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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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Il teatro oggi

Il G7 al teatro di Taormina.
A partire dagli anni cinquanta il teatro è stato impiegato come struttura teatrale all'aperto per varie forme di spettacolo che spaziano dal teatro ai concerti, dalle cerimonie di premiazione del David di Donatello ai concerti sinfonici, dall'opera lirica al balletto. Dal 1983è sede di Taormina Arte, manifestazione di spettacoli che si svolge tutti gli anni nel periodo estivo, e del Taormina Film Fest. Il teatro è stato anche sede di alcune riprese del film La dea dell'amore di Woody Allen.

Nel 2017 il teatro è stato il palcoscenico per dei concerti nonché per la sfilata principale del G7 tenutosi a Taormina.
L'isola Bella (isula Bedda in siciliano) è un'isola dell'Italia sita nel mar Ionio, in Sicilia, a Taormina, comune italiano della città metropolitana di Messina.

L'esigua distanza dalla costa a volte, a causa della marea, si annulla, rendendola una penisola. È chiamata anche la "perla del Mediterraneo".

Il nome fu coniato dal barone tedesco,Wilhelm von Gloeden, che diffuse in tutto il mondo il valore artistico dell'isola.

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Isola bella
Storia

Donata nel 1806 da Ferdinando I di Borbone a Pancrazio Ciprioti sindaco di Taormina, fu acquistata nel 1890 da Florence Trevelyanche la valorizzò costruendovi una casetta e piantumandovi rare essenze pregiate. L'isola andò poi in eredità all'avv. Cesare Acrosso,figlioccio adottato da Salvatore Cacciola, marito di Florence Trevelyan.

Nel 1954 fu acquistata per 38.000 ₤ dai fratelli Leone ed Emilio Bosurgi, che vi realizzarono un villaggio con 12 residenze autonome ed una minuscola piscina camuffata fra rocce e piantagioni, al fine di allietare ed ospitare i loro amici imprenditori e banchieri.
La famiglia Bosurgi era proprietaria della Sanderson, storica azienda messinese di trasformazione degli agrumi. Il fallimento di questa nel 1982,aprì la strada alla vendita per asta giudiziaria dei beni di famiglia che garantivano i debiti della società con fideiussioni. Tra questi beni vi era anche l'isola Bella con la sua villa. Una prima asta fu dunque fissata per il 17 ottobre 1984 con una base di cinque miliardi e mezzo di Lire e rilancio minimo di cento milioni,ma andò deserta.
Intanto le istituzioni si mossero per tutelare l'isolotto. L'8 ottobre 1984 la Regione Siciliana, su sollecitazione del Comune di Taormina, l'Assessorato regionale dei beni culturali dichiarò l'isola Bella un monumento d'interesse storico artistico di particolare pregio in quanto «esempio isolato di unicum come valore naturalistico, storico e culturale», sottoponendola a vincoli di tutela. Il decreto considerava l'isola come un «monumentonaturale».
Una nuova asta il 6 marzo 1985, nonostante la base fosse stata ribassata del 20%, non vide presentarsi nessun compratore.

Nel 1990 l'isola fu infine acquistata dall'Assessorato dei beni culturali della Regione Siciliana. Nel 1998 fu istituita riserva naturale, gestita dal WWF, poi dalla Provincia di Messinae di recente passata in gestione al CUTGANA,centro di tutela ambientale dell'Università di Catania.

Con l'istituzione nel 2010 dei Parchi Archeologici, la gestione, la fruizione, la tutela e la valorizzazione dell'Isolabella sono attualmente di competenza del Parco Archeologico di Naxos.
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Rifugio Santa Barbara Nicolosi Etna
Letojanni
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FONDALI MARINI E ACQUE CRISTALLINE: MERAVIGLIE DI PANAREA!

Tra fondali marini incontaminati, relitti da esplorare e spiagge meravigliose, l’Isola di Panarea, la più piccola per dimensioni delle Isole Eolie, è una meta suggestiva per chi ama il turismo e gli sport marittimi. Affascinante, con i suoi paesaggi costieri e i colori tipici delle rocce di origine vulcanica, ed accogliente al tempo stesso, Panarea è una delle principali destinazioni per le vacanze.

Il turismo, a Panarea, non è soltanto quello familiare: qui si ritrovano, infatti, italiani e stranieri appassionati di immersioni, escursioni in barca, trekking.

Durante la stagione estiva, quando il clima diventa più caldo, Panarea acquista un fascino ancora più intenso. Una delle attrazioni più note dell’isola e, in generale, del bacino vulcanico da cui ebbe origine l’arcipelago eoliano, sono proprio i suoi fondali marini inesplorati, che presentano caratteristiche uniche.

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Tra fondali marini incontaminati, relitti da esplorare e spiagge meravigliose, l’Isola di Panarea, la più piccola per dimensioni delle Isole Eolie, è una meta suggestiva per chi ama il turismo e gli sport marittimi. Affascinante, con i suoi paesaggi costieri e i colori tipici delle rocce di origine vulcanica, ed accogliente al tempo stesso, Panarea è una delle principali destinazioni per le vacanze.

Il turismo, a Panarea, non è soltanto quello familiare: qui si ritrovano, infatti, italiani e stranieri appassionati di immersioni, escursioni in barca, trekking.

Durante la stagione estiva, quando il clima diventa più caldo, Panarea acquista un fascino ancora più intenso. Una delle attrazioni più note dell’isola e, in generale, del bacino vulcanico da cui ebbe origine l’arcipelago eoliano, sono proprio i suoi fondali marini inesplorati, che presentano caratteristiche uniche.

PANAREA SPIAGGE E FONDALI

I fondali marini di Panarea sono famosi in tutto il mondo. In questo sito, infatti, si trovano oltre 200 camini di origine vulcanica, sparsi tra le rive dell’isola ed il vicino isolotto di Basiluzzo. Questo luogo unico nel suo genere è stato denominato Smoking Land ed è formato da centinaia di coni in ossidi di ferro, dal diametro medio di 3,8 metri e dall’altezza variabile da 1 a 4 metri. Dalla sommità dei coni, simile ad una “bocca”, fuoriesce un fluido idrotermale acido, composto prevalentemente da anidride carbonica e da altri tipi di gas.

Basiluzzo e i fondali marini di Panareanecessitano di ulteriori studi ed approfondimenti: si tratta, infatti, dell’unico sito di questo genere in tutta l’area del Mediterraneo. Nei secoli, infatti, la zona ha subito trasformazioni radicali: basti pensare che Panarea era, un tempo, la maggiore delle isole che componevano un vasto arcipelago (Spinazzola, Basiluzzo, Bottaro, Dattilo, Lisca Bianca, Lisca Nera, Panarelli e Le Formiche) e che, ormai, hanno l’aspetto di piccoli scogli. Oggi è possibile esplorare i fondali marini che si trovano nei pressi di Panarea: gli appassionati di immersioni si dedicano spesso ad escursioni marittime, organizzate da figure esperte del luogo.

L’Isola di Panarea è, comunque, anche un luogo di relax, adatto per una piacevole vacanza estiva con il partner e la famiglia. Le spiagge di Panarea sono pulite ed accoglienti: nella parte settentrionale dell’isola, si trova la famosissima Spiagga della Calcara, dalla quale si vedono, in lontananza, le cosiddette “fumarole”, fuoriuscite di gas di origine vulcanica. Un altro sito di incredibile fascino è Cala Junco, un’insenatura stretta, nella quale l’acqua del mare assume una sfumatura di azzurro particolarmente intensa. A pochi passi da qui, è possibile visitare uno dei siti archeologici più antichi della Sicilia: un villaggio preistorico, risalente addirittura all’Età del Bronzo.

Infine, per rilassarsi e prendere la tintarella, vi è la suggestiva Cala Zimmari, conosciuta per la sabbia che, invece del colore classico, ha una tonalità prevalentemente rosata.
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Anfiteatro romano di Catania: la leggenda della scolaresca scomparsa

Tra le leggende metropolitane di Catania, quella della scolaresca scomparsa nei cunicoli dell’anfiteatro romano resta una delle più conosciute.

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Anfiteatro romano di Catania: la leggenda della scolaresca scomparsa

Tra le leggende metropolitane di Catania, quella della scolaresca scomparsa nei cunicoli dell’anfiteatro romano resta una delle più conosciute.

Gli abitanti etnei sono soliti riferirsi a esso come la “Catania Vecchia”, ma a buon diritto lo si potrebbe appellare anche “Colosseo nero”. L’anfiteatro romano di Catania, infatti, non ha nulla da invidiare al “fratello” romano, sia per la maestosità della sua architettura che per la sua storia centenaria. Situato nel centro della città, intorno a esso girano voci e leggende metropolitane, tra le quali spicca forse una delle più conosciute e avvolte dall’enigma, quella della scolaresca scomparsa nei cunicoli dell’Anfiteratro romano.

Le dicerie intorno a questo storico e amato monumento catanese non mancano di certo. Si narra, per esempio, che nel 252 d.C. una violenta eruzione dell’Etna abbia quasi sfiorato e rischiato di distruggere l’anfiteatro romano. L’intervento del velo di Sant’Agata, la quale aveva subito il martirio proprio nei pressi di quel luogo, avrebbe, però, arrestato l’avanzare della lava.L’intervento miracoloso del velo, comunque, non sembrerebbe aver difeso a lungo l’anfiteatro, considerato che esso fu sommerso più volte dal magma etneo, fino a diventare per l’appunto un patrimonio storico sommerso. I suoi cunicoli, infatti, sono oggi quasi interamente sotterranei, eccezion fatta per la parte del monumento visibile da piazza Stesicoro, e qui, si vocifera, negli anni Ottanta una scolaresca si sarebbe addentrata per non fare più ritorno.

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Anfiteatro romano di Catania: storia e struttura del monumento archeologico
Non si conosce con esattezza la data di costruzione dell’anfiteatro romano, ma si sa che, senza dubbio, si tratta di un monumento di età imperiale romana. Alcuni studiosi collocano la sua realizzazione nel II secolo d.C. e si suppone che ospitasse spettacoli di diverso tipo. È assodato, invece, che già a partire dall’epoca di Teodorico, cioè tra il 494 e il 526 d.C., l’anfiteatro romano si trovasse in condizioni di abbandono, al punto che i catanesi chiesero all’imperatore il consenso per utilizzare le sue pietre come materiale da costruzioni.

Costruito in pietra lavica e preziosi marmi, si estendeva per una circonferenza esterna di circa 300 metri, rendendolo, di fatto, il secondo anfiteatro più grande al mondo, subito dopo il Colosseo a Roma. Diverse eruzioni dell’Etna, nel tempo, finirono per ricoprire interamente la zona, che nel 1800 era interamente chiusa. Solo nel 1904, per volontà del sindaco De Felice, ebbero inizio i lavori di scavo, a opera dell’architetto Filadelfo Fichera, conclusi due anni dopo.