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I DRONI SONO I VINCITORI ASSOLUTI DI QUESTA STAGIONE BELLICA
Sia chiaro: a noi non piace parlare di guerra. Ne faremmo volentieri a meno. Purtroppo, la realtà ci costringe a farlo.
Se c'è un dato che emerge in maniera chiara e inequivocabile dall'Ucraina al Medio Oriente, dal Donbass alla Crimea, dall'Iran a Israele fino al Mar Rosso, è che i droni sono la vera rivelazione di questa stagione bellica. Vincitori assoluti e incontrastati. Estremamente economici, troppo lenti e troppo bassi per essere intercettati dai radar, arrivano a sciami e riescono a mandare in saturazione qualsiasi sistema di difesa antiaerea, inclusi i più sofisticati e costosi. Creando una superiorità quantitativa, alla fine sono in grado di bucare qualsiasi difesa e di arrivare al bersaglio, obbligando chi si difende a spendere cifre colossali ed esaurire le proprie scorte per limitare i danni.
La guerra in Ucraina ha reso evidente che l’era della guerra tra carri armati è ormai finita. Un drone da poche centinaia di dollari può distruggere un carro armato da 10 milioni di dollari. Presto qualche centinaio di droni sarà in grado di affondare o almeno mettere fuori uso una portaerei da oltre 10 miliardi di dollari.
Non è difficile immaginare che cosa ci attende in futuro. L'oggettiva difficoltà di fermare i droni per qualsiasi sistema di difesa antiaerea porterà fatalmente a un aumento degli attacchi preventivi, con i rischi di escalation che possiamo facilmente immaginare. (via Wall Street Silver)
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Sia chiaro: a noi non piace parlare di guerra. Ne faremmo volentieri a meno. Purtroppo, la realtà ci costringe a farlo.
Se c'è un dato che emerge in maniera chiara e inequivocabile dall'Ucraina al Medio Oriente, dal Donbass alla Crimea, dall'Iran a Israele fino al Mar Rosso, è che i droni sono la vera rivelazione di questa stagione bellica. Vincitori assoluti e incontrastati. Estremamente economici, troppo lenti e troppo bassi per essere intercettati dai radar, arrivano a sciami e riescono a mandare in saturazione qualsiasi sistema di difesa antiaerea, inclusi i più sofisticati e costosi. Creando una superiorità quantitativa, alla fine sono in grado di bucare qualsiasi difesa e di arrivare al bersaglio, obbligando chi si difende a spendere cifre colossali ed esaurire le proprie scorte per limitare i danni.
La guerra in Ucraina ha reso evidente che l’era della guerra tra carri armati è ormai finita. Un drone da poche centinaia di dollari può distruggere un carro armato da 10 milioni di dollari. Presto qualche centinaio di droni sarà in grado di affondare o almeno mettere fuori uso una portaerei da oltre 10 miliardi di dollari.
Non è difficile immaginare che cosa ci attende in futuro. L'oggettiva difficoltà di fermare i droni per qualsiasi sistema di difesa antiaerea porterà fatalmente a un aumento degli attacchi preventivi, con i rischi di escalation che possiamo facilmente immaginare. (via Wall Street Silver)
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Giubbe Rosse
Circolano voci secondo cui le forze armate russe avrebbero abbattuto un drone americano della NATO vicino alla Crimea, secondo diversi canali militari di Telegram! Le informazioni non sono state ancora verificate. 🟥🟥🟥 𝐬𝐞𝐠𝐮𝐢𝐦𝐢 𝐬𝐮 𝐓𝐞𝐥𝐞𝐠𝐫𝐚𝐦!
RUSSIA E RPDC STRINGONO UN’ALLEANZA
Di M.K. Bhadrakumar per indianpunchline.com
La breve visita del presidente russo Vladimir Putin a Pyongyang il 19 giugno ha sollevato un gran polverone. La firma di un trattato di partenariato strategico globale da parte di Putin e del leader nordcoreano Kim Jong-un ha occupato le prime pagine dei media occidentali e ha scatenato una serie di speculazioni sulla nascita di un’alleanza militare che potrebbe minare la dinamica degli algoritmi di potere nella regione dell’Asia nord-orientale. L’aspetto sensazionale del trattato è che, secondo quanto riferito, prevede che i due Paesi si aiutino a vicenda in caso di attacco da parte di un Paese terzo. Senza dubbio, la geopolitica della regione potrebbe cambiare radicalmente rotta se la Russia e la RPDC portassero le loro relazioni a un nuovo livello qualitativo di alleanza militare.
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Di M.K. Bhadrakumar per indianpunchline.com
La breve visita del presidente russo Vladimir Putin a Pyongyang il 19 giugno ha sollevato un gran polverone. La firma di un trattato di partenariato strategico globale da parte di Putin e del leader nordcoreano Kim Jong-un ha occupato le prime pagine dei media occidentali e ha scatenato una serie di speculazioni sulla nascita di un’alleanza militare che potrebbe minare la dinamica degli algoritmi di potere nella regione dell’Asia nord-orientale. L’aspetto sensazionale del trattato è che, secondo quanto riferito, prevede che i due Paesi si aiutino a vicenda in caso di attacco da parte di un Paese terzo. Senza dubbio, la geopolitica della regione potrebbe cambiare radicalmente rotta se la Russia e la RPDC portassero le loro relazioni a un nuovo livello qualitativo di alleanza militare.
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Forwarded from ALI - Avvocati Liberi
🚨🚨🚨 📣 📢 📣 🚨🚨🚨
ESCLUSIVA❗️
Il 16 giugno 2024 al convegno NO AGENDA 2030 organizzato al Teatro Flavio di Roma dall'Associazione LeVeritàNascoste, l'avv. Angelo Di Lorenzo di ALI ha svelato UNA VERITÀ NASCOSTA.
Oggi riproponiamo quanto già svelato al teatro Flavio, cioè l'INTERROGATORIO di Roberto SPERANZA al Tribunale dei Ministri di Roma.
Il pubblico ha diritto e interesse a sapere cosa ha detto ai giudici l'ex Ministro per farsi archiviare.
Pubblichiamo solo ciò che è possibile rendere noto, in quanto molto altro rimane in indagini per il procedimento contro il coindagato ex DG di AIFA ancora pendente.
Abbiamo rappresentato in uno storyboard e commentato la prima parte delle dichiarazioni ricostruendo persone, ambienti e atmosfera grazie all'ausilio della AI.
I testi invece sono tratti dalle fono trascrizioni dell'interrogatorio del 3 febbraio 2024.
Guarda il video
👇👉https://youtu.be/kilq9a-PZsY
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ESCLUSIVA
Il 16 giugno 2024 al convegno NO AGENDA 2030 organizzato al Teatro Flavio di Roma dall'Associazione LeVeritàNascoste, l'avv. Angelo Di Lorenzo di ALI ha svelato UNA VERITÀ NASCOSTA.
Oggi riproponiamo quanto già svelato al teatro Flavio, cioè l'INTERROGATORIO di Roberto SPERANZA al Tribunale dei Ministri di Roma.
Il pubblico ha diritto e interesse a sapere cosa ha detto ai giudici l'ex Ministro per farsi archiviare.
Pubblichiamo solo ciò che è possibile rendere noto, in quanto molto altro rimane in indagini per il procedimento contro il coindagato ex DG di AIFA ancora pendente.
Abbiamo rappresentato in uno storyboard e commentato la prima parte delle dichiarazioni ricostruendo persone, ambienti e atmosfera grazie all'ausilio della AI.
I testi invece sono tratti dalle fono trascrizioni dell'interrogatorio del 3 febbraio 2024.
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Interrogatorio dell'ex ministro Speranza al Tribunale dei Ministri di Roma. Parte I
Al convegno del 16 giugno 2024 organizzato dall'Associazione Le Verità Nascoste, l'Avv. Angelo Di Lorenzo ha spiegato con una rappresentazione in storyboard il contenuto di alcune delle dichiarazioni rese dall'ex Ministro Roberto Speranza al Tribunale in…
Forwarded from Carlo Vallotto Metalli Preziosi (Carlo Vallotto)
Nonostante alcune agenzie di stampa internazionali al momento non sembrano aver confermato la precedente notizia, è altrettanto vero che è in atto, ormai da oltre un decennio, una lenta dedolarizzazione del sistema di pagamenti internazionali.
Sebbene il dollaro rimanga la valuta dominante nelle riserve valutarie delle banche centrali del mondo, la sua quota in tali riserve è scesa da oltre il 70% nel 2000 a circa il 55% nell’ultimo trimestre del 2023, dopo aver tenuto conto dei tassi di cambio. -aggiustamenti dei tassi e dei tassi di interesse, mostrano i dati del Fondo monetario internazionale.
Il ruolo ridotto del dollaro negli ultimi due decenni non è stato compensato dall’euro, dallo yen o dalla sterlina britannica, ha affermato il fondo in un rapporto della scorsa settimana.
Invece, le valute di riserva non tradizionali, tra cui il dollaro australiano, il dollaro canadese, il renminbi cinese, il won sudcoreano, il dollaro di Singapore e le valute nordiche, hanno aumentato la loro quota.
Sebbene il dollaro rimanga la valuta dominante nelle riserve valutarie delle banche centrali del mondo, la sua quota in tali riserve è scesa da oltre il 70% nel 2000 a circa il 55% nell’ultimo trimestre del 2023, dopo aver tenuto conto dei tassi di cambio. -aggiustamenti dei tassi e dei tassi di interesse, mostrano i dati del Fondo monetario internazionale.
Il ruolo ridotto del dollaro negli ultimi due decenni non è stato compensato dall’euro, dallo yen o dalla sterlina britannica, ha affermato il fondo in un rapporto della scorsa settimana.
Invece, le valute di riserva non tradizionali, tra cui il dollaro australiano, il dollaro canadese, il renminbi cinese, il won sudcoreano, il dollaro di Singapore e le valute nordiche, hanno aumentato la loro quota.
🇪🇺 UE. RICONFERMATA URSULA VON DER LEYEN A CAPO DELLA COMMISSIONE, KALLAS AGLI ESTERI
Secondo l'agenzia tedesca DPA, Ursula von der Leyen è stata riconfermata presidente della Commissione europea dopo l'accordo dei leader dell'Unione europea.
Il primo ministro estone Kaja Kallas sarà nominato capo della diplomazia europea, precedentemente ricoperto da Josep Borrell.
Apposto.
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Secondo l'agenzia tedesca DPA, Ursula von der Leyen è stata riconfermata presidente della Commissione europea dopo l'accordo dei leader dell'Unione europea.
Il primo ministro estone Kaja Kallas sarà nominato capo della diplomazia europea, precedentemente ricoperto da Josep Borrell.
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CHE COSA CI DICE IL VOTO DEI BALLOTTAGGI
No, il dato più rilevante del secondo turno delle elezioni amministrative appena concluse non è l’astensionismo. Su quello, ormai, tutto è stato detto. Non fa più notizia. È un fenomeno in atto da decenni, che adesso è semplicemente entrato nella sua fase culminante per una serie di motivi che non staremo qui a illustrare. Chi vuole stappare lo champagne perché l’astensionismo è il primo partito o perché i sindaci di centrosinistra saranno in qualche modo “delegittimati”, in quanto eletti da meno di un avente diritto su due, è liberissimo di farlo. La verità, però, è un’altra: il PD ed i propri alleati liberalprogressisti, che da anni esprimono il Presidente della Repubblica, la magistratura, i governatori di diverse regioni, molti funzionari dello stato, a poco a poco stanno allargando il proprio controllo anche a città che fino a ieri non governavano. Di questo passo, il prossimo a cadere sarà il governo nazionale. Quando controlli la spesa del 100% dei cittadini, controlli la politica. Se poi ti vota l’80%, il 40% o il 25%, poco cambia.
No, il dato più rilevante di queste amministrative è, se mai, che il centrodestra non si è rivelato un’alternativa credibile al sistema PD. Lo dimostra in modo eloquente il fatto che quasi ovunque al secondo turno ha ottenuto meno voti di quanti ne avesse ricevuti al primo. Anziché aggregare dissenso, insomma, lo ha perso per strada. Quando non ti votano neppure tutti quelli che, per tradizione, per sentimento, per ideologia, per identità, ti dovrebbero votare, significa solo una cosa: che l’elettorato non ti vede come una reale alternativa e, quindi, rimane a casa. E a ragione: centrodestra e centrosinistra sono due facce della stessa medaglia. Anche qui, non ripeteremo cose già dette e ridette. Se qualcuno ancora aveva dubbi, dopo gli ultimi due anni dovrebbe non averne più.
C’è un vuoto enorme nella politica italiana. Anche chi finora si ostinava a non vederlo, oggi è obbligato a prenderne atto. E va riempito urgentemente con un’opposizione vera. Serve una forza popolare capace di andare oltre l'ormai inutilizzabile e fuorviante dicotomia destra/sinistra, che riporti al centro della politica gli interessi nazionali, anteponendoli alle follie visionarie di una classe dirigente europea che agisce sempre più da plenipotenziario di Washington e di organismi sovranazionali non eletti e che ci ha messo sulla strada della deindustrializzazione e del conflitto permanente con Russia e Cina. Una forza che abbia il coraggio di rimodulare la spesa pubblica convogliandola su servizi essenziali e irrinunciabili come sanità, istruzione, infrastrutture, sviluppo industriale, pianificazione energetica, anziché disperderla nei mille rivoli di un outsourcing finalizzato unicamente a creare bacini elettorali. Piuttosto che battibeccare all'infinito se sia più utile votare o astenersi, sarebbe il caso di iniziare a impegnarsi per creare un’alternativa di questo tipo. Una volta preso atto che quel che c'è non basta, il passo successivo dovrebbe essere automatico.
Fate quello che volete, ma una cosa è certa: si è aperta una voragine e prima o poi qualcuno la riempirà. Il dubbio non è se, ma quando e chi lo farà.
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No, il dato più rilevante del secondo turno delle elezioni amministrative appena concluse non è l’astensionismo. Su quello, ormai, tutto è stato detto. Non fa più notizia. È un fenomeno in atto da decenni, che adesso è semplicemente entrato nella sua fase culminante per una serie di motivi che non staremo qui a illustrare. Chi vuole stappare lo champagne perché l’astensionismo è il primo partito o perché i sindaci di centrosinistra saranno in qualche modo “delegittimati”, in quanto eletti da meno di un avente diritto su due, è liberissimo di farlo. La verità, però, è un’altra: il PD ed i propri alleati liberalprogressisti, che da anni esprimono il Presidente della Repubblica, la magistratura, i governatori di diverse regioni, molti funzionari dello stato, a poco a poco stanno allargando il proprio controllo anche a città che fino a ieri non governavano. Di questo passo, il prossimo a cadere sarà il governo nazionale. Quando controlli la spesa del 100% dei cittadini, controlli la politica. Se poi ti vota l’80%, il 40% o il 25%, poco cambia.
No, il dato più rilevante di queste amministrative è, se mai, che il centrodestra non si è rivelato un’alternativa credibile al sistema PD. Lo dimostra in modo eloquente il fatto che quasi ovunque al secondo turno ha ottenuto meno voti di quanti ne avesse ricevuti al primo. Anziché aggregare dissenso, insomma, lo ha perso per strada. Quando non ti votano neppure tutti quelli che, per tradizione, per sentimento, per ideologia, per identità, ti dovrebbero votare, significa solo una cosa: che l’elettorato non ti vede come una reale alternativa e, quindi, rimane a casa. E a ragione: centrodestra e centrosinistra sono due facce della stessa medaglia. Anche qui, non ripeteremo cose già dette e ridette. Se qualcuno ancora aveva dubbi, dopo gli ultimi due anni dovrebbe non averne più.
C’è un vuoto enorme nella politica italiana. Anche chi finora si ostinava a non vederlo, oggi è obbligato a prenderne atto. E va riempito urgentemente con un’opposizione vera. Serve una forza popolare capace di andare oltre l'ormai inutilizzabile e fuorviante dicotomia destra/sinistra, che riporti al centro della politica gli interessi nazionali, anteponendoli alle follie visionarie di una classe dirigente europea che agisce sempre più da plenipotenziario di Washington e di organismi sovranazionali non eletti e che ci ha messo sulla strada della deindustrializzazione e del conflitto permanente con Russia e Cina. Una forza che abbia il coraggio di rimodulare la spesa pubblica convogliandola su servizi essenziali e irrinunciabili come sanità, istruzione, infrastrutture, sviluppo industriale, pianificazione energetica, anziché disperderla nei mille rivoli di un outsourcing finalizzato unicamente a creare bacini elettorali. Piuttosto che battibeccare all'infinito se sia più utile votare o astenersi, sarebbe il caso di iniziare a impegnarsi per creare un’alternativa di questo tipo. Una volta preso atto che quel che c'è non basta, il passo successivo dovrebbe essere automatico.
Fate quello che volete, ma una cosa è certa: si è aperta una voragine e prima o poi qualcuno la riempirà. Il dubbio non è se, ma quando e chi lo farà.
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Forwarded from Luogocomune2
JULIAN ASSANGE ESCE DI PRIGIONE
Julian Assange è stato liberato e sta viaggiando verso l’Australia, la sua nazione di origine. Ma dovrà fare ancora una fermata importante, alle Isole Marianne, prima di essere completamente libero. Le Marianne sono infatti un territorio americano del Pacifico, e qui Assange dovrebbe firmare con il giudice locale l’accordo patteggiato con il governo USA, che prevede la rinuncia da parte degli Stati Uniti di ulteriori persecuzioni penali contro di lui, in cambio di una sua parziale ammissione di colpa. Dopodichè gli Stati Uniti chiederanno una condanna pari o inferiore al periodo già scontato in prigione da Assange, il quale potrà ritenersi un uomo libero a tutti gli effetti.
Tutto questo ovviamente è solo il teatrino esteriore, che permetterà agli Stati Uniti di dire che “Assange ha riconosciuto di essere colpevole, e ha già espiato la sua colpa in prigione”. Ma la sostanza del problema non cambia di una virgola: Assange è stato perseguitato per quindici anni semplicemente per aver fatto il suo mestiere di giornalista. Ovvero, ha reso pubblici dei documenti che aveva ricevuto dall’analista-whistleblower Bradley Manning (oggi Chelsea Manning, dopo il cambio di sesso).
Proprio per capire la reale valenza di questa persecuzione, basterà pensare che Chelsea Manning ha fatto solo sette anni di prigione, per avere trafugato dei documenti secretati, mentre Assange ne ha fatti praticamente il doppio (se calcoliamo anche i sette anni di clausura nella ambasciata ecuadoriana a Londra) solo per averli resi pubblici.
Il messaggio degli USA quindi è stato chiaro, ed è diretto a tutti gli altri giornalisti del mondo occidentale: “Anche se vi capitassero fra le mani dei documenti scottanti, non provateci nemmeno lontanamente a pubblicarli. Altrimenti farete la stessa fine che ha fatto Assange.”
Né peraltro dobbiamo illuderci che la liberazione di Assange sia in qualche modo legata ad un remoto principio di giustizia, che avrebbe finalmente prevalso sulla palese ingiustizia perpetrata fino ad oggi contro di lui. Questa liberazione è stata chiaramente voluta dall’amministrazione Biden in questo momento politico, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali. Biden infatti sta già subendo una emorragia di voti nella sua base democratica, a causa della sua posizione spudoratamente a favore di Israele, e non poteva certo permettersi ulteriori attacchi da parte dei suoi elettori nel caso di una estradizione di Assange negli Stati Uniti.
È stata quindi una scelta politica quella di perseguitarlo per 15 anni, così come è stata una scelta politica quella di ridargli la libertà proprio in questo momento. I valori per cui tutti noi combattiamo - libertà, giustizia e democrazia - in questo caso non c’entrano nulla. E’ questo purtroppo il vero messaggio che possiamo trarre da questa triste storia: viviamo in un’epoca di pragmatismo assoluto, dove i valori più importanti possono essere tranquillamente calpestati a seconda del fine politico più urgente in quel momento.
Certamente, la liberazione di Assange ci fa un enorme piacere per la sua persona, ma dal punto di vista della dittatura travestita da democrazia nella quale viviamo, non cambia assolutamente nulla.
Massimo Mazzucco
Julian Assange è stato liberato e sta viaggiando verso l’Australia, la sua nazione di origine. Ma dovrà fare ancora una fermata importante, alle Isole Marianne, prima di essere completamente libero. Le Marianne sono infatti un territorio americano del Pacifico, e qui Assange dovrebbe firmare con il giudice locale l’accordo patteggiato con il governo USA, che prevede la rinuncia da parte degli Stati Uniti di ulteriori persecuzioni penali contro di lui, in cambio di una sua parziale ammissione di colpa. Dopodichè gli Stati Uniti chiederanno una condanna pari o inferiore al periodo già scontato in prigione da Assange, il quale potrà ritenersi un uomo libero a tutti gli effetti.
Tutto questo ovviamente è solo il teatrino esteriore, che permetterà agli Stati Uniti di dire che “Assange ha riconosciuto di essere colpevole, e ha già espiato la sua colpa in prigione”. Ma la sostanza del problema non cambia di una virgola: Assange è stato perseguitato per quindici anni semplicemente per aver fatto il suo mestiere di giornalista. Ovvero, ha reso pubblici dei documenti che aveva ricevuto dall’analista-whistleblower Bradley Manning (oggi Chelsea Manning, dopo il cambio di sesso).
Proprio per capire la reale valenza di questa persecuzione, basterà pensare che Chelsea Manning ha fatto solo sette anni di prigione, per avere trafugato dei documenti secretati, mentre Assange ne ha fatti praticamente il doppio (se calcoliamo anche i sette anni di clausura nella ambasciata ecuadoriana a Londra) solo per averli resi pubblici.
Il messaggio degli USA quindi è stato chiaro, ed è diretto a tutti gli altri giornalisti del mondo occidentale: “Anche se vi capitassero fra le mani dei documenti scottanti, non provateci nemmeno lontanamente a pubblicarli. Altrimenti farete la stessa fine che ha fatto Assange.”
Né peraltro dobbiamo illuderci che la liberazione di Assange sia in qualche modo legata ad un remoto principio di giustizia, che avrebbe finalmente prevalso sulla palese ingiustizia perpetrata fino ad oggi contro di lui. Questa liberazione è stata chiaramente voluta dall’amministrazione Biden in questo momento politico, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali. Biden infatti sta già subendo una emorragia di voti nella sua base democratica, a causa della sua posizione spudoratamente a favore di Israele, e non poteva certo permettersi ulteriori attacchi da parte dei suoi elettori nel caso di una estradizione di Assange negli Stati Uniti.
È stata quindi una scelta politica quella di perseguitarlo per 15 anni, così come è stata una scelta politica quella di ridargli la libertà proprio in questo momento. I valori per cui tutti noi combattiamo - libertà, giustizia e democrazia - in questo caso non c’entrano nulla. E’ questo purtroppo il vero messaggio che possiamo trarre da questa triste storia: viviamo in un’epoca di pragmatismo assoluto, dove i valori più importanti possono essere tranquillamente calpestati a seconda del fine politico più urgente in quel momento.
Certamente, la liberazione di Assange ci fa un enorme piacere per la sua persona, ma dal punto di vista della dittatura travestita da democrazia nella quale viviamo, non cambia assolutamente nulla.
Massimo Mazzucco