenti dell'amministrazione dei boschi, Tip. Capra, Messina 1885.
Contribuzioni alla biologia vegetale, 3 voll.,
Clausen-Reber-Priulla, Torino-Palermo 1894-1905.
Ricerche sulla morfologia e sull'accrescimento dello stipite delle palme, (scritto con G. Catalano), in «Memorie della reale Accademia dei Lincei», s. V, CCCIX (1912), vol. IX, fasc. VI, pp. 168–201.
Studi sulle mixoficee, 2 voll., Stab. Pellas, Firenze 1914-1916.
Vita, forme, evoluzione del regno vegetale, Tip. Giannitrapani, Palermo 1915.
Studi sulla flora e sulla vita delle piante in Libia, Tip. Priulla, Palermo 1917.
Problemi di filosofia botanica, con prefazione di G. Sergi, Bardi, Roma 1920.
Borzì è l'abbreviazione standard utilizzata per le piante descritte da Antonino Borzì.
Consulta l'elenco delle piante assegnate a questo autore dall'IPNI.
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Assieme ad altri botanici, come Luigi Buscalioni e Pietro Romualdo Pirotta, fondò a Messina il periodico «Malpighia», mentre a Palermo diede vita al «Bollettino del R. Orto Botanico».
Ottenne numerosi riconoscimenti, quali la nomina di socio dell'Accademia dei XL e dell'Accademia dei Lincei, la presidenza della Società botanica italiana, il conferimento di titoli e onorificenze presso le accademie di Francia, Svezia e Germania. Nel 1907 ricevette la laurea honoris causa dall'Università di Uppsala.
Nei suoi studi e nelle sue ricerche approfondì le conoscenze sulle alghe marine, sulla disseminazione, sugli apparati di senso-motore.
Opere principali
Flora forestale italiana, ossia descrizione delle piante legnose indigene all'Italia o rese spontanee per lunga cultura, 2 voll., Tip. Arte della Stampa, Firenze 1879-1880.
Studi algologici: saggio di ricerche sulla biologia delle alghe, 2 voll., ed. Capra - Reber, Messina - Palermo, 1883-1895.
Compendio della flora florestale italiana. Prontuario per la sollecita determinazione delle piante forestali indigene all'Italia ad uso degli agenti dell'amministrazione dei boschi, Tip. Capra, Messina 1885.
Contribuzioni alla biologia vegetale, 3 voll.,
Clausen-Reber-Priulla, Torino-Palermo 1894-1905.
Ricerche sulla morfologia e sull'accrescimento dello stipite delle palme, (scritto con G. Catalano), in «Memorie della reale Accademia dei Lincei», s. V, CCCIX (1912), vol. IX, fasc. VI, pp. 168–201.
Studi sulle mixoficee, 2 voll., Stab. Pellas, Firenze 1914-1916.
Vita, forme, evoluzione del regno vegetale, Tip. Giannitrapani, Palermo 1915.
Studi sulla flora e sulla vita delle piante in Libia, Tip. Priulla, Palermo 1917.
Problemi di filosofia botanica, con prefazione di G. Sergi, Bardi, Roma 1920.
Borzì è l'abbreviazione standard utilizzata per le piante descritte da Antonino Borzì.
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Messina
Messina (AFI: [mesˈsiːna] ascoltaⓘ; Missina in siciliano) è un comune italiano di 216 566 abitanti, capoluogo dell'omonima città metropolitana, in Sicilia. Sorge nei pressi dell'estrema punta nordorientale della Sicilia (Capo Peloro) sullo stretto che ne…
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1624 ~ 24 agosto ~ 2023
399°anniversario della "Inventione" della Sacra Grotta e dell' Epigrafe di Santa Rosalia alla Quisquina.
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"Nel 1624 si costruiva a Santo Stefano il nuovo convento dei domenicani; fra gli operai vi erano Simone Tropiano e Francesco Bongiorno, due muratori palermitani, che sapevano della scoperta delle reliquie di Santa Rosalia sul monte Pellegrino, e in quel febbrile clima di ricerche delle orme della Santa Romita decisero di venire in questi luoghi per cercare la grotta della Quisquina: arrivarono qui un giorno d'agosto e presso la grotta trovarono il vecchio altare di pietra abbandonato, in rovina.
Tornarono qui un altro giorno, il 24 agosto, attrezzati di ferri, con una ventina di stefanesi, e trovarono fra gli sterpi una piccola apertura, ma faceva sera ed erano stanchi: dovettero tornare a Santo Stefano.
Qui vennero ancora il giorno dopo, domenica, e riuscirono ad arrivare alla celletta in cui videro scolpite sulla pietra delle lettere, che nessuno riuscì a leggere, ma qualcuno cercò di trascriverle col carbone di un legno bruciato.
La voce della scoperta si diffuse subito fra gli stefanesi, e in folla accorsero qui il giorno dopo, il 26 agosto (lunedì) del 1624. Alla luce delle torce si poté leggere:
EGO ROSALIA SINIBALDI QUISQUINE ET ROSARUM DOMINI FILIA AMORE D.NI MEI IESU CRISTI INI HOC ANTRO HABITARI DECREVI"
Dove tutto parla di Santa Rosalia
Spicilegio quisquinese
Prof. Calogero Messina
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Tornarono qui un altro giorno, il 24 agosto, attrezzati di ferri, con una ventina di stefanesi, e trovarono fra gli sterpi una piccola apertura, ma faceva sera ed erano stanchi: dovettero tornare a Santo Stefano.
Qui vennero ancora il giorno dopo, domenica, e riuscirono ad arrivare alla celletta in cui videro scolpite sulla pietra delle lettere, che nessuno riuscì a leggere, ma qualcuno cercò di trascriverle col carbone di un legno bruciato.
La voce della scoperta si diffuse subito fra gli stefanesi, e in folla accorsero qui il giorno dopo, il 26 agosto (lunedì) del 1624. Alla luce delle torce si poté leggere:
EGO ROSALIA SINIBALDI QUISQUINE ET ROSARUM DOMINI FILIA AMORE D.NI MEI IESU CRISTI INI HOC ANTRO HABITARI DECREVI"
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