♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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La quartara è un recipiente in terracotta, dalle antiche origini contadine, di medie dimensioni e fornito di due grossi manici nella parte superiore; molto simile ad una giara è usato da millenni in Sicilia per trasportare e conservare acqua o vino.

Una versione più piccola ma di forma simile veniva usata per tenere e rinfrescare l'acqua da bere; veniva chiamata u bummulu.

Le quartare vengono oggi acquistate a scopo decorativo dell'arredamento di rustici e ville di campagna.

Con il passare del tempo alle quartare di terracotta si sono affiancate quelle in lamiera, più leggere e maneggevoli, ma, essendo meno indicate per l'uso con l'acqua, venivano invece spesso usate per l'olio.

L'esterno della quartara è spesso tipicamente decorato, ma quelle per l'uso giornaliero venivano lasciate senza decorazione.

Un uso particolare delle quartare è quello per cui, in occasioni di feste popolari, vengono usate come strumento musicale: soffiandoci dentro emette un suono cupo, usato come accompagnamento musicale nella musica folclorica siciliana.

Proverbi siciliani che menzionano la Quartara:

"Tu fai manichi e quartari"

("Tu fai sia i manici che le anfore": detto di chi vuol fare tutto da sé).

"Tantu va 'a quartara all'acqua, o si rumpi o si ciacca"

("Tante volte va l'anfora all'acqua che o si rompe o si fessura!": detto nel senso che la pazienza prima o poi finirà).

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"A Putia" ( La Bottega)

Il termine putia, italianizzato in bottega, deriva probabilmente dal greco apotheke, ossia magazzino, deposito. La parola indicava un luogo, generalmente sulla pubblica via, in cui si esponevano, conservavano o vendevano le merci.

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"Mentri ’u mericu sturia, ’u malatu si nni va".

Mentre il medico studia, il malato muore. Tardare troppo nelle decisioni si può incorrere a brutte conseguenze.

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Tìndari
É una frazione di Patti, comune italiano della città metropolitana di Messina, in Sicilia.Gli abitanti sono detti tindàridi, tindaroti, tindaritani, tindaridei (in omaggio ai Dioscurifigli di Tindaro); in siciliano tinnaroti.

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La città (in greco antico: Τύνδαρις, Týndaris) venne fondata da Dionisio I di Siracusa nel 396 a.C. come colonia di mercenari siracusaniche avevano partecipato alla guerra contro Cartagine, nel territorio della città sicula di Abacaenum (Tripi), e prese il nome di Tyndaris, in onore di Tindaro, re di Sparta e sposo di Leda, padre putativo di Elena e dei Dioscuri, Castore e Polluce.

Durante la prima guerra punica, sotto il controllo di Gerone II di Siracusa, fu base navale cartaginese, e nelle sue acque si combatté nel 257 a.C. la battaglia di Tindari, nella quale la flotta romana, guidata dal console Aulo Atilio Calatino, mise in fuga quella cartaginese.

Con Siracusa passò in seguito nell'orbita romana e fu base navale di Sesto Pompeo. Presa da Augusto nel 36 a.C., che vi dedusse la colonia romana di Colonia Augusta Tyndaritanorum, una delle cinque della Sicilia, Cicerone la citò come nobilissima civitas.

Nel I secolo d.C. subì le conseguenze di una grande frana, mentre nel IV secolo fu soggetta a due distruttivi terremoti

Sede vescovile, venne conquistata dai Bizantini nel 535 e cadde nell'836, nelle mani degli Arabi dai quali venne distrutta.

Vi rimase il santuario dedicato alla Madonna Nera di Tindari, progressivamente ingrandito, che ospita una Maria con il Bambino scolpita in legno, considerata apportatrice di grazie e miracolosa.

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