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Il castello di Cefalà Diana in provincia di Palermo

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L'impianto originario del Castello di Cefalà Diana sembra risalire all'epoca greca mentre l'attuale struttura può essere collocata tra la seconda metà del XIII secolo e l'inizio del XIV secolo per poi subire nei corsi del trecento e quattrocento modifiche e restauri.

Fu edificato solo per funzioni strategiche e militari, dalla sua posizione particolare, garantiva un controllo generale riguardo la viabilità fra Palermo e l'interno cerealicolo della Val di Mazara.

I ruderi del castello sono sovrastati da una grandiosa torre quadrangolare. Da alcuni documenti patrimoniali risulta che già dopo il 1093 il bene passò in possesso feudale a Nicolò Abate, col titolo di Baronia.

Nel 1300 il Castello e il feudo passarono come proprietà acquisite alla famiglia Chiaramonte che ne mantenne il possedimento per parecchi anni.

Il borgo di Cefalà Diana prende il nome dalla conformazione della rupe che lo sovrasta dove ancora oggi si eleva la torre merlata dell’antico castello. La rupe infatti in greco era denominata Kephalè, ossia testa.

Di Cefalà Diana scrisse anche Idrisi, il geografo arabo alla corte del re normanno Ruggero II nel 1154 dandone questa descrizione: «Cefalà è un grazioso paese con un circondario che abbraccia un vasto territorio, ricco di poderi e casali, di acque fluenti, abbondanti stagni e sconfinate distese di terre da seminare».

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La pasta con le sarde è un primo piatto che potrebbe costituire anche un pasto unico.

Si tratta di un concentrato di raffinatezza e genio siciliano. La ricetta è bilanciata e perfetta nella sua semplicità.

Pare sia stata cucinata la prima volta a Palermo e che sia nata quasi per caso durante l’assedio degli arabi in Sicilia.

La tradizione suggerisce che il generale Eufemio, non avendo a disposizione altro che pasta e sarde, utilizzò quelle poche cose che la natura gli offriva (come i finocchietti selvatici, pinoli) per sfamare il suo esercito.

In tante località della Sicilia, la pasta con le sarde è un piatto tipico della festa di San Giuseppe.

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Come fare la pasta con le sarde🍝

Ingredienti:🔪

🔹600 grammi maccheroncino
🔹800 grammi sarde fresche diliscate private di teste e code
🔹2 cipolle
🔹50 grammi di uva passa
🔹50 grammi pinoli
🔹4 sarde salate
🔹8 mazzetti finocchietti di montagna (circa 1 chilo)
🔹olio extravergine d’oliva (circa mezzo bicchiere)
🔹2 bustine di zafferano
🔹sale e pepe
🔹100 grammi pangrattato abbrustolito (mollica atturrata)

🥣Procedimento:

🔸1. Per fare la pasta con le sarde, dovete anzitutto pulire i finocchietti. Ci serviranno per attenuare il sapore forte del pesce. Bolliteli, scolateli e tritateli. Poi metteteli da parte e non buttate l’acqua di cottura.
🔸2. Versate dell’olio in un tegame lavorate le sarde che si scioglieranno.
🔸3. Aggiungete poi uva passa e pinoli (già ammorbiditi in acqua tiepida e strizzati) e soffriggete il tutto assieme alle cipolle tritate.
🔸4. Adesso unite i finocchietti tritati e le sarde diliscate e spinate.
🔸5. Mi raccomando mescolate con attenzione avendo cura di sminuzzare le sarde. Fatelo con un cucchiaio di legno.
🔸6. Come ultimo step, a fine cottura del pesce, aggiungete una bustina di zafferano sciolto in acqua tiepida e dateci sotto di sale e pepe per aggiustarne il sapore.
🔸7. A questo punto riprendete l’acqua di cottura dei finocchietti. Sciogliete all’interno della pentola l’altra bustina di zafferano e lessate la pasta al dente (nel caso l’acqua fosse poca, aggiungetene dell’altra).
🔸8. Non resta che scolare la pasta, unirla alla salsa e spolverarle di sopra del pangrattato abbrustolito (la mollica “atturrata”). Alcuni chef suggeriscono di aggiungere al pangrattato tostato due cucchiaini di zucchero semolato.

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