♡ Sicilia Terra Mia ♡
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Il 30 marzo 1282 fu il giorno in cui si compí la rivolta dei Vespri siciliani, cioè la ribellione scoppiata a Palermo per cacciare i francesi dall'isola.

Karl Marx, Il famoso filosofo tedesco
considerato il padre dell’ideologia socialista e comunista, nei suoi scritti ha dedicato un articolo alla Sicilia e ai siciliani, soffermandosi sugli aspetti storico-culturali che hanno contribuito a renderla ciò che è, o almeno ciò che era fino al 1860, anno di pubblicazione di queste parole.

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IL POPOLO SICILIANO, SECONDO KARL MARX

“In tutta la storia della razza umana nessuna terra e nessun popolo hanno sofferto in modo altrettanto terribile per la schiavitù, le conquiste e le oppressioni straniere, e nessuno ha lottato in modo tanto indomabile per la propria emancipazione come la Sicilia e i siciliani.

Quasi dal tempo in cui Polifemo passeggiava intorno all'Etna, o in cui Cerere insegnava ai siculi la coltivazione del grano, fino ai giorni nostri, la Sicilia è stata il teatro di invasioni e guerre continue, e di intrepida resistenza.

I siciliani sono un miscuglio di quasi tutte le razze del sud e del nord; prima dei sicani aborigeni con fenici, cartaginesi, greci, e schiavi di ogni parte del mondo, importati nell'isola per via di traffici o di guerre; e poi di arabi, normanni, e italiani. I siciliani, durante tutte queste trasformazioni e modificazioni, hanno lottato, e continuano a lottare, per la loro libertà.

Più di trenta secoli fa gli aborigeni della Sicilia opposero resistenza come meglio poterono al predominio degli armamenti e all'arte militare degli invasori cartaginesi e greci. Vennero resi tributari, ma non furono mai del tutto sottomessi né dagli uni né dagli altri.

Per lungo tempo la Sicilia fu il campo di battaglia dei greci e dei cartaginesi; la sua gente fu ridotta in rovina e in parte resa schiava; le sue città, abitate da cartaginesi e greci, furono i centri da cui oppressione e schiavitù si diffusero all'interno dell'isola.

Questi primi siciliani, tuttavia, non persero mai l'occasione di lottare per la libertà, o almeno di vendicarsi quanto più potevano dei loro padroni cartaginesi e di Siracusa. I romani infine sottomisero cartaginesi e siracusani, vendendone come schiavi il maggior numero possibile. Furono così venduti tutti in una volta 30.000 abitanti di Panormo, la moderna Palermo.

I romani fecero lavorare la terra siciliana da innumerevoli squadre di schiavi, allo scopo di sfamare i proletari poveri della Città Eterna con il grano siciliano.

In vista di ciò, non solo resero schiavi gli abitanti dell'isola, ma importarono schiavi da tutti gli altri loro domini. Le terribili crudeltà dei proconsoli, pretori, prefetti romani sono note a chiunque abbia un certo grado di familiarità con la storia di Roma, o con l'oratoria ciceroniana.

In nessun altro luogo, forse, la crudeltà romana arrivò a tali orge. I cittadini poveri e i piccoli proprietari terrieri, se non erano in grado di pagare lo schiacciante tributo loro richiesto, erano senza pietà venduti come schiavi, essi stessi o i loro figli, dagli esattori delle imposte.

Ma sia sotto Dionigi di Siracusa che sotto il dominio romano, in Sicilia accaddero le più terribili insurrezioni di schiavi, nelle quali popolazione indigena e schiavi importati facevano spesso causa comune. Durante la dissoluzione dell'impero romano, la Sicilia fu assalita da vari invasori.

Poi i mori se ne impadronirono per un certo periodo; ma i siciliani, soprattutto le popolazioni originarie dell'interno, resistettero sempre, con più o meno successo, e passo dopo passo mantennero o conquistarono diversi piccoli privilegi.

Quando le prime luci avevano appena cominciato a diffondersi sulle tenebre medievali, i siciliani avevano già ottenuto con le armi non solo varie libertà municipali, ma anche i rudimenti di un governo costituzionale, quale allora non esisteva in nessun altro luogo.

Prima di ogni altra nazione europea, i siciliani stabilirono col voto il reddito dei loro governi e dei loro sovrani. Così il suolo siciliano si è sempre dimostrato letale per gli oppressori e gli invasori, e i Vespri siciliani restarono immortalati nella storia…”

(Da Marx-Engels, Opere complete, Editori Riuniti, vol. XVII, pagg. 375-377)

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Palazzo dei Principi Alliata di Villafranca, Palermo.

È il sontuoso palazzo di una delle più grandi famiglie dell'aristocrazia palermitana.
Tra tutti i personaggi illustri di questa famiglia ricordiamo Topazia Alliata di Villafranca, figlia del Principe Enrico, pittrice e imprenditrice, madre di Dacia Maraini, gloria della letteratura italiana.

La quale, fra le sue opere, ha scritto il famoso romanzo "La lunga vita di Marianna Ucria" immagine sfolgorante della Palermo aristocratica settecentesca.

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"Diu fa l`abbunnanzia e 'i ricchi 'a caristia"

Dio fa l’abbondanza e i ricchi la carestia

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"Cu nesci arrinesci", il nuovo singolo del catanese Fabio Abate

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FABIO ABATE - CU NESCI ARRINESCI (PROVERBI SICILIANI)
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📍CATANIA

Mancano davvero poche ore infatti all’uscita del nuovo ed attesissimo singolo del poetico e visionario cantautore catanese, classe ‘75, Fabio Abate.

Sarà fuori infatti dall’1 di aprile “Cu nesci arrinesci”, che anticipa l’uscita della sua nuova fatica discografica, prevista invece per il mese di giugno.
Fabio Abate si presenta al suo attento ed affezionato pubblico con un brano che partendo dai proverbi siciliani diventa elegante racconto e profonda riflessione sulla vita.

Si tratta non a caso di una raccolta dei più significativi e profetici modi di dire della nostra terra , adattati in questo caso a sonorità moderne electro-pop.

Con questo nuovo singolo Fabio Abate, che nell’edizione 2008/2009 ha ricevuto la prestigiosa candidatura ai David di Donatello da parte dell’Accademia del Cinema Italiano, nella categoria “Miglior canzone originale”, per avere scritto il testo e la musica del brano “Senza farsi male”, in quell’occasione interpretato da Carmen Consoli che l’ha scelto per inserirlo nella colonna sonora del film “L’uomo che ama” di Maria Sole Tognazzi, vuole qui raccontare le infinite sfaccettature dei proverbi, che sono la nostra Bibbia, come dichiara lo stesso cantautore.

Ribattezzato da Fiorello “Il cantattore”, noto non solo per le sue colonne sonore, per le quali è stato candidato oltre che ai David di Donatello anche ai Nastri d’argento, e per le svariate collaborazioni artistiche, Fabio Abate ama da sempre raccontare e raccontarsi, attraverso le sue canzoni, con la naturalezza che gli appartiene, dove ogni immagine riesce a fondersi con la musica come se la loro unione fosse già stata scritta prima.

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Le Muchate Arabe sono le antiche cave sotterranee di Palermo.

Un viaggio nel centro della terra Palermitana, durante il quale si percorreranno alcune gallerie e si approfondiranno le tecniche di scavo dai quali veniva estratto il materiale che costituisce buona parte del materiale utilizzato per monumenti, chiese e case storiche di Palermo, la calcarenite pleistocenica, su cui poggia la Piana di Palermo.

🎥Video realizzato da @terradamare

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Le Cave sono state scavate nel periodo della dominazione araba sono state in attività fino agli anni Trenta del secolo scorso, per l’estrazione del tufo.

Nella seconda metà dello stesso, visto l’elevato grado di umidità, sono state utilizzate in parte come fungaia.
Il sito si trova nella zona della Fiera del Mediterraneo, in via Castellana Bandiera.

Il nome Muchate, di origine araba, deriva dal verbo siciliano “ammucciare“, cioè nascondere: siamo di fronte ad alcune delle cave calcarenitiche sotterranee più estese della città.

All’interno della cava sono stati ritrovati diversi materiali ceramici del periodo arabo. Qui si può ancora avvertire lo spirito dell’epoca in cui erano attive, scoprendo la storia dei carusi che le scavarono. Ancora oggi si può vedere il frutto di quella fatica.
Proprio con quel materiale lapideo che è stato estratto, sono stati costruiti monumenti e case storiche di Palermo. La cava si sviluppa su tre livelli e qui si trova la Calcarenite pleistocenica, che caratterizza il sottosuolo della Piana di Palermo.


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