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Tra le meraviglie più nascoste di Mondello: è il villino che "ti porta" nella Belle Époque
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Tra le meraviglie più nascoste di Mondello: è il villino che "ti porta" nella Belle Époque
Giunti all'inizio della piccola via, il rosso, il verde, il blu e il giallo dei tre prospetti catturano l'attenzione dei passanti in uno dei più suggestivi paesaggi "belle époque" Architetto, artista e attivista Villino Lentini a Mondello Realizzato nel 1910…
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𝐂𝐨𝐬'𝐞̀ 𝐥𝐚 "𝐋𝐮𝐩𝐚"?
E' un fenomeno molto pericoloso per la navigazione nello Stretto di Messina è quello che i vecchi pescatori di Ganzirri e Torre Faro chiamano simpaticamente “Lupa”.
Questa sorta di cordone nebbioso si forma a pochi metri dal livello del mare, disposto nel bel mezzo dello Stretto, anche se qualche volta si spinge persino ad avvolgere la città e il porto.
Normalmente questa sorta di serpentone si estende per una lunghezza non inferiore a 10 Km e si forma preferibilmente nei mesi d’Aprile e Maggio e può persistere anche per due o tre giorni senza cambiare sostanzialmente di posizione, fino al suo completo dissolvimento.
La visibilità all’interno è nell’ordine di poche decine di metri, ma in alcuni casi può scendere fino a qualche metro, e di fatto, è l’unico fenomeno che riesce a fermare i collegamenti tra le due sponde, operati dai pur bravissimi comandanti delle navi traghetto, che si devono arrendere davanti a questo muro invalicabile.
A provocare la Lupa è uno strato d’inversione termica a qualche decina di metri dalla superficie marina, che si forma quando lungo lo Stretto scorre un debole flusso caldo d’estrazione africana, impedendo all’aria umida di sollevarsi per convenzione.
Così imprigionata, l’aria a contatto con la superficie marina, notevolmente più fredda anche per la riemersione delle freddissime correnti profonde che risalgono dai fondali ionici con una temperatura tra i 15 e i 16 gradi, trova le condizioni alla condensazione del vapore in essa contenuto, e quindi alla formazione di questa particolare nebbia d’avvezione.
Tratto dal sito web di "Atmosphera
✍🏻@sicilianewseinfo
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#atmospherasullostretto
#strettodimessina
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E' un fenomeno molto pericoloso per la navigazione nello Stretto di Messina è quello che i vecchi pescatori di Ganzirri e Torre Faro chiamano simpaticamente “Lupa”.
Questa sorta di cordone nebbioso si forma a pochi metri dal livello del mare, disposto nel bel mezzo dello Stretto, anche se qualche volta si spinge persino ad avvolgere la città e il porto.
Normalmente questa sorta di serpentone si estende per una lunghezza non inferiore a 10 Km e si forma preferibilmente nei mesi d’Aprile e Maggio e può persistere anche per due o tre giorni senza cambiare sostanzialmente di posizione, fino al suo completo dissolvimento.
La visibilità all’interno è nell’ordine di poche decine di metri, ma in alcuni casi può scendere fino a qualche metro, e di fatto, è l’unico fenomeno che riesce a fermare i collegamenti tra le due sponde, operati dai pur bravissimi comandanti delle navi traghetto, che si devono arrendere davanti a questo muro invalicabile.
A provocare la Lupa è uno strato d’inversione termica a qualche decina di metri dalla superficie marina, che si forma quando lungo lo Stretto scorre un debole flusso caldo d’estrazione africana, impedendo all’aria umida di sollevarsi per convenzione.
Così imprigionata, l’aria a contatto con la superficie marina, notevolmente più fredda anche per la riemersione delle freddissime correnti profonde che risalgono dai fondali ionici con una temperatura tra i 15 e i 16 gradi, trova le condizioni alla condensazione del vapore in essa contenuto, e quindi alla formazione di questa particolare nebbia d’avvezione.
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I greci costruivano i loro edifici più importanti come se la Natura potesse entrarne a far parte.
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Voli mozzafiato sull'unica Zipline di Sicilia (e non solo): sulle Madonie non ci si annoia mai
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Voli mozzafiato sull'unica Zipline di Sicilia (e non solo): sulle Madonie non ci si annoia mai
Riapre la Zipline Sicilia e San Mauro Castelverde diventa il punto di riferimento regionale di turismo esperienziale. Un luogo che custodisce uno degli scenari più suggestivi La Zipline A pochi passi da Palermo c'è un luogo che custodisce uno degli scenari…
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La Spirale Archimedea
La spirale Archimedea ideata dal professore Salvo Raeli e realizzata dagli studenti della Scuola Superiore di Architettura di Siracusa si è guadagnata commenti e consensi. Al punto che c’è chi adesso propone di renderla “permanente”, rompendo così la monotonia dell’asfalto di largo Aretusa.
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#ortigia #siracusa #sicily
La spirale Archimedea ideata dal professore Salvo Raeli e realizzata dagli studenti della Scuola Superiore di Architettura di Siracusa si è guadagnata commenti e consensi. Al punto che c’è chi adesso propone di renderla “permanente”, rompendo così la monotonia dell’asfalto di largo Aretusa.
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Piazza Università: La sua esistenza risale almeno al 1696 quando, sul lato ovest, venne edificato il palazzo dell'Università dopo le distruzioni causate dall'evento sismico del 1693. Il palazzo venne edificato su progetto di diversi architetti fra i quali Francesco e Antonino Battaglia e Giovanni Battista Vaccarini. Sul lato est, di fronte al palazzo dell'Università, si trova il palazzo San Giuliano costruito nel 1738, per i Paternò Castello marchesi di San Giuliano, su progetto dell'architetto Giovan Battista Vaccarini.
A sud della piazza sono situati il lato posteriore di palazzo degli Elefanti, sede del municipio, e palazzo Cilestri risalente alla seconda metà del Settecento. Il lato nord, che conclude la piazza, ospita il palazzo Gioeni d'Angiò, coevo dei precedenti a nord-est e il palazzo La Piana a nord-ovest.
Nella piazza sono presenti quattro candelabri artistici in bronzo, realizzati nel 1957 dagli scultori catanesi Mimì Maria Lazzaro e Domenico Tudisco, su progetto dell'architetto Vincenzo Corsaro, rappresentanti quattro antiche leggende catanesi: Gammazita, il Paladino Uzeda, i fratelli Pii e Colapesce.
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A sud della piazza sono situati il lato posteriore di palazzo degli Elefanti, sede del municipio, e palazzo Cilestri risalente alla seconda metà del Settecento. Il lato nord, che conclude la piazza, ospita il palazzo Gioeni d'Angiò, coevo dei precedenti a nord-est e il palazzo La Piana a nord-ovest.
Nella piazza sono presenti quattro candelabri artistici in bronzo, realizzati nel 1957 dagli scultori catanesi Mimì Maria Lazzaro e Domenico Tudisco, su progetto dell'architetto Vincenzo Corsaro, rappresentanti quattro antiche leggende catanesi: Gammazita, il Paladino Uzeda, i fratelli Pii e Colapesce.
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