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📍Catania
Peppe Flamingo "Il Mastro Gelatiere"
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Quando sono nato, nel maggio del 1983, Don Peppinu si occupava già da ben 23 anni di gelato nei vicoletti di Modica Alta.
Io non volevo fare il gelatiere, volevo diventare avvocato. Ma nonostante la laurea in Giurisprudenza a Roma, il richiamo della mia terra è stato più forte di tutto. Alla fine ho preferito i laboratori di gelateria alle aule dei tribunali.
La Sicilia è una delle terre più ricche di eccellenze d’Italia e quindi del mondo. Basti pensare agli Agrumi, alle profumate Fragole fino ad arrivare ai Pistacchi e alle Mandorle. Se c’è un’eccellenza agroalimentare, qui puoi trovarla. Ed è sempre dalla Sicilia che partono le migliori tradizioni dolciarie, il cannolo, la cassata, la granita ma anche il gelato stesso.
La mia filosofia di produzione è figlia della nostra madre terra siciliana e degli insegnamenti di mio nonno.
In primo luogo i nostri gelati sono genuini, ovvero senza aromi e coloranti;
in secondo luogo i nostri gelati sono ricchi di gusto e di sapore, perché mettiamo meno latte e più panna, che regala più cremosità, e perché dosiamo al massimo gli ingredienti. Certo, le nostre ricette costano molto di più, ma noi non siamo imprenditori che lavorano con i numeri in un ufficio, ma gelatieri siciliani che i conti li facciamo con i sorrisi di chi assaggia il nostro gelato!
Oggi faccio parte del direttivo dell’Associazione Culturale dei Gelatieri per il Gelato e dei Maestri Gelatieri selezionati ogni anno da Sherbeth Festival, ma il mio obbiettivo rimane sempre quello di continuare a lavorare a difesa del Gelato artigianale di tradizione siciliana.
"Ecco appunto, non siamo imprenditori, siamo gelatieri di lunga tradizione. Ci siamo nati nel mondo del gelato, e prima di noi, c’è nato anche nostro padre. Facciamo gelato dal 1960 quando il nonno, Don Peppinu, da vero pioniere, creò la più antica fabbrica di coni in Sicilia. Grazie all’unione tra la nostra storia e la nostra terra oggi il nostro gelato è talmente speciale da essere stato premiato più volte in manifestazioni internazionali:"
1° posto Miglior Granita al Cioccolato Nivarata
2° posto Miglior Gelato alla Mandorla Nivarata
1° posto Territorio Gelato Amùricana Sherbeth
3° posto Miglior Gelato con Liccumìa Sherbeth
Record con 20.000 Granite vendute Expo Milano 2015
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Io non volevo fare il gelatiere, volevo diventare avvocato. Ma nonostante la laurea in Giurisprudenza a Roma, il richiamo della mia terra è stato più forte di tutto. Alla fine ho preferito i laboratori di gelateria alle aule dei tribunali.
La Sicilia è una delle terre più ricche di eccellenze d’Italia e quindi del mondo. Basti pensare agli Agrumi, alle profumate Fragole fino ad arrivare ai Pistacchi e alle Mandorle. Se c’è un’eccellenza agroalimentare, qui puoi trovarla. Ed è sempre dalla Sicilia che partono le migliori tradizioni dolciarie, il cannolo, la cassata, la granita ma anche il gelato stesso.
La mia filosofia di produzione è figlia della nostra madre terra siciliana e degli insegnamenti di mio nonno.
In primo luogo i nostri gelati sono genuini, ovvero senza aromi e coloranti;
in secondo luogo i nostri gelati sono ricchi di gusto e di sapore, perché mettiamo meno latte e più panna, che regala più cremosità, e perché dosiamo al massimo gli ingredienti. Certo, le nostre ricette costano molto di più, ma noi non siamo imprenditori che lavorano con i numeri in un ufficio, ma gelatieri siciliani che i conti li facciamo con i sorrisi di chi assaggia il nostro gelato!
Oggi faccio parte del direttivo dell’Associazione Culturale dei Gelatieri per il Gelato e dei Maestri Gelatieri selezionati ogni anno da Sherbeth Festival, ma il mio obbiettivo rimane sempre quello di continuare a lavorare a difesa del Gelato artigianale di tradizione siciliana.
"Ecco appunto, non siamo imprenditori, siamo gelatieri di lunga tradizione. Ci siamo nati nel mondo del gelato, e prima di noi, c’è nato anche nostro padre. Facciamo gelato dal 1960 quando il nonno, Don Peppinu, da vero pioniere, creò la più antica fabbrica di coni in Sicilia. Grazie all’unione tra la nostra storia e la nostra terra oggi il nostro gelato è talmente speciale da essere stato premiato più volte in manifestazioni internazionali:"
1° posto Miglior Granita al Cioccolato Nivarata
2° posto Miglior Gelato alla Mandorla Nivarata
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donpeppinu.it
Peppe Flamingo maestro gelatiere - Don Peppinu
Peppe Flamingo è il maestro gelatiere di Don Peppinu, erede di una tradizione familiare che difende l’eccellenza del gelato siciliano.
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In Sicilia tutti volevano essere "Don" e pagavano: il Mercato degli Onori e la compravendita
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Telegraph
In Sicilia tutti volevano essere "Don" e pagavano: il Mercato degli Onori e la compravendita
Funzionari, professionisti, ecclesiastici ma anche Nobili in cerca di "lustro": solo a Palermo si possono trovare 5 tra i cognomi più illustri che potenzieranno i loro titoli in questo modo Don Rodrigo e Don Abbondio dei Promessi Sposi “Don” è un prefisso…
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I 14 mulini ad acqua esistenti sul torrente San Giorgio di Novara di Sicilia, l’unico ancora attivo è quello detto Giorginaro.
Costruito nel Quattrocento, oggi è leader nella macinazione dei grani antichi siciliani, ed è attivo per circa 10 mesi l’anno.
Le parti meccaniche che azionano l’asse e le macine, o che permettono la regolazione della consistenza della farina, sono azionate esclusivamente dalla corrente del corso d’acqua che è possibile spiare da un piccolo oblò nel pavimento: da una cascata di 10 metri l’acqua spinge la ruota orizzontale che attiva ogni ingranaggio.
Annessa al mulino una casa in pietra costruita nel 1690 ed un curato giardino con piante aromatiche.
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#BellezzeMessinesi
Costruito nel Quattrocento, oggi è leader nella macinazione dei grani antichi siciliani, ed è attivo per circa 10 mesi l’anno.
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Annessa al mulino una casa in pietra costruita nel 1690 ed un curato giardino con piante aromatiche.
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Ci sono sfumature e sensazioni che guardando un dipinto ti prendono il cuore.
(Alessandra Caselli)
🎨Dipinto di Antonello Blandi
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#SiciliaColorata
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Il castello di Rufo Ruffo di Zanclea, è stato voluto da Federico II di Svevia nel XIII Secolo.
Luogo privilegiato, ricco di storia e di avventure, vide le gesta di personaggi di notevole spessore come la baldanzosa Macalda da Scaletta e l’Imperatore Carlo V che vi sostò nel 1535.
Varcando la soglia, l’attenzione è attratta dall’altezza della volta a botte e dalle finestre sospese nel vuoto. I tre piani avevano una diversa funzione.
Gli ambienti del pianterreno servivano gli armigeri e per il personale addetto alla difesa del castello; il superiore, era destinato al castellano e alla sua famiglia, l’ultimo, l'ammezzato, accoglieva forse la servitù
All’interno del castello è stato allestito un museo, costituito da bacheche recanti documenti cartacei, iconografici, ma anche araldici, che riguardano il territorio e la famiglia Ruffo.
Di vivo interesse culturale sono le medaglie, gli oggetti artigianali, le armi di guerra e le armature, disposti ad arte nei vari ambienti.
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Luogo privilegiato, ricco di storia e di avventure, vide le gesta di personaggi di notevole spessore come la baldanzosa Macalda da Scaletta e l’Imperatore Carlo V che vi sostò nel 1535.
Varcando la soglia, l’attenzione è attratta dall’altezza della volta a botte e dalle finestre sospese nel vuoto. I tre piani avevano una diversa funzione.
Gli ambienti del pianterreno servivano gli armigeri e per il personale addetto alla difesa del castello; il superiore, era destinato al castellano e alla sua famiglia, l’ultimo, l'ammezzato, accoglieva forse la servitù
All’interno del castello è stato allestito un museo, costituito da bacheche recanti documenti cartacei, iconografici, ma anche araldici, che riguardano il territorio e la famiglia Ruffo.
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Comune di Scaletta Zanclea (ME) - Sito web ufficiale
Castello Rufo Ruffo - Comune di Scaletta Zanclea (ME) - Sito web ufficiale
Il Castello resterà chiuso tutto il mese di novembre 2023
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"IL MORO" E LA FANCIULLA VENDICATIVA:
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Passeggiando per le vie dei centri storici siciliani è molto facile imbattersi in queste meravigliose opere d’arte. La Testa di Moro, detta anche “Grasta”, da secoli arricchisce le balconate siciliane.
La sua tradizione è millenaria, moltissimi artisti si sono lasciati ispirare dalla sua antica leggenda per realizzare opere d’arte uniche ed inimitabili.
I protagonisti di questa leggenda sono: un giovane Moro e una fanciulla siciliana. Ci troviamo intorno all’anno 1100, periodo della dominazione dei Mori in Sicilia, nel quartiere arabo di Palermo “Al Hàlisah” (che significa l’eletta) oggi chiamato Kalsa.
Lì abitava una bellissima fanciulla che trascorreva le sue giornate tutta sola in casa, dedicando le sue attenzioni alla cura delle piante del suo balcone. Dall’alto del suo balcone rigoglioso fu presto notata da un giovane Moro, il quale si innamorò perdutamente di lei, dichiarandole apertamente la sua ardente passione. La giovane donna, abituata ad una vita solitaria, fu piacevolmente colpita da questa promessa d’amore e ne ricambiò i sentimenti, concedendosi a lui. Dopo poco tempo, la fanciulla scoprì che il Moro celava un gravissimo segreto. Il suo cuore non era totalmente libero come le aveva detto, aveva moglie e figli ad attenderlo in oriente ed era, inoltre, giunta l’ora di far ritorno in patria.
La fanciulla fu distrutta nell’apprendere una tale notizia ed amareggiata per quell’amore tradito che si accingeva ora ad abbandonarla, fu colta dall’ira che la spinse inesorabilmente alla vendetta. Così nella notte, mentre il Moro dormiva, lo colpì mortalmente così non l’avrebbe più abbandonata. Decise, inoltre, di recidergli la testa, creando con questa un vaso, dove al suo interno pose un germoglio di basilico.
La fanciulla sapeva che, questa pianta profumata (dal greco “Basileus – Re“), rappresenta difatti l’erba dei sovrani; in tal modo, nonostante il terribile atto compiuto, ella continuava a prendersi cura del suo adorato come fosse il suo re. Decise di porre la Testa di Moro sul suo balcone, dedicandosi ogni giorno alla cura della pianta che cresceva rigogliosa, innaffiandola con le sue lacrime. I vicini, pervasi dal profumo della pianta, ne furono presto invidiosi e si fecero realizzare vasi in terracotta che riproponevano le stesse fattezze di quello amorevolmente custodito dalla fanciulla.
Oggi la Testa di Moro per eccellenza porta una corona, in memoria del protagonista della triste vicenda.
Le ceramiche siciliane: la Testa di Moro di Caltagirone
La Sicilia è famosa per le sue ceramiche, in particolare, sono rinomate le Teste di Moro di Caltagirone, luogo principe per la produzione di ceramiche di altissima qualità. Una produzione divenuta simbolo della città, anche per via delle numerose influenze greche, bizantine, arabe e normanne, che hanno allo sviluppo della preziosa arte dei ceramisti siciliani.
Ai giorni nostri anche il mondo della moda (ne è un esempio la collezione Dolce & Gabbana), ha colto l’essenza artistica di queste creazioni uniche nel loro genere, proprio come hanno fatto Dolce & Gabbana con l’intento di valorizzare il territorio.
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La sua tradizione è millenaria, moltissimi artisti si sono lasciati ispirare dalla sua antica leggenda per realizzare opere d’arte uniche ed inimitabili.
I protagonisti di questa leggenda sono: un giovane Moro e una fanciulla siciliana. Ci troviamo intorno all’anno 1100, periodo della dominazione dei Mori in Sicilia, nel quartiere arabo di Palermo “Al Hàlisah” (che significa l’eletta) oggi chiamato Kalsa.
Lì abitava una bellissima fanciulla che trascorreva le sue giornate tutta sola in casa, dedicando le sue attenzioni alla cura delle piante del suo balcone. Dall’alto del suo balcone rigoglioso fu presto notata da un giovane Moro, il quale si innamorò perdutamente di lei, dichiarandole apertamente la sua ardente passione. La giovane donna, abituata ad una vita solitaria, fu piacevolmente colpita da questa promessa d’amore e ne ricambiò i sentimenti, concedendosi a lui. Dopo poco tempo, la fanciulla scoprì che il Moro celava un gravissimo segreto. Il suo cuore non era totalmente libero come le aveva detto, aveva moglie e figli ad attenderlo in oriente ed era, inoltre, giunta l’ora di far ritorno in patria.
La fanciulla fu distrutta nell’apprendere una tale notizia ed amareggiata per quell’amore tradito che si accingeva ora ad abbandonarla, fu colta dall’ira che la spinse inesorabilmente alla vendetta. Così nella notte, mentre il Moro dormiva, lo colpì mortalmente così non l’avrebbe più abbandonata. Decise, inoltre, di recidergli la testa, creando con questa un vaso, dove al suo interno pose un germoglio di basilico.
La fanciulla sapeva che, questa pianta profumata (dal greco “Basileus – Re“), rappresenta difatti l’erba dei sovrani; in tal modo, nonostante il terribile atto compiuto, ella continuava a prendersi cura del suo adorato come fosse il suo re. Decise di porre la Testa di Moro sul suo balcone, dedicandosi ogni giorno alla cura della pianta che cresceva rigogliosa, innaffiandola con le sue lacrime. I vicini, pervasi dal profumo della pianta, ne furono presto invidiosi e si fecero realizzare vasi in terracotta che riproponevano le stesse fattezze di quello amorevolmente custodito dalla fanciulla.
Oggi la Testa di Moro per eccellenza porta una corona, in memoria del protagonista della triste vicenda.
Le ceramiche siciliane: la Testa di Moro di Caltagirone
La Sicilia è famosa per le sue ceramiche, in particolare, sono rinomate le Teste di Moro di Caltagirone, luogo principe per la produzione di ceramiche di altissima qualità. Una produzione divenuta simbolo della città, anche per via delle numerose influenze greche, bizantine, arabe e normanne, che hanno allo sviluppo della preziosa arte dei ceramisti siciliani.
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SRC Sicily Rent Car
La leggenda della Testa di Moro: una storia di amore e vendetta
Un’icona siciliana, simbolo rappresentativo dell’isola in tutto il mondo, la Testa di Moro ha un fascino unico avvolto dalle sue avvincenti leggende.
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Trecastagni, centro di villeggiatura, nei periodi estivi, alle pendici del Vulcano Etna.
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La storia di Trecastagni, le cui origini sono ancora oggetto di studio e di ricerca, diventano leggibili a partire dagli inizi del XIV secolo come testimoniano sia la data di fusione incisa sulla campana della Chiesa dei Bianchi (1302), sia dai racconti di Frà Michele De Piazza e del Fazzello di quando il paese subì l’invasione di Simone Chiaramonte, filo francese, per scacciare il generale Artale Aragona, catalano. Nel 1640 il paesino fu venduto al titolo di “principe di tre castagni” al messinese Domenico di Giovanni e nel 1818 in adempimento del regio decreto dell’11/10/1817 fu costituito comune e capoluogo di mandamento giudiziario ed elettorale con riserva di un seggio nel Parlamento Generale di Sicilia.
La cittadina, posta sui primi contrafforti dell’Etna a 586 metri slam, spazia sull’ampio panorama della costa di Capo Taormina alle raffinerie di Augusta e domina un territorio esteso per 18,96 Kmq. Il centro abitato si è sviluppato originariamente, ma più probabilmente per effetto della ricostruzione dopo terremoto del 1693, lungo le due direttrici ortogonali sud-nord (Catania – Zafferana) est-ovest (Acireale – Nicolosi). Tali linee di espansione, identificabili nelle attuali vie Vittorio Emanuele – Corso Sicilia e L. Sturzo – F. Crispi ricche di testimonianze architettoniche borghesi e di angoli tipicamente contadini, si intersecano formando uno slargo, Piazza dei bianchi, centro storico per antonomasia della vita cittadina, con la spaziosa e vicina presenza di Piazza Marconi.
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La cittadina, posta sui primi contrafforti dell’Etna a 586 metri slam, spazia sull’ampio panorama della costa di Capo Taormina alle raffinerie di Augusta e domina un territorio esteso per 18,96 Kmq. Il centro abitato si è sviluppato originariamente, ma più probabilmente per effetto della ricostruzione dopo terremoto del 1693, lungo le due direttrici ortogonali sud-nord (Catania – Zafferana) est-ovest (Acireale – Nicolosi). Tali linee di espansione, identificabili nelle attuali vie Vittorio Emanuele – Corso Sicilia e L. Sturzo – F. Crispi ricche di testimonianze architettoniche borghesi e di angoli tipicamente contadini, si intersecano formando uno slargo, Piazza dei bianchi, centro storico per antonomasia della vita cittadina, con la spaziosa e vicina presenza di Piazza Marconi.
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🗞 Si celebra l’Art Nouveau in Sicilia, aprono i luoghi del “Liberty”
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Si celebra l’Art Nouveau in Sicilia, aprono i luoghi del “Liberty”
Fra i luoghi visitabili nel capoluogo siciliano il 10 e l'11 giugno, ci sarà anche Palazzo Ajutamicristo, in via Garibaldi, sede della Soprintendenza dei Beni Culturali
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