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Pesca del pesce spada🦈 nello stretto di Messina
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Sutera, borgo romantico abbracciato da un'antica rupe
Nel borgo di Sutera (Caltanissetta) si respira l’antico spirito della Sicilia. Gli Arabi fondarono il loro villaggio tra gli spuntoni di roccia, sotto la rupe del monte di San Marco, che offre una straordinaria vista sull’Etna e sul mare di Agrigento. Così, è possibile girare tra i vicoli in pietra lavica e calcarea del quartiere Rabato, tra i cortili arabi e tra le vecchie case di gesso e gli orti incolti in cui fioriscono pistacchi. La casbah si confonde con il presepe, che in occasione del Natale prende vita con i figuranti e le tradizioni locali.
Il nome Sutera conserva un’origine greca medievale. Probabilmente deriva da Sotéra, accusativo di Sotér, “salvatore”, in riferimento al baluardo difensivo rappresentato dal monte e dalle fortificazioni bizantine. Potrebbe anche derivare da Sotéira, “colei che salva”, attribuito alla dea Artemide, praticato in una zona collinare vicino il paese.
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Nel borgo di Sutera (Caltanissetta) si respira l’antico spirito della Sicilia. Gli Arabi fondarono il loro villaggio tra gli spuntoni di roccia, sotto la rupe del monte di San Marco, che offre una straordinaria vista sull’Etna e sul mare di Agrigento. Così, è possibile girare tra i vicoli in pietra lavica e calcarea del quartiere Rabato, tra i cortili arabi e tra le vecchie case di gesso e gli orti incolti in cui fioriscono pistacchi. La casbah si confonde con il presepe, che in occasione del Natale prende vita con i figuranti e le tradizioni locali.
Il nome Sutera conserva un’origine greca medievale. Probabilmente deriva da Sotéra, accusativo di Sotér, “salvatore”, in riferimento al baluardo difensivo rappresentato dal monte e dalle fortificazioni bizantine. Potrebbe anche derivare da Sotéira, “colei che salva”, attribuito alla dea Artemide, praticato in una zona collinare vicino il paese.
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La Storia
A pochi chilometri dal centro urbano sono state rinvenute sepolture pre-elleniche risalenti al VII secolo a.C., legate a un villaggio dei Sicani. Si ipotizza che nel VI secolo a.C. l’area del monte di San Marco fosse consacrata al culto di Artemide da coloni greci provenienti da Gela. In località San Marco sono stati rinvenute tracce di affreschi che potrebbero essere attribuiti a monaci basiliani di rito greco-ortodosso.
Nell’860 gli Arabi fondarono il quartiere del Rabato e nel IX secolo, sotto i Normanni, l’abitato si espanse. Anche gli Svevi e gli Aragonesi lasciarono importanti tracce a Sutera. Nel corso del 1300 passò ai baroni Chiaramonte, poi ai Moncada, per poi tornare, nel 1398, al pubblico demanio della Corona di Sicilia. Nel 1535 l’imperatore Carlo V vendette al Barone di Capaci Sutera, che tornò alla Corona nel 1560.
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A pochi chilometri dal centro urbano sono state rinvenute sepolture pre-elleniche risalenti al VII secolo a.C., legate a un villaggio dei Sicani. Si ipotizza che nel VI secolo a.C. l’area del monte di San Marco fosse consacrata al culto di Artemide da coloni greci provenienti da Gela. In località San Marco sono stati rinvenute tracce di affreschi che potrebbero essere attribuiti a monaci basiliani di rito greco-ortodosso.
Nell’860 gli Arabi fondarono il quartiere del Rabato e nel IX secolo, sotto i Normanni, l’abitato si espanse. Anche gli Svevi e gli Aragonesi lasciarono importanti tracce a Sutera. Nel corso del 1300 passò ai baroni Chiaramonte, poi ai Moncada, per poi tornare, nel 1398, al pubblico demanio della Corona di Sicilia. Nel 1535 l’imperatore Carlo V vendette al Barone di Capaci Sutera, che tornò alla Corona nel 1560.
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Cosa vedere a Sutera
Si comincia dal pittoresco belvedere di piazza Sant’Agata, con l’imponente chiesa di Sant’Agata, in contrasto con il Municipio ottocentesco. Percorrendo la via Roma, si incontrano i ruderi di palazzo Salamone, mentre a piazza Carmine si trova la chiesa di Maria Santissima del Carmelo, ricostruira nel 1934-36 (la struttura originaria è del 1185).
Alla sua destra vi è il piccolo convento del 1664, ristrutturato di recente. Proseguendo lungo via del Carmine di arriva al Rabato, fondato dagli Arabi intorno all’860 d.C. (il termine “Rabad” sta per “sobborgo”). L’insediamento arabo è sepolto sotto diversi strati edilizi: sulla moschea fu edificata la chiesa di Santa Maria Assunta.
Proseguendo per la scalinata da piazza del Carmine si sale al Monte San Paolino: qui Giovanni Chiaramonte fece erigere il santuario di San Paolino, affiancato dal settecentesco convento dei Padri Filippini. Per quanto riguarda i dintorni di Sutera, nella collina di San Marco si possono ammirare i figureddi, affreschi in stile bizantino che rappresentano i quattro Evangelisti, la Madonna e San Paolino, probabile opera di monaci basiliani tra il IV e il VI secolo.
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Si comincia dal pittoresco belvedere di piazza Sant’Agata, con l’imponente chiesa di Sant’Agata, in contrasto con il Municipio ottocentesco. Percorrendo la via Roma, si incontrano i ruderi di palazzo Salamone, mentre a piazza Carmine si trova la chiesa di Maria Santissima del Carmelo, ricostruira nel 1934-36 (la struttura originaria è del 1185).
Alla sua destra vi è il piccolo convento del 1664, ristrutturato di recente. Proseguendo lungo via del Carmine di arriva al Rabato, fondato dagli Arabi intorno all’860 d.C. (il termine “Rabad” sta per “sobborgo”). L’insediamento arabo è sepolto sotto diversi strati edilizi: sulla moschea fu edificata la chiesa di Santa Maria Assunta.
Proseguendo per la scalinata da piazza del Carmine si sale al Monte San Paolino: qui Giovanni Chiaramonte fece erigere il santuario di San Paolino, affiancato dal settecentesco convento dei Padri Filippini. Per quanto riguarda i dintorni di Sutera, nella collina di San Marco si possono ammirare i figureddi, affreschi in stile bizantino che rappresentano i quattro Evangelisti, la Madonna e San Paolino, probabile opera di monaci basiliani tra il IV e il VI secolo.
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Cosa mangiare a Sutera
Il piatto tipico è il maccu di fave e sono sicuramente da assaggiare li virciddata (biscotti deliziosi). Tra i prodotti tipici di questo territorio vi sono mandorle, olio d’oliva e formaggi, contenuti nel tradizionale panaru fatto di rami intrecciati artigianalmente.
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Il Castello di Mussomeli
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Il Castello di Mussomeli è come un custode del tempo, un maestoso guardiano delle epoche passate incastonato tra le colline della Sicilia.
Immagina una fortezza che si erge con fierezza su uno sperone roccioso, le sue torri svettano verso il cielo come dita protese verso l'infinito, mentre le mura di pietra raccontano storie millenarie al vento che sussurra tra i suoi merli.Mentre ti avvicini, senti il richiamo del passato che ti invita a esplorare le sue segrete e a percorrere i suoi corridoi intrisi di mistero.
Le mura di pietra sembrano custodire segreti antichi, mentre le feritoie testimoniano di un'epoca di conflitti e difese.
Il Castello di Mussomeli è un viaggio nel tempo, un'immersione nelle vicende che hanno plasmato la storia della Sicilia.
All'interno, i saloni sfoggiano affreschi che raccontano le gesta dei nobili che un tempo abitarono queste sale, mentre le camere da letto conservano ancora l'atmosfera di un epoca lontana, salendo lungo le scale di pietra consumate dal tempo, ti ritrovi sulla sommità delle Torri, dove lo sguardo abbraccia un panorama mozzafiato che si perde tra le valli e i vigneti che circondano il castello.
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Le mura di pietra sembrano custodire segreti antichi, mentre le feritoie testimoniano di un'epoca di conflitti e difese.
Il Castello di Mussomeli è un viaggio nel tempo, un'immersione nelle vicende che hanno plasmato la storia della Sicilia.
All'interno, i saloni sfoggiano affreschi che raccontano le gesta dei nobili che un tempo abitarono queste sale, mentre le camere da letto conservano ancora l'atmosfera di un epoca lontana, salendo lungo le scale di pietra consumate dal tempo, ti ritrovi sulla sommità delle Torri, dove lo sguardo abbraccia un panorama mozzafiato che si perde tra le valli e i vigneti che circondano il castello.
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Una foca Monaca al Plemmirio, entusiasmo al consorzio Amp: "Campionamenti per rilevarne il Dna" - SiracusaOggi.it
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Telegraph
Una foca Monaca al Plemmirio, entusiasmo al consorzio Amp: "Campionamenti per rilevarne il Dna" - SiracusaOggi.it
Pochi secondi, qualche immagine “rubata”, ma che sembra particolarmente significativa e che lascia spazio all’ottimismo. La foca avvistata nelle acque dell’Area Marina Protetta del Plemmirio, nella zona del varco 29, in via degli Zaffiri, poco distante dalla…
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Preparazione della granita Messinese alla nocciola 🍧❤️
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📍ɴᴏᴛᴏ 🇮🇹 ʟᴀ ᴄɪᴛᴛÀ ᴅᴇʟ ʙᴀʀᴏᴄᴄᴏ, ꜱᴠᴇʟᴀ ʟᴀ ꜱᴜᴀ ᴍᴀɢɪᴀ ᴀʟ ᴛʀᴀᴍᴏɴᴛᴏ, Qᴜᴀɴᴅᴏ ʟᴇ ꜱᴜᴇ ᴀɴᴛɪᴄʜᴇ ᴘɪᴇᴛʀᴇ ꜱɪ ᴛɪɴɢᴏɴᴏ ᴅᴇɪ ᴄᴏʟᴏʀɪ ᴅᴇʟʟ’ᴜʟᴛɪᴍᴏ ꜱᴏʟᴇ, ᴛʀᴀꜱꜰᴏʀᴍᴀɴᴅᴏ ᴏɢɴɪ ᴀɴɢᴏʟᴏ ɪɴ ᴜɴ ᴅɪᴘɪɴᴛᴏ ᴠɪᴠᴇɴᴛᴇ.
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