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Chiosco Ribaudo al Massimo
Il chiosco rappresenta un bel esempio di architettura di stile Liberty, realizzato nell’ottocento dall’architetto Ernesto Basile.
È contraddistinto dalla presenza di una particolare cupola, tipica delle torri carioca, a cui si ispirò l’architetto durante un suo viaggio in Brasile, ma a rendere ancor più particolare l’architettura è la presenza dei “merletti” in ferro battuto che fanno da contrasto con il rosso che fa da sfondo e su cui si staglia, in caratteri dorati, il nome Ribaudo.
Inizialmente adibito alla vendita di bibite, il chiosco – progettato in stretto dialogo con il teatro Massimo – divenne, successivamente, anche biglietteria ed edicola.
📸 @sicilia_prime
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Il chiosco rappresenta un bel esempio di architettura di stile Liberty, realizzato nell’ottocento dall’architetto Ernesto Basile.
È contraddistinto dalla presenza di una particolare cupola, tipica delle torri carioca, a cui si ispirò l’architetto durante un suo viaggio in Brasile, ma a rendere ancor più particolare l’architettura è la presenza dei “merletti” in ferro battuto che fanno da contrasto con il rosso che fa da sfondo e su cui si staglia, in caratteri dorati, il nome Ribaudo.
Inizialmente adibito alla vendita di bibite, il chiosco – progettato in stretto dialogo con il teatro Massimo – divenne, successivamente, anche biglietteria ed edicola.
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C'è un'antica valle dei mulini in Sicilia: sembra di essere in una favola ma è tutto vero
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C'è un'antica valle dei mulini in Sicilia: sembra di essere in una favola ma è tutto vero
Quante volte abbiamo immaginato di trascorrere una giornata in un luogo incantato lontano dal caos della vita di città, dal lavoro, dalla confusione? Adesso si può Il mulino ad acqua di Palazzolo Acreide Quante volte abbiamo immaginato di trascorrere una…
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Dolci gattopardiani e frutta martorana. A Palermo riapre la dolceria delle suore
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Dolci gattopardiani e frutta martorana. A Palermo riapre la dolceria delle suore
Per 700 anni è stato la casa delle suore di clausura dell’ordine di San Domenico, famose per i loro dolci e in particolare per il “Trionfo di gola” citato persino nel “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa. Dal 2017 il monastero di Santa Caterina a Palermo è…
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Il Castello abbandonato del Duca di Misterbianco.
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Il Castello Duca di Misterbianco si trova all’interno dell’Oasi del Simeto, in prossimità della foce del fiume.
È un edificio d’impostazione neogotica, edificato nel 1930 dal 9° Duca di Misterbianco, Vespasiano.
Un tempo era decisamente fastoso.
Era, infatti, circondato da ettari di terreno (coltivato a vigneti e agrumenti) e aveva un pozzo per l’approvvigionamento dell’acqua, una zona termale con piscina e un colonnato neoclassico.
E’ stato dimora estiva della famiglia Trigona. Rimase in buono stato fino al 1943. Nel mese di luglio di quell’anno, in occasione della battaglia al Ponte Primosole, fu occupato prima dai tedeschi e poi dagli inglesi come posto di osservazione. La torre fu distrutta da una cannonata.
Non mancano, come accade spesso in questi casi, storie di fantasmi. Si dice, infatti, che il castello sia abitato da misteriose presenze, che ogni tanto fanno capolino.
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È un edificio d’impostazione neogotica, edificato nel 1930 dal 9° Duca di Misterbianco, Vespasiano.
Un tempo era decisamente fastoso.
Era, infatti, circondato da ettari di terreno (coltivato a vigneti e agrumenti) e aveva un pozzo per l’approvvigionamento dell’acqua, una zona termale con piscina e un colonnato neoclassico.
E’ stato dimora estiva della famiglia Trigona. Rimase in buono stato fino al 1943. Nel mese di luglio di quell’anno, in occasione della battaglia al Ponte Primosole, fu occupato prima dai tedeschi e poi dagli inglesi come posto di osservazione. La torre fu distrutta da una cannonata.
Non mancano, come accade spesso in questi casi, storie di fantasmi. Si dice, infatti, che il castello sia abitato da misteriose presenze, che ogni tanto fanno capolino.
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L'elefante nano siciliano viveva fino a settant'anni, era grande quanto un pony
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L'elefante nano siciliano viveva fino a settant'anni, era grande quanto un pony
Grandi come pony, sono stati presenti in Sicilia fino a 400 mila anni fa e riuscivano a raggiungere anche i 70 anni d’età. È quanto emerge da un recente studio sul Paleoloxodon falconeri dal titolo Palaeohistology reveals a slow pace of life for the dwarfed…
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🗞 “Cantare fa bene”, Mogol a Palermo “offre” 30 borse di studio per giovani musicisti siciliani
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“Cantare fa bene”, Mogol a Palermo “offre” 30 borse di studio per giovani musicisti siciliani (VIDEO)
"Siamo molto felici di collaborare con la regione Siciliana – ha detto nel corso della presentazione dell'iniziativa il paroliere -. E’ la prima volta che la Regione, grazie alla sensibilità dell’assessore Alberto Samonà, aderisce al progetto del CET"
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“Il peggior difetto di chi si crede furbo è: pensare che gli altri siano stupidi”.
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🗞 Ciottoli e sabbia etnea nel giardino della Morgan Library
👉 Da Catania a NY, "tappeto di pietra" come al tempo dei romani
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ANSA.it
Ciottoli e sabbia etnea nel giardino della Morgan Library
I ciottoli del Mare Nostrum, la sabbia lavica dell'Etna e la maestria di un artigiano la cui famiglia crea mosaici pavimentali per parchi, ville e cortili da tre generazioni: e' nato cosi' il "tappeto di pietra" che a partire da metà giugno accogliera' i…
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Esiste una sola città al mondo a cui la Madonna scrisse una lettera. E fu Lei a scegliere di essere la sua Patrona. Questa città è Messina.
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Le origini ci riportano indietro nel tempo, fin all'anno 42 d.C., secondo la tradizione, quando sulle sponde della Sicilia giunse l'apostolo Paolo, durante uno dei suoi viaggi d'annuncio del Vangelo, Paolo trovò i messinesi ben disposti a lasciarsi convertire e parlò alla popolazione anche di Maria, Madre di Cristo. Così quando l'apostolo si accinse a partire per tornare in Palestina, una delegazione di messinesi, secondo tradizione composta da Girolamo Origgiano, Marcello Benifacite, Ottavio Brizio e il centurione Mulè, volle partire con lui per incontrare la Madonna e chiedere una benedizione per la città. Così partiti alla volta del medio oriente, i messinesi riuscirono ad incontrare la Vergine il 3 giugno dell'anno 42, ricevendo da essa una lettera, contenente una benedizione per la città e la popolazione, scritta in ebraico, legata con una ciocca dei suoi capelli.
I fieri messinesi fecero ritorno sulle coste peloritane nel settembre dello stesso, recando con loro la lettera che recitava:
"Maria Vergine, figlia di Gioacchino, umilissima serva di Dio, Madre di Gesù Crocefisso, della tribù di Giuda,
della stirpe di Davide, salute a tutti i Messinesi e benedizione di Dio Padre Onnipotente. Ci consta, per pubblico strumento, che voi tutti con fede grande avete a noi spedito Legati e Ambasciatori e confessate che il nostro Figlio, generato da Dio, sia Dio e uomo, e che dopo la sua risurrezione salì al cielo, conoscendo voi la via della verità per mezzo della predicazione di Paolo Apostolo eletto. Per la qual cosa, benediciamo voi e la stessa città, della quale Noi vogliamo essere perpetua protettrice.
Da Gerusalemme"
Nella frase "Vos et ipsam Civitatem benedicimus" ("Benediciamo voi e la vostra Città"), oggi scritta alla base delle stele votiva situata nel porto della città, è sintetizzata la benedizione che Maria volle dare alla città, dando cos' inizio ad una tradizione di fede e devozione che portarono la "Madonna della Lettera" a diventare patrona della città.
Tuttavia il vero e proprio culto così come lo conosciamo
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I fieri messinesi fecero ritorno sulle coste peloritane nel settembre dello stesso, recando con loro la lettera che recitava:
"Maria Vergine, figlia di Gioacchino, umilissima serva di Dio, Madre di Gesù Crocefisso, della tribù di Giuda,
della stirpe di Davide, salute a tutti i Messinesi e benedizione di Dio Padre Onnipotente. Ci consta, per pubblico strumento, che voi tutti con fede grande avete a noi spedito Legati e Ambasciatori e confessate che il nostro Figlio, generato da Dio, sia Dio e uomo, e che dopo la sua risurrezione salì al cielo, conoscendo voi la via della verità per mezzo della predicazione di Paolo Apostolo eletto. Per la qual cosa, benediciamo voi e la stessa città, della quale Noi vogliamo essere perpetua protettrice.
Da Gerusalemme"
Nella frase "Vos et ipsam Civitatem benedicimus" ("Benediciamo voi e la vostra Città"), oggi scritta alla base delle stele votiva situata nel porto della città, è sintetizzata la benedizione che Maria volle dare alla città, dando cos' inizio ad una tradizione di fede e devozione che portarono la "Madonna della Lettera" a diventare patrona della città.
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"1934" all'ingresso del porto di Messina dalla estremità della penisola Falcata di San Raineri, La statua della Madonna della Lettera“saluta” ininterrottamente da quasi ottant’anni le navi in transito e la città su cui si affaccia.
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