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RAMADAN, ROMA: DONNE RINCHIUSE IN UN RECINTO PER NON VEDERE PREGARE GLI UOMINI. (Fonte: Corriere)

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CECCHI PAONE SI AVVIA VERSO UNA CANDIDATURA CON STATI UNITI D'EUROPA DI RENZI E BONINO (Fonte: Rep)

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🔴 SUL FILO DEL RASOIO
Quella che si sta combattendo, in questi giorni, è una drammatica battaglia, che si svolge su più piani contemporaneamente, e che potrebbe innescare una guerra come quella ucraina. L'epicentro di questa battaglia è ancora un volta il Medio Oriente, eterno focolaio di tensioni.
A portare la crisi alle soglie di una tragica esplosione è, nuovamente, Israele. Impantanata in una guerra che ormai più voci riconoscono non solo impossibile da vincere, ma addirittura già persa (“Non va detto, ma non c’è scelta: siamo stati sconfitti. Sconfitta totale”, Chaim Levinson), lo stato ebraico sembra non vedere altra soluzione che un continuo rilancio, nella speranza di trascinare gli USA nel conflitto ed addivenire così ad una soluzione finale del problema arabo-palestinese. In questo senso va interpretato l'attacco all'ambasciata iraniana di Damasco. Attacco che, appunto, ha dato la stura a questa battaglia multipiani. Che è fondamentalmente un braccio di ferro trilaterale, perché ovviamente in questa partita non ci sono in campo solo Teheran e Tel Aviv ma anche Washington.
Il punto è che i tre attori in scena hanno obiettivi ed interesse diversi. Tel Aviv vuole scatenare un conflitto più ampio, ma solo a condizione che Washington dia un impegno diretto, tale da garantire non solo un'ampia vittoria, ma anche di ridurre allo stretto indispensabile i danni. A sua volta, Washington non ha affatto voglia di farsi trascinare in un conflitto mediorientale - che sarebbe la pietra tombale di qualsiasi chance di rielezione per Biden - ed è assai irritato con Netanyahu, anche se non vuole (non può) abbandonare Israele. Teheran a sua volta non ha né voglia né interesse a trovarsi direttamente coinvolta in un conflitto, ma deve comunque segnare il punto.
Tutto si svolge quindi su un piano pubblico (le dichiarazioni ufficiali ed ufficiose), ed uno riservato (fatto di contatti e trattative, spesso con triangolazioni di paesi terzi). Teheran ha avanzato una proposta agli Stati Uniti: fermate Israele, imponete un cessate-il-fuoco definitivo, e noi rinunciamo a rispondere all'attacco all'ambasciata. In tal caso otterrebbe un successo politico enorme, che giustificherebbe la mancata risposta ad Israele. Sia pure malvolentieri, la proposta potrebbe essere accettabile per Washington, specie se - ad es - prevedesse una tregua di sei mesi (sino alle elezioni di novembre). Ovviamente, la difficoltà sta nel convincere Israele, sulla quale possono essere usate fondamentalmente due o tre leve: l’indisponibilità USA a farsi trascinare in guerra, la minaccia di far cadere il governo Netanyahu, e naturalmente la consapevolezza che uno scontro con l'Iran, in queste condizioni, significherebbe una mazzata devastante per il paese ebraico.
Sino ad ora, arrivano segnali contrastanti. Gli Stati Uniti hanno ribadito che in caso di attacco iraniano difenderanno Israele senza riserve, anche in un conflitto con l'Iran - ma può essere parte del braccio di ferro. Israele ha ritirato quasi per intero le sue forze da Gaza, ma Gallant ha detto che si stanno preparando ad attaccare Rafah (una linea rossa sia gli USA che per l'Egitto), e Natanyahu ha sostenuto ci sia già la data. Oggi il ministro degli esteri dichiara: "non ci assumiamo la responsabilità dell'attacco all'ambasciata iraniana a Damasco e non vogliamo una guerra con l'Iran", che ha tutta l'aria di una retromarcia, e comunque di una volontà di smorzare i toni. Al contempo, proprio ieri - con l'ennesima mossa criminale - l'IDF ha ucciso i tre figli del leader di Hamas, Haniyeh, con un attacco mirato. Ciò può essere inteso come una pressione per i negoziati sullo scambio di prigionieri, ma che ovviamente non può non riverberarsi anche su questa vicenda. Teheran attende una risposta, ma scalda i motori dei missili. In termini strategici, per gli iraniani vale quello che dicevano i talebani, "gli americani hanno gli orologi, ma noi abbiamo il tempo". Ma in termini tattici, in questa vicenda, il tempo scorre velocemente, e non ce n'è molto a disposizione.
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🇵🇸 GAZA - Attacco aereo israeliano nelle vicinanze dell'Ospedale Battista nel nord di Gaza. Di Mahmoud Maher Zaqout.

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🇮🇷🇹🇷 WASHINGTON CHIAMA ANKARA, CHE CHIAMA TEHERAN
Stamattina il ministro degli esteri turco Hakan Fidan ha telefonato al ministro degli esteri iraniano, Amir Abdollahian, per riferire un messaggio dagli Stati Uniti, che chiedono una riduzione della tensione con Israele. (Fonte: Middle East Spectator)

Gli USA, a soli sette mesi dalle elezioni, sembrano tutt'altro che entusiasti della prospettiva di un'escalation in Medio Oriente. Per contro, Netanyahu, bloccato a Rafah e con un consenso bassissimo in patria, sembra avere proprio l'obiettivo di alzare la tensione, costringere l'Iran alla rappresaglia e trascinare così gli USA in guerra per salvare se stesso.

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🇪🇺 PARLAMENTO UE APPROVA IL NUOVO PATTO SULL'IMMIGRAZIONE E L'ASILO
Dal momento che la decisione finale spetta al Consiglio Europeo, rimandiamo a quella data una dettagliata analisi, facendo per ora solo qualche considerazione.

Il principio del paese di primo approdo resta invariato. Questo significa che l'Italia dovrà gestire come prima le domande di asilo di tutti coloro che sbarcano qui. Inoltre, passa da 18 a 36 mesi il termine entro cui un immigrato che si è spostato in un altro Stato può essere rimandato nel paese di primo approdo e la procedura viene semplificata.
Sul fronte della solidarietà, nessun ricollocamento automatico: gli Stati membri potranno scegliere se accogliere richiedenti asilo oppure contribuire finanziariamente o in altro modo. Inoltre, non sono previste sanzioni per chi non ottempera.
In poche parole, una sconfitta pesante quanto prevedibile per l'Italia. D'altra parte, la richiesta di ricollocamenti automatici è sempre stata un cavallo che non corre, in quanto avrebbe significato di fatto abolire le frontiere esterne dell'Unione, imponendo a tutti i membri la politica sull'immigrazione decisa dal paese di primo approdo.

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ORO SOPRA I $ 2.400 L'ONCIA
Il future dell'oro ha appena sfondato quota 2.400.

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"D'ISTRUZIONE PUBBLICA". IL NUOVO FILM DAGLI AUTORI DI "PIIGS" E "C'ERA UNA VOLTA IN ITALIA"
Stanno per iniziare le riprese del nuovo film dei registi di “PIIGS” e “C’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando”: “D’istruzione pubblica”, di Federico Greco e Mirko Melchiorre.
Stavolta l’inchiesta sarà concentrata sul mondo della scuola e su chi, come e perché la ha distrutta.
E anche stavolta, per riuscire a mantenere saldo il timone della totale indipendenza di pensiero, si tratta di un progetto finanziato dal basso. Queste prime riprese sono state rese possibili grazie a un crowdfunding fatto qualche mese fa. Ma perché il film sia completato – nel più breve tempo possibile – c’è bisogno di un ulteriore aiuto.
Chi volesse partecipare al finanziamento può scrivere a ale@studiozabalik.com oppure a distruzione@studiozabalik.com.
Senza di voi non ce la faremo.

Insieme alla sanità, la scuola pubblica è uno dei pilastri fondamentali di una società civile. Per questo, come nella sanità, è sotto attacco da decenni. Non si tratta solo di tagli in nome del pilota automatico dell’economia, di cui i politici sono meri esecutori, mere consorterie di gestione del consenso. Solo la riforma Gelmini ha tagliato 9 miliardi di euro. La scuola e l’università sono anche un presidio di pensiero indipendente e di cultura e dunque, soprattutto oggi – nel pieno della propaganda di guerra atlantista ed europeista – non possono essere lasciate libere di svolgere questo compito come scritto nella Costituzione.
Grazie a una straordinaria coralità di interventi di altissimo livello composta da filosofi, storici, insegnanti, economisti e intellettuali, smascheremo tutti gli aspetti del baratro nel quale stiamo per cadere e uniremo i puntini componendo un gigantesco puzzle che alla fine mostrerà il vero volto del “mostro”. E racconteremo anche stavolta una storia di resistenza, sperando che il film, come è accaduto col film precedente con la riapertura dell’ospedale di Cariati in Calabria, modifichi la realtà e aiuti i protagonisti a vincere la loro lotta.

“A cosa serve la crescita dell’uomo? Domanda sbagliata. La crescita dell’uomo non è un mezzo, ma lo scopo finale. La scuola neoliberista ribalta questo assunto e fa del cittadino solo la forza lavoro per la produttività. Cioè fa della crescita dell’uomo un mero strumento del sistema produttivo e consumistico.”

Federico Greco, Mirko Melchiorre, Alessando Pezza

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NUCLEARE. NEWCLEO, STARTUP ITALO-BRITANNICA SOSTENUTA DA EXOR E DA ENEL, VUOLE SVILUPPARE UN REATTORE MODULARE AL PIOMBO DI QUARTA GENERAZIONE IN FRANCIA ENTRO IL 2030
Newcleo, startup britannica di tecnologie nucleari specializzata nei piccoli reattori modulari, ha annunciato questa settimana un accordo di collaborazione con la CEA (Commissariat à l’énergie atomique et aux énergies alternatives), un ente pubblico francese di ricerca sull’energia atomica e le energie alternative.
La partnership si concentrerà sullo sviluppo delle tecnologie nucleari di prossima generazione, la quarta, non ancora commercializzate. Secondo Newcleo, la collaborazione con la CEA “segna un importante passo avanti nella realizzazione del progetto LFR”. La sigla LFR sta per lead-cooled fast reactor, ovvero reattore veloce refrigerato a piombo: si tratta di un impianto a fissione che non utilizza l’acqua come liquido refrigerante bensì il piombo. Il vantaggio del piombo è che ha un punto di ebollizione molto più elevato di quello dell’acqua (1749 gradi Celsius contro 100 °C) e si solidifica con facilità, riducendo quindi i rischi di dispersione di materiale radioattivo in caso di incidente.
Nel maggio 2023 Newcleo ha annunciato un piano di investimenti da 3 miliardi di euro al 2030 per la costruzione di un piccolo reattore modulare in Francia da 30 megawatt e di un’unità di fabbricazione del combustibile. I reattori modulari si differenziano da quelli tradizionali per la taglia ridotta, per la minore potenza e per la possibilità di venire costruiti e assemblati con maggiore facilità grazie al design modulare. (Fonte: Startmag)

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URALS DI NUOVO 15 DOLLARI SOPRA IL PRICE CAP
Il petrolio russo viene scambiato ben al di sopra il limite di prezzo imposto dal G7, che dovrebbe privare Mosca delle entrate per la sua guerra in Ucraina, suggerendo una significativa inosservanza della misura.
Il prodotto di punta del paese, Urals, viene scambiato a circa 75 dollari al barile nel momento in cui lascia i porti del Mar Baltico e del Mar Nero, secondo i dati di Argus Media, le cui valutazioni dei prezzi sono seguite da alcune nazioni del G7 coinvolte nel tetto. Secondo un alto funzionario del Tesoro, i funzionari statunitensi stanno monitorando l’aumento dei prezzi, che attribuiscono a dinamiche geopolitiche più ampie. (Fonte: Bloomberg)

Un successo dietro l'altro.

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