♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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C’è un luogo, in provincia di Ragusa, che sembra essere uscito dai racconti di R.R. Martin e il paesaggio non ha nulla da invidiare al regno di Westeros.

C’è un posto, abbandonato,un antico maniero di proprietà della famiglia Ottaviano, completamente lasciato a sé stesso,
dimenticato, impervio, con una storia da raccontare: Torre San Filippo. Immerso nelle magnifiche campagne iblee, lo stile di questo antico castello è completamente diverso dalle residenze nobiliari che si trovano in provincia: portone gotico, pianta labirintica, torre che parla di un’antica leggenda.

Molto probabilmente, il castello è stato rimaneggiato nel 1884 ed era usato come punto di avvistamento del feudo del proprietario terriero.

Si narra che l’antico proprietario vivesse con il figlio che si innamorò perdutamente di una donna bellissima. I due si sposarono e vissero felicemente nel castello fin quando arrivò nella tenuta un guardiacaccia dall’aspetto “vichingo”. Il guardiacaccia e la moglie divennero amanti fin quando lo stalliere del palazzo non li denunciò.

Il signore del castello, allora, pugnalò a morte il rivale in amore e scatenò contro la moglie i propri cani. Per sfuggire a loro e presa dalla paura, la donna si rifugiò sulla torre e si suicidò, per evitare di finire in pasto ai cani del marito. I contadini del posto raccontano che il 7 di ogni mese è possibile udire il latrato dei cani e vedere una donna lanciarsi dalla torre.

Un posto, che potrebbe essere visitabile per il pubblico e che, invece, resta chiuso e abbandonato a sé stesso.

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Il Castello di Cefalà si erge su una rupe (657 metri s.l.m.) che domina la valle del corso iniziale del fiume Milicia. Il villaggio settecentesco di Cefalà Diana (dal nome dei fondatori) ha lasciato il castello fuori dal tessuto urbano per svilupparsi a sud-ovest della rupe, dove il terreno è meno ripido.

Dalla sua posizione favorevole, il castello sorvegliava una porzione della magna via Panormi, che, transitando nella zona della Cefalà normanna (monte Chiarastella), viene ricordata nel 1121 come viam castelli cognomento Cephalas. Ben visibile dalla fotografia aerea, un'altra via secondaria scende in linea retta dal castello al celebre impianto termale conosciuto come bagni di Cefalà, cui, a partire almeno dal XIV secolo, era annesso un fondaco con la funzione di albergo rurale. Queste notissime terme (sottoposte nel 2000 a scavi archeologici con progetto di allestimento museale), il castello trecentesco (già oggetto di interventi di restauro) nonchè il sito normanno di monte Chiarastella (ancora da scavare) danno al territorio dell'antica baronia di Cefalà un interesse eccezionale sotto il profilo storico, archeologico, monumentale e paesaggistico.

Il castello, edificato direttamente sulla roccia, è costituito da una cinta interna che riproduce la configurazione del terreno, delimitando quindi un cortile di pianta triangolare. L'ingresso al castello avveniva originariamente attraverso una torre, situata a sud, con due vani porta, solo uno dei quali (chiuso da battenti di legno sprangabili mediante una sbarra che scorreva in apposito alloggiamento nello spessore del muro) è giunto fino a oggi.

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Santa Teresa di Riva (Santa Tirèsa o 'a Marìna in siciliano) è un comune italiano di 9 418 abitanti della città metropolitana di Messina in Sicilia.

Il territorio comprende una exclave nell'entroterra (le frazioni di Misserio e Fautarì, in precedenza territorio di Casalvecchio Siculo), che fu aggregata nel 1929, all'atto della fusione con i vicini comuni di Casalvecchio e Savoca.

Nel 1939, quando il comune di Casalvecchio fu ricostituito, Misserio e Fautarì rimasero a Santa Teresa, che allora comprendeva anche Savoca.

Nel 1948, quando anche quest'ultimo comune riacquistò l'autonomia, il residuo territorio di Santa Teresa si trovò nell'attuale situazione territoriale frammentata. È il capoluogo del vicariato di San Basilio.

📍SantaTeresaRiva

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Le Gole di Tiberio dal 2001 sono uno dei siti European Geoparks Network riconosciuto dall’UNESCO per le sue valenze geologiche.

Le gole si trovano nel territorio di confine fra il Comune di San Mauro Castelverde e quello di Castelbuono, lungo il fiume Pollina. Si tratta di affioramenti di calcari mesozoici modellati dall’erosione fluviale lunghe circa 250 metri, nacquero nel triassico superiore, circa 200 milioni di anni fa.

Uniche in tutto il comprensorio madonita, costituiscono un ambiente di straordinario impatto paesaggistico e di notevole interesse naturalistico, poiché le levigate e strapiombanti pareti sono habitat ideale per numerose specie vegetali ed animali, soprattutto uccelli, tipiche degli ambienti rupestri.

Il corso d’acqua, la cui portata è considerevole anche in primavera inoltrata, forma una serie di laghetti, piccole cascate, giochi d’acqua di grande suggestione ed è sontuosamente bordeggiato dalla incontaminata vegetazione tipica di questi ambienti, ove spiccano oleandri, salici, pioppi, tamerici, giunchi, canne e numerose specie erbacee.

In particolare, all’interno delle gole si possono osservare: u Miricu, i numerosi nidi di varie specie di uccelli, i fossili di gasteropodi risalenti a circa 150 milioni di anni fa, il masso che fa da ponte naturale sulle gole, un tempo passaggio segreto dei briganti e ricercati che abitavano le numerose grotte e nascondigli della zona, i giochi di luce, una vegetazione incontaminata ed, infine, l’area nudista opera d’arte contemporanea realizzata nel 2005 da Robert Pruitt.

Da decenni il sito è meta di turismo escursionistico e scientifico. Per gli amanti di sport fluviali poiché proprio in corrispondenza delle Gole il fiume diventa navigabile ed in primavera-estate vi si può fare anche il bagno.

💻 Goleditiberio

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