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🇱🇧🇮🇱 LIBANO - Centinaia di persone stanno tentando di entrare in Israele in seguito all'appello globale rivolto da Hamas.

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🇵🇸 ONU: PIÙ DI 423.000 GLI SFOLLATI A GAZA
Più di 423.000 persone sono state Costrette a fuggire dalle loro case nella Striscia di Gaza, affermano le Nazioni Unite, mentre i pesanti bombardamenti israeliani continuano a colpire l’enclave palestinese.
Ieri il numero degli sfollati a Gaza è aumentato di altre 84.444 persone e ha raggiunto quota 423.378, afferma una dichiarazione dell'agenzia umanitaria delle Nazioni Unite OCHA. (Fonte: AFP)

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🇮🇷🇺🇸🇮🇱 MINISTRO ESTERI IRAN: "USA TENGANO A FRENO ISRAELE"
Gli Stati Uniti devono tenere a freno Israele per evitare una ricaduta regionale della guerra con Hamas, ha detto venerdì a Beirut il massimo diplomatico iraniano, Hossein Amir Abdollahian, aggiungendo che Teheran sta cercando di salvaguardare la sicurezza del Libano. (Fonte: AFP)

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🇮🇱🇵🇸 Le Brigate Al-Qassam stanno lanciando razzi verso l'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv in risposta allo sfollamento e al targeting dei civili.
Un'ora fa si è avuta notizia di altri lanci di razzi verso Ashkelon.

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🇷🇺🇮🇱🇵🇸 PUTIN: “Un’invasione di terra israeliana nella Striscia di Gaza provocherà una strage di vite civili. Lo spargimento di sangue deve finire. La Russia è pronta a dialogare con Israele e palestinesi per un cessate il fuoco". (Fonte: Al Jazeera)

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🇮🇶 BAGHDAD, PIAZZA TAHRIR

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🇾🇪 YEMEN. MANIFESTAZIONE PRO PALESTINA

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🇯🇴 GIORDANIA - Il re di Giordania mette in guardia contro qualsiasi tentativo di esiliare i palestinesi da tutte le terre palestinesi dopo l'ordine di ricollocazione nella Striscia di Gaza da parte di Israele. (Fonte: Ragip Soylu)

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🇹🇷🇪🇬 TURCHIA INVIA AIUTI UMANITARI PER GAZA IN EGITTO
L'aereo da trasporto militare A400 Atlas dell'aeronautica turca è atterrato all'aeroporto internazionale di El-Arish, in Egitto, portando a bordo una spedizione di aiuti medici e di soccorso che sarà consegnata a Gaza attraverso il valico di frontiera di Rafah. (via Mahmoud Gamal)

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🇫🇷 FRANCIA. PROFESSORE DI LICEO UCCISO A COLTELLATE
Un insegnante è stato ucciso con un coltello da un uomo al momento non identificato al liceo Gambetta di Arras. L'aggressore sarebbe un ex alunno del liceo. Oltre a uccidere un professore, avrebbe ferito gravemente altre due persone con un coltello. (Fonte: BFMTV)

I pazzi stanno uscendo fuori tutti insieme. La speranza è che i normali siano in sovrannumero, anche se più volte ultimamente ci è venuto il dubbio che sia così.

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🇮🇱 AXIOS: INTELLIGENCE ISRAELIANA HA COLTO SEGNALI ANOMALI LA NOTTE PRIMA DELL'ATTACCO, MA IDF E SHIN BET NON HANNO MESSO IN ALLERTA
L’intelligence israeliana la notte prima dell’attacco di Hamas ha colto segnali di attività irregolare tra gli agenti di Hamas a Gaza, ma i massimi leader dell’IDF e dello Shin Bet hanno deciso di non mettere in massima allerta le forze militari ai confini dell’enclave, hanno detto ad Axios tre funzionari israeliani.
Sebbene il fallimento dell’intelligence israeliana sia stato molto più ampio e strategico, gli eventi della notte prima mostrano come la maggior parte degli alti funzionari dell’establishment della difesa e della comunità dell’intelligence israeliana non capissero quanto sarebbe diventata grave la situazione. L'IDF e lo Shin Bet hanno rifiutato di commentare questa notizia.
Venerdì sera si sono svolte diverse consultazioni ad alto livello per cercare di capire cosa significasse la nuova intelligence, hanno detto i funzionari. Il capo di stato maggiore dell'IDF Herzi Halevi, il direttore dello Shin Bet Ronen Bar e Aharon Haliva, capo dell'intelligence militare, hanno partecipato ad alcune di queste consultazioni, in cui si è discusso se l'attività irregolare fosse un'esercitazione di Hamas o una preparazione iniziale per un attacco. Funzionari israeliani hanno affermato che una delle possibilità emerse nella consultazione era quella di mettere in allerta le forze dell'IDF intorno a Gaza a causa di un possibile attacco.
Ma dopo le consultazioni, i leader hanno deciso di aspettare che arrivassero ulteriori informazioni. Diverse ore dopo, Hamas ha attaccato. (Fonte: Axios)
SALUTE - CURE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE: LA PRIVACY E IL RISCHIO DELL’ALGORITMO CHE DISCRIMINA SULL'ASSISTENZA SANITARIA. "TRASPARENZA"
Tra le richieste del garante c’è la trasparenza, la supervisione dell’uomo sulle decisioni e la necessità di evitare discriminazioni sulle cure a causa degli algoritmi.
Il rischio dei potenziali effetti discriminatori degli algoritmi
È opportuno, avverte il Garante, che il titolare del trattamento utilizzi sistemi di IA affidabili che riducano gli errori dovuti a cause tecnologiche o umane e ne verifichi periodicamente l'efficacia, mettendo in atto misure tecniche e organizzative adeguate. Le cautele sono necessarie anche allo scopo di mitigare potenziali effetti discriminatori che un trattamento di dati inesatti o incompleti potrebbe comportare sulla salute della persona. Un esempio è il caso americano, richiamato dal Garante nel decalogo, riguardante un sistema di Intelligenza artificiale utilizzato per stimare il rischio sanitario di oltre 200 milioni di americani. Gli algoritmi tendevano ad assegnare un livello di rischio inferiore ai pazienti afroamericani a parità di condizioni di salute, a causa della metrica utilizzata, basata sulla spesa sanitaria media individuale che risultava meno elevata per la popolazione afroamericana, con la conseguenza di negare a quest'ultima l'accesso a cure adeguate. Non solo: il dato non aggiornato o inesatto, sottolinea l'Autorità, potrebbe influenzare anche l'efficacia e la correttezza dei servizi che i sistemi di IA intendono realizzare. (Fonte: Sole24)

Trasparenza? Non deve esserci alcun algoritmo! Altrimenti, finirà così: sei grasso? Non ti curo. Sei drogato? Non ti curo. Sei vecchio? Non ti curo. Sei giovane? Non hai bisogno di cure. Sei no vax? Ti vaccino, e comunque non ti curo. Ecc.

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🇺🇸🌈🚴‍♀️ CHICAGO: EX UOMO ORA DONNA ARRIVA SECONDA ALLA GARA DI CICLISMO FEMMINILE, BATTUTA SOLTANTO DA UN ALTRO EX UOMO ORA DONNA.
I ciclisti transgender vincono medaglie d'oro e d'argento alla gara femminile di Chicago, poiché i critici insistono che la coppia avesse un notevole vantaggio biologico sulle rivali donne (Fonte: Dailymail)

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🇹🇷 ERDOGAN
"Blinken dice di essere arrivato in Israele non come ministro degli Esteri, ma come ebreo. Ma che tipo di approccio è questo?
Quindi, se qualcuno dicesse che mi sto avvicinando alla regione come musulmano, cosa direste? Dobbiamo avvicinarci a tutti come esseri umani".
(via Ragip Soylu)

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🇵🇸 PALESTINA RIVENDICA ABBATTIMENTO DI UN F-16
Canali e fonti palestinesi sostengono che un F-16 delle forze israeliane sarebbe stato abbattuto sopra Gaza con un Manpads.

Notizia in attesa di verifica e conferma. Le immagini del video non sono conclusive e non permettono di eliminare i dubbi.

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Ancora sul conflitto israelo-palestinese
editoriale di Enrico Tomaselli
Come evolve la situazione in Israele e Gaza?
Per quanto riguarda il neo-governo di unità nazionale insediatosi a Tel Aviv, in questo momento la questione centrale è come acquisire il massimo risultato (sradicamento di Hamas) al minor prezzo (politico e militare) possibile.
Le opzioni sul campo sono, sfortunatamente per il regime sionista, ben poche. Anzi, essendo evidentemente impraticabile l’esplusione di oltre due milioni di palestinesi verso l’Egitto, soltanto due.

La prima opzione è un assedio ferreo, mantenendo il blocco dell’elettricità e dell’acqua, e colpendo periodicamente ad ogni segnale di attività bellica palestinese. Il riallaccio temporaneo dell’elettricità, e soprattutto dell’acqua, potrebbe essere concesso dietro il rilascio di alcuni ostaggi, soprattutto civili. Per recuperare quelli militari eventualmente sopravvissuti, si potrebbe alla fine tentare qualche blitz.
Il problema di questa opzione è, ovviamente, che richiede un tempo indeterminato per conseguire l’obiettivo, e più si prolungherebbe l’assedio maggiore sarebbe la pressione internazionale per toglierlo, più aumenterebbe il consenso per la causa palestinese. C’è inoltre – ovviamente – l’imponderabilità riguardo al comportamento di Hamas e della popolazione di Gaza. Se, ad esempio, scegliessero una sorta di martirio collettivo, rifiutando di cedere al ricatto, sarebbe un problema enorme. E, in ogni caso, l’assedio – per quanto lungo e terribile – non risolverebbe alla radice il problema delle Brigate Ezzedin al-Qassam, né quello più ampio di Hamas.

La seconda opzione è l’azione militare. In questo caso, però, non sarebbe sufficiente una operazione limitata, come altre effettuate in passato. Tsahal dovrebbe schiantare la resistenza armata palestinese, e quindi occupare stabilmente l’intera striscia di Gaza (come era prima del 2005), per procedere ad un lavoro sistematico di individuazione e distruzione di tutte le strutture militari di al-Qassam, nonché all’individuazione ed incarcerazione di tutti i militanti delle Brigate e, quanto meno, di una buona parte dei quadri di Hamas.
Questa sarebbe ovviamente ovviamente la soluzione finale del problema Hamas, ma pone dei problemi giganteschi. Innanzi tutto, la conquista militare del territorio comporterebbe sanguinose battaglie urbane per almeno tre/quattro settimane, con centinaia, se non migliaia, di vittime da ambo le parti, e la perdita di numerosissimi mezzi. E con la variabile di una reazione difficilmente quantificabile su altri fronti.
A questa dovrebbe poi seguire una occupazione prolungata, probabilmente di almeno uno/due anni, per ripulire completamente l’area. Tenendo presente che, per un verso, Israele dovrebbe farsi carico della ricostruzione e del mantenimento della popolazione (ostile), e per un altro dovrebbe internare alcune decine di migliaia di combattenti e militanti.

La cosa più probabile, quindi, è che alla fine Tel Aviv opterà per una via di mezzo. Continuerà a martellare la striscia per alcuni giorni ancora, quindi lancerà una operazione di terra estremamente violenta ma limitata nel tempo (una decina di giorni almeno), con l’intento di limitare le perdite al massimo, infliggerne parimenti il massimo possibile al nemico, per poi ritirarsi lasciando ad Hamas l’onere prioritario della ricostruzione (non solo materiale), e mantenendo la pressione attraverso il controllo sull’erogazione di acqua e luce.
Limitando l’intervento militare sul campo a pochi giorni, ovviamente Israele rinuncerebbe all’obiettivo – più volte conclamato in questi giorni – dello sradicamento di Hamas. Il che potrebbe persino essere considerata una opzione utile; una resistenza palestinese armata, ma fortemente ridimensionata nella capacità offensive, varrebbe a tenere saldo il legame con preziosi alleati. E naturalmente si troverebbe comunque a gestire la trattativa sul rilascio dei militari e civili prigionieri (sopravvissuti).
(segue)
Tutto questo in un quadro generale estremamente delicato, in cui equilibri diversi si intrecciano e si scontrano, in un gioco con ampi margini di imprevedibilità.
Se però ci si attiene alla razionalità politica, che presumibilmente guida i paesi e le forze politiche dell’area (nonché i grandi player internazionali), l’ipotesi di una deflagrazione generale del conflitto appare poco probabile.
Non tanto per un timore reverenziale nei confronti della potenza militare israeliana (soprattutto dopo il 7 ottobre…), né per l’esibizione di forza statunitense, quanto appunto per calcolo politico: nessuno dei paesi vicini ha voglia di scatenare un conflitto adesso, che tra l’altro non sarebbe certo gradito né da Mosca [1] né da Pechino, e che darebbe agio a Washington di rinforzare la presenza americana nell’area (già la 101^ divisione aerotrasportata sta andando in Giordania). Anche i più ostili, Iran Siria ed Hezbollah, hanno altre prospettive di medio-lungo termine. È possibile che Hezb intensifichi un po’ le scaramucce di confine, ma cercando di evitare che si inneschi una escalation pericolosa. Certo, tutti gli attori regionali ostili si preparano comunque all’ipotesi di una guerra, ma difficilmente saranno loro ad intraprenderla.

1 – Putin ha detto che Israele ha il diritto di difendersi dopo essere stato sottoposto ad “un attacco senza precedenti nella sua crudeltà”.

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🇮🇱🇱🇧 ANCORA FORTI TENSIONI AL CONFINE TRA ISRAELE E LIBANO
Il confine libanese è stato pesantemente colpito dalle unità di artiglieria e dagli aerei da guerra israeliani.

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