IL POTENZIAMENTO MILITARE DELLA NATO IN FINLANDIA METTE UN ESERCITO OSTILE E ANTIRUSSO SULLA PORTA DI CASA DI PUTIN
L’amministrazione Biden ha deciso di espandere la guerra oltre l’Ucraina, dispiegando truppe da combattimento e armi letali in 15 basi militari in Finlandia. Non si sa ancora se il dispiegamento includerà missili balistici con armamento nucleare, ma la minaccia alla sicurezza della Russia è comunque seria. Si può immaginare cosa farebbe Washington se Mosca decidesse di costruire 15 basi militari completamente equipaggiate e operative al confine tra Stati Uniti e Messico. Gli Stati Uniti sradicherebbero rapidamente la minaccia con la forza delle armi. Nessuno ne dubita. La questione è se Putin perseguirà la stessa linea d’azione degli Stati Uniti o se indugerà finché la minaccia non diventerà troppo minacciosa per essere ignorata.
Leggi l’articolo completo su Come Don Chisciotte
🟥 Segui Giubbe Rosse
Telegram | web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
L’amministrazione Biden ha deciso di espandere la guerra oltre l’Ucraina, dispiegando truppe da combattimento e armi letali in 15 basi militari in Finlandia. Non si sa ancora se il dispiegamento includerà missili balistici con armamento nucleare, ma la minaccia alla sicurezza della Russia è comunque seria. Si può immaginare cosa farebbe Washington se Mosca decidesse di costruire 15 basi militari completamente equipaggiate e operative al confine tra Stati Uniti e Messico. Gli Stati Uniti sradicherebbero rapidamente la minaccia con la forza delle armi. Nessuno ne dubita. La questione è se Putin perseguirà la stessa linea d’azione degli Stati Uniti o se indugerà finché la minaccia non diventerà troppo minacciosa per essere ignorata.
Leggi l’articolo completo su Come Don Chisciotte
🟥 Segui Giubbe Rosse
Telegram | web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
Come Don Chisciotte
Il potenziamento militare della NATO in Finlandia mette un esercito ostile e antirusso sulla porta di casa di Putin - Come Don…
Mike Whitney unz.com L’amministrazione Biden ha deciso di espandere la guerra oltre l’Ucraina, dispiegando truppe da combattimento e armi letali in 15 basi militari in Finlandia. Non si sa ancora se il dispiegamento includerà missili balistici con armamento…
AZIENDA SVIZZERA ANNUNCIA IL PRIMO BIOPROCESSORE AL MONDO REALIZZATO CON TESSUTO CEREBRALE UMANO
Di Rhoda Wilson per The Exposé
Una startup tecnologica svizzera ha appena annunciato il primo “bioprocessore” al mondo costruito a partire da 16 “organoidi cerebrali umani”. Senza nemmeno sapere cosa significhi tutto questo, puoi già dire che è una cosa brutta. Ma non ne conosci ancora la metà.
Leggi l'articolo completo
🟥 Segui Giubbe Rosse
Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
Di Rhoda Wilson per The Exposé
Una startup tecnologica svizzera ha appena annunciato il primo “bioprocessore” al mondo costruito a partire da 16 “organoidi cerebrali umani”. Senza nemmeno sapere cosa significhi tutto questo, puoi già dire che è una cosa brutta. Ma non ne conosci ancora la metà.
Leggi l'articolo completo
🟥 Segui Giubbe Rosse
Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
CORRIERE: IL REGALO DI BIDEN A TRUMP
Un presuntuoso egomaniaco. Divorato dalla vanità. Sordo ai consigli dei suoi alleati e collaboratori. Incapace di mettere gli interessi della nazione al di sopra dei suoi obiettivi personali. Ricordate queste accuse? Erano e sono tuttora rivolte dai democratici a Donald Trump. Adesso però queste formule hanno un suono sinistro. Sembrano applicarsi anche a Joe Biden, alla sua testardaggine, all’ostinazione con cui respinge il coro di inviti a ritirarsi. Uno dei maggiori regali che il presidente sta facendo al suo rivale, è proprio questo. Il ritratto dell’arroganza e dell’autoreferenzialità, i repubblicani possono applicarlo al vecchio Joe. Ormai è impossibile sostenere che lui sia il candidato più adatto a sconfiggere Trump. Se resta in gara è perché pensa a se stesso, non all’interesse supremo dell’America, neppure a quello del partito democratico.
Lo spettacolo è desolante, la cocciuta resistenza di un Biden assediato è uno scenario ideale per Trump. Fa quasi dimenticare l’enorme vulnerabilità dello stesso repubblicano: dopo Biden, The Donald è il candidato più impopolare nella storia degli Stati Uniti. Dopo Biden, appunto.
Questo non significa che i giochi siano fatti. A quasi quattro mesi dal voto del 5 novembre, ogni esito è ancora possibile. (Fonte: Corriere)
Ora immaginate che queste parole le avesse scritte un giornale non liberal.
🟥 Segui Giubbe Rosse
Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
Un presuntuoso egomaniaco. Divorato dalla vanità. Sordo ai consigli dei suoi alleati e collaboratori. Incapace di mettere gli interessi della nazione al di sopra dei suoi obiettivi personali. Ricordate queste accuse? Erano e sono tuttora rivolte dai democratici a Donald Trump. Adesso però queste formule hanno un suono sinistro. Sembrano applicarsi anche a Joe Biden, alla sua testardaggine, all’ostinazione con cui respinge il coro di inviti a ritirarsi. Uno dei maggiori regali che il presidente sta facendo al suo rivale, è proprio questo. Il ritratto dell’arroganza e dell’autoreferenzialità, i repubblicani possono applicarlo al vecchio Joe. Ormai è impossibile sostenere che lui sia il candidato più adatto a sconfiggere Trump. Se resta in gara è perché pensa a se stesso, non all’interesse supremo dell’America, neppure a quello del partito democratico.
Lo spettacolo è desolante, la cocciuta resistenza di un Biden assediato è uno scenario ideale per Trump. Fa quasi dimenticare l’enorme vulnerabilità dello stesso repubblicano: dopo Biden, The Donald è il candidato più impopolare nella storia degli Stati Uniti. Dopo Biden, appunto.
Questo non significa che i giochi siano fatti. A quasi quattro mesi dal voto del 5 novembre, ogni esito è ancora possibile. (Fonte: Corriere)
Ora immaginate che queste parole le avesse scritte un giornale non liberal.
🟥 Segui Giubbe Rosse
Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
Corriere della Sera
Il regalo di Biden a Trump: e i donatori Dem «congelano» 90 milioni di dollari finché resterà in corsa
Le accuse di presunzione ed egoismo che venivano rivolte a Trump, ora sembrano applicarsi anche a Biden. E questo è uno dei maggiori assist che il presidente sta facendo al suo rivale
🔴 PERCHÈ ORBAN NON È UN MEDIATORE TRA PUTIN E TRUMP
Nel delirio ossessivo-compulsivo che ormai domina le menti dei leader europei, il fatto che Orban - dopo la chiusura del vertice NATO di Washington - abbia deciso di incontrare Trump nella sua residenza di Mar-a-Lago, rappresenta la prova provata che il leader ungherese è la pedina di un complotto ordito dalle due bestie nere dell’Europa, Putin e Trump appunto. Ormai precipitati in una spirale paranoica in cui tutto è ricondotto alla dicotomia amico-nemico, Orban viene visto come un inconcepibile traditore, che non solo osa dissentire rispetto alla linea dominante, ma si fa addirittura attore di una iniziativa - se non proprio di pace, certamente finalizzata a cercare un percorso che vi conduca. Il che, ovviamente, lo rende due volte inviso alle cancellerie europee, perché vuole lavorare per la pace e non per la guerra, e perché si dimostra capace di sviluppare un’iniziativa di respiro internazionale - mentre i leader europei non sanno far altro che razzolare strepitando sull’aia della NATO.
Ma poiché, appunto, le leadership europee sono ormai da tempo del tutto sconnesse dalla realtà, anche nel caso di Orban e della sua iniziativa diplomatica - quale giudizio se ne possa dare - si dimostrano incapaci di leggerla per quello che è, proiettandovi invece i propri incubi, le proprie allucinazioni.
Avendo ormai abbracciato totalmente l’idea della guerra con la Russia (indipendentemente dal fatto che sia una scelta suicida, sotto ogni punto di vista), tutto ciò che si discosta da questa narrazione viene interpretato come una minaccia e, naturalmente, ricondotto ad uno schema semplicistico, in cui i personaggi individuati come negativi vengono accomunati non solo nel giudizio ma anche in supposti disegni ostili.
Ma ha forse qualche fondo di verità, il sospetto dei leader europei? Sta agendo Orban come rappresentante di Trump, in attesa che questo conquisti la presidenza?
L’ipotesi è in realtà una baggianata, e per più di una ragione.
La prima, più macroscopica, è che l’idea di Trump - ammesso che la mantenga in questi termini anche una volta insediatosi alla casa Bianca... - è quella di sganciare gli Stati Uniti dal conflitto ucraino, lasciandone sostanzialmente l’onere agli europei (che già se ne fanno peraltro carico più degli USA), ma non certo quella di porvi fine. Mentre Orban vuole porre fine al conflitto, che vede giustamente come una minaccia a pochi chilometri dai suoi confini. Ma se anche Trump davvero volesse far finire il conflitto, i termini in cui ciò possa avvenire sono reciprocamente (tra Russia e USA) inconciliabili. Trump non può accettare i termini minimi richiesti da Mosca, né Mosca potrebbe accettare i termini che Trump può offrire. La questione è così eminentemente strategica, che va ben al di là della mera volontà dei due leader.
Una seconda ragione è che, anche ammesso Trump vinca le elezioni di novembre, il suo insediamento avverrà a gennaio, e prima che possa sviluppare una qualche iniziativa verso la Russia, sarà bello che passato un altro anno. Ma se, per ragioni profondamente diverse, Mosca e Washington possono attendere mantenendo attivo il conflitto, per l’Europa questa è una tragedia. E Orban, diversamente dagli altri leader europei, si preoccupa dell’Ungheria, non dell’Oklahoma.
Una terza ragione è che, per come stanno le cose a questo punto, Putin non si fida di nessuno, all’interno dell’occidente, e tantomeno di coloro che fanno parte della NATO (cioè di coloro che sono nemici sul campo), e quindi qualunque accordo avrebbe bisogno non solo di un mediatore credibile, ma soprattutto di un garante del rispetto reciproco degli accordi. E l’unica che può ricoprire questo ruolo è la Cina. Ma Pechino è il nemico principale, per Trump, quindi mai e poi mai potrebbe riconoscergli un ruolo di tale importanza, mentre sarà impegnato a cercare di isolarla quanto più possibile.
La mossa di Orban, quindi, non è fatta per conto di Trump. Non è nemmeno destinata a mutare qualcosa sul breve termine. Ma guarda all’Europa tra 5/10 anni.
Nel delirio ossessivo-compulsivo che ormai domina le menti dei leader europei, il fatto che Orban - dopo la chiusura del vertice NATO di Washington - abbia deciso di incontrare Trump nella sua residenza di Mar-a-Lago, rappresenta la prova provata che il leader ungherese è la pedina di un complotto ordito dalle due bestie nere dell’Europa, Putin e Trump appunto. Ormai precipitati in una spirale paranoica in cui tutto è ricondotto alla dicotomia amico-nemico, Orban viene visto come un inconcepibile traditore, che non solo osa dissentire rispetto alla linea dominante, ma si fa addirittura attore di una iniziativa - se non proprio di pace, certamente finalizzata a cercare un percorso che vi conduca. Il che, ovviamente, lo rende due volte inviso alle cancellerie europee, perché vuole lavorare per la pace e non per la guerra, e perché si dimostra capace di sviluppare un’iniziativa di respiro internazionale - mentre i leader europei non sanno far altro che razzolare strepitando sull’aia della NATO.
Ma poiché, appunto, le leadership europee sono ormai da tempo del tutto sconnesse dalla realtà, anche nel caso di Orban e della sua iniziativa diplomatica - quale giudizio se ne possa dare - si dimostrano incapaci di leggerla per quello che è, proiettandovi invece i propri incubi, le proprie allucinazioni.
Avendo ormai abbracciato totalmente l’idea della guerra con la Russia (indipendentemente dal fatto che sia una scelta suicida, sotto ogni punto di vista), tutto ciò che si discosta da questa narrazione viene interpretato come una minaccia e, naturalmente, ricondotto ad uno schema semplicistico, in cui i personaggi individuati come negativi vengono accomunati non solo nel giudizio ma anche in supposti disegni ostili.
Ma ha forse qualche fondo di verità, il sospetto dei leader europei? Sta agendo Orban come rappresentante di Trump, in attesa che questo conquisti la presidenza?
L’ipotesi è in realtà una baggianata, e per più di una ragione.
La prima, più macroscopica, è che l’idea di Trump - ammesso che la mantenga in questi termini anche una volta insediatosi alla casa Bianca... - è quella di sganciare gli Stati Uniti dal conflitto ucraino, lasciandone sostanzialmente l’onere agli europei (che già se ne fanno peraltro carico più degli USA), ma non certo quella di porvi fine. Mentre Orban vuole porre fine al conflitto, che vede giustamente come una minaccia a pochi chilometri dai suoi confini. Ma se anche Trump davvero volesse far finire il conflitto, i termini in cui ciò possa avvenire sono reciprocamente (tra Russia e USA) inconciliabili. Trump non può accettare i termini minimi richiesti da Mosca, né Mosca potrebbe accettare i termini che Trump può offrire. La questione è così eminentemente strategica, che va ben al di là della mera volontà dei due leader.
Una seconda ragione è che, anche ammesso Trump vinca le elezioni di novembre, il suo insediamento avverrà a gennaio, e prima che possa sviluppare una qualche iniziativa verso la Russia, sarà bello che passato un altro anno. Ma se, per ragioni profondamente diverse, Mosca e Washington possono attendere mantenendo attivo il conflitto, per l’Europa questa è una tragedia. E Orban, diversamente dagli altri leader europei, si preoccupa dell’Ungheria, non dell’Oklahoma.
Una terza ragione è che, per come stanno le cose a questo punto, Putin non si fida di nessuno, all’interno dell’occidente, e tantomeno di coloro che fanno parte della NATO (cioè di coloro che sono nemici sul campo), e quindi qualunque accordo avrebbe bisogno non solo di un mediatore credibile, ma soprattutto di un garante del rispetto reciproco degli accordi. E l’unica che può ricoprire questo ruolo è la Cina. Ma Pechino è il nemico principale, per Trump, quindi mai e poi mai potrebbe riconoscergli un ruolo di tale importanza, mentre sarà impegnato a cercare di isolarla quanto più possibile.
La mossa di Orban, quindi, non è fatta per conto di Trump. Non è nemmeno destinata a mutare qualcosa sul breve termine. Ma guarda all’Europa tra 5/10 anni.
GUERRA AGLI AGRICOLTORI: IN AFRICA LA BANCA MONDIALE SEMINA COLONIALISMO
Di Colin Todhunter per off-guardian.org
In Kenya, nel 2012 è stata approvata una legge che proibisce ai contadini di conservare, condividere, scambiare o vendere sementi non registrate. I contadini potrebbero rischiare fino a due anni di prigione e una multa fino a 1 milione di scellini kenioti (equivalenti a quasi quattro anni di salario per un contadino). Tuttavia, nel 2022, i piccoli agricoltori keniani hanno avviato una causa legale contro il governo chiedendo una riforma della legge sulle sementi del 2012 per smettere di criminalizzarli per la condivisione di semi. È prevista un’udienza per il 24 luglio 2024. L’agroecologo e ambientalista Claire Nasike Akello afferma che, in termini legali, la condivisione e la vendita di sementi indigene è un reato penale in Kenya. In effetti, il Seed and Plant Varieties Act del Kenya demolisce l’autosufficienza tra i piccoli agricoltori che utilizzano semi indigeni per coltivare cibo. Scrivendo sul suo sito web [1], afferma che la legislazione mira a creare una dipendenza dei piccoli agricoltori dalle multinazionali per le sementi, dando così un vantaggio a queste aziende che continuano a rubare risorse biologiche alle comunità locali con una mentalità orientata al profitto. In effetti è: “Una mossa progettata per impoverire i piccoli agricoltori e impedir loro di dedicarsi all’agricoltura”.
Leggi l'articolo completo
🟥 Segui Giubbe Rosse
Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
Di Colin Todhunter per off-guardian.org
In Kenya, nel 2012 è stata approvata una legge che proibisce ai contadini di conservare, condividere, scambiare o vendere sementi non registrate. I contadini potrebbero rischiare fino a due anni di prigione e una multa fino a 1 milione di scellini kenioti (equivalenti a quasi quattro anni di salario per un contadino). Tuttavia, nel 2022, i piccoli agricoltori keniani hanno avviato una causa legale contro il governo chiedendo una riforma della legge sulle sementi del 2012 per smettere di criminalizzarli per la condivisione di semi. È prevista un’udienza per il 24 luglio 2024. L’agroecologo e ambientalista Claire Nasike Akello afferma che, in termini legali, la condivisione e la vendita di sementi indigene è un reato penale in Kenya. In effetti, il Seed and Plant Varieties Act del Kenya demolisce l’autosufficienza tra i piccoli agricoltori che utilizzano semi indigeni per coltivare cibo. Scrivendo sul suo sito web [1], afferma che la legislazione mira a creare una dipendenza dei piccoli agricoltori dalle multinazionali per le sementi, dando così un vantaggio a queste aziende che continuano a rubare risorse biologiche alle comunità locali con una mentalità orientata al profitto. In effetti è: “Una mossa progettata per impoverire i piccoli agricoltori e impedir loro di dedicarsi all’agricoltura”.
Leggi l'articolo completo
🟥 Segui Giubbe Rosse
Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
CONFUSIONE, BUGIE E FAKE NEWS. BENVENUTI AL SUMMIT NATO
Di Martin Jay per Strategic Culture Foundation
Il recente vertice della NATO vi ha lasciato storditi e confusi? Non preoccupatevi. È stato fatto apposta. La grande idea dei leader mondiali e di Biden è quella di strombazzare in aria un gran numero di discorsi sull’aumento delle spese per la difesa e su un’imminente guerra con la Russia, per poi sedersi e vedere che succede, se qualcosa di tutte queste chiacchere viene ripetuta dai governi degli Stati membri, alla stampa e al pubblico in generale. La NATO ha approvato un pacchetto relativamente piccolo di spese militari per il prossimo anno, ma la riunione stessa è sembrata avvolta da bugie, doppi sensi e doppiezze. Dov’era la verità? O forse gli stessi membri della NATO sono così confusi che non hanno idea di dove si stia andando con la guerra in Ucraina?
Leggi l'articolo completo
🟥 Segui Giubbe Rosse
Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
Di Martin Jay per Strategic Culture Foundation
Il recente vertice della NATO vi ha lasciato storditi e confusi? Non preoccupatevi. È stato fatto apposta. La grande idea dei leader mondiali e di Biden è quella di strombazzare in aria un gran numero di discorsi sull’aumento delle spese per la difesa e su un’imminente guerra con la Russia, per poi sedersi e vedere che succede, se qualcosa di tutte queste chiacchere viene ripetuta dai governi degli Stati membri, alla stampa e al pubblico in generale. La NATO ha approvato un pacchetto relativamente piccolo di spese militari per il prossimo anno, ma la riunione stessa è sembrata avvolta da bugie, doppi sensi e doppiezze. Dov’era la verità? O forse gli stessi membri della NATO sono così confusi che non hanno idea di dove si stia andando con la guerra in Ucraina?
Leggi l'articolo completo
🟥 Segui Giubbe Rosse
Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
Forwarded from Martina Pastorelli
⚠️ La Commissione UE oggi ha formalmente accusato X di non rispettare la normativa sui social e di veicolare disinformazione.
La piattaforma di Musk rischia una multa multimilionaria in nome del Digital Services Act.
Il castigo per chi non si allinea è arrivato.
https://www.politico.eu/article/eu-charges-musks-x-for-letting-disinfo-run-wild/
La piattaforma di Musk rischia una multa multimilionaria in nome del Digital Services Act.
Il castigo per chi non si allinea è arrivato.
https://www.politico.eu/article/eu-charges-musks-x-for-letting-disinfo-run-wild/
POLITICO
EU charges Elon Musk’s X for letting disinfo run wild – POLITICO
The tech mogul’s platform is the first to get hit with charges under new EU social media law.