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Falcone e Borsellino sulla moneta da 2 euro, l'omaggio a 30 anni dalle stragi.
La Zecca dello Stato rende omaggio alla memoria di PaoloBorsellino e GiovanniFalcone, coniando una moneta da 2 euro che riproduce la celebre foto scattata nel 1992 da Tony Gentile con i due magistrati accanto e sorridenti.
La moneta sarà in circolazione a partire dal 2 gennaio 2022.
Le monete, per un valore nominale di 6 milioni di euro, saranno prodotte in 3 milioni di esemplari e entreranno in circolazione a partire dal 2 gennaio 2022.
Sopra l'immagine la scritta "FALCONE - BORSELLINO" e l'acronimo RI della Repubblica Italiana tra le date 1992 e 2022. Ai lati dell'immagine dei due magistrati l'identificativo della Zecca di Roma, R, a destra, e la sigla "VdS" dell'autore del design della moneta, Valerio de Seta, a sinistra.
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La Zecca dello Stato rende omaggio alla memoria di PaoloBorsellino e GiovanniFalcone, coniando una moneta da 2 euro che riproduce la celebre foto scattata nel 1992 da Tony Gentile con i due magistrati accanto e sorridenti.
La moneta sarà in circolazione a partire dal 2 gennaio 2022.
Le monete, per un valore nominale di 6 milioni di euro, saranno prodotte in 3 milioni di esemplari e entreranno in circolazione a partire dal 2 gennaio 2022.
Sopra l'immagine la scritta "FALCONE - BORSELLINO" e l'acronimo RI della Repubblica Italiana tra le date 1992 e 2022. Ai lati dell'immagine dei due magistrati l'identificativo della Zecca di Roma, R, a destra, e la sigla "VdS" dell'autore del design della moneta, Valerio de Seta, a sinistra.
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La "vastedda" di Castelvetrano: il pane nero siciliano che profuma di cultura e tradizione.
pane nero di Castelvetrano ha la caratteristica forma di pagnotta rotonda, in siciliano chiamata “vastedda”, dalla crosta dura e scura e con un profumato interno di color giallo come il grano.
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Pane nero di Castelvetrano
Come tutto ciò che è naturale, semplice, per tutti, questo alimento era considerato pane dei poveri o “pane marzuolo”. Oggi è il principe della panetteria, uno dei prodotti di vanto dell’enogastronomia trapanese. Una specialità dalle caratteristiche uniche, la cui fama ha raggiunto tutti i paesi superando anche i confini nazionali.
La sua crosta, croccante, quasi musica nel romperla con le mani, come piace un po’ a noi che la consideriamo compagna fedele delle nostre merende, sprigiona note di mandorle tostate, profuma di venti e di aria di mare, di sole e di arsura!
La sua mollica è dolce e compatta e il suo caratteristico colore scuro è dovuto alla miscela dei due grani locali, preziosità del territorio, entrambi macinati a pietra, miscela con la quale viene prodotto. E’ il grano biondo siciliano e il Tumminìa (o Timilia). Quest’ultimo tipo di chicco che viene seminato a Marzo ed è pronto a Giugno, dà il nome di “pane marzuolo” alla pagnotta di Castelvetrano, tanto amata.
Il Tumminìa è un grano duro particolarmente raro, dà al pane una crosticina scura sui toni del caffè o del cioccolato e una mollica dal piacevole retrogusto di malto.
Per cuocere questo pane si predilige un fuoco alimentato con le fronde secche dell’ulivo. Il fuoco vivace surriscalda le pareti del forno facendo raggiungere ad esse la temperatura di 300°C. Le pagnotte si infornano dopo aver spento le fiamme e pulito bene con una scopettina tradizionale, col manico lungo, fatta con la “curina” ottenuta dalle foglie di palma nana. Il pane cuoce così lentamente e senza fuoco diretto man mano che la temperatura si abbassa.
La tradizione vuole che il pane nero di Castelvetrano, appena sfornato e ancora caldo, sia diviso in due e condito con olio extravergine d’oliva, sale, origano, pomodoro a fette, formaggio, acciughe e basilico. Ed è poesia!
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Come tutto ciò che è naturale, semplice, per tutti, questo alimento era considerato pane dei poveri o “pane marzuolo”. Oggi è il principe della panetteria, uno dei prodotti di vanto dell’enogastronomia trapanese. Una specialità dalle caratteristiche uniche, la cui fama ha raggiunto tutti i paesi superando anche i confini nazionali.
La sua crosta, croccante, quasi musica nel romperla con le mani, come piace un po’ a noi che la consideriamo compagna fedele delle nostre merende, sprigiona note di mandorle tostate, profuma di venti e di aria di mare, di sole e di arsura!
La sua mollica è dolce e compatta e il suo caratteristico colore scuro è dovuto alla miscela dei due grani locali, preziosità del territorio, entrambi macinati a pietra, miscela con la quale viene prodotto. E’ il grano biondo siciliano e il Tumminìa (o Timilia). Quest’ultimo tipo di chicco che viene seminato a Marzo ed è pronto a Giugno, dà il nome di “pane marzuolo” alla pagnotta di Castelvetrano, tanto amata.
Il Tumminìa è un grano duro particolarmente raro, dà al pane una crosticina scura sui toni del caffè o del cioccolato e una mollica dal piacevole retrogusto di malto.
Per cuocere questo pane si predilige un fuoco alimentato con le fronde secche dell’ulivo. Il fuoco vivace surriscalda le pareti del forno facendo raggiungere ad esse la temperatura di 300°C. Le pagnotte si infornano dopo aver spento le fiamme e pulito bene con una scopettina tradizionale, col manico lungo, fatta con la “curina” ottenuta dalle foglie di palma nana. Il pane cuoce così lentamente e senza fuoco diretto man mano che la temperatura si abbassa.
La tradizione vuole che il pane nero di Castelvetrano, appena sfornato e ancora caldo, sia diviso in due e condito con olio extravergine d’oliva, sale, origano, pomodoro a fette, formaggio, acciughe e basilico. Ed è poesia!
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La siciliana Ginetta Di Vita tra i 10 top manager italiani, il premio a Roma
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La siciliana Ginetta Di Vita tra i 10 top manager italiani, il premio a Roma
Con una cerimonia ufficiale, all’interno dei saloni dell’Hotel Quirinale di Roma, si è svolta la fase conclusiva del Premio Giovane Manager 2020 per dieci eccellenze selezionati tra i migliori giovani manager italiani. Unica siciliana Ginetta Di Vita, da…
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“Quando l'amico non risponde a prima voce, significa che il discorso non gli piace.”.
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L'altopiano dell'Argimusco - la Stonehenge Siciliana
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"In Italia sono vari i luoghi legati all’archeoastronomia, ovvero la scienza delle pietre e delle stelle, ma senza dubbio uno che desta particolare curiosità, per il fascino e per il mistero che suscita, è l’altopiano dell’Argimusco - racconta il dottore Giuseppe Famà che ha realizzato un bellissimo video col drone - Un luogo dove le rocce assumono sembianze umane, e non solo.
Sono enormi blocchi di pietra, di straordinaria bellezza, che, forse, modellate nel corso dei millenni solo dall’erosione eolica, ora possiedono forme antropomorfe e zoomorfe come quella dell’Aquila, dell’Orante cioè una figura femminile in posizione di preghiera, del Leone e del Sacerdote. Ma queste sono solo alcune; il luogo offre molto di più.
Un altopiano che l’uomo, quando lo scoprì, lo scelse subito per praticare, sfruttando l’allineamento delle rocce unito alla vista su tutti e quattro gli orizzonti, l’astronomia; e per questa via giunse a scoprire il ciclo delle stagioni e ad elaborare un calendario per usi religiosi e agricoli".
Questo luogo surreale, ricco di megaliti, si trova nascosto in Sicilia tra i comuni di Montalbano Elicona, Tripi e Roccella Valdemone.
È un paesaggio poco conosciuto, e per questo forse ancora più intrigante, che ad osservalo viene difficile comprendere il confine tra opere della natura e opere dell’uomo.
Un luogo dove sorge spontaneo l’interrogativo se e come l’uomo possa essere riuscito a intervenire creando uno scenario così tanto suggestivo da risultare addirittura di complessa interpretazione anche per gli odierni studiosi.
"Studiosi che alcune volte lo pongono in correlazione oltre che con la famosissima Stonehenge britannica, definendola proprio la “Stonehenge italiana”, anche con la “Marcahuasi” di Lima in Perù.
Non resta pertanto che recarsi in questo magico luogo e farsi trascinare dal suo fascino, lontano, dove la frenesia della modernità lascia spazio alla pace e alla serenità della natura primordiale".
L'altopiano è molto panoramico in quanto si possono ammirare da vicino l'Etna, le isole Eolie, le curiose montagne Rocca Salvatesta e Montagna di Vernà, capo Tindari, capo Calavà e capo Milazzo. Esso è parte della Riserva naturale orientata Bosco di Malabotta.
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Sono enormi blocchi di pietra, di straordinaria bellezza, che, forse, modellate nel corso dei millenni solo dall’erosione eolica, ora possiedono forme antropomorfe e zoomorfe come quella dell’Aquila, dell’Orante cioè una figura femminile in posizione di preghiera, del Leone e del Sacerdote. Ma queste sono solo alcune; il luogo offre molto di più.
Un altopiano che l’uomo, quando lo scoprì, lo scelse subito per praticare, sfruttando l’allineamento delle rocce unito alla vista su tutti e quattro gli orizzonti, l’astronomia; e per questa via giunse a scoprire il ciclo delle stagioni e ad elaborare un calendario per usi religiosi e agricoli".
Questo luogo surreale, ricco di megaliti, si trova nascosto in Sicilia tra i comuni di Montalbano Elicona, Tripi e Roccella Valdemone.
È un paesaggio poco conosciuto, e per questo forse ancora più intrigante, che ad osservalo viene difficile comprendere il confine tra opere della natura e opere dell’uomo.
Un luogo dove sorge spontaneo l’interrogativo se e come l’uomo possa essere riuscito a intervenire creando uno scenario così tanto suggestivo da risultare addirittura di complessa interpretazione anche per gli odierni studiosi.
"Studiosi che alcune volte lo pongono in correlazione oltre che con la famosissima Stonehenge britannica, definendola proprio la “Stonehenge italiana”, anche con la “Marcahuasi” di Lima in Perù.
Non resta pertanto che recarsi in questo magico luogo e farsi trascinare dal suo fascino, lontano, dove la frenesia della modernità lascia spazio alla pace e alla serenità della natura primordiale".
L'altopiano è molto panoramico in quanto si possono ammirare da vicino l'Etna, le isole Eolie, le curiose montagne Rocca Salvatesta e Montagna di Vernà, capo Tindari, capo Calavà e capo Milazzo. Esso è parte della Riserva naturale orientata Bosco di Malabotta.
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Anche la Sicilia ha il suo albero magico - L'Urlo | News e Lifestyle
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Anche la Sicilia ha il suo albero magico - L'Urlo | News e Lifestyle
In Sicilia il legame con la magia si avverte tra le onde del mare, tra i campi, nei monumenti millenari testimoni di tutti i popoli che hanno lasciato una parte di sè sull’Isola. E anche in un albero piuttosto robusto. Si trova sulla Terra da duemila anni…
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🗞🌋Il Castagno dei cento cavalli di Sant'Alfio eletto albero dell'anno
At @paesietnei By Paesi Etnei News
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Il Castagno dei cento cavalli di Sant'Alfio eletto albero dell'anno
È il Castagno dei 100 cavalli che sorge a Sant’Alfio, alle pendici dell’Etna, il vincitore del concorso annuale Tree of the year 2021, che ha lo scopo di puntare l’attenzione sulle bellezze naturalistiche della penisola sottolineando l’importanza dei vecchi…
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📍 A' Piscaria - Catania
A' Piscaria, non è un mercato del pesce qualsiasi, ma l’anima più genuina di Catania, tra l’inconfondibile voce dei pescivendoli e l’estasi di noi “forestieri” che rimaniamo ammaliati da questo luogo in cui il tempo sembra essersi fermato ed è possibile assaporare le tradizioni più belle di questa città.
Un posto in cui dovete perdervi e farvi travolgere dai rumori, colori, odori e sapori perché solo così potrete vivere la Sicilianità più vera ed autentica.
Questo è il mio omaggio per te, Catania 🐘 ❤️ 💙
🎥 @ilcavallopazzo
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🐘#catania_sicilia
A' Piscaria, non è un mercato del pesce qualsiasi, ma l’anima più genuina di Catania, tra l’inconfondibile voce dei pescivendoli e l’estasi di noi “forestieri” che rimaniamo ammaliati da questo luogo in cui il tempo sembra essersi fermato ed è possibile assaporare le tradizioni più belle di questa città.
Un posto in cui dovete perdervi e farvi travolgere dai rumori, colori, odori e sapori perché solo così potrete vivere la Sicilianità più vera ed autentica.
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📍Torre Bennistra
La Torre Bennistra , detta anche Bennisti, è una torre di difesa costiera che faceva parte del sistema di torri costiere della Sicilia, si trova nella località di Scopello, nei pressi della Riserva naturale dello Zingaro in provincia di Trapani, nel territorio di Castellammare del Golfo.
La torre fu edificata nel XVI secolo, sulle preesistenti fondamenta più antiche, non presenta la tipologia tipica delle torri progettate da Camillo Camilliani, essendo a pianta circolare per circa metri 5,50 di diametro.
È' stata integralmente restaurata nel 2015, grazie ad un progetto del III Settore della Città di Castellammare del Golfo finanziato dalla Comunità Europea col programma PO FESR 2007 - 2013, realizzato dall'impresa CELI Energia di Santa Ninfa (TP).
🎥 @fg_flydrone
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La Torre Bennistra , detta anche Bennisti, è una torre di difesa costiera che faceva parte del sistema di torri costiere della Sicilia, si trova nella località di Scopello, nei pressi della Riserva naturale dello Zingaro in provincia di Trapani, nel territorio di Castellammare del Golfo.
La torre fu edificata nel XVI secolo, sulle preesistenti fondamenta più antiche, non presenta la tipologia tipica delle torri progettate da Camillo Camilliani, essendo a pianta circolare per circa metri 5,50 di diametro.
È' stata integralmente restaurata nel 2015, grazie ad un progetto del III Settore della Città di Castellammare del Golfo finanziato dalla Comunità Europea col programma PO FESR 2007 - 2013, realizzato dall'impresa CELI Energia di Santa Ninfa (TP).
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