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SICILIA - La nuova GIBELLINA (dopo il terremoto del Belice)
Gibellina (Jibbiḍḍina in siciliano) è un comune italiano di 3 913 abitanti del libero consorzio comunale di Trapani in Sicilia.
Il centro abitato attuale, noto anche come Gibellina Nuova, è sorto dopo il terremoto del Belìce del 1968 in un sito che in linea d'aria dista circa 11 km dal precedente. Il vecchio centro, distrutto dal sisma, è stato abbandonato e negli anni ottanta è stato trasformato nel Cretto di Burri, un'opera di land art dell'artista Alberto Burri.
@sicilianewseinfo
@siciliaterramia
Gibellina (Jibbiḍḍina in siciliano) è un comune italiano di 3 913 abitanti del libero consorzio comunale di Trapani in Sicilia.
Il centro abitato attuale, noto anche come Gibellina Nuova, è sorto dopo il terremoto del Belìce del 1968 in un sito che in linea d'aria dista circa 11 km dal precedente. Il vecchio centro, distrutto dal sisma, è stato abbandonato e negli anni ottanta è stato trasformato nel Cretto di Burri, un'opera di land art dell'artista Alberto Burri.
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Le origini
Il nome si suppone derivi dall'arabo Gebel (Montagna, Altura) e Zghir (Piccola); il nome completo significa, pertanto, "piccola montagna", "piccola altura".
Secondo alcuni storici fondata dagli Arabi nell'Alto medioevo, il centro medioevale si formò nel secolo XIV intorno al castello edificato da Manfredi Chiaromonte.
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Il nome si suppone derivi dall'arabo Gebel (Montagna, Altura) e Zghir (Piccola); il nome completo significa, pertanto, "piccola montagna", "piccola altura".
Secondo alcuni storici fondata dagli Arabi nell'Alto medioevo, il centro medioevale si formò nel secolo XIV intorno al castello edificato da Manfredi Chiaromonte.
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L'era Corrao e la ricostruzione
Lo stesso argomento in dettaglio: Terremoto del Belice.
Dopo il terremoto del 1968 e le devastazioni, fu lentamente avviata la ricostruzione del paese. Tuttavia, invece di riedificare nelle vicinanze dell'antica Gibellina, essa fu ripresa una ventina di chilometri più a valle. La scelta del sito avrebbe potuto seguire la logica della vicinanza alla costruenda autostrada sino a Mazara del Vallo, se non fosse che il terreno di nuova edificabilità era dei cugini Ignazio e Nino Salvo, boss della mafia.
Gibellina nuova sorse quindi sul territorio del comune di Salemi, in contrada Salinella, a seguito di una votazione del consiglio comunale.
Per la ricostruzione della cittadina l'ex sindaco della città Ludovico Corrao ebbe l'illuminata idea di "umanizzare" il territorio chiamando a Gibellina diversi artisti di fama mondiale come Pietro Consagra e Alberto Burri; quest'ultimo si rifiutò di inserire una sua opera nel nuovo contesto urbano che si stava costruendo e realizzò il Cretto di Burri, o Grande Cretto, sulla vecchia Gibellina, a memoria del sisma che la distrusse. All'appello del sindaco risposero, altresì, Mario Schifano, Andrea Cascella, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino, Franco Angeli, Leonardo Sciascia. La città divenne subito un immenso laboratorio di sperimentazione e pianificazione artistica, in cui artisti e opere di valore rinnovarono lo spazio urbano secondo una prospettiva innovativa
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Lo stesso argomento in dettaglio: Terremoto del Belice.
Dopo il terremoto del 1968 e le devastazioni, fu lentamente avviata la ricostruzione del paese. Tuttavia, invece di riedificare nelle vicinanze dell'antica Gibellina, essa fu ripresa una ventina di chilometri più a valle. La scelta del sito avrebbe potuto seguire la logica della vicinanza alla costruenda autostrada sino a Mazara del Vallo, se non fosse che il terreno di nuova edificabilità era dei cugini Ignazio e Nino Salvo, boss della mafia.
Gibellina nuova sorse quindi sul territorio del comune di Salemi, in contrada Salinella, a seguito di una votazione del consiglio comunale.
Per la ricostruzione della cittadina l'ex sindaco della città Ludovico Corrao ebbe l'illuminata idea di "umanizzare" il territorio chiamando a Gibellina diversi artisti di fama mondiale come Pietro Consagra e Alberto Burri; quest'ultimo si rifiutò di inserire una sua opera nel nuovo contesto urbano che si stava costruendo e realizzò il Cretto di Burri, o Grande Cretto, sulla vecchia Gibellina, a memoria del sisma che la distrusse. All'appello del sindaco risposero, altresì, Mario Schifano, Andrea Cascella, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino, Franco Angeli, Leonardo Sciascia. La città divenne subito un immenso laboratorio di sperimentazione e pianificazione artistica, in cui artisti e opere di valore rinnovarono lo spazio urbano secondo una prospettiva innovativa
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I resti del terremoto sono ancora visibili, in parte sotto il Cretto di Alberto Burri, monumento della morte che ripercorre le vie e vicoli della vecchia città[5]. Esso infatti sorge nello stesso luogo dove una volta vi erano le macerie, attualmente "cementificate" dall'opera di Burri. Dall'alto l'opera appare come una serie di fratture di calcestruzzo sul terreno, il cui valore artistico risiede nel congelamento della memoria storica di un paese. Il cretto è una tra le opere d'Arte contemporanea più estese al mondo.
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Nel 1970 Ludovico Quaroni riceve l'incarico per la progettazione della chiesa parrocchiale di Gibellina sulla sommità di una leggera collina, nel punto più alto del paese. Il progetto è completato nel 1972 insieme a Luisa Anversa. La geometria della chiesa di Gibellina rappresenta una novità, non solo nello schema tipologico dell'edificio e nel suo rapporto con il luogo, ma anche nel linguaggio per le forme architettoniche. Le varie funzioni sono raccolte e distribuite all'interno di un parallelepipedo a base quadrata di circa 50 metri di lato, ulteriormente diviso in moduli e sottomoduli, mentre il centro simbolico e geometrico del monumento è una grande sfera liscia, di cemento che costituisce un riferimento puntuale del sacro. I lavori iniziarono nel 1985.
Il 15 agosto 1994 crolla la copertura del tetto, senza provocare vittime. L'inchiesta ha portato all'invio di avvisi di garanzia per il direttore dei lavori. I lavori di restauro, iniziati nel 2002, sono stati ultimati all'inizio del 2010.
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Il 15 agosto 1994 crolla la copertura del tetto, senza provocare vittime. L'inchiesta ha portato all'invio di avvisi di garanzia per il direttore dei lavori. I lavori di restauro, iniziati nel 2002, sono stati ultimati all'inizio del 2010.
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La piazza del comune e la torre civica
Piazza del comune
La piazza del comune è circondata da un portico realizzato da Vittorio Gregotti e Giuseppe Samonà, alle cui pareti si trovano delle ceramiche decorate da Carla Accardi. Al bordo della piazza si trovano delle sculture di metallo bianco - originariamente scenografia per l'opera teatrale "Edipo Re" - intitolate La città di Tebe di Pietro Consagra, la scultura in travertino Città del sole di Mimmo Rotella e La torre di Alessandro Mendini.
Realizzata nel 1988 da Alessandro Mendini, la torre civica è posizionata nella piazza XV gennaio 1968. Quando funziona, dalla torre, quattro volte al giorno (che corrispondevano ai quattro momenti più importanti per il popolo gibellinese), fuoriusciva un mix di suoni (urla, venditori ambulanti...) caratteristici della vita quotidiana della "vecchia" Gibellina.
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Piazza del comune
La piazza del comune è circondata da un portico realizzato da Vittorio Gregotti e Giuseppe Samonà, alle cui pareti si trovano delle ceramiche decorate da Carla Accardi. Al bordo della piazza si trovano delle sculture di metallo bianco - originariamente scenografia per l'opera teatrale "Edipo Re" - intitolate La città di Tebe di Pietro Consagra, la scultura in travertino Città del sole di Mimmo Rotella e La torre di Alessandro Mendini.
Realizzata nel 1988 da Alessandro Mendini, la torre civica è posizionata nella piazza XV gennaio 1968. Quando funziona, dalla torre, quattro volte al giorno (che corrispondevano ai quattro momenti più importanti per il popolo gibellinese), fuoriusciva un mix di suoni (urla, venditori ambulanti...) caratteristici della vita quotidiana della "vecchia" Gibellina.
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Il sistema delle piazze
Il sistema delle piazze
Il cosiddetto sistema delle piazze a Gibellina è un allineamento di piazze cinte da strutture architettoniche laterali progettate da Franco Purini e Laura Thermes. Del sistema delle piazze fanno parte:
la Piazza Rivolta del 26 giugno 1937;
la Piazza Fasci dei Lavoratori;
la Piazza Monti di Gibellina;
la Piazza Autonomia Siciliana;
la Piazza Passo Portella delle Ginestre
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Il sistema delle piazze
Il cosiddetto sistema delle piazze a Gibellina è un allineamento di piazze cinte da strutture architettoniche laterali progettate da Franco Purini e Laura Thermes. Del sistema delle piazze fanno parte:
la Piazza Rivolta del 26 giugno 1937;
la Piazza Fasci dei Lavoratori;
la Piazza Monti di Gibellina;
la Piazza Autonomia Siciliana;
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Cu' a voli cotta e cu' a voli cruda...
Quannu di megghiu ‘non c’è
si fa di tuttu pi fari dinari
e dopu u ghionnu di duru calvariu
Ni ntocca fari puru u straurdinariu...
Metti ‘a pignata, l’acqua bugghi, ci poi calari a pasta, mentri conza pi tutti pripara..
Arrimina, mentri a fami si fa sentiri... ná buci Dici "cotta é, scinnila" nautra dici "cruda é, lassala cociri"
Si movi a m'piattari.. tutti pronti pi manciari.. ammucciuni cu dici:
"a pasta é cruda, na sappi cociri ”
"è troppu cotta, cu’ la cucinaù?
" ma macari cu picca conzi é"
Furiusa/u lu cucineri stancu di critichi
‘Nta ll’aria u piattu cu manciari ittó..a cena chiù nun preparau è la famigghia arristó..
Rifletti...
La critica è un’esibizione infantile, per avere le sue attenzioni.
Il problema di cui ti lamenti, ha una soluzione.
Agisci, sporcarti le mani, suda,mettiti alla prova e al giudizio degli altri
Apprendi, sii curiosa/o scruta in silenzio e fanne tesoro..
Cambiare un’abitudine così radicata come la tendenza a lamentarsi richiede tempo e pazienza...
@sicilianewseinfo
@siciliaterramia
Quannu di megghiu ‘non c’è
si fa di tuttu pi fari dinari
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Metti ‘a pignata, l’acqua bugghi, ci poi calari a pasta, mentri conza pi tutti pripara..
Arrimina, mentri a fami si fa sentiri... ná buci Dici "cotta é, scinnila" nautra dici "cruda é, lassala cociri"
Si movi a m'piattari.. tutti pronti pi manciari.. ammucciuni cu dici:
"a pasta é cruda, na sappi cociri ”
"è troppu cotta, cu’ la cucinaù?
" ma macari cu picca conzi é"
Furiusa/u lu cucineri stancu di critichi
‘Nta ll’aria u piattu cu manciari ittó..a cena chiù nun preparau è la famigghia arristó..
Rifletti...
La critica è un’esibizione infantile, per avere le sue attenzioni.
Il problema di cui ti lamenti, ha una soluzione.
Agisci, sporcarti le mani, suda,mettiti alla prova e al giudizio degli altri
Apprendi, sii curiosa/o scruta in silenzio e fanne tesoro..
Cambiare un’abitudine così radicata come la tendenza a lamentarsi richiede tempo e pazienza...
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Domenico Modugno siciliano: la storia.
Ormai le origini non siciliane del cantautore sono ben note, ma c’è stato un tempo in cui non lo erano affatto.
Modugno finse a lungo di essere siciliano, pur non essendolo.
Ecco il racconto di una vicenda entrata nella storia della musica italiana.
@sicilianewseinfo
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#Siciliafan
Ormai le origini non siciliane del cantautore sono ben note, ma c’è stato un tempo in cui non lo erano affatto.
Modugno finse a lungo di essere siciliano, pur non essendolo.
Ecco il racconto di una vicenda entrata nella storia della musica italiana.
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Domenico Modugno ha scritto canzoni diventate celebri in tutto il mondo. I suoi brani sono cantati a ogni latitudine e, ancora oggi, continuano a riscuotere un enorme successo. Nonostante fosse nato a Polignano a Mare, in provincia di Bari, si finse siciliano. C’è da dire che, di fatto, la Sicilia ebbe un ruolo molto importante nella sua vita: morì nella sua villa di Lampedusa il 6 agosto del 1994. Per anni, Modugno finse di essere siciliano, con grande disappunto degli abitanti di Polignano a Mare. Affermò di averlo fatto perché costretto dai dirigenti Rai e dai discografici e, in generale, si pensa lo abbia fatto per avere un maggiore appeal agli occhi del pubblico. Dall’età di 7 anni visse a San Pietro Vernotico, in provincia di Brindisi. Il dialetto vernacolo sanpietrano è molto somigliante a quello messinese. Così, per lui, non fu difficile fingere di essere siciliano. La Sicilia fu ricorrente nel corso della sua vita privata. Sposò, infatti, l’attrice Franca Gandolfi, nata a Messina e figlia di un colonnello di Montalbano Elicona.
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