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Un LABIRINTO in cima al MONTE PELLEGRINO a Palermo.
Il labirinto di Monte Pellegrino è composto da 2260 pietre, è stato ideato da Stefano Baldi e realizzato con la collaborazione di Marina Modica.
A garantire l’accesso al labirinto vi sono due sentieri, uno a est, delimitato da pietre, e uno a sud. Quest’ultimo, inoltrandosi nel bosco, percorre per circa 200 metri un’antica strada di cui rimane soltanto la massicciata.
Le pietre utilizzate per costruire la struttura sono state raccolte tutte nel bosco circostante e disposte lungo una trincea ricavata sulla tracciatura.
Vicino al labirinto si trova una cassetta chiusa dove è possibile inserire dei foglietti con su scritte le proprie sensazioni percepite durante il cammino.
Se siete amanti della meditazione, cosa state aspettando a immergervi in questo luogo meraviglioso?
✍🏻@sicilianewseifo
📌@siciliaterramia
📚#Sicilia
Il labirinto di Monte Pellegrino è composto da 2260 pietre, è stato ideato da Stefano Baldi e realizzato con la collaborazione di Marina Modica.
A garantire l’accesso al labirinto vi sono due sentieri, uno a est, delimitato da pietre, e uno a sud. Quest’ultimo, inoltrandosi nel bosco, percorre per circa 200 metri un’antica strada di cui rimane soltanto la massicciata.
Le pietre utilizzate per costruire la struttura sono state raccolte tutte nel bosco circostante e disposte lungo una trincea ricavata sulla tracciatura.
Vicino al labirinto si trova una cassetta chiusa dove è possibile inserire dei foglietti con su scritte le proprie sensazioni percepite durante il cammino.
Se siete amanti della meditazione, cosa state aspettando a immergervi in questo luogo meraviglioso?
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📚#Sicilia
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A Pasqua non può mancare nelle vetrine dei nostri pasticcieri e sulle nostre tavole l’agnello, dolce della tradizione siciliana, simbolo sacrificale di redenzione e resurrezione.
E’ certo che, sia quello famoso di Favara, in provincia di Agrigento, realizzato con pasta di mandorle e pistacchi del posto, sia quello (pecorella come alcuni vogliono distinguere) di sola pasta di mandorle, diffuso in ogni parte della Sicilia, hanno origini che si perdono nel tempo, tutte di derivazione conventuale.
Sembra infatti che siano state le monache del Collegio di Maria del quartiere Batia a Favara ad inventarlo prima del 1898 anche se la prima ricetta scritta su l’agnello pasquale, appartenente a una ricca famiglia di Favara, porta la data del 1898.
Noi abbiamo realizzato la versione più diffusa in Sicilia, quella con la sola pasta di mandorle!
✍🏻@sicilianewseifo
📌@siciliaterramia
📚#CustonaciWeb
E’ certo che, sia quello famoso di Favara, in provincia di Agrigento, realizzato con pasta di mandorle e pistacchi del posto, sia quello (pecorella come alcuni vogliono distinguere) di sola pasta di mandorle, diffuso in ogni parte della Sicilia, hanno origini che si perdono nel tempo, tutte di derivazione conventuale.
Sembra infatti che siano state le monache del Collegio di Maria del quartiere Batia a Favara ad inventarlo prima del 1898 anche se la prima ricetta scritta su l’agnello pasquale, appartenente a una ricca famiglia di Favara, porta la data del 1898.
Noi abbiamo realizzato la versione più diffusa in Sicilia, quella con la sola pasta di mandorle!
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Tu che mi parli di gioie false,
dimmi quali siano le vere;
quelle che costano più lacrime,
o quelle che lasciano più rimorsi?
e perché rimorsi?
Qual’è l’amor vero,
quello che muore, o quello che uccide?
e qual’è la donna più degna d’amore,
la più casta o la più seducente?
Giovanni Verga
In foto: Stefania Sandrelli in "Sedotta e abbandonata" di Pietro Germi (1964)
✍🏻@sicilianewseinfo
📌@siciliaterramia
📚#LetteraturaSiciliana
dimmi quali siano le vere;
quelle che costano più lacrime,
o quelle che lasciano più rimorsi?
e perché rimorsi?
Qual’è l’amor vero,
quello che muore, o quello che uccide?
e qual’è la donna più degna d’amore,
la più casta o la più seducente?
Giovanni Verga
In foto: Stefania Sandrelli in "Sedotta e abbandonata" di Pietro Germi (1964)
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Una distesa di TULIPANI ROSSI.
A BLUFI, un piccolo paese che si sviluppa su un colle del versante meridionale delle Madonie, in provincia di Palermo, migliaia di TULIPANI ROSSI crescono spontaneamente in un campo coltivato a grano, tra mandorli ed alberi di ulivo: si tratta della fioritura del Tulipano precoce o Tulipano di Raddi (Tulipa raddii).
Meta primaverile irrinunciabile per gli amanti della natura e della fotografia, ogni anno si ripete un evento naturale incantevole: a partire dal mese di marzo si assiste alla straordinaria FIORITURA di migliaia di tulipani rossi che crescono spontaneamente sul prato verde, dando vita ad un paesaggio che ricorda i dipinti di MONET.
Armatevi di fotocamera e ammirate lo splendido fenomeno.
✍🏻@sicilianewseinfo
📌@siciliaterramia
📚#SiciliaSegreta
A BLUFI, un piccolo paese che si sviluppa su un colle del versante meridionale delle Madonie, in provincia di Palermo, migliaia di TULIPANI ROSSI crescono spontaneamente in un campo coltivato a grano, tra mandorli ed alberi di ulivo: si tratta della fioritura del Tulipano precoce o Tulipano di Raddi (Tulipa raddii).
Meta primaverile irrinunciabile per gli amanti della natura e della fotografia, ogni anno si ripete un evento naturale incantevole: a partire dal mese di marzo si assiste alla straordinaria FIORITURA di migliaia di tulipani rossi che crescono spontaneamente sul prato verde, dando vita ad un paesaggio che ricorda i dipinti di MONET.
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I VESPRI SICILIANI
Il 30 marzo 1282 scoppiarono i Vespri Siciliani.
I Vespri siciliani furono una ribellione scoppiata a Palermo all'ora dei vespri di Lunedì dell'Angelo. Bersaglio della rivolta furono i dominatori francesi dell'isola.
Da Palermo i moti si sparsero presto all'intera Sicilia e ne espulsero la presenza francese.
Quella sera del 30 marzo 1282 a Palermo l’esplosione del malcontento giunge quasi inaspettata la sera del 30 marzo 1282 (con il computo orario di allora, calcolata già come 31 marzo).
Tutto ebbe izio in concomitanza con la funzione serale dei Vespri del 30 marzo 1282, lunedì dell'Angelo, sul sagrato della chiesa del Santo Spirito, a Palermo.
A generare l'episodio fu - secondo la ricostruzione storica - la reazione al gesto di un soldato dell'esercito francese, tale Drouet, che si era rivolto in maniera irriguardosa a una giovane nobildonna accompagnata dal consorte, mettendole le mani addosso con il pretesto di doverla perquisire. A difesa di sua moglie, lo sposo riuscì a sottrarre la spada al soldato francese e a ucciderlo. Tale gesto costituì la scintilla che dette inizio alla rivolta.
Nel corso della serata e della notte che ne seguì i palermitani - al grido di "Mora, mora!" - si abbandonarono a una vera e propria "caccia ai francesi" che dilagò in breve tempo in tutta l'isola, trasformandosi in una carneficina. I pochi francesi che sopravvissero al massacro vi riuscirono rifugiandosi nelle loro navi, attraccate lungo la costa.
Si racconta che i siciliani, per individuare i francesi che si camuffavano fra i popolani, facessero ricorso a uno shibboleth, mostrando loro dei ceci («cìciri», nella lingua siciliana ) e chiedendo di pronunziarne il nome; quelli che venivano traditi dalla loro pronuncia francese (sciscirì), venivano immediatamente uccisi.
✍🏻@sicilianewseinfo
📌@siciliaterramia
📚#StoriaSiciliana
Il 30 marzo 1282 scoppiarono i Vespri Siciliani.
I Vespri siciliani furono una ribellione scoppiata a Palermo all'ora dei vespri di Lunedì dell'Angelo. Bersaglio della rivolta furono i dominatori francesi dell'isola.
Da Palermo i moti si sparsero presto all'intera Sicilia e ne espulsero la presenza francese.
Quella sera del 30 marzo 1282 a Palermo l’esplosione del malcontento giunge quasi inaspettata la sera del 30 marzo 1282 (con il computo orario di allora, calcolata già come 31 marzo).
Tutto ebbe izio in concomitanza con la funzione serale dei Vespri del 30 marzo 1282, lunedì dell'Angelo, sul sagrato della chiesa del Santo Spirito, a Palermo.
A generare l'episodio fu - secondo la ricostruzione storica - la reazione al gesto di un soldato dell'esercito francese, tale Drouet, che si era rivolto in maniera irriguardosa a una giovane nobildonna accompagnata dal consorte, mettendole le mani addosso con il pretesto di doverla perquisire. A difesa di sua moglie, lo sposo riuscì a sottrarre la spada al soldato francese e a ucciderlo. Tale gesto costituì la scintilla che dette inizio alla rivolta.
Nel corso della serata e della notte che ne seguì i palermitani - al grido di "Mora, mora!" - si abbandonarono a una vera e propria "caccia ai francesi" che dilagò in breve tempo in tutta l'isola, trasformandosi in una carneficina. I pochi francesi che sopravvissero al massacro vi riuscirono rifugiandosi nelle loro navi, attraccate lungo la costa.
Si racconta che i siciliani, per individuare i francesi che si camuffavano fra i popolani, facessero ricorso a uno shibboleth, mostrando loro dei ceci («cìciri», nella lingua siciliana ) e chiedendo di pronunziarne il nome; quelli che venivano traditi dalla loro pronuncia francese (sciscirì), venivano immediatamente uccisi.
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@siciliaterramia il canale interamente dedicato alla Sicilia e a tutti gli amanti di quest'isola meravigliosa tutta da scoprire.
Seguiteci anche su Istagram 😊
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La grande qualità di @newseinfo.
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Segesta, scoperto il monumentale ingresso all'Agorà: nuovi percorsi, parco pronto alla riapertura - FOTO
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Segesta, scoperto il monumentale ingresso all'Agorà: nuovi percorsi, parco pronto alla riapertura - FOTO
TRAPANI – Il Parco archeologico di Segesta si appresta a riaprire presentando il nuovo e monumentale ingresso all’Agorà, la grande piazza, sul lato che conduce verso l’ala Nord-Est della Stoà, rinvenuto durante la campagna di scavi, in corso di realizzazione.…
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