“U sceccu nto linzolu” è un modo di dire utilizzato a Messina dai messinesi.
Traduzione dal Messinese all’italiano:
L’asino nel lenzuolo.
"Morale"
Questa frase viene detta a qualcuno che fa il finto ingenuo.
Viene, cioè, rivolta a chi, facendo finta di essere ingenuo, vuole far credere di non sapere di cosa si sta parlando, di non aver visto nulla, di non conoscere nulla, in base alla situazione di riferimento.
Si dice di persona furba, quindi, che per evitare certe situazioni, si finge ingenuo, mentre non lo è affatto.
✍🏻@sicilianewseinfo
📌@siciliaterramia
📚I love Messina
Traduzione dal Messinese all’italiano:
L’asino nel lenzuolo.
"Morale"
Questa frase viene detta a qualcuno che fa il finto ingenuo.
Viene, cioè, rivolta a chi, facendo finta di essere ingenuo, vuole far credere di non sapere di cosa si sta parlando, di non aver visto nulla, di non conoscere nulla, in base alla situazione di riferimento.
Si dice di persona furba, quindi, che per evitare certe situazioni, si finge ingenuo, mentre non lo è affatto.
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Il Salame di Sant’Angelo di Brolo è un delizioso salume siciliano, tipico della cittadina del Messinese. La tradizione norcina, in Sicilia, nacque presumibilmente nell’undicesimo secolo, in seguito alla colonizzazione da parte dei Normanni, che introdussero nuove abitudini a tavola.
Prima, infatti, il consumo della carne suina era stato escluso dagli Arabi, poiché era ritenuto sacrilego. La produzione del Salame Sant’Angelo di Brolo si sviluppò nel XVI secolo e ancora oggi rappresenta un’importante realtà. A rendere ancora più pregevole la produzione sono le ideali condizioni climatiche di temperatura, umidità e ventosità, perfette per la stagionatura.
Per ricavarlo, si utilizzano solo le parti più nobili del maiale, come lombata, spalla, coscia, collo, lonza, filetto e coppa. Allevato con prodotti genuini e alimentato con ghiande, fave e crusca. Per la parte grassa, che costituisce almeno il 20% dell’impasto, si utilizza solo il pancettone.
Le carni del Salame di Sant’Angelo di Brolo sono tagliate a punta di coltello, lavorate e conciate con sale marino e pepe nero a mezza grana. I salami vengono dunque insaccati in budelli di suino e messi a stagionare in sale arieggiate per un periodo che va dai trenta ai cento giorni. Il tempo varia a seconda della pezzatura. Il prodotto finito ha un peso che va dai 300 grammi al chilo e mezzo.
Al taglio ha un colore rosso vivo. La consistenza è tenera e il sapore delicato, con un aroma fragrante e caratteristico.
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Prima, infatti, il consumo della carne suina era stato escluso dagli Arabi, poiché era ritenuto sacrilego. La produzione del Salame Sant’Angelo di Brolo si sviluppò nel XVI secolo e ancora oggi rappresenta un’importante realtà. A rendere ancora più pregevole la produzione sono le ideali condizioni climatiche di temperatura, umidità e ventosità, perfette per la stagionatura.
Per ricavarlo, si utilizzano solo le parti più nobili del maiale, come lombata, spalla, coscia, collo, lonza, filetto e coppa. Allevato con prodotti genuini e alimentato con ghiande, fave e crusca. Per la parte grassa, che costituisce almeno il 20% dell’impasto, si utilizza solo il pancettone.
Le carni del Salame di Sant’Angelo di Brolo sono tagliate a punta di coltello, lavorate e conciate con sale marino e pepe nero a mezza grana. I salami vengono dunque insaccati in budelli di suino e messi a stagionare in sale arieggiate per un periodo che va dai trenta ai cento giorni. Il tempo varia a seconda della pezzatura. Il prodotto finito ha un peso che va dai 300 grammi al chilo e mezzo.
Al taglio ha un colore rosso vivo. La consistenza è tenera e il sapore delicato, con un aroma fragrante e caratteristico.
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Agroalimentare in Sicilia, pistacchio di Raffadali nel registro Dop e Igp @sicilianewseinfo
#goodnews〽️
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Telegraph
Agroalimentare in Sicilia, pistacchio di Raffadali nel registro Dop e Igp
SICILIA – “Accolgo con soddisfazione la notizia che un’altra eccellenza dell’agroalimentare siciliano risulta da oggi iscritta nel Registro europeo delle Dop e Igp. Il pistacchio di Raffadali si conferma così prodotto di prestigio e di importante valore economico…
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Non ghiabba e non maravigghia è un modo di dire utilizzato a Messina dai Messinesi.
Traduzione dal Messinese all’italiano:
Né burla, né meraviglia.
"Morale"
E’ un’esclamazione utilizzata quando non ci si dovrebbe meravigliare per qualcosa.
Nello specifico, viene usata questa affermazione per invitare a non farsi gabbo, ossia non beffarsi di qualcuno o prendersi beffa di qualcuno e, allo stesso tempo, a non meravigliarsi, poiché ciò di cui ci si fa beffa o per cui ci meraviglia, in quanto cosa buffa, rara o che ci stupisce, potrebbe accadere a noi.
In ogni caso può assumere diversi significati a seconda della situazione.
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Traduzione dal Messinese all’italiano:
Né burla, né meraviglia.
"Morale"
E’ un’esclamazione utilizzata quando non ci si dovrebbe meravigliare per qualcosa.
Nello specifico, viene usata questa affermazione per invitare a non farsi gabbo, ossia non beffarsi di qualcuno o prendersi beffa di qualcuno e, allo stesso tempo, a non meravigliarsi, poiché ciò di cui ci si fa beffa o per cui ci meraviglia, in quanto cosa buffa, rara o che ci stupisce, potrebbe accadere a noi.
In ogni caso può assumere diversi significati a seconda della situazione.
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Mucca lapuni o Ammucca lapuni.
Traduzione dal Messinese all’italiano:
Mangia calabroni.
"Morale"
Si dice di una persona che crede a tutto ciò che gli si dice o che gli prospetta.
Si usa per indicare una persona ingenua.
Quando si raccontano, per scherzo o per vanto, storie incredibili, impensabili e/o surreali, oppure quando, si espone o prospetta una eventualità incredibilmente e straordinariamente inverosimile, il (‘u) mucca lapuni è colui che ascolta estasiato e crede a tutto ciò che sente, senza rendersi conto che si tratta di una bufala.
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Mangia calabroni.
"Morale"
Si dice di una persona che crede a tutto ciò che gli si dice o che gli prospetta.
Si usa per indicare una persona ingenua.
Quando si raccontano, per scherzo o per vanto, storie incredibili, impensabili e/o surreali, oppure quando, si espone o prospetta una eventualità incredibilmente e straordinariamente inverosimile, il (‘u) mucca lapuni è colui che ascolta estasiato e crede a tutto ciò che sente, senza rendersi conto che si tratta di una bufala.
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Strade parallele (Aria Siciliana) di Giuni Russo e Franco Battiato
Questo brano, composto da Giuni Russo e M.Antonietta e Franco Battiato.
Composizione di forte impatto emotivo rievoca mediterranee atmosfere metafisiche.
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📚Musica Siciliana
Questo brano, composto da Giuni Russo e M.Antonietta e Franco Battiato.
Composizione di forte impatto emotivo rievoca mediterranee atmosfere metafisiche.
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Cassata al Forno "Originale siciliana"
La cassata al forno siciliana è la variante più antica e povera della classica cassata siciliana fatta con Pan di Spagna.
Realizzarla è facilissimo,è composta da un guscio di pasta frolla morbida ripieno di crema di ricotta e gocce di cioccolato,proprio come la classica cassata,una torta buonissima da pura libidine che si è soliti fare per Natale e Pasqua.
Per fare la cassata al forno potete usare il classico stampo svasato da pastiera oppure potete utilizzare come ho fatto io lo stampo con cerniera apribile.
La vera cassata siciliana al forno è senza canditi e senza Pan di Spagna, questo dolce infatti risale alla dominazione araba in Sicilia, quando ancora non esisteva il pan di Spagna, il ripieno è composto solo da una buona ricotta di pecora,zucchero, gocce di cioccolato,un pizzico di cannella e buccia grattugiata d’arancia.
Rendendo onore all’antica ricetta nata durante la dominazione araba
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📚Chiarapassion
🎥 Chiarapassion
La cassata al forno siciliana è la variante più antica e povera della classica cassata siciliana fatta con Pan di Spagna.
Realizzarla è facilissimo,è composta da un guscio di pasta frolla morbida ripieno di crema di ricotta e gocce di cioccolato,proprio come la classica cassata,una torta buonissima da pura libidine che si è soliti fare per Natale e Pasqua.
Per fare la cassata al forno potete usare il classico stampo svasato da pastiera oppure potete utilizzare come ho fatto io lo stampo con cerniera apribile.
La vera cassata siciliana al forno è senza canditi e senza Pan di Spagna, questo dolce infatti risale alla dominazione araba in Sicilia, quando ancora non esisteva il pan di Spagna, il ripieno è composto solo da una buona ricotta di pecora,zucchero, gocce di cioccolato,un pizzico di cannella e buccia grattugiata d’arancia.
Rendendo onore all’antica ricetta nata durante la dominazione araba
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Sarde a Beccafico alla Messinese:
INGREDIENTI PER 6 PERSONE
1 kg di sarde, squamate, spinate e aperte a libro.
Per la farcia:
150 g di mollica, 2 cucchiai di grana grattugiato, 2 cucchiai di pecorino grattugiato, 1 cucchiaio di capperi, 1 spicchio d’aglio,1 mazzetto di prezzemolo, olio extravergine d’oliva, sale e pepe.
Per friggere:
olio di semi di arachidi.
PREPARAZIONE
Aprire le sarde a libro, lavarle con cura e salarle internamente.
Amalgamare la mollica con i formaggi, un trito d’aglio, capperi e prezzemolo e condite il tutto con poco sale e pepe.
Unire un po’ di olio ed amalgamare il tutto.
Distribuire il composto sulla parte interna di metà delle sarde.
Coprire con l’altra metà e fare una forte pressione in modo che il pesce aderisca al ripieno.
Friggere le sarde nell’olio di arachidi ben caldo, rigirandole con delicatezza.
Asciugare l’olio eccedente su carta assorbente e servire calde.
VARIANTE:
"Sostituire le sarde con le acciughe".
CURIOSITÀ
Piatto tipico della cucina messinese.
Il beccafico è un uccellino della specie Sylvia borin.
È particolarmente ghiotto di fichi, che becca.
In estate ne fa grosse scorpacciate, tanto da diventare paffutello.
Nei tempi antichi sulle tavole dei nobili erano spesso presenti i beccafichi ripieni di mollica condita, spesso, all’uso palermitano, insaporita da uvetta e pinoli.
Il popolo, che viveva di pesca, non avendo a disposizione la cacciagione, mantenne la farcia, ma sostituì gli uccellini con le sarde presenti sulla propria mensa.
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📚FraGolosi
INGREDIENTI PER 6 PERSONE
1 kg di sarde, squamate, spinate e aperte a libro.
Per la farcia:
150 g di mollica, 2 cucchiai di grana grattugiato, 2 cucchiai di pecorino grattugiato, 1 cucchiaio di capperi, 1 spicchio d’aglio,1 mazzetto di prezzemolo, olio extravergine d’oliva, sale e pepe.
Per friggere:
olio di semi di arachidi.
PREPARAZIONE
Aprire le sarde a libro, lavarle con cura e salarle internamente.
Amalgamare la mollica con i formaggi, un trito d’aglio, capperi e prezzemolo e condite il tutto con poco sale e pepe.
Unire un po’ di olio ed amalgamare il tutto.
Distribuire il composto sulla parte interna di metà delle sarde.
Coprire con l’altra metà e fare una forte pressione in modo che il pesce aderisca al ripieno.
Friggere le sarde nell’olio di arachidi ben caldo, rigirandole con delicatezza.
Asciugare l’olio eccedente su carta assorbente e servire calde.
VARIANTE:
"Sostituire le sarde con le acciughe".
CURIOSITÀ
Piatto tipico della cucina messinese.
Il beccafico è un uccellino della specie Sylvia borin.
È particolarmente ghiotto di fichi, che becca.
In estate ne fa grosse scorpacciate, tanto da diventare paffutello.
Nei tempi antichi sulle tavole dei nobili erano spesso presenti i beccafichi ripieni di mollica condita, spesso, all’uso palermitano, insaporita da uvetta e pinoli.
Il popolo, che viveva di pesca, non avendo a disposizione la cacciagione, mantenne la farcia, ma sostituì gli uccellini con le sarde presenti sulla propria mensa.
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📌@siciliaterramia
📚FraGolosi
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