📜 L’ANNUS HORRIBILIS DELLA SICILIA BORBONICA
Il 31 ottobre 1837 Re Ferdinando II delle Due Sicilie abolì il Ministero per gli Affari di Sicilia a #Napoli, istituito dopo i moti indipendentisti del 1820 e volto a garantire un minimo grado di autonomia amministrativa alla #Sicilia.
Contestualmente fu anche sancito il principio della cosiddetta “promiscuità” negli impieghi pubblici. Veniva così meno ogni residuo barlume di autogoverno sopravvissuto all’abolizione del Regno di Sicilia decretata nel 1816.
Il 1837 era stato un anno assai difficile per i rapporti tra i #Borbone e la Sicilia. In estate lo scoppio dell’epidemia di colera aveva suscitato il rancore della popolazione, convinta che la diffusione della malattia fosse una conseguenza voluta dal Governo di Napoli. La rabbia era sfociata in alcuni tentativi rivoluzionari scoppiati in città come #Catania e #Siracusa.
Anche per tale ragione le autorità napoletane decisero di sopprimere il Ministero per gli Affari di Sicilia, accentrando l’organizzazione amministrativa a Napoli. Prima della sua soppressione il Ministero, istituito nel 1821 e più volte riformato nel corso degli anni, era suddiviso in 5 uffici: segretariato; grazia e giustizia; affari ecclesiastici e polizia; finanze; affari interni.
Le politiche centralistiche delle autorità borboniche non fecero che esasperare il già forte malcontento nei confronti della condizione della Sicilia ridotta a “Dominio al di là del Faro”. Dopo la Rivoluzione indipendentista del 1848, una volta riconquistato il controllo dell’Isola, Ferdinando II si troverà costretto a istituire nuovamente il Ministero.
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🌟 Nati Oggi
✍️ 1824: Nasce a #Canicattì il giornalista Vincenzo Macaluso, protagonista dei moti del 1848.
🥀 Scomparsi Oggi
🎨 1765: Muore a #Ispica il pittore Olivio Sozzi.
🏛️ 1983: Muore a #Roma l’architetto e urbanista palermitano Giuseppe Samonà.
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Il 31 ottobre 1837 Re Ferdinando II delle Due Sicilie abolì il Ministero per gli Affari di Sicilia a #Napoli, istituito dopo i moti indipendentisti del 1820 e volto a garantire un minimo grado di autonomia amministrativa alla #Sicilia.
Contestualmente fu anche sancito il principio della cosiddetta “promiscuità” negli impieghi pubblici. Veniva così meno ogni residuo barlume di autogoverno sopravvissuto all’abolizione del Regno di Sicilia decretata nel 1816.
Il 1837 era stato un anno assai difficile per i rapporti tra i #Borbone e la Sicilia. In estate lo scoppio dell’epidemia di colera aveva suscitato il rancore della popolazione, convinta che la diffusione della malattia fosse una conseguenza voluta dal Governo di Napoli. La rabbia era sfociata in alcuni tentativi rivoluzionari scoppiati in città come #Catania e #Siracusa.
Anche per tale ragione le autorità napoletane decisero di sopprimere il Ministero per gli Affari di Sicilia, accentrando l’organizzazione amministrativa a Napoli. Prima della sua soppressione il Ministero, istituito nel 1821 e più volte riformato nel corso degli anni, era suddiviso in 5 uffici: segretariato; grazia e giustizia; affari ecclesiastici e polizia; finanze; affari interni.
Le politiche centralistiche delle autorità borboniche non fecero che esasperare il già forte malcontento nei confronti della condizione della Sicilia ridotta a “Dominio al di là del Faro”. Dopo la Rivoluzione indipendentista del 1848, una volta riconquistato il controllo dell’Isola, Ferdinando II si troverà costretto a istituire nuovamente il Ministero.
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🌟 Nati Oggi
✍️ 1824: Nasce a #Canicattì il giornalista Vincenzo Macaluso, protagonista dei moti del 1848.
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📖 DAI BORBONE AI SAVOIA UNA VITA ALL’OPPOSIZIONE
Il 12 novembre 1811 nasceva a #Palermo il politico, filosofo, giurista e giornalista Vito d’Ondes Reggio, protagonista dei moti rivoluzionari e indipendentisti del 1848 e poi coraggioso esponente del fronte autonomista siciliano dopo l’unità d’Italia.
Appartenente alla nobiltà palermitana, Reggio ottenne la laurea in giurisprudenza nel 1832. L’anno seguente diede alle stampe la sua prima opera, dedicata alla controversia giuridica e diplomatica sviluppatasi per il possesso dell’#IsolaFerdinandea. L’apprezzamento governativo riscosso per quest’opera valse a Reggio la nomina a magistrato.
Anni dopo, a causa delle sue idee politiche liberali ed avverse all’assolutismo napoletano, tuttavia Reggio finì per essere denunciato insieme al cognato Emerico Amari, all’economista Francesco Ferrara ed a Raffaele Busacca. Per tale ragione nel 1844 fu allontanato dalla #Sicilia e trasferito nella parte continentale del Regno delle Due Sicilie.
Allo scoppio della Rivoluzione siciliana del 1848 Reggio lasciò #Chieti e fece ritorno a Palermo. Eletto nel ricostituito Parlamento Siciliano, egli fece parte della commissione incaricata di redigere la nuova Costituzione e fu lui a leggere il proclama del 13 aprile che dichiarava decaduta la dinastia dei #Borbone dal trono di Sicilia. Successivamente fu Ministro, prima dell’interno e poi dell’istruzione. Con la sconfitta della Rivoluzione nel 1849, Reggio fu costretto a lasciare la Sicilia alla volta di #Malta insieme a Ruggero Settimo. Successivamente si rifugiò nel Regno Sabaudo.
Dopo lo sbarco dei Mille di #Garibaldi, il giurista tornò in Sicilia, ma da autonomista e cattolico intransigente prese le distanze dall’operato delle autorità piemontesi. In tale veste, oltre a criticare l’annessione ed il plebiscito del 1860, si batterà in Parlamento contro la Legge Pica relativa alla lotta al brigantaggio, da lui giudicata incostituzionale, e contro le cosiddette “leggi eversive” del 1866.
Dopo la breccia di Porta Pia del 1870, in ottemperanza al “Non Expedit” emanato da Papa Pio IX, Vito d’Ondes Reggio abbandonò la vita politica attiva. Morirà a #Firenze il 21 febbraio 1885.
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Appartenente alla nobiltà palermitana, Reggio ottenne la laurea in giurisprudenza nel 1832. L’anno seguente diede alle stampe la sua prima opera, dedicata alla controversia giuridica e diplomatica sviluppatasi per il possesso dell’#IsolaFerdinandea. L’apprezzamento governativo riscosso per quest’opera valse a Reggio la nomina a magistrato.
Anni dopo, a causa delle sue idee politiche liberali ed avverse all’assolutismo napoletano, tuttavia Reggio finì per essere denunciato insieme al cognato Emerico Amari, all’economista Francesco Ferrara ed a Raffaele Busacca. Per tale ragione nel 1844 fu allontanato dalla #Sicilia e trasferito nella parte continentale del Regno delle Due Sicilie.
Allo scoppio della Rivoluzione siciliana del 1848 Reggio lasciò #Chieti e fece ritorno a Palermo. Eletto nel ricostituito Parlamento Siciliano, egli fece parte della commissione incaricata di redigere la nuova Costituzione e fu lui a leggere il proclama del 13 aprile che dichiarava decaduta la dinastia dei #Borbone dal trono di Sicilia. Successivamente fu Ministro, prima dell’interno e poi dell’istruzione. Con la sconfitta della Rivoluzione nel 1849, Reggio fu costretto a lasciare la Sicilia alla volta di #Malta insieme a Ruggero Settimo. Successivamente si rifugiò nel Regno Sabaudo.
Dopo lo sbarco dei Mille di #Garibaldi, il giurista tornò in Sicilia, ma da autonomista e cattolico intransigente prese le distanze dall’operato delle autorità piemontesi. In tale veste, oltre a criticare l’annessione ed il plebiscito del 1860, si batterà in Parlamento contro la Legge Pica relativa alla lotta al brigantaggio, da lui giudicata incostituzionale, e contro le cosiddette “leggi eversive” del 1866.
Dopo la breccia di Porta Pia del 1870, in ottemperanza al “Non Expedit” emanato da Papa Pio IX, Vito d’Ondes Reggio abbandonò la vita politica attiva. Morirà a #Firenze il 21 febbraio 1885.
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LA PRIMAVERA DEI POPOLI INIZIA A PALERMO
Il 12 gennaio 1848 scoppiava a #Palermo, presso la Piazza della Fieravecchia, la Rivoluzione Siciliana che darà avvio alla “Primavera dei Popoli” in Europa. Culmine di una pluridecennale lotta contro i #Borbone per l’indipendenza della #Sicilia, la rivoluzione condurrà alla temporanea restaurazione del Regno di Sicilia e del Parlamento Siciliano, nonché all’emanazione di una nuova Costituzione.
La rivoluzione esplose a Palermo nello stesso giorno in cui Re Ferdinando II delle #DueSicilie, nato proprio a Palermo, compiva gli anni. A prendere parte all’insurrezione, presto allargatasi a tutta l’Isola, saranno personalità aderenti ad ogni ceto. Dopo le prime convulse settimane di tumulti il movimento rivoluzionario troverà la propria guida in Ruggero Settimo, che verrà eletto Capo del Governo.
Malgrado la repressione subita ed il ritorno dell’Isola al dominio borbonico nel maggio 1849, la Rivoluzione siciliana costituì il più significativo tentativo di ripristino dell’antico status d’indipendenza della Sicilia, benché in associazione ad istanze federaliste e ingenuamente risorgimentali.
Essa fu soprattutto il primo moto europeo della cosiddetta “Primavera dei Popoli” che coinvolgerà gran parte del “Vecchio Continente” tra il 1848 ed il 1849.
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La rivoluzione esplose a Palermo nello stesso giorno in cui Re Ferdinando II delle #DueSicilie, nato proprio a Palermo, compiva gli anni. A prendere parte all’insurrezione, presto allargatasi a tutta l’Isola, saranno personalità aderenti ad ogni ceto. Dopo le prime convulse settimane di tumulti il movimento rivoluzionario troverà la propria guida in Ruggero Settimo, che verrà eletto Capo del Governo.
Malgrado la repressione subita ed il ritorno dell’Isola al dominio borbonico nel maggio 1849, la Rivoluzione siciliana costituì il più significativo tentativo di ripristino dell’antico status d’indipendenza della Sicilia, benché in associazione ad istanze federaliste e ingenuamente risorgimentali.
Essa fu soprattutto il primo moto europeo della cosiddetta “Primavera dei Popoli” che coinvolgerà gran parte del “Vecchio Continente” tra il 1848 ed il 1849.
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