Infanzia ed educazione in Sicilia
Il 28 settembre 1197 Enrico morì e Costanza affidò il figlio di tre anni a Pietro da Celano, conte della Marsica.
Ma la regina Costanza morì il 27 novembre 1198, e gli trasmise la corona di Sicilia quando Federico aveva quattro anni, dopo averlo posto sotto la tutela del nuovo papa, Innocenzo III, e aver costituito a favore del papa un appannaggio di 30 000 talenti d'oro per l'educazione di Federico.
Gualtiero di Palearia, vescovo di Troia e cancelliere del regno, fu in quegli anni, a Palermo, il vero tutore di Federico. Il giovane sovrano risiedeva nel Palazzo dei Normanni e nel Castello di Maredolce, il Castello della Favara, seguito direttamente da Gentile di Manoppello, fratello di Gualtiero. Suo primo insegnante fu frate Guglielmo Francesco, che ne rispondeva al vescovo Rinaldo di Capua, il quale, a sua volta, informava costantemente il papa dei progressi scolastici, della crescita e della salute di Federico.
Nell'ottobre 1199, Marcovaldo di Annweiler, per volere di Filippo di Svevia, zio paterno di Federico, s'impadronì della Sicilia per averne la reggenza e prese su di sé anche la custodia del giovane, sottraendola a Gualtiero di Palearia e, quindi, al tutoraggio di Innocenzo III, in aperto contrasto col papa e col suo paladino in Sicilia, Gualtieri III di Brienne; ciononostante, Marcovaldo non privò Federico della tutela dei suoi maestri. Il papa accusò Gualtiero di Palearia di tradimento quando suo fratello Gentile di Manoppello consegnò Federico, assieme alla città di Palermo, a Marcovaldo. Nel 1202 Gualtiero di Palearia guidò una spedizione, unitamente al conte Diopoldo di Acerra, contro il pretendente al trono Gualtieri di Brienne, il quale, a sua volta, dopo la morte di Marcovaldo, consegnò Federico a Guglielmo di Capparone, successore alla reggenza di Marcovaldo. Diopoldo liberò Federico da Capparone nel 1206 e lo riconsegnò alla custodia di Gualtiero di Palearia.
Guglielmo Francesco, Gentile di Manoppello e un imam musulmano, rimasto sconosciuto alla storia, furono i precettori di Federico sino al 1201, quando Guglielmo Francesco fu costretto ad abbandonare la Sicilia; tornò a essere il maestro di Federico dal 1206 al 1209, anno dell'emancipazione del giovane. Nel periodo tra il 1202 e il 1206, in cui fu sotto la custodia di Guglielmo, Federico II visse probabilmente nel Palazzo reale: è probabile che il giovane re abbia ricevuto nel palazzo dei suoi avi una buona educazione e un'istruzione adatta al suo rango. La tesi secondo la quale Federico II si sarebbe aggirato per i vicoli e i mercati di Palermo, che gli avrebbero offerto molteplici stimoli in una sorta di autoformazione, è invece frutto della fantasia di autori moderni[14]; ugualmente non è attendibile la notizia del Breve Chronicon de rebus Siculis, secondo la quale il giovane re avrebbe in questo periodo addirittura sofferto la fame, avrebbe vagato per le strade di Palermo ricevendo il sostentamento dai sudditi
Il 28 settembre 1197 Enrico morì e Costanza affidò il figlio di tre anni a Pietro da Celano, conte della Marsica.
Ma la regina Costanza morì il 27 novembre 1198, e gli trasmise la corona di Sicilia quando Federico aveva quattro anni, dopo averlo posto sotto la tutela del nuovo papa, Innocenzo III, e aver costituito a favore del papa un appannaggio di 30 000 talenti d'oro per l'educazione di Federico.
Gualtiero di Palearia, vescovo di Troia e cancelliere del regno, fu in quegli anni, a Palermo, il vero tutore di Federico. Il giovane sovrano risiedeva nel Palazzo dei Normanni e nel Castello di Maredolce, il Castello della Favara, seguito direttamente da Gentile di Manoppello, fratello di Gualtiero. Suo primo insegnante fu frate Guglielmo Francesco, che ne rispondeva al vescovo Rinaldo di Capua, il quale, a sua volta, informava costantemente il papa dei progressi scolastici, della crescita e della salute di Federico.
Nell'ottobre 1199, Marcovaldo di Annweiler, per volere di Filippo di Svevia, zio paterno di Federico, s'impadronì della Sicilia per averne la reggenza e prese su di sé anche la custodia del giovane, sottraendola a Gualtiero di Palearia e, quindi, al tutoraggio di Innocenzo III, in aperto contrasto col papa e col suo paladino in Sicilia, Gualtieri III di Brienne; ciononostante, Marcovaldo non privò Federico della tutela dei suoi maestri. Il papa accusò Gualtiero di Palearia di tradimento quando suo fratello Gentile di Manoppello consegnò Federico, assieme alla città di Palermo, a Marcovaldo. Nel 1202 Gualtiero di Palearia guidò una spedizione, unitamente al conte Diopoldo di Acerra, contro il pretendente al trono Gualtieri di Brienne, il quale, a sua volta, dopo la morte di Marcovaldo, consegnò Federico a Guglielmo di Capparone, successore alla reggenza di Marcovaldo. Diopoldo liberò Federico da Capparone nel 1206 e lo riconsegnò alla custodia di Gualtiero di Palearia.
Guglielmo Francesco, Gentile di Manoppello e un imam musulmano, rimasto sconosciuto alla storia, furono i precettori di Federico sino al 1201, quando Guglielmo Francesco fu costretto ad abbandonare la Sicilia; tornò a essere il maestro di Federico dal 1206 al 1209, anno dell'emancipazione del giovane. Nel periodo tra il 1202 e il 1206, in cui fu sotto la custodia di Guglielmo, Federico II visse probabilmente nel Palazzo reale: è probabile che il giovane re abbia ricevuto nel palazzo dei suoi avi una buona educazione e un'istruzione adatta al suo rango. La tesi secondo la quale Federico II si sarebbe aggirato per i vicoli e i mercati di Palermo, che gli avrebbero offerto molteplici stimoli in una sorta di autoformazione, è invece frutto della fantasia di autori moderni[14]; ugualmente non è attendibile la notizia del Breve Chronicon de rebus Siculis, secondo la quale il giovane re avrebbe in questo periodo addirittura sofferto la fame, avrebbe vagato per le strade di Palermo ricevendo il sostentamento dai sudditi
Al governo del regno di Sicilia
Il matrimonio con Costanza d'Aragona
Nel 1208 il vescovo siciliano di Mazara si recò a Saragozza in rappresentanza di Innocenzo III e Federico: fu così siglato il contratto nuziale tra quest'ultimo e Costanza d'Aragona, venticinquenne, vedova del re d'Ungheria Emerico e sorella del re Pietro II d'Aragona: l'unione tra le due famiglie era già stata auspicata da Costanza d'Altavilla.
Federico era ancora minorenne: secondo il diritto feudale siciliano, avrebbe raggiunto la maggiore età al compimento dei quattordici anni. Il 26 Dicembre 1208 si concluse quindi la reggenza dei cancellieri del regno e il giovane uscì dalla tutela papale, assumendo il potere del Regno di Sicilia nelle sue mani.
In accordo con il contratto nuziale, Costanza portò al futuro marito una dote di 500 cavalieri pesanti perfettamente armati: un dono inestimabile per Federico, che doveva fronteggiare sia le rivolte saracene nell'entroterra siciliano, sia le contese tra i grandi baroni e feudatari nei suoi domini sul continente. Subito dopo le nozze, tuttavia, e prima ancora di poter essere impiegata, questa preziosa milizia fu decimata da una epidemia, che risparmiò gli sposi, ritiratisi nel frattempo in una residenza di campagna.
Nel 1211 nacque il primo, e unico, figlio della coppia, Enrico, futuro re di Germania.
La situazione tedesca
In Germania, nel frattempo, dopo la morte di Enrico VI nessuno era più riuscito a farsi incoronare imperatore. Due erano i rivali che puntavano al titolo imperiale vacante: il primo era appunto Filippo di Svevia, fratello minore di Enrico VI, che fu eletto re dai principi tedeschi nel 1198 e incoronato a Magonza; il secondo era Ottone IV di Brunswick, figlio minore del duca di Baviera e Sassonia Enrico il Leone, che fu eletto anch'egli re da alcuni principi tedeschi che si opponevano all'elezione dello Staufer e incoronato ad Aquisgrana.Ottone poteva contare sull'appoggio del re d'Inghilterra Giovanni I, che era suo zio, e di Innocenzo III, che voleva evitare di vedere uno svevo imperatore per scongiurare una rivendicazione di quest'ultimo del regno di Sicilia; Filippo, a sua volta, poteva contare sull'appoggio del re di Francia Filippo II Augusto. La situazione si risolse solo nel 1208 quando Filippo di Svevia fu assassinato per motivi personali e Ottone ebbe campo libero. Egli fece numerose concessioni al papato, in particolare la corona doveva rinunciare all'ingerenza nelle elezioni dei prelati e accettare senza limiti il diritto d'appello del pontefice negli affari ecclesiastici; inoltre si sarebbe posto fine ad abusi quali l'appropriazione delle rendite delle diocesi vacanti.Il 4 ottobre del 1209, a Roma, Innocenzo III incoronò imperatore Ottone IV. Nonostante le numerose promesse di Ottone IV, lo stesso imperatore, richiamandosi all'antiquum ius imperii, rivendicava il dominio sull'Italia intera; così egli sostò per circa un anno nell'Italia centrale, cosa che preoccupò non poco Innocenzo III che proprio in quei territori stava cercando di estendere lo Stato della Chiesa. Riccardo di San Germano ci dice
«Il detto imperatore Ottone, attratto da Diopoldo e da Pietro conte di Celano, gettatosi dietro le spalle il giuramento che aveva fatto alla chiesa di Roma, entra nel regno dalla parte di Rieti e sotto la guida di coloro che vi avevano prestato il giuramento di fedeltà, vi giunge attraverso la Marsia e quindi attraverso il Comino; Il papa Innocenzo lo scomunicò e pose l'interdetto alla chiesa di Capua, perché aveva osato celebrare alla sua presenza e nell'ottava di S. Martino scomunica anche tutti i suoi fautori»
(Riccardo da San Germano, Chronicon, a.D. 1210, pp. 53-54)
Salimbene de Adam aggiunge:
«Nell'anno del Signore 1209 l'imperatore Ottone fu ospitato sul Reno (è un torrente nel vescovado di Reggio) e fu pure ospitato a Salvaterra. E fu incoronato da papa Innocenzo III il giorno 11 di ottobre. […] Ma il suddetto Ottone, una volta incoronato, muove con molti sforzi contro il padre che lo aveva incoronato e la madre chiesa che lo aveva generato, e si armò rapidamente c
Il matrimonio con Costanza d'Aragona
Nel 1208 il vescovo siciliano di Mazara si recò a Saragozza in rappresentanza di Innocenzo III e Federico: fu così siglato il contratto nuziale tra quest'ultimo e Costanza d'Aragona, venticinquenne, vedova del re d'Ungheria Emerico e sorella del re Pietro II d'Aragona: l'unione tra le due famiglie era già stata auspicata da Costanza d'Altavilla.
Federico era ancora minorenne: secondo il diritto feudale siciliano, avrebbe raggiunto la maggiore età al compimento dei quattordici anni. Il 26 Dicembre 1208 si concluse quindi la reggenza dei cancellieri del regno e il giovane uscì dalla tutela papale, assumendo il potere del Regno di Sicilia nelle sue mani.
In accordo con il contratto nuziale, Costanza portò al futuro marito una dote di 500 cavalieri pesanti perfettamente armati: un dono inestimabile per Federico, che doveva fronteggiare sia le rivolte saracene nell'entroterra siciliano, sia le contese tra i grandi baroni e feudatari nei suoi domini sul continente. Subito dopo le nozze, tuttavia, e prima ancora di poter essere impiegata, questa preziosa milizia fu decimata da una epidemia, che risparmiò gli sposi, ritiratisi nel frattempo in una residenza di campagna.
Nel 1211 nacque il primo, e unico, figlio della coppia, Enrico, futuro re di Germania.
La situazione tedesca
In Germania, nel frattempo, dopo la morte di Enrico VI nessuno era più riuscito a farsi incoronare imperatore. Due erano i rivali che puntavano al titolo imperiale vacante: il primo era appunto Filippo di Svevia, fratello minore di Enrico VI, che fu eletto re dai principi tedeschi nel 1198 e incoronato a Magonza; il secondo era Ottone IV di Brunswick, figlio minore del duca di Baviera e Sassonia Enrico il Leone, che fu eletto anch'egli re da alcuni principi tedeschi che si opponevano all'elezione dello Staufer e incoronato ad Aquisgrana.Ottone poteva contare sull'appoggio del re d'Inghilterra Giovanni I, che era suo zio, e di Innocenzo III, che voleva evitare di vedere uno svevo imperatore per scongiurare una rivendicazione di quest'ultimo del regno di Sicilia; Filippo, a sua volta, poteva contare sull'appoggio del re di Francia Filippo II Augusto. La situazione si risolse solo nel 1208 quando Filippo di Svevia fu assassinato per motivi personali e Ottone ebbe campo libero. Egli fece numerose concessioni al papato, in particolare la corona doveva rinunciare all'ingerenza nelle elezioni dei prelati e accettare senza limiti il diritto d'appello del pontefice negli affari ecclesiastici; inoltre si sarebbe posto fine ad abusi quali l'appropriazione delle rendite delle diocesi vacanti.Il 4 ottobre del 1209, a Roma, Innocenzo III incoronò imperatore Ottone IV. Nonostante le numerose promesse di Ottone IV, lo stesso imperatore, richiamandosi all'antiquum ius imperii, rivendicava il dominio sull'Italia intera; così egli sostò per circa un anno nell'Italia centrale, cosa che preoccupò non poco Innocenzo III che proprio in quei territori stava cercando di estendere lo Stato della Chiesa. Riccardo di San Germano ci dice
«Il detto imperatore Ottone, attratto da Diopoldo e da Pietro conte di Celano, gettatosi dietro le spalle il giuramento che aveva fatto alla chiesa di Roma, entra nel regno dalla parte di Rieti e sotto la guida di coloro che vi avevano prestato il giuramento di fedeltà, vi giunge attraverso la Marsia e quindi attraverso il Comino; Il papa Innocenzo lo scomunicò e pose l'interdetto alla chiesa di Capua, perché aveva osato celebrare alla sua presenza e nell'ottava di S. Martino scomunica anche tutti i suoi fautori»
(Riccardo da San Germano, Chronicon, a.D. 1210, pp. 53-54)
Salimbene de Adam aggiunge:
«Nell'anno del Signore 1209 l'imperatore Ottone fu ospitato sul Reno (è un torrente nel vescovado di Reggio) e fu pure ospitato a Salvaterra. E fu incoronato da papa Innocenzo III il giorno 11 di ottobre. […] Ma il suddetto Ottone, una volta incoronato, muove con molti sforzi contro il padre che lo aveva incoronato e la madre chiesa che lo aveva generato, e si armò rapidamente c
ontro il piccolo re di Sicilia che non aveva altro aiuto eccetto la chiesa. Perciò l'anno seguente, cioè l'anno del Signore 1210, il venerabile padre Innocenzo potente in opere e in parole scomunicò il già detto imperatore Ottone. Ciò nonostante, costui mandò in Puglia un esercito cui era a capo il marchese Azzo d'Este. E poi passando per la Toscana, raccolto un grande esercito, prese alcune località con la forza, altre per resa; resistendogli soltanto Viterbo, Orvieto e poche altre. Infine avanzò e svernò a Capua.»
(Salimbene de Adam, Chronicon, a.D. 1209-1210, pp. 86-87.)
Dopo la scomunica papale e a causa dell'ostilità di Filippo Augusto di Francia, che incoraggiò la resistenza in Germania, la nobiltà, che aveva inizialmente appoggiato Filippo di Svevia e ora vedeva Ottone IV combattere proprio contro un Hohenstaufen, si ribellò all'imperatore, che fu costretto a tornare in Germania. I feudatari ribelli cercarono allora l'aiuto di Federico, proponendolo come candidato da contrapporre a Ottone IV.
(Salimbene de Adam, Chronicon, a.D. 1209-1210, pp. 86-87.)
Dopo la scomunica papale e a causa dell'ostilità di Filippo Augusto di Francia, che incoraggiò la resistenza in Germania, la nobiltà, che aveva inizialmente appoggiato Filippo di Svevia e ora vedeva Ottone IV combattere proprio contro un Hohenstaufen, si ribellò all'imperatore, che fu costretto a tornare in Germania. I feudatari ribelli cercarono allora l'aiuto di Federico, proponendolo come candidato da contrapporre a Ottone IV.
La corona imperiale a 18 anni
Verso la Germania e la scalata al potere
Nel frattempo, in Sicilia, dove lo svevo era appena divenuto padre del suo primogenito Enrico, che neonato venne incoronato re di Sicilia come coreggente, si organizzò subito una rapida spedizione oltralpe. Partito a marzo del 1212 da Palermo, lasciando la moglie Costanza come reggente del regno, Federico giunse a Roma la domenica di Pasqua dove prestò giuramento vassallatico al papa. In questa occasione, lo svevo assicurò inoltre al pontefice la sua intenzione di non unire il regno di Sicilia al resto dell'Impero, cosa da sempre temuta dal potere pontificio. Durante il soggiorno di pochi giorni nell'Urbe il giovane re conobbe l'arcivescovo Berardo di Castagna che divenne, con il tempo, uno dei suoi più fidati consiglieri, rimanendogli vicino fino alla morte anche durante i periodi delle scomuniche abbattutesi su Federico, e zio di Manna da Castanea, donna con la quale Federico intrattenne una relazione fra il 1224 e il 1225, dalla quale nacque Riccardo, futuro vicario imperiale.
Lasciata Roma, Federico giunse per nave a Genova dove fu ben accolto, specialmente dalla potente famiglia Doria. Si apriva a quel punto il tratto più pericoloso del viaggio attraverso l'Italia settentrionale dove città che parteggiavano per Federico (come Pavia e Cremona) si mischiavano a quelle che sostenevano Ottone (come Milano, Lodi e Piacenza). Singolare coincidenza è il fatto che, mentre lo svevo attraversava il Nord Italia, lo stesso territorio veniva percorso nel frattempo anche dalla famosa Crociata dei fanciulli.
Federico, dopo essere stato accolto trionfalmente a Pavia, nel suo itinerario, attraversando il territorio pavese, scortato prima dagli armati di Pavia e poi dai cremonesi, al momento di passare nel territorio di Cremona scampò fortunosamente alla cattura da parte dei milanesi e piacentini guadando il fiume Lambro.Passò quindi per Mantova e Verona, risalendo poi la valle dell'Adige giunse a Trento. Poiché il signore di Merano, che presidiava il Brennero, simpatizzava per Ottone, Federico e il suo seguito furono costretti a passare per l'Engadina superiore giungendo alla città di Coira, appartenente al Ducato di Svevia e prima città tedesca a rendergli omaggio.Il vescovo di Coira, Arnoldo, lo scortò fino a San Gallo dove 300 cavalieri si unirono al seguito dell'Hohenstaufen.
Ottone dal nord della Germania fece sapere che si stava approssimando al Lago di Costanza, accompagnato da un esercito, accampandosi a Überlingen in attesa di un trasporto. Federico intanto era accampato fuori le mura della città di Costanza il cui vescovo dichiarava che avrebbe aperto solamente al legittimo imperatore. Il giovane svevo non poteva ancora permettersi uno scontro con Ottone, vista la disparità di risorse militari disponibili, quindi se non fosse riuscito a ripararsi in città avrebbe dovuto fuggire. La situazione si sbloccò grazie al vescovo di Coira e all'abate di San Gallo, che dichiararono il proprio sostegno allo svevo, oltre che a Berardo di Castagna, il quale in veste di legato papale lesse l'atto di scomunica e di destituzione di Ottone IV firmato da papa Innocenzo III. A settembre del 1212, Federico entrò quindi trionfalmente nell'importante città anticipando l'arrivo del suo avversario di poche ore.
Ottone provò allora ad assediare Haguenau ma fu scacciato dal signore di Lotaringia, rifugiandosi nella fedele città di Colonia.
Federico indisse una prima piccola dieta a Basilea, dove si recò anche il vescovo di Strasburgo accompagnato da cinquecento cavalieri, a cui presero parte e gli resero omaggio molti esponenti dell'antica nobiltà sveva tra i quali i conti di Absburgo e Kiburgo.
A ottobre indisse a Haguenau, castello prediletto di Federico Barbarossa, la sua prima dieta da re di Germania. In questa occasione Federico si vide riconoscere la propria autorità di re e imperatore dal primo principe secolare tedesco, il duca di Lorena suo cugino, e da Ottocaro re di Boemia che fu ricompensato con alcuni feudi imperiali e una Bolla d'Oro che riconosceva lui e i
Verso la Germania e la scalata al potere
Nel frattempo, in Sicilia, dove lo svevo era appena divenuto padre del suo primogenito Enrico, che neonato venne incoronato re di Sicilia come coreggente, si organizzò subito una rapida spedizione oltralpe. Partito a marzo del 1212 da Palermo, lasciando la moglie Costanza come reggente del regno, Federico giunse a Roma la domenica di Pasqua dove prestò giuramento vassallatico al papa. In questa occasione, lo svevo assicurò inoltre al pontefice la sua intenzione di non unire il regno di Sicilia al resto dell'Impero, cosa da sempre temuta dal potere pontificio. Durante il soggiorno di pochi giorni nell'Urbe il giovane re conobbe l'arcivescovo Berardo di Castagna che divenne, con il tempo, uno dei suoi più fidati consiglieri, rimanendogli vicino fino alla morte anche durante i periodi delle scomuniche abbattutesi su Federico, e zio di Manna da Castanea, donna con la quale Federico intrattenne una relazione fra il 1224 e il 1225, dalla quale nacque Riccardo, futuro vicario imperiale.
Lasciata Roma, Federico giunse per nave a Genova dove fu ben accolto, specialmente dalla potente famiglia Doria. Si apriva a quel punto il tratto più pericoloso del viaggio attraverso l'Italia settentrionale dove città che parteggiavano per Federico (come Pavia e Cremona) si mischiavano a quelle che sostenevano Ottone (come Milano, Lodi e Piacenza). Singolare coincidenza è il fatto che, mentre lo svevo attraversava il Nord Italia, lo stesso territorio veniva percorso nel frattempo anche dalla famosa Crociata dei fanciulli.
Federico, dopo essere stato accolto trionfalmente a Pavia, nel suo itinerario, attraversando il territorio pavese, scortato prima dagli armati di Pavia e poi dai cremonesi, al momento di passare nel territorio di Cremona scampò fortunosamente alla cattura da parte dei milanesi e piacentini guadando il fiume Lambro.Passò quindi per Mantova e Verona, risalendo poi la valle dell'Adige giunse a Trento. Poiché il signore di Merano, che presidiava il Brennero, simpatizzava per Ottone, Federico e il suo seguito furono costretti a passare per l'Engadina superiore giungendo alla città di Coira, appartenente al Ducato di Svevia e prima città tedesca a rendergli omaggio.Il vescovo di Coira, Arnoldo, lo scortò fino a San Gallo dove 300 cavalieri si unirono al seguito dell'Hohenstaufen.
Ottone dal nord della Germania fece sapere che si stava approssimando al Lago di Costanza, accompagnato da un esercito, accampandosi a Überlingen in attesa di un trasporto. Federico intanto era accampato fuori le mura della città di Costanza il cui vescovo dichiarava che avrebbe aperto solamente al legittimo imperatore. Il giovane svevo non poteva ancora permettersi uno scontro con Ottone, vista la disparità di risorse militari disponibili, quindi se non fosse riuscito a ripararsi in città avrebbe dovuto fuggire. La situazione si sbloccò grazie al vescovo di Coira e all'abate di San Gallo, che dichiararono il proprio sostegno allo svevo, oltre che a Berardo di Castagna, il quale in veste di legato papale lesse l'atto di scomunica e di destituzione di Ottone IV firmato da papa Innocenzo III. A settembre del 1212, Federico entrò quindi trionfalmente nell'importante città anticipando l'arrivo del suo avversario di poche ore.
Ottone provò allora ad assediare Haguenau ma fu scacciato dal signore di Lotaringia, rifugiandosi nella fedele città di Colonia.
Federico indisse una prima piccola dieta a Basilea, dove si recò anche il vescovo di Strasburgo accompagnato da cinquecento cavalieri, a cui presero parte e gli resero omaggio molti esponenti dell'antica nobiltà sveva tra i quali i conti di Absburgo e Kiburgo.
A ottobre indisse a Haguenau, castello prediletto di Federico Barbarossa, la sua prima dieta da re di Germania. In questa occasione Federico si vide riconoscere la propria autorità di re e imperatore dal primo principe secolare tedesco, il duca di Lorena suo cugino, e da Ottocaro re di Boemia che fu ricompensato con alcuni feudi imperiali e una Bolla d'Oro che riconosceva lui e i
suoi eredi come legittimi re di Boemia. Il re non era più soggetto alla nomina da parte dell'imperatore e gli era richiesto solo di partecipare alle diete che si tenevano vicino al confine boemo divenendo, sebbene subordinato al Sacro Romano impero, il principe elettore preminente e avrebbe fornito, a tutti i seguenti imperatori, una guardia di trecento cavalieri, quando essi avrebbero dovuto recarsi a Roma per l'incoronazione. Altro successo di Federico a Haguenau fu l'essersi guadagnato la fedeltà di Corrado III di Scharfenberg, vescovo di Spira e Cancelliere dell'Impero sia con Filippo di Svevia sia sotto Ottone, che ricompensò nominandolo vescovo di Metz.
A novembre dello stesso anno Federico stipulò quindi gli accordi col futuro re di Francia Luigi VIII per combattere il rivale.
A novembre dello stesso anno Federico stipulò quindi gli accordi col futuro re di Francia Luigi VIII per combattere il rivale.
Le incoronazioni a Magonza e ad Aquisgrana
Sigillo in cera 85 mm della pergamena 13 febbraio 1240. Intorno al campo la legenda recita: [FRIDERICUS D(e) I GR(ati) A IMPE]RATOR ROMANOR(um)[SE]MP(er) AUGUST[US]. Al centro del campo affiancano il trono i due termini: REX IH(e) R(usa) L(e) M. Cagli, Archivio Storico Comunale.
Sigillo in cera 85 mm della pergamena 13 febbraio 1240. Intorno al campo la legenda recita: [FRIDERICUS D(e) I GR(ati) A IMPE]RATOR ROMANOR(um)[SE]MP(er) AUGUST[US]. Al centro del campo affiancano il trono i due termini: REX IH(e) R(usa) L(e) M. Cagli, Archivio Storico Comunale.
Finalmente il 9 dicembre 1212 Federico veniva incoronato imperatore nel duomo di Magonza dal vescovo Sigfrido III di Eppstein, ma la sua effettiva sovranità doveva ancora essere sancita. Il 12 luglio 1213, con la cosiddetta Bolla Aurea (o "promessa di Eger"), Federico promise di mantenere la separazione fra Impero e Regno di Sicilia (preteso dominio del Pontefice) come pattuito a Roma l'anno precedente e di rinunciare ai diritti germanici in Italia (promessa già fatta da Ottone IV e mai mantenuta). Si impegnò inoltre a intraprendere presto una crociata in Terrasanta, nonostante non ci fosse stata un'esplicita richiesta in tal senso da parte del papa.
L'anno successivo, Federico emise una nuova Bolla d'oro riguardante le cessioni territoriali al re Valdemaro II di Danimarca.
Federico II poté essere riconosciuto unico pretendente alla corona imperiale solo dopo il 27 luglio 1214 quando, nella battaglia di Bouvines, Filippo Augusto re di Francia, alleato di Federico, sbaragliò Ottone IV alleato degli inglesi. In Germania resistevano al dominio di Federico soltanto Colonia, la città più ricca e popolosa della Germania del tempo, i cui mercanti vantavano particolari diritti commerciali e di traffico con l'Inghilterra di Enrico II Plantageneto sin dal 1157, e Aquisgrana, dove erano conservate le spoglie di Carlo Magno. Aquisgrana cadde nel 1215 e Federico vi ricevette una seconda e splendida incoronazione (25 luglio 1215) che completò quella di Magonza. L'11 novembre 1215 venne aperto da Innocenzo III il IV Concilio Lateranense (XII universale) a cui anche Federico partecipò.
L'incoronazione a Imperatore a Roma
Finché fu in vita il suo protettore Innocenzo III, Federico evitò di condurre una politica personale troppo pronunziata. Morto Innocenzo III e salito al soglio Onorio III (18 luglio 1216), papa di carattere molto diverso rispetto al suo predecessore, Federico fu incalzato dal nuovo pontefice a dare corso alla promessa di indire la crociata. Tergiversò a lungo e nel 1220 fece nominare dalla Dieta di Francoforte, tenutasi nel medesimo anno, il figlio Enrico "re di Germania". Onorio III ritenne allora che l'unico modo per impegnare Federico fosse quello di nominarlo imperatore, cosicché il 22 novembre 1220 lo svevo fu incoronato imperatore in San Pietro a Romadallo stesso papa Onorio III.
L'anno successivo, Federico emise una nuova Bolla d'oro riguardante le cessioni territoriali al re Valdemaro II di Danimarca.
Federico II poté essere riconosciuto unico pretendente alla corona imperiale solo dopo il 27 luglio 1214 quando, nella battaglia di Bouvines, Filippo Augusto re di Francia, alleato di Federico, sbaragliò Ottone IV alleato degli inglesi. In Germania resistevano al dominio di Federico soltanto Colonia, la città più ricca e popolosa della Germania del tempo, i cui mercanti vantavano particolari diritti commerciali e di traffico con l'Inghilterra di Enrico II Plantageneto sin dal 1157, e Aquisgrana, dove erano conservate le spoglie di Carlo Magno. Aquisgrana cadde nel 1215 e Federico vi ricevette una seconda e splendida incoronazione (25 luglio 1215) che completò quella di Magonza. L'11 novembre 1215 venne aperto da Innocenzo III il IV Concilio Lateranense (XII universale) a cui anche Federico partecipò.
L'incoronazione a Imperatore a Roma
Finché fu in vita il suo protettore Innocenzo III, Federico evitò di condurre una politica personale troppo pronunziata. Morto Innocenzo III e salito al soglio Onorio III (18 luglio 1216), papa di carattere molto diverso rispetto al suo predecessore, Federico fu incalzato dal nuovo pontefice a dare corso alla promessa di indire la crociata. Tergiversò a lungo e nel 1220 fece nominare dalla Dieta di Francoforte, tenutasi nel medesimo anno, il figlio Enrico "re di Germania". Onorio III ritenne allora che l'unico modo per impegnare Federico fosse quello di nominarlo imperatore, cosicché il 22 novembre 1220 lo svevo fu incoronato imperatore in San Pietro a Romadallo stesso papa Onorio III.
Il Patto con i principi della chiesa, o Confoederatio cum principibus ecclesiasticis, del 26 aprile 1220 consiste in una serie di concessioni ad alcuni principi vescovi tedeschi da parte di Federico II, in cambio della loro collaborazione all'elezione del figlio Enrico come re di Germania. È una delle più importanti fonti legislative del Sacro Romano Impero nel territorio tedesco. Con questo patto Federico II rinunciava a un certo numero di privilegi reali in favore dei principi vescovi. Fu un vero stravolgimento nell'equilibrio del potere, un nuovo disegno che doveva portare a maggiori vantaggi nel controllo di un vasto territorio qual è la Germania.
Fra i tanti diritti ottenuti, i vescovi assunsero quello di battere moneta, elevare o abbassare le tasse e costruire fortificazioni; inoltre ottennero anche la possibilità di istituire tribunali nei territori di loro giurisdizione e di ricevere l'appoggio del re o dell'imperatore nel far rispettare i giudizi da loro emanati. La condanna di un tribunale ecclesiastico equivaleva automaticamente a una condanna da parte del tribunale reale o imperiale (e alla pena conseguente). Inoltre, l'emanazione di una scomunica si traduceva automaticamente in una sentenza da parte del tribunale del re o dell'imperatore, che sanciva per lo scomunicato lo status di reo. Il legame, quindi, fra il tribunale di Stato e quello locale del Principe Vescovo si saldò indissolubilmente.
Il "Patto con i principi della chiesa" si ricollega direttamente al più tardo Statutum in favorem principum che sancì simili diritti per i principi laici. Il potere dei signori si accresceva, ma aumentava anche la capacità di controllo sul territorio dell'impero e sulle città. In questo modo, Federico II sacrificò l'accentramento del potere per assicurarsi una maggiore tranquillità nella parte centrale dell'Impero stesso, in modo da poter rivolgere la sua attenzione al fronte meridionale e mediterraneo.
Fra i tanti diritti ottenuti, i vescovi assunsero quello di battere moneta, elevare o abbassare le tasse e costruire fortificazioni; inoltre ottennero anche la possibilità di istituire tribunali nei territori di loro giurisdizione e di ricevere l'appoggio del re o dell'imperatore nel far rispettare i giudizi da loro emanati. La condanna di un tribunale ecclesiastico equivaleva automaticamente a una condanna da parte del tribunale reale o imperiale (e alla pena conseguente). Inoltre, l'emanazione di una scomunica si traduceva automaticamente in una sentenza da parte del tribunale del re o dell'imperatore, che sanciva per lo scomunicato lo status di reo. Il legame, quindi, fra il tribunale di Stato e quello locale del Principe Vescovo si saldò indissolubilmente.
Il "Patto con i principi della chiesa" si ricollega direttamente al più tardo Statutum in favorem principum che sancì simili diritti per i principi laici. Il potere dei signori si accresceva, ma aumentava anche la capacità di controllo sul territorio dell'impero e sulle città. In questo modo, Federico II sacrificò l'accentramento del potere per assicurarsi una maggiore tranquillità nella parte centrale dell'Impero stesso, in modo da poter rivolgere la sua attenzione al fronte meridionale e mediterraneo.
Federico non diede peraltro alcun segnale di voler abdicare al Regno di Sicilia, pur mantenendo la ferma intenzione di tenere separate le due corone. Aveva anzi deciso di lasciare il Regno di Germania al figlio, conservando tuttavia, quale imperatore, la suprema autorità di controllo. Essendo stato educato in Sicilia è probabile che si sentisse più siciliano che tedesco, ma, soprattutto, egli conosceva bene le potenzialità del suo regno, con una fiorente agricoltura, città grandi e buoni porti, oltre alla straordinaria posizione strategica al centro del Mediterraneo.
Alla fine degli anni dieci del Duecento risale inoltre probabilmente l'incontro, nel castello di Haguenau, di Adelaide di Urslingen, che divenne la sua prima amante e madre dei suoi due figli Enzo, uno dei figli prediletti di Federico insieme con Manfredi, e Caterina
Alla fine degli anni dieci del Duecento risale inoltre probabilmente l'incontro, nel castello di Haguenau, di Adelaide di Urslingen, che divenne la sua prima amante e madre dei suoi due figli Enzo, uno dei figli prediletti di Federico insieme con Manfredi, e Caterina
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
Proverbi Siciliani:
A matinata fa la jurnata
La matinata fa la jurnata. Ecco un proverbio siciliano che sicuramente avrete sentito dire moltissime volte. Oggi abbiamo pensato di conoscere meglio uno dei proverbi della nostra Sicilia più famosi, un’altra massima di vita nata dalla saggezza popolare.
Sappiamo bene che i proverbi rappresentano una parte importante della cultura siciliana. Da una parte ci permettono di conoscere meglio la lingua della nostra Isola, dall’altra ci raccontano qualcosa di più del passato, rivelandoci usanze e modi di fare di una certa epoca.
@sicilianewseinfo
@siciliaforever
#proverbi
A matinata fa la jurnata
La matinata fa la jurnata. Ecco un proverbio siciliano che sicuramente avrete sentito dire moltissime volte. Oggi abbiamo pensato di conoscere meglio uno dei proverbi della nostra Sicilia più famosi, un’altra massima di vita nata dalla saggezza popolare.
Sappiamo bene che i proverbi rappresentano una parte importante della cultura siciliana. Da una parte ci permettono di conoscere meglio la lingua della nostra Isola, dall’altra ci raccontano qualcosa di più del passato, rivelandoci usanze e modi di fare di una certa epoca.
@sicilianewseinfo
@siciliaforever
#proverbi
Il proverbio di oggi non è da meno: cosa vuol dire “La matinata fa la jurnata“?
La traduzione letterale è molto semplice: “Il mattino fa la giornata“. Volendo andare oltre il significato letterale, possiamo dire che è un invito a sfruttare le giornate dalle prime ore. Cominciando le nostre attività presto, avremo modo di terminarle impiegando il giusto tempo.
Molto spesso, inoltre, proprio quello che accade nella prima parte della giornata ha la capacità di influenzare l’intera giornata. Ricordiamoci di questo proverbio siciliano quando sentiamo suonare la sveglia: ci aiuterà a svegliarci con più voglia di fare!
@sicilianewseinfo
@siciliaforever
#proverbi
La traduzione letterale è molto semplice: “Il mattino fa la giornata“. Volendo andare oltre il significato letterale, possiamo dire che è un invito a sfruttare le giornate dalle prime ore. Cominciando le nostre attività presto, avremo modo di terminarle impiegando il giusto tempo.
Molto spesso, inoltre, proprio quello che accade nella prima parte della giornata ha la capacità di influenzare l’intera giornata. Ricordiamoci di questo proverbio siciliano quando sentiamo suonare la sveglia: ci aiuterà a svegliarci con più voglia di fare!
@sicilianewseinfo
@siciliaforever
#proverbi
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM