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Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda!
Noi ci dobbiamo ribellare.
Prima che sia troppo tardi.
Prima di abituarci alle loro facce.
Prima di non accorgerci più di niente.
<<Peppino Impastato>>
9 maggio 1978 L'Italia, 45 anni fa, assisteva attonita a due tragedie che cambiarono per sempre la storia del nostro Paese: il ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro e l'uccisione del giornalista Peppino Impastato per mano della mafia.
Giornata delle vittime del terrorismo.
Tanti furono uccisi: politici, sindacalisti, giornalisti, forze dell’ordine, magistrati, semplici cittadini.
Non dobbiamo e non possiamo dimenticarli.
La memoria è fondamentale perché il passato non si ripeta.
👉@sicilianewseinfo
📌@sicil_iaterramia
🌎@postidavedere
🌅@cartolinesiciliaterramia
👉🏻@IodicoTudiciEglidice🖋
💡@voglia_di_sapere
Noi ci dobbiamo ribellare.
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<<Peppino Impastato>>
9 maggio 1978 L'Italia, 45 anni fa, assisteva attonita a due tragedie che cambiarono per sempre la storia del nostro Paese: il ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro e l'uccisione del giornalista Peppino Impastato per mano della mafia.
Giornata delle vittime del terrorismo.
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Forwarded from ♡ Sicilia Terra Mia ♡ (👑🇶 🇺 🇪 🇪 🇳👑)
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"Sono stato un clown di strada per trent'anni e ho tentato di rendere la mia vita stessa una vita buffa. Non nel senso in cui si usa oggi questa parola, ma nel senso originario. "Buffo" significava buono, felice, benedetto, fortunato, gentile e portatore di gioia. Indossare un naso di gomma ovunque io vada ha cambiato la mia vita".
<<Patch Adams>>
Saremo in tanti noi con
il nasino rosso🔴
Vi aspettiamo😍
Non mancate❤️🔴❤️
By @Femminacomelaguerra
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😍#teniamocipermanoonlus
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Le Isole Egadi. Dove si trovano?
L’arcipelago delle Egadi è situato all’estremità occidentale della Sicilia, a poche miglia da Trapani, ed è composto dalle isole di
Favignana, Levanzo, Marettimo, l’isolotto di Formica e lo scoglio di Maraone.
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Le Isole Egadi sono incastonate in splendide acque cristalline, ed ospitano una ricca e variegata flora e fauna marina.
Tali caratteristiche rendono questo arcipelago una meta ambita per gli appassionati dello snorkeling, delle immersioni e della vela, oltre che naturalmente delle giornate in spiaggia e delle nuotate in acque dai colori meravigliosi che spaziano dal turchese all’azzurro intenso, con fondali ricchi di vita.
Le bellezze naturali che caratterizzano le acque egadine si estendono tuttavia anche alla terraferma.
Infatti per coloro che amano passeggiate immerse nella natura, queste isole mostrano una ricca vegetazione dove non mancano piante endemiche con proprietà officinali, mentre dal punto faunistico rivestono rilevante importanza uccelli e piccoli mammiferi come lepri e conigli.
Al fine di preservare le bellezze naturali dell’arcipelago, è stata recentemente istituita l’Area Marina Protetta (AMP) delle Isole Egadi, la più grande riserva marina d’Europa.
Amministrativamente le Egadi fanno parte del comune di Favignana, e contano in tutto 4300 residenti
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Tali caratteristiche rendono questo arcipelago una meta ambita per gli appassionati dello snorkeling, delle immersioni e della vela, oltre che naturalmente delle giornate in spiaggia e delle nuotate in acque dai colori meravigliosi che spaziano dal turchese all’azzurro intenso, con fondali ricchi di vita.
Le bellezze naturali che caratterizzano le acque egadine si estendono tuttavia anche alla terraferma.
Infatti per coloro che amano passeggiate immerse nella natura, queste isole mostrano una ricca vegetazione dove non mancano piante endemiche con proprietà officinali, mentre dal punto faunistico rivestono rilevante importanza uccelli e piccoli mammiferi come lepri e conigli.
Al fine di preservare le bellezze naturali dell’arcipelago, è stata recentemente istituita l’Area Marina Protetta (AMP) delle Isole Egadi, la più grande riserva marina d’Europa.
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Escursione Favignana e Levanzo da Trapani - Tourist Lines
Escursione Favignana e levanzo in barca da Trapani. Scopri Favignana e Levanzo con il tour di un giorno. Prezzi e Programma e cancellazione gratuita.
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CHIESA MADRE DI MARSALA
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La costruzione della Chiesa Madre di Marsala è legata alla leggenda secondo cui una nave che portava in Inghilterra delle colonne corinzie, per edificare una chiesa in onore di San Tommaso di Canterbury, trascinata da venti contrari approdò a Marsala. I cittadini pensarono ad un segno della volontà celeste e così utilizzarono quelle colonne per un tempio in onore del santo inglese.
Più verosimile è che il culto di Tommaso Becket sia stato diffuso in Sicilia da Giovanna Plantageneta, figlia del re d’Inghilterra Enrico II, la quale volle espiare le colpe del padre accusato di aver fatto uccidere il vescovo mentre celebrava la messa, facendo così consacrare al santo alcune chiese in Sicilia. Poiché Giovanna nel 1177 giunse nell’isola per sposare Guglielmo II e il suo regno terminò nel 1189 con la morte del marito, è probabile che la Chiesa Madre di Marsala fu consacrata tra queste due date.
Scarsi sono i documenti per definire le vicende della costruzione dell’edificio nel medioevo. Per tutto il XVI secolo, fino al 1590, fu ingrandito per ben tre volte, ma gli sforzi per poter disporre di una grande chiesa non furono sufficienti e così nel 1607 il consiglio civico decise di costruire un edificio ancora più ampio.
I lavori andarono molto a rilento e subirono numerose vicissitudini fino al 1827, anno del completamento della cupola che però era tanto pesante da ingenerare negli anni forti preoccupazioni sulla sua tenuta. Il 9 febbraio 1893, infine, la cupola crollò provocando ingenti danni collaterali.
Subito iniziarono i lavori di ricostruzione e la chiesa fu riaperta al culto nel 1903 seppure con una copertura provvisoria. Ma la crisi economica e le due guerre mondiali fecero passare in secondo piano l’idea di ricostruire la cupola. Solo nel 1947, grazie all’iniziativa di Monsignor Pasquale Lombardo, un marsalese emigrato in America ai primi del ‘900, la cupola fu costruita e completata nel 1951.
Nel corso dei secoli, la Chiesa Madre ha accolto, nei suoi altari e nelle sue cappelle, dipinti, sculture e oggetti sacri, anche provenienti da chiese distrutte o sconsacrate, attraverso i quali è possibile tracciare un profilo della cultura artistica siciliana dal XV secolo in poi.
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Più verosimile è che il culto di Tommaso Becket sia stato diffuso in Sicilia da Giovanna Plantageneta, figlia del re d’Inghilterra Enrico II, la quale volle espiare le colpe del padre accusato di aver fatto uccidere il vescovo mentre celebrava la messa, facendo così consacrare al santo alcune chiese in Sicilia. Poiché Giovanna nel 1177 giunse nell’isola per sposare Guglielmo II e il suo regno terminò nel 1189 con la morte del marito, è probabile che la Chiesa Madre di Marsala fu consacrata tra queste due date.
Scarsi sono i documenti per definire le vicende della costruzione dell’edificio nel medioevo. Per tutto il XVI secolo, fino al 1590, fu ingrandito per ben tre volte, ma gli sforzi per poter disporre di una grande chiesa non furono sufficienti e così nel 1607 il consiglio civico decise di costruire un edificio ancora più ampio.
I lavori andarono molto a rilento e subirono numerose vicissitudini fino al 1827, anno del completamento della cupola che però era tanto pesante da ingenerare negli anni forti preoccupazioni sulla sua tenuta. Il 9 febbraio 1893, infine, la cupola crollò provocando ingenti danni collaterali.
Subito iniziarono i lavori di ricostruzione e la chiesa fu riaperta al culto nel 1903 seppure con una copertura provvisoria. Ma la crisi economica e le due guerre mondiali fecero passare in secondo piano l’idea di ricostruire la cupola. Solo nel 1947, grazie all’iniziativa di Monsignor Pasquale Lombardo, un marsalese emigrato in America ai primi del ‘900, la cupola fu costruita e completata nel 1951.
Nel corso dei secoli, la Chiesa Madre ha accolto, nei suoi altari e nelle sue cappelle, dipinti, sculture e oggetti sacri, anche provenienti da chiese distrutte o sconsacrate, attraverso i quali è possibile tracciare un profilo della cultura artistica siciliana dal XV secolo in poi.
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L'Etna e il commercio della neve: una Storia tutta catanese.
Lo storico Davide Drago racconta come funzionava un tempo il commercio della neve dell'Etna, venduta per uso alimentare e per conservare il pesce appena pescato.
Fino all'arrivo del ghiaccio industriale
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Lo storico Davide Drago racconta come funzionava un tempo il commercio della neve dell'Etna, venduta per uso alimentare e per conservare il pesce appena pescato.
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Prima del ghiaccio industriale e, soprattutto, molto prima delle moderne norme igienico-sanitarie, la neve dell'Etna era una vera e propria "manna dal cielo" per la conservazione degli alimenti e per la produzione dolciaria. Un settore dell'economia locale oggi "impensabile" ma che, fino ai primi anni del Ventesimo secolo, era al centro dell'economia della città di Catania e della sua provincia. In un documento del 1903.
"Il mercato della neve era molto florido in Sicilia nel periodo del XVIII-XX secolo - spiega Drago a CataniaToday - Soprattutto quello dell'Etna, per ovvie ragioni. Era florido perché strettamente legato al commercio del pesce ma anche alla produzione del gelato e delle granite".
"Erano centinaia le persone che lavoravano sul vulcano - continua lo studioso catanese, attualmente attivo a Venezia per il progetto Venice Time Machine ma appassionato del nostro territorio - salivano con i muli dai vari paesi e raccoglievano la neve. Una parte veniva portata a valle, mentre altra veniva depositata nelle cosiddette neviere".
"La particolarità, da un punto di vista storico - continua Drago - è che la neve che cadeva sull'Etna era di proprietà baronale o vescovile perché gli appezzamenti, anche in quota, erano dei nobili o della Chiesa. Sia in Archivio di Stato che in Archivio Storico Diocesano si possono infatti trovare tantissimi documenti che raccontano la compravendita della neve".
"In particolar modo, la neve dell'Etna era del Vescovo dal 1092, anno in cui il Gran Conte Ruggero aveva fatto una donazione di terre alla Chiesa. Quest'ultima dava poi in appalto il commercio alla borghesia cittadina".
"Il documento che ho pubblicato è del 1903 - conclude lo storico - ed uno degli ultimi perché poi con l'arrivo del ghiaccio industriale è finito tutto.
Il manifesto è stato affisso nel Comune di Giarre che, insieme ai Comuni di Santa Venerina e Zafferana, era tra i più attivi nel commercio".
👉@sicilianewseinfo
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"Il mercato della neve era molto florido in Sicilia nel periodo del XVIII-XX secolo - spiega Drago a CataniaToday - Soprattutto quello dell'Etna, per ovvie ragioni. Era florido perché strettamente legato al commercio del pesce ma anche alla produzione del gelato e delle granite".
"Erano centinaia le persone che lavoravano sul vulcano - continua lo studioso catanese, attualmente attivo a Venezia per il progetto Venice Time Machine ma appassionato del nostro territorio - salivano con i muli dai vari paesi e raccoglievano la neve. Una parte veniva portata a valle, mentre altra veniva depositata nelle cosiddette neviere".
"La particolarità, da un punto di vista storico - continua Drago - è che la neve che cadeva sull'Etna era di proprietà baronale o vescovile perché gli appezzamenti, anche in quota, erano dei nobili o della Chiesa. Sia in Archivio di Stato che in Archivio Storico Diocesano si possono infatti trovare tantissimi documenti che raccontano la compravendita della neve".
"In particolar modo, la neve dell'Etna era del Vescovo dal 1092, anno in cui il Gran Conte Ruggero aveva fatto una donazione di terre alla Chiesa. Quest'ultima dava poi in appalto il commercio alla borghesia cittadina".
"Il documento che ho pubblicato è del 1903 - conclude lo storico - ed uno degli ultimi perché poi con l'arrivo del ghiaccio industriale è finito tutto.
Il manifesto è stato affisso nel Comune di Giarre che, insieme ai Comuni di Santa Venerina e Zafferana, era tra i più attivi nel commercio".
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CataniaToday
L'Etna e il commercio della neve: una Storia tutta catanese
Lo storico Davide Drago racconta a CataniaToday come funzionava un tempo il commercio della neve dell'Etna, venduta per uso alimentare e per conservare il pesce appena pescato. Fino all'arrivo del ghiaccio industriale
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La vera storia dell'impresa dei Mille 5/ Lo sbarco dei Garibaldini a Marsala vergognosamente protetti dagli Inglesi – I Nuovi Vespri
🗞#news_ storia
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Telegraph
La vera storia dell'impresa dei Mille 5/ Lo sbarco dei Garibaldini a Marsala vergognosamente protetti dagli Inglesi – I Nuovi Vespri
Quinta puntata del volume di Giuseppe Scianò sulla sceneggiata passata alla storia come “Impresa dei Mille”. Si parla dello sbarco a Marsala di Garibaldi e dei Mille che non ebbe nulla di eroico. Sbarcarono di giorno, protetti dalle navi Inglesi, che impedirono…
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📍Castelbuono, Palermo
Il borgo di Castelbuono è situato alle pendici del “Colle Milocca”, nella vallata delle Madonie, ed è inserito nella scenografia dei rilievi di Pollina, San Mauro, Geraci, Gibilmanna, Isnello, tra numerosi boschi di querce, castagno, ciliegio, e frassino. Il centro storico conserva ancora edifici di un antico passato che si innalzano tra le vie strette di questo Borgo Autentico.
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Il borgo di Castelbuono è situato alle pendici del “Colle Milocca”, nella vallata delle Madonie, ed è inserito nella scenografia dei rilievi di Pollina, San Mauro, Geraci, Gibilmanna, Isnello, tra numerosi boschi di querce, castagno, ciliegio, e frassino. Il centro storico conserva ancora edifici di un antico passato che si innalzano tra le vie strette di questo Borgo Autentico.
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Castelbuono è inserito in un territorio dalle origini molto antiche, quello della valle delle Madonie, frequentato sin dal neolitico. Le prime notizie storiche risalgono al periodo medievale quando il borgo passò sotto la giurisdizione del monastero benedettino di Lipari. Nel 1316 il conte Francesco di Ventimiglia fece costruire il castello su un antico sito bizantino intorno al quale si sviluppò il centro abitato. Da quel momento, la famiglia Ventimiglia decise di trasferirsi a Castelbuono ma, alla fine del 1500, la popolazione locale fu quasi del tutto sterminata da due terribili epidemie. La corte decise di diventare una sorta di residenza d’artisti di notevole pregio, tra cui Torquato tasso, che contribuirono all’accrescimento artistico e urbanistico.
Castelbuono è un Comune di circa 9.000 abitanti della provincia di Palermo e si contraddistingue per la caratteristica e rarissima Manna, prodotto pregiatissimo ottenuto dalla corteccia del frassino.
Il Borgo di Castelbuono
Il borgo di Castelbuono è situato alle pendici del “Colle Milocca”, nella vallata delle Madonie, ed è inserito nella scenografia dei rilievi di Pollina, San Mauro, Geraci, Gibilmanna, Isnello, tra numerosi boschi di querce, castagno, ciliegio, e frassino. Il centro storico conserva ancora edifici di un antico passato che si innalzano tra le vie strette di questo Borgo Autentico.
La Storia
Castelbuono è inserito in un territorio dalle origini molto antiche, quello della valle delle Madonie, frequentato sin dal neolitico. Le prime notizie storiche risalgono al periodo medievale quando il borgo passò sotto la giurisdizione del monastero benedettino di Lipari. Nel 1316 il conte Francesco di Ventimiglia fece costruire il castello su un antico sito bizantino intorno al quale si sviluppò il centro abitato. Da quel momento, la famiglia Ventimiglia decise di trasferirsi a Castelbuono ma, alla fine del 1500, la popolazione locale fu quasi del tutto sterminata da due terribili epidemie. La corte decise di diventare una sorta di residenza d’artisti di notevole pregio, tra cui Torquato tasso, che contribuirono all’accrescimento artistico e urbanistico.
Nel XVII secolo, con l’apertura al pubblico della chiesa della “Matrice nuova” in costruzione dal 1600 circa, il casale fu elevato al rango di città la quale fu dotata anche di un teatro. Con l’abolizione della società feudale, l’abitato di Castelbuono mantenne la sua importanza grazie all’operato di importanti famiglie e personalità illustri presenti sul territorio come Minà Palumbo, medico botanico italiano a cui oggi è dedicato il museo naturalistico. Nel 1821 assunse l’autonomia amministrativa e diventò comune.
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Il Borgo di Castelbuono
Il borgo di Castelbuono è situato alle pendici del “Colle Milocca”, nella vallata delle Madonie, ed è inserito nella scenografia dei rilievi di Pollina, San Mauro, Geraci, Gibilmanna, Isnello, tra numerosi boschi di querce, castagno, ciliegio, e frassino. Il centro storico conserva ancora edifici di un antico passato che si innalzano tra le vie strette di questo Borgo Autentico.
La Storia
Castelbuono è inserito in un territorio dalle origini molto antiche, quello della valle delle Madonie, frequentato sin dal neolitico. Le prime notizie storiche risalgono al periodo medievale quando il borgo passò sotto la giurisdizione del monastero benedettino di Lipari. Nel 1316 il conte Francesco di Ventimiglia fece costruire il castello su un antico sito bizantino intorno al quale si sviluppò il centro abitato. Da quel momento, la famiglia Ventimiglia decise di trasferirsi a Castelbuono ma, alla fine del 1500, la popolazione locale fu quasi del tutto sterminata da due terribili epidemie. La corte decise di diventare una sorta di residenza d’artisti di notevole pregio, tra cui Torquato tasso, che contribuirono all’accrescimento artistico e urbanistico.
Nel XVII secolo, con l’apertura al pubblico della chiesa della “Matrice nuova” in costruzione dal 1600 circa, il casale fu elevato al rango di città la quale fu dotata anche di un teatro. Con l’abolizione della società feudale, l’abitato di Castelbuono mantenne la sua importanza grazie all’operato di importanti famiglie e personalità illustri presenti sul territorio come Minà Palumbo, medico botanico italiano a cui oggi è dedicato il museo naturalistico. Nel 1821 assunse l’autonomia amministrativa e diventò comune.
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Borghi Autentici d'Italia
Castelbuono
Castelbuono è un Comune di circa 9.000 abitanti della provincia di Palermo e si contraddistingue per la caratteristica e rarissima Manna, prodotto pregiatissimo ottenuto dalla corteccia del frassino.
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Un po' di bella musica di
👉🏻 @raquelromeo_ nel cuore del centro storico di Palermo
Post di 👉🏻©@sicil_iaterramia
PS : Copi i miei post e poi scrivi: #copiapurequesto sei un mito 🤣
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Raquel Romeo, considerata la voce della Palermo "di strada".
Quarantatre anni, palermitana, suona per strada da 10 anni. Il suo palcoscenico è il centro storico della Città.
I palermitani che frequentano quello che lei chiama “casa mia”, sicuramente l’avranno vista correre su e giù per il Cassaro a bordo della sua stravagante bicicletta con un vano anteriore dove Raquel ripone basso, chitarra e l’abitudine di rimboccarsi le maniche.
Ha sette fratelli, rimasti orfani, si è sempre dovuta reinventare nella vita. Mamma, ha due figlie di 18 e 14 anni. Rimasta sola con le sue bambine, a spingerla a cantare è stata «la necessità, cantare per me è una terapia». Canzoni siciliane ne canta poche, il suo repertorio è quello dei cantautori italiani come Lucio Dalla, di cui ha interpretato uno dei brani più significativi. Raquel non suona nei locali (neanche morta!) ma solo per strada.
La gente le dice «Se Palermo avesse una voce, sarebbe la tua».
👉@sicilianewseinfo
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Quarantatre anni, palermitana, suona per strada da 10 anni. Il suo palcoscenico è il centro storico della Città.
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Ha sette fratelli, rimasti orfani, si è sempre dovuta reinventare nella vita. Mamma, ha due figlie di 18 e 14 anni. Rimasta sola con le sue bambine, a spingerla a cantare è stata «la necessità, cantare per me è una terapia». Canzoni siciliane ne canta poche, il suo repertorio è quello dei cantautori italiani come Lucio Dalla, di cui ha interpretato uno dei brani più significativi. Raquel non suona nei locali (neanche morta!) ma solo per strada.
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