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Alla scoperta di Antillo: castagne e natura nel cuore della Valle d'Agrò
Paesi e città
Facciamo tappa ad Antillo, un comune del Messinese che si trova nel cuore della Valle d’Agrò, a ridosso dei Peloritani. A metà fra collina e montagna, è nato in origine come villaggio di pastori e vanta una storia molto articolata.
Paesi e città
Facciamo tappa ad Antillo, un comune del Messinese che si trova nel cuore della Valle d’Agrò, a ridosso dei Peloritani. A metà fra collina e montagna, è nato in origine come villaggio di pastori e vanta una storia molto articolata.
La Storia
In realtà, non è facile tracciare le origini di questo centro abitato. Il nome Antillo deriverebbe dal greco e significherebbe primo fiore. Secondo alcuni, però, l’origine sarebbe latina (ante illos, cioè “prima degli altri”). Il sito sarebbe stato già abitato in epoche preistoriche, dai Siculi, poi avrebbe visto fenici e greci, questi ultimi provenienti rispettivamente dai centri rivieraschi di Phoinix (l’odierna Santa Teresa Riva) e Naxos.
Con le invasioni barbariche, la vita sul litorale si fece pericolosa. Gli abitanti di Phoinix, quindi, si spinsero nell’entroterra e così nacquero Savoca, Castelvecchio Siculo e Limina. Alcuni abitanti si sarebbero spinti ancora di più nell’entroterra, creando un nuovo insediamento chiamato Piniz. Da qui deriva il toponimo Pinazzo, che ancora oggi indica la frazione più vitale di Antillo.
Nel 1139 Antillo venne inglobata nel vasto territorio della Terra di Savoca, di dominazione normanna. Divenne un borgo alle dipendenze di Savoca per 700 anni. Con l’abolizione
In realtà, non è facile tracciare le origini di questo centro abitato. Il nome Antillo deriverebbe dal greco e significherebbe primo fiore. Secondo alcuni, però, l’origine sarebbe latina (ante illos, cioè “prima degli altri”). Il sito sarebbe stato già abitato in epoche preistoriche, dai Siculi, poi avrebbe visto fenici e greci, questi ultimi provenienti rispettivamente dai centri rivieraschi di Phoinix (l’odierna Santa Teresa Riva) e Naxos.
Con le invasioni barbariche, la vita sul litorale si fece pericolosa. Gli abitanti di Phoinix, quindi, si spinsero nell’entroterra e così nacquero Savoca, Castelvecchio Siculo e Limina. Alcuni abitanti si sarebbero spinti ancora di più nell’entroterra, creando un nuovo insediamento chiamato Piniz. Da qui deriva il toponimo Pinazzo, che ancora oggi indica la frazione più vitale di Antillo.
Nel 1139 Antillo venne inglobata nel vasto territorio della Terra di Savoca, di dominazione normanna. Divenne un borgo alle dipendenze di Savoca per 700 anni. Con l’abolizione
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Verso Antillo e la Campana ai Dispersi di Tutte le Guerre
Cosa vedere ad Antillo
Antillo è la meta perfetta per chi ama la natura. La Valle del Platani è casa di tante varietà di flora e fauna. Tra i luoghi particolari di Antillo c’è sicuramente il Giardino di Redenzione, una struttura parrocchiale, costruita negli anni Ottanta, collocata in un luogo molto suggestivo, in cui si esercitano meditazione e raccoglimento.
Per quanto riguarda gli eventi da segnalare, l’appuntamento annuale imperdibile è quello con la Sagra della Castagna, che si svolge alla fine del mese di ottobre. Vi sono, poi, la Sagra del Granturco e quella del Maiale e del Cinghiale.
Antillo è la meta perfetta per chi ama la natura. La Valle del Platani è casa di tante varietà di flora e fauna. Tra i luoghi particolari di Antillo c’è sicuramente il Giardino di Redenzione, una struttura parrocchiale, costruita negli anni Ottanta, collocata in un luogo molto suggestivo, in cui si esercitano meditazione e raccoglimento.
Per quanto riguarda gli eventi da segnalare, l’appuntamento annuale imperdibile è quello con la Sagra della Castagna, che si svolge alla fine del mese di ottobre. Vi sono, poi, la Sagra del Granturco e quella del Maiale e del Cinghiale.
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In Sicilia c'è uno dei "Cieli più belli d'Italia": ecco dove si trova
Per ammirare uno dei cieli più belli d’Italia, non serve andare lontano. Il borgo di Troina (Enna) ha infatti ottenuto la certificazione di qualità “I cieli più belli d’Italia” da parte di Astronomitaly, la Rete del Turismo Astronomico. Ci troviamo nel cuore della Sicilia, in una terra ricca di radici sin dal Neolitico, con un panorama che si estende fino all’orizzonte, sulle colline circostanti
@sicilianewseinfo
Per ammirare uno dei cieli più belli d’Italia, non serve andare lontano. Il borgo di Troina (Enna) ha infatti ottenuto la certificazione di qualità “I cieli più belli d’Italia” da parte di Astronomitaly, la Rete del Turismo Astronomico. Ci troviamo nel cuore della Sicilia, in una terra ricca di radici sin dal Neolitico, con un panorama che si estende fino all’orizzonte, sulle colline circostanti
@sicilianewseinfo
Troina ha uno dei cieli più belli d’Italia
«Tra le risorse della Sicilia c’è sempre stato il cielo stellato – ha detto il dottor Fabrizio Marra, fondatore di Astronomitaly -. Oggi questa risorsa naturale è oggetto di interesse da parte della pubblica amministrazione. Si tratta di un momento importante, dimostrazione di un diverso approccio alla tutela e utilizzo delle risorse naturali in ottica sostenibile. Abbiamo voluto premiare quindi sia la qualità del cielo dei siti osservativi individuati, sia le innovazioni che il Comune ha in programma di realizzare.
Tra queste vi è l’impegno a migliorare gli impianti di illuminazione al fine di ridurre l’inquinamento luminoso e tutelare quindi il patrimonio celeste, requisito essenziale per il mantenimento del riconoscimento assegnato e per garantire ai futuri ospiti un’esperienza sotto le stelle ancor più appagante
«Tra le risorse della Sicilia c’è sempre stato il cielo stellato – ha detto il dottor Fabrizio Marra, fondatore di Astronomitaly -. Oggi questa risorsa naturale è oggetto di interesse da parte della pubblica amministrazione. Si tratta di un momento importante, dimostrazione di un diverso approccio alla tutela e utilizzo delle risorse naturali in ottica sostenibile. Abbiamo voluto premiare quindi sia la qualità del cielo dei siti osservativi individuati, sia le innovazioni che il Comune ha in programma di realizzare.
Tra queste vi è l’impegno a migliorare gli impianti di illuminazione al fine di ridurre l’inquinamento luminoso e tutelare quindi il patrimonio celeste, requisito essenziale per il mantenimento del riconoscimento assegnato e per garantire ai futuri ospiti un’esperienza sotto le stelle ancor più appagante
Lago di Ancipa e Contrada Sambuchello
Sono due i siti di interesse che hanno fatto conquistare a Troina il massimo livello della certificazione, cioè il livello Gold: il lago di Ancipa e la Contrada Sambuchello. Il lago di Ancipa, detto anche “lago Sartori” è un bacino artificiale della Sicilia. Si trova sui monti Nebrodi, sulla strada tra Troina e Cerami, a cinque chilometri dal primo comune.
È il lago più alto della Sicilia, con 944 m s.l.m. e costituisce una delle maggiori risorse per l’approvvigionamento idrico della Sicilia centrale. Fornisce acqua potabile a 13 comuni della provincia ennese compreso il capoluogo e ad altre cittadine del Nisseno e del Catanese. Contrada Sambuchello è un’area naturale dei Monti Nebrodi, in cui sorgerà un Ecoresort che accoglierà i viaggiatori in cerca di avventure nella natura.
Sono due i siti di interesse che hanno fatto conquistare a Troina il massimo livello della certificazione, cioè il livello Gold: il lago di Ancipa e la Contrada Sambuchello. Il lago di Ancipa, detto anche “lago Sartori” è un bacino artificiale della Sicilia. Si trova sui monti Nebrodi, sulla strada tra Troina e Cerami, a cinque chilometri dal primo comune.
È il lago più alto della Sicilia, con 944 m s.l.m. e costituisce una delle maggiori risorse per l’approvvigionamento idrico della Sicilia centrale. Fornisce acqua potabile a 13 comuni della provincia ennese compreso il capoluogo e ad altre cittadine del Nisseno e del Catanese. Contrada Sambuchello è un’area naturale dei Monti Nebrodi, in cui sorgerà un Ecoresort che accoglierà i viaggiatori in cerca di avventure nella natura.
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Mussomeli, il borgo dal cuore antico con un panorama mozzafiato
Paesi e città
Il borgo di Mussomeli (CL) sorge nel cuore della Sicilia, in una zona collinare interna, a est del fiume Platani. Sull’origine del toponimo non si è ancora trovata una teoria che metta d’accordo geografi e storici, ma quel che è certo è che questo territorio è stato abitato fin dall’antichità da popolazioni indigene.
@sicilianewseinfo
Paesi e città
Il borgo di Mussomeli (CL) sorge nel cuore della Sicilia, in una zona collinare interna, a est del fiume Platani. Sull’origine del toponimo non si è ancora trovata una teoria che metta d’accordo geografi e storici, ma quel che è certo è che questo territorio è stato abitato fin dall’antichità da popolazioni indigene.
@sicilianewseinfo
La storia
I primi abitanti di Mussomeli furono pacifici agricoltori, che si preoccupavano esclusivamente della coltivazione della terra. Il villaggio, non avendo una particolare importanza strategica, visse a lungo distante dalle guerre. Il primo documento ufficiale che riporta il nome di Mussomeli è un Diploma del Re Martino, datato 4 aprile 1392. Questo assegnava il feudo a Raimondo Guglielmo Moncada, come ricompensa dei servigi resi al Sovrano.
Da questa località passarono bizantini, musulmani, normanni e svevi. Nel periodo feudale venne incorporata nella signoria di Castronovo, mentre tra il 1364 e il 1367 Manfredi III di Chiaramonte ottenne dal re Federico la signoria di Castronovo e la terra e il piccolo paese di Mussomeli. Fu Manfredi III a iniziare la costruzione del castello, ampliando il borgo vicino: la terra venne allora chiamata Manfreda.
Alla morte di Manfredi il patrimonio della famiglia Chiaramonte pervenne ad Andrea, erroneamente creduto suo figlio. Questi continuò a esercitare l’influenza politica dei suoi predecessori e prese parte alla congiura dei baroni contro il Re Martino e la Regina Maria, riunendo nel suo castello i baroni ribelli. All’arrivo in Sicilia del Re e della Regina, la maggior parte dei nobili siciliani, compresi quelli che avevano preso parte alla congiura andarono incontro al Sovrano a rendere gli omaggi dovuti. Andrea Chiaramonte fu il solo a non piegarsi, determinato a resistere fino in fondo. Il Re, con privilegio del 4 aprile 1392, confiscò tutte le sue terre e le assegnò a Guglielmo Raimondo Moncada.
Tradito e abbandonato dai più fedeli, Andrea venne imprigionato e condannato a morte.
Guglielmo Raimondo Moncada divenne molto influente, ma aveva assegnato l’amministrazione a un castellano fidato, senza mai recarsi a Mussomeli. Partecipò comunque a una congiura contro il Re e morì nello stesso anno, dopo essere stato dichiarato traditore. I beni, che gli erano stati confiscati, vennero dichiarati demaniali nel 1398. Mussomeli venne destinata a vassallaggio. Si susseguirono al potere diverse famiglie.
Dopo il 1812 anche Mussomeli visse le vicende comuni della storia siciliana e partecipò all’epoca risorgimentale, prendendo parte ai moti del 1820 e 1848.
I primi abitanti di Mussomeli furono pacifici agricoltori, che si preoccupavano esclusivamente della coltivazione della terra. Il villaggio, non avendo una particolare importanza strategica, visse a lungo distante dalle guerre. Il primo documento ufficiale che riporta il nome di Mussomeli è un Diploma del Re Martino, datato 4 aprile 1392. Questo assegnava il feudo a Raimondo Guglielmo Moncada, come ricompensa dei servigi resi al Sovrano.
Da questa località passarono bizantini, musulmani, normanni e svevi. Nel periodo feudale venne incorporata nella signoria di Castronovo, mentre tra il 1364 e il 1367 Manfredi III di Chiaramonte ottenne dal re Federico la signoria di Castronovo e la terra e il piccolo paese di Mussomeli. Fu Manfredi III a iniziare la costruzione del castello, ampliando il borgo vicino: la terra venne allora chiamata Manfreda.
Alla morte di Manfredi il patrimonio della famiglia Chiaramonte pervenne ad Andrea, erroneamente creduto suo figlio. Questi continuò a esercitare l’influenza politica dei suoi predecessori e prese parte alla congiura dei baroni contro il Re Martino e la Regina Maria, riunendo nel suo castello i baroni ribelli. All’arrivo in Sicilia del Re e della Regina, la maggior parte dei nobili siciliani, compresi quelli che avevano preso parte alla congiura andarono incontro al Sovrano a rendere gli omaggi dovuti. Andrea Chiaramonte fu il solo a non piegarsi, determinato a resistere fino in fondo. Il Re, con privilegio del 4 aprile 1392, confiscò tutte le sue terre e le assegnò a Guglielmo Raimondo Moncada.
Tradito e abbandonato dai più fedeli, Andrea venne imprigionato e condannato a morte.
Guglielmo Raimondo Moncada divenne molto influente, ma aveva assegnato l’amministrazione a un castellano fidato, senza mai recarsi a Mussomeli. Partecipò comunque a una congiura contro il Re e morì nello stesso anno, dopo essere stato dichiarato traditore. I beni, che gli erano stati confiscati, vennero dichiarati demaniali nel 1398. Mussomeli venne destinata a vassallaggio. Si susseguirono al potere diverse famiglie.
Dopo il 1812 anche Mussomeli visse le vicende comuni della storia siciliana e partecipò all’epoca risorgimentale, prendendo parte ai moti del 1820 e 1848.
Cosa vedere a Mussomeli
Attrazione principale è sicuramente il Castello Chiaramontano, che sorge alla periferia, su uno sperone di roccia alto 80 metri. Non mancano pregevoli edifici religiosi, a cominciare dalla Chiesa Madre, la Chiesa di Santa Margherita, la Chiesa dei Monti (dalla curiosa facciata color rosa), la Chiesa di San Antonio, la Chiesa di San Giovanni, la chiesetta della Madonna delle Vanelle e la Chiesa di San Domenico. Quest’ultima è ritenuta la più importante della città e custodisce la Madonna dei Miracoli, patrona di Mussomeli.
Poco distante dal centro abitato sorge la necropoli rupestre di Cangioli, ricca di grotte e loculi scavati nella pietra. La necropoli di Polizzello ha fornito diversi reperti in ceramica ed è un importante polo di cultura Sicana-Egea, con struttura sociale di tipo urbano.
Attrazione principale è sicuramente il Castello Chiaramontano, che sorge alla periferia, su uno sperone di roccia alto 80 metri. Non mancano pregevoli edifici religiosi, a cominciare dalla Chiesa Madre, la Chiesa di Santa Margherita, la Chiesa dei Monti (dalla curiosa facciata color rosa), la Chiesa di San Antonio, la Chiesa di San Giovanni, la chiesetta della Madonna delle Vanelle e la Chiesa di San Domenico. Quest’ultima è ritenuta la più importante della città e custodisce la Madonna dei Miracoli, patrona di Mussomeli.
Poco distante dal centro abitato sorge la necropoli rupestre di Cangioli, ricca di grotte e loculi scavati nella pietra. La necropoli di Polizzello ha fornito diversi reperti in ceramica ed è un importante polo di cultura Sicana-Egea, con struttura sociale di tipo urbano.