🗞 Alimentare: Enna città del formaggio 2022
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Alimentare: Enna città del formaggio 2022
Enna è stata nominata città del formaggio 2022. Ad insignire il capoluogo siciliano è stato il delegato regionale Sicilia Onaf, Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggi, Pietro Pappalardo. (ANSA)
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Nella notte tra il 14 e il 15 luglio ogni anno a Palermo viene celebrato il culto della Santa Patrona della città, Santa Rosalia, in ricordo del miracolo che salvò la città di Palermo dalla terribile epidemia di peste del 1624.
Per l'occasione il nostro Salvo ci mostra i migliori cibi da provare assolutamente se passate!
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🗞🌋Quando L’Arco Azzurro divenne quello “dei Baci”: lo scorcio siciliano scelto da Perugina
At @paesietnei By Paesi Etnei News
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Quando L’Arco Azzurro divenne quello “dei Baci”: lo scorcio siciliano scelto da Perugina
Il geosito Arco Azzurro, conosciuto anche come "l'Arco dei Baci", è uno degli scorci paesaggistici più suggestivi della costa siciliana. Ecco cosa lo rende così speciale. Il geosito Arco Azzurro è un monumento naturale che, con la sua particolare conformazione…
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Il paese di San Vito Lo Capo è raccolto attorno alla Chiesa Madre, che s’impone sulla piazza centrale per dimensioni e forma.
Il Santuario più che una chiesa ricorda un bastione e conserva ben identificabili le impronte cristiane, arabe con la trasformazione in fortezza saracena, poi normanna. Una testimonianza che è un viaggio nella storia locale.
La prima costruzione fu una piccola cappella trecentesca dedicata a San Vito martire che, secondo tradizione, era un giovane patrizio romano vissuto durante la persecuzione di Diocleziano (285-305).
Nel 304 Vito fu costretto a lasciare la città natale, Mazara del Vallo, insieme alla nutrice Crescenzia e al precettore Modesto, sua guida cristiana. Approdato a Capo Egitarso, l’antica San Vito, cercò di convertire gli abitanti del villaggio.
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Il Santuario più che una chiesa ricorda un bastione e conserva ben identificabili le impronte cristiane, arabe con la trasformazione in fortezza saracena, poi normanna. Una testimonianza che è un viaggio nella storia locale.
La prima costruzione fu una piccola cappella trecentesca dedicata a San Vito martire che, secondo tradizione, era un giovane patrizio romano vissuto durante la persecuzione di Diocleziano (285-305).
Nel 304 Vito fu costretto a lasciare la città natale, Mazara del Vallo, insieme alla nutrice Crescenzia e al precettore Modesto, sua guida cristiana. Approdato a Capo Egitarso, l’antica San Vito, cercò di convertire gli abitanti del villaggio.
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La strage di via D'Amelio a Palermo
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La strage di via D'Amelio fu un attentato di stampo terroristico-mafioso avvenuto domenica 19 luglio 1992, all'altezza del numero civico 21 di via Mariano D'Amelio a Palermo, in cui persero la vita il magistrato italiano Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano,Emanuela Loi prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio, Vincenzo Li Muli,Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
L'unico sopravvissuto fu l'agente Antonino Vullo, che al momento dell'esplosione stava parcheggiando una delle auto della scorta.
La strage di via D'Amelio fu un attentato di stampo terroristico-mafioso avvenuto domenica 19 luglio 1992, all'altezza del numero civico 21 di via Mariano D'Amelio aPalermo, in Italia, in cui persero la vita il magistrato italiano Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano,Emanuela Loi ,Vincenzo Li Muli,Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
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L'unico sopravvissuto fu l'agente Antonino Vullo, che al momento dell'esplosione stava parcheggiando una delle auto della scorta.
La strage di via D'Amelio fu un attentato di stampo terroristico-mafioso avvenuto domenica 19 luglio 1992, all'altezza del numero civico 21 di via Mariano D'Amelio aPalermo, in Italia, in cui persero la vita il magistrato italiano Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano,Emanuela Loi ,Vincenzo Li Muli,Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
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19 Luglio 1992.
30 anni fa la strage in via D’Amelio in cui morirono Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta.
“Non ho tempo da perdere, devo lavorare, devo lavorare.. E’ una corsa contro il tempo, per arrivare alla verità prima di essere fermato.”
~ Paolo Borsellino ~
“Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri”
~ Paolo Borsellino ~
“Sono amareggiato. Da noi accadono gli eventi, ma poi alla fine non paga mai nessuno”
~ Antonio Vullo ~
Unico agente sopravvissuto alla strage di via D’Amelio.
“Muori con dignità
se vivi con dignità”
~ Fiammetta Borsellino ~
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30 anni fa la strage in via D’Amelio in cui morirono Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta.
“Non ho tempo da perdere, devo lavorare, devo lavorare.. E’ una corsa contro il tempo, per arrivare alla verità prima di essere fermato.”
~ Paolo Borsellino ~
“Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri”
~ Paolo Borsellino ~
“Sono amareggiato. Da noi accadono gli eventi, ma poi alla fine non paga mai nessuno”
~ Antonio Vullo ~
Unico agente sopravvissuto alla strage di via D’Amelio.
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Si dice che ospiti la tomba di Minosse: la "Grotta della Gurfa" è ancora un mistero
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via www.balarm.it
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Si dice che ospiti la tomba di Minosse: la "Grotta della Gurfa" è ancora un mistero
Un esempio di architettura rupestre che ad oggi rappresenta una delle architetture più misteriose dell'Isola, avvolte in un inesplicabile intreccio fra storia e leggenda Con questo video-documentario vi portiamo alla scoperta delle grotte della Gurfa ad Alia…
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Era bellissima e si chiamava Giselda: un mistero avvolge una donna e il castello di Naro
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Era bellissima e si chiamava Giselda: un mistero avvolge una donna e il castello di Naro
Fatti di sangue, amori e gelosie contraddistinguono il simbolo di un paese che è il simbolo dell'architettura spagnola in Sicilia e patria di San Calogero Castello Chiaramontano a Naro Ci sono paesi in Sicilia che non hanno alcun bisogno del mare. Sono adornati…
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Il castello di Cefalà Diana in provincia di Palermo
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L'impianto originario del Castello di Cefalà Diana sembra risalire all'epoca greca mentre l'attuale struttura può essere collocata tra la seconda metà del XIII secolo e l'inizio del XIV secolo per poi subire nei corsi del trecento e quattrocento modifiche e restauri.
Fu edificato solo per funzioni strategiche e militari, dalla sua posizione particolare, garantiva un controllo generale riguardo la viabilità fra Palermo e l'interno cerealicolo della Val di Mazara.
I ruderi del castello sono sovrastati da una grandiosa torre quadrangolare. Da alcuni documenti patrimoniali risulta che già dopo il 1093 il bene passò in possesso feudale a Nicolò Abate, col titolo di Baronia.
Nel 1300 il Castello e il feudo passarono come proprietà acquisite alla famiglia Chiaramonte che ne mantenne il possedimento per parecchi anni.
Il borgo di Cefalà Diana prende il nome dalla conformazione della rupe che lo sovrasta dove ancora oggi si eleva la torre merlata dell’antico castello. La rupe infatti in greco era denominata Kephalè, ossia testa.
Di Cefalà Diana scrisse anche Idrisi, il geografo arabo alla corte del re normanno Ruggero II nel 1154 dandone questa descrizione: «Cefalà è un grazioso paese con un circondario che abbraccia un vasto territorio, ricco di poderi e casali, di acque fluenti, abbondanti stagni e sconfinate distese di terre da seminare».
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Fu edificato solo per funzioni strategiche e militari, dalla sua posizione particolare, garantiva un controllo generale riguardo la viabilità fra Palermo e l'interno cerealicolo della Val di Mazara.
I ruderi del castello sono sovrastati da una grandiosa torre quadrangolare. Da alcuni documenti patrimoniali risulta che già dopo il 1093 il bene passò in possesso feudale a Nicolò Abate, col titolo di Baronia.
Nel 1300 il Castello e il feudo passarono come proprietà acquisite alla famiglia Chiaramonte che ne mantenne il possedimento per parecchi anni.
Il borgo di Cefalà Diana prende il nome dalla conformazione della rupe che lo sovrasta dove ancora oggi si eleva la torre merlata dell’antico castello. La rupe infatti in greco era denominata Kephalè, ossia testa.
Di Cefalà Diana scrisse anche Idrisi, il geografo arabo alla corte del re normanno Ruggero II nel 1154 dandone questa descrizione: «Cefalà è un grazioso paese con un circondario che abbraccia un vasto territorio, ricco di poderi e casali, di acque fluenti, abbondanti stagni e sconfinate distese di terre da seminare».
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VivaSicilia
Castello di Cefalà Diana | Storia e Architettura del Castello di Cefalà Diana
Le origini del Castello di Cefalà Diana risalgono al tempo dei Greci, ma la struttura attuale fu edificata su una rupe tra la metà del XIII e il XIV secolo.