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Torre San Filippo e il fantasma della dama 🏰
Secondo la misteriosa leggenda sulla Torre San Filippo appare lo spettro di una dama. 👸🏼
La donna si butta dalla torre per sfuggire a 7 cani sguinzagliati dal marito, tradito col guardiacaccia. 🦌
Questa scena si ripete puntualmente il 7 di ogni mese.
Attualmente il castello è in vendita ma a quanto pare la legenda ha scoraggiato tutti i potenziali acquirenti per timore di diventare cornuti. 🤘🏻
🏰Torre_San_Filippo
✍🏻@sicilianewseinfo
📌@siciliaterramia
🌎@postidavedere
#legende #castelli #sicily
Secondo la misteriosa leggenda sulla Torre San Filippo appare lo spettro di una dama. 👸🏼
La donna si butta dalla torre per sfuggire a 7 cani sguinzagliati dal marito, tradito col guardiacaccia. 🦌
Questa scena si ripete puntualmente il 7 di ogni mese.
Attualmente il castello è in vendita ma a quanto pare la legenda ha scoraggiato tutti i potenziali acquirenti per timore di diventare cornuti. 🤘🏻
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C’è un luogo, in provincia di Ragusa, che sembra essere uscito dai racconti di R.R. Martin e il paesaggio non ha nulla da invidiare al regno di Westeros.
C’è un posto, abbandonato,un antico maniero di proprietà della famiglia Ottaviano, completamente lasciato a sé stesso,
dimenticato, impervio, con una storia da raccontare: Torre San Filippo. Immerso nelle magnifiche campagne iblee, lo stile di questo antico castello è completamente diverso dalle residenze nobiliari che si trovano in provincia: portone gotico, pianta labirintica, torre che parla di un’antica leggenda.
Molto probabilmente, il castello è stato rimaneggiato nel 1884 ed era usato come punto di avvistamento del feudo del proprietario terriero.
Si narra che l’antico proprietario vivesse con il figlio che si innamorò perdutamente di una donna bellissima. I due si sposarono e vissero felicemente nel castello fin quando arrivò nella tenuta un guardiacaccia dall’aspetto “vichingo”. Il guardiacaccia e la moglie divennero amanti fin quando lo stalliere del palazzo non li denunciò.
Il signore del castello, allora, pugnalò a morte il rivale in amore e scatenò contro la moglie i propri cani. Per sfuggire a loro e presa dalla paura, la donna si rifugiò sulla torre e si suicidò, per evitare di finire in pasto ai cani del marito. I contadini del posto raccontano che il 7 di ogni mese è possibile udire il latrato dei cani e vedere una donna lanciarsi dalla torre.
Un posto, che potrebbe essere visitabile per il pubblico e che, invece, resta chiuso e abbandonato a sé stesso.
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C’è un posto, abbandonato,un antico maniero di proprietà della famiglia Ottaviano, completamente lasciato a sé stesso,
dimenticato, impervio, con una storia da raccontare: Torre San Filippo. Immerso nelle magnifiche campagne iblee, lo stile di questo antico castello è completamente diverso dalle residenze nobiliari che si trovano in provincia: portone gotico, pianta labirintica, torre che parla di un’antica leggenda.
Molto probabilmente, il castello è stato rimaneggiato nel 1884 ed era usato come punto di avvistamento del feudo del proprietario terriero.
Si narra che l’antico proprietario vivesse con il figlio che si innamorò perdutamente di una donna bellissima. I due si sposarono e vissero felicemente nel castello fin quando arrivò nella tenuta un guardiacaccia dall’aspetto “vichingo”. Il guardiacaccia e la moglie divennero amanti fin quando lo stalliere del palazzo non li denunciò.
Il signore del castello, allora, pugnalò a morte il rivale in amore e scatenò contro la moglie i propri cani. Per sfuggire a loro e presa dalla paura, la donna si rifugiò sulla torre e si suicidò, per evitare di finire in pasto ai cani del marito. I contadini del posto raccontano che il 7 di ogni mese è possibile udire il latrato dei cani e vedere una donna lanciarsi dalla torre.
Un posto, che potrebbe essere visitabile per il pubblico e che, invece, resta chiuso e abbandonato a sé stesso.
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Albero dell'anno in Europa: Italia rappresentata dal Castagno dei 100 Cavalli
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Albero dell'anno in Europa: Italia rappresentata dal Castagno dei 100 Cavalli
Il Castagno dei 100 Cavalli, vincitore del concorso Albero Italiano 2021, è in gara per l'Italia al concorso internazionale European Tree of the Year 2022. Il "gigante di Sant'Alfio", che sorge alle pendici dell'Etna, è in competizione con altri 16 alberi…
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Il Castello di Cefalà si erge su una rupe (657 metri s.l.m.) che domina la valle del corso iniziale del fiume Milicia. Il villaggio settecentesco di Cefalà Diana (dal nome dei fondatori) ha lasciato il castello fuori dal tessuto urbano per svilupparsi a sud-ovest della rupe, dove il terreno è meno ripido.
Dalla sua posizione favorevole, il castello sorvegliava una porzione della magna via Panormi, che, transitando nella zona della Cefalà normanna (monte Chiarastella), viene ricordata nel 1121 come viam castelli cognomento Cephalas. Ben visibile dalla fotografia aerea, un'altra via secondaria scende in linea retta dal castello al celebre impianto termale conosciuto come bagni di Cefalà, cui, a partire almeno dal XIV secolo, era annesso un fondaco con la funzione di albergo rurale. Queste notissime terme (sottoposte nel 2000 a scavi archeologici con progetto di allestimento museale), il castello trecentesco (già oggetto di interventi di restauro) nonchè il sito normanno di monte Chiarastella (ancora da scavare) danno al territorio dell'antica baronia di Cefalà un interesse eccezionale sotto il profilo storico, archeologico, monumentale e paesaggistico.
Il castello, edificato direttamente sulla roccia, è costituito da una cinta interna che riproduce la configurazione del terreno, delimitando quindi un cortile di pianta triangolare. L'ingresso al castello avveniva originariamente attraverso una torre, situata a sud, con due vani porta, solo uno dei quali (chiuso da battenti di legno sprangabili mediante una sbarra che scorreva in apposito alloggiamento nello spessore del muro) è giunto fino a oggi.
✍🏻@sicilianewseinfo
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Dalla sua posizione favorevole, il castello sorvegliava una porzione della magna via Panormi, che, transitando nella zona della Cefalà normanna (monte Chiarastella), viene ricordata nel 1121 come viam castelli cognomento Cephalas. Ben visibile dalla fotografia aerea, un'altra via secondaria scende in linea retta dal castello al celebre impianto termale conosciuto come bagni di Cefalà, cui, a partire almeno dal XIV secolo, era annesso un fondaco con la funzione di albergo rurale. Queste notissime terme (sottoposte nel 2000 a scavi archeologici con progetto di allestimento museale), il castello trecentesco (già oggetto di interventi di restauro) nonchè il sito normanno di monte Chiarastella (ancora da scavare) danno al territorio dell'antica baronia di Cefalà un interesse eccezionale sotto il profilo storico, archeologico, monumentale e paesaggistico.
Il castello, edificato direttamente sulla roccia, è costituito da una cinta interna che riproduce la configurazione del terreno, delimitando quindi un cortile di pianta triangolare. L'ingresso al castello avveniva originariamente attraverso una torre, situata a sud, con due vani porta, solo uno dei quali (chiuso da battenti di legno sprangabili mediante una sbarra che scorreva in apposito alloggiamento nello spessore del muro) è giunto fino a oggi.
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Santa Teresa di Riva (Santa Tirèsa o 'a Marìna in siciliano) è un comune italiano di 9 418 abitanti della città metropolitana di Messina in Sicilia.
Il territorio comprende una exclave nell'entroterra (le frazioni di Misserio e Fautarì, in precedenza territorio di Casalvecchio Siculo), che fu aggregata nel 1929, all'atto della fusione con i vicini comuni di Casalvecchio e Savoca.
Nel 1939, quando il comune di Casalvecchio fu ricostituito, Misserio e Fautarì rimasero a Santa Teresa, che allora comprendeva anche Savoca.
Nel 1948, quando anche quest'ultimo comune riacquistò l'autonomia, il residuo territorio di Santa Teresa si trovò nell'attuale situazione territoriale frammentata. È il capoluogo del vicariato di San Basilio.
📍SantaTeresaRiva
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Il territorio comprende una exclave nell'entroterra (le frazioni di Misserio e Fautarì, in precedenza territorio di Casalvecchio Siculo), che fu aggregata nel 1929, all'atto della fusione con i vicini comuni di Casalvecchio e Savoca.
Nel 1939, quando il comune di Casalvecchio fu ricostituito, Misserio e Fautarì rimasero a Santa Teresa, che allora comprendeva anche Savoca.
Nel 1948, quando anche quest'ultimo comune riacquistò l'autonomia, il residuo territorio di Santa Teresa si trovò nell'attuale situazione territoriale frammentata. È il capoluogo del vicariato di San Basilio.
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