Fino alla seconda metà dell'Ottocento gli orologi venivano regolati a mezzogiorno locale, ossia nel momento in cui il sole era al culmine in quel determinato luogo. Significava che orologi regolati a longitudini differenti segnavano ore locali difficilmente confrontabili tra loro. Con lo sviluppo del commercio e del trasporto ferroviario internazionale, la situazione divenne insostenibile e si consolidò l'idea di adottare un sistema unico di coordinamento delle diverse ore locali.
Nel 1884 si tenne a Washington una Conferenza Internazionale in cui venne approvato l'attuale Sistema dei fusi orari (proposto dal canadese S. Fleming, ma in realtà ideato dal bolognese Quirico Filopanti).
Il fuso orario è uno "spicchio" della superficie terrestre compreso tra due meridiani la cui differenza di longitudine pari a 15° corrisponde all'arco descritto dalla Terra in un'ora di rotazione intorno al suo asse di rotazione.
Nel 1884 si tenne a Washington una Conferenza Internazionale in cui venne approvato l'attuale Sistema dei fusi orari (proposto dal canadese S. Fleming, ma in realtà ideato dal bolognese Quirico Filopanti).
Il fuso orario è uno "spicchio" della superficie terrestre compreso tra due meridiani la cui differenza di longitudine pari a 15° corrisponde all'arco descritto dalla Terra in un'ora di rotazione intorno al suo asse di rotazione.
Sapete.da dove arriva il termine nodo per misurare la velocità di navigazione?
Il tradizionale solcometro a barchetta, in uso fin dal XVI secolo, era formato da una tavoletta in legno (barchetta) con una piccola zavorra che le permetteva di galleggiare verticalmente a pelo d'acqua. La tavoletta era fissata ad una lunga sagola avvolta ad un molinello e marcata con una serie di nodi distanziati tra loro 15,43 metri. Un marinaio lanciava da poppa la tavoletta e contava quanti nodi passavano tra le sue dita, mentre un altro teneva il tempo con una clessidra da 30 secondi. Dato che 15,43 metri sono la centoventesima parte di un miglio nautico, mentre 30 secondi sono la centoventesima parte di un'ora, il passaggio di un nodo tra le dita corrispondeva a 1 miglio nautico all'ora. Contando i nodi si sapeva quindi quante miglia si percorrevano nel tempo di un'ora. Da questo sistema derivò il nome dell'unità di misura della velocità in mare, il nodo.
Il tradizionale solcometro a barchetta, in uso fin dal XVI secolo, era formato da una tavoletta in legno (barchetta) con una piccola zavorra che le permetteva di galleggiare verticalmente a pelo d'acqua. La tavoletta era fissata ad una lunga sagola avvolta ad un molinello e marcata con una serie di nodi distanziati tra loro 15,43 metri. Un marinaio lanciava da poppa la tavoletta e contava quanti nodi passavano tra le sue dita, mentre un altro teneva il tempo con una clessidra da 30 secondi. Dato che 15,43 metri sono la centoventesima parte di un miglio nautico, mentre 30 secondi sono la centoventesima parte di un'ora, il passaggio di un nodo tra le dita corrispondeva a 1 miglio nautico all'ora. Contando i nodi si sapeva quindi quante miglia si percorrevano nel tempo di un'ora. Da questo sistema derivò il nome dell'unità di misura della velocità in mare, il nodo.
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Dufour 54, una barca a vela di 16 metri da vivere
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La vela magica.
Del Contrammiraglio Agatino Catania
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1947 Sparkman & Stephens Custom Nevins Sloop | 15m
Lo stile delle imbarcazioni a vela del secolo scorso ha un non so che di affascinante.
A voi piace questo stile o preferite lo stile moderno?
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Dufour 530 sotto la lente del contraddittorio
Voi amate il mare capitano?" Sì! L'amo! Il mare è tutto. Copre i sette decimi del globo terrestre; il suo respiro è puro e sano; è l'immenso deserto in cui l'uomo non è mai solo, perché sente fremere la vita accanto a sé.
Jules Verne ✍
E voi lo amate il mare? Cosa sareste disposti a fare per dimostrarlo?
Jules Verne ✍
E voi lo amate il mare? Cosa sareste disposti a fare per dimostrarlo?
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Il Salone Nautico di Venezia porta in Laguna gli autentici gioielli del mare
Torna dal 29 maggio al 2 giugno 2025 a Venezia, nello storico Arsenale, il Salone Nautico, una delle principali fiere internazionali del settore con 270 espositori e 300 imbarcazioni su un bacino acqueo di 55.000 mq: vieni a vivere un’esperienza avvolgente e immersiva realizzata per chi ama il mare e la nautica.
Torna dal 29 maggio al 2 giugno 2025 a Venezia, nello storico Arsenale, il Salone Nautico, una delle principali fiere internazionali del settore con 270 espositori e 300 imbarcazioni su un bacino acqueo di 55.000 mq: vieni a vivere un’esperienza avvolgente e immersiva realizzata per chi ama il mare e la nautica.
La Leggenda di Scirocco e Tramontana
Scirocco è un vento. Viene da sud-est, dicono, dalla Siria. Ma qui in Sicilia non è solo un vento. È un personaggio: porta sabbia, febbre e vecchi dolori. È il respiro di un dio in esilio, una poesia spezzata dal caldo.
Lo Scirocco si insinua nelle crepe dei muri e nella mente degli uomini. D’estate ti svuota. In autunno si carica d’acqua e solleva il mare come un lenzuolo di rabbia.
Ma dietro questa corrente d’aria c’è una storia, e come tutte le storie vere, nessuno l’ha scritta: l’hanno tramandata i pozzi, le pietre e le vecchie che parlano da sole.
Tanto tempo fa, i venti erano liberi e feroci. Zeus, stanco delle loro risse, li chiuse in anfore di terracotta e le nascose in una grotta sospesa tra le Eolie.
A custodirle mise Eolo, semidio e burocrate del cielo servo fedele, egocentrico, fiero e padre di una nidiata di figli e nipoti che si sposavano tra loro come se il mondo fosse solo casa loro.
Un giorno, una di queste nipoti—curiosa come l’alba prima del disastro—sentì due anfore bisbigliare. Ne aprì una. Poi un’altra. Poi tutte.
Dal boato dei cocci dei venti liberi, nacquero due sguardi: Tramontana, vestita di ghiaccio, e Scirocco, con l’alito del deserto. Si videro. E si piacquero.
La fredda e il caldo. Il silenzio e il canto. Si ficiunu i ficu Decisero di sposarsi.
Tramontana, aiutata dalle Muse del Nord, si fece cucire un abito di pizzi d’argento e brina cantata. Una meraviglia. Ma quando Scirocco la vide, l’amore lo travolse. Soffiò. Soffiò come solo chi ama senza misura sa fare.
E l’abito… si sciolse.
Ora, potete immaginare cosa significhi rovinare l'abito di una sposa nel giorno del proprio matrimonio.
E se quella sposa è il vento del Nord, orgoglioso e glaciale, le conseguenze furono incommensurabili.
Tramontana gridò. Scirocco pianse. Ma le sue lacrime erano calde, dense, come lingue di fuoco e u dannu aumentau.
Da allora, non si parlano più.
Se arriva lui, lei scompare. Se lei si affaccia, lui si ritira. E quando si incontrano per sbaglio, si distruggono.
Lei costruisce torri di ghiaccio. Lui le scioglie con gocce lente e spietate.
Lui bagna le colline, lei le asciuga. Sempre di spalle. Sempre lontani.
E noi, poveri esseri tra i due amanti mancati, ci becchiamo il mal di testa, la sabbia nei polmoni e le vetrine spaccate.
Forse il clima cambia anche perché i cuori degli elementi non sanno più fare pace.
O forse è solo un amore interrotto che non ha ancora trovato il modo di finire.
Scirocco è un vento. Viene da sud-est, dicono, dalla Siria. Ma qui in Sicilia non è solo un vento. È un personaggio: porta sabbia, febbre e vecchi dolori. È il respiro di un dio in esilio, una poesia spezzata dal caldo.
Lo Scirocco si insinua nelle crepe dei muri e nella mente degli uomini. D’estate ti svuota. In autunno si carica d’acqua e solleva il mare come un lenzuolo di rabbia.
Ma dietro questa corrente d’aria c’è una storia, e come tutte le storie vere, nessuno l’ha scritta: l’hanno tramandata i pozzi, le pietre e le vecchie che parlano da sole.
Tanto tempo fa, i venti erano liberi e feroci. Zeus, stanco delle loro risse, li chiuse in anfore di terracotta e le nascose in una grotta sospesa tra le Eolie.
A custodirle mise Eolo, semidio e burocrate del cielo servo fedele, egocentrico, fiero e padre di una nidiata di figli e nipoti che si sposavano tra loro come se il mondo fosse solo casa loro.
Un giorno, una di queste nipoti—curiosa come l’alba prima del disastro—sentì due anfore bisbigliare. Ne aprì una. Poi un’altra. Poi tutte.
Dal boato dei cocci dei venti liberi, nacquero due sguardi: Tramontana, vestita di ghiaccio, e Scirocco, con l’alito del deserto. Si videro. E si piacquero.
La fredda e il caldo. Il silenzio e il canto. Si ficiunu i ficu Decisero di sposarsi.
Tramontana, aiutata dalle Muse del Nord, si fece cucire un abito di pizzi d’argento e brina cantata. Una meraviglia. Ma quando Scirocco la vide, l’amore lo travolse. Soffiò. Soffiò come solo chi ama senza misura sa fare.
E l’abito… si sciolse.
Ora, potete immaginare cosa significhi rovinare l'abito di una sposa nel giorno del proprio matrimonio.
E se quella sposa è il vento del Nord, orgoglioso e glaciale, le conseguenze furono incommensurabili.
Tramontana gridò. Scirocco pianse. Ma le sue lacrime erano calde, dense, come lingue di fuoco e u dannu aumentau.
Da allora, non si parlano più.
Se arriva lui, lei scompare. Se lei si affaccia, lui si ritira. E quando si incontrano per sbaglio, si distruggono.
Lei costruisce torri di ghiaccio. Lui le scioglie con gocce lente e spietate.
Lui bagna le colline, lei le asciuga. Sempre di spalle. Sempre lontani.
E noi, poveri esseri tra i due amanti mancati, ci becchiamo il mal di testa, la sabbia nei polmoni e le vetrine spaccate.
Forse il clima cambia anche perché i cuori degli elementi non sanno più fare pace.
O forse è solo un amore interrotto che non ha ancora trovato il modo di finire.
Il mare è musica, la musica del mare.
Non un suono qualunque, ma l'armonia primordiale che la terra canta, un sussurro antico che si eleva e si adagia sulle rive dell'anima.
È il coro infinito delle onde, ciascuna una nota perfetta, una melodia che non conosce fine, tessuta dal respiro possente dell'acqua.
Ascolta il battere ritmico delle maree, il pulsare lento e maestoso che scandisce il tempo, un metronomo divino che guida la danza delle stelle e il sogno delle creature abissali.
Senti il lamento argenteo del vento quando accarezza la superficie, trasformando le creste spumeggianti in arpe tremolanti, un canto etereo che si fonde con il grido lontano dei gabbiani.
È la sinfonia salmastra che risuona negli anfratti rocciosi, un'eco profonda di segreti custoditi da millenni, di storie di naviganti e di creature mitiche.
E quando la tempesta si leva, il mare non tace; la sua musica si fa epica, fragorosa, un'orchestra di tuoni marini e spruzzi danzanti, una potente opera che celebra la forza indomita della natura.
Ma anche nel più quieto dei crepuscoli, quando l'acqua si fa specchio e il cielo si tinge di rosa e oro, la musica non svanisce. Diventa un canto di culla, un tenue mormorio che invita alla pace, al riposo, al dolce abbandono nell'abbraccio infinito dell'ignoto.
Sì, il mare è musica. È la voce stessa del mondo, la colonna sonora della vita che si rinnova ad ogni onda, ad ogni respiro, ad ogni battito del cuore.
Non un suono qualunque, ma l'armonia primordiale che la terra canta, un sussurro antico che si eleva e si adagia sulle rive dell'anima.
È il coro infinito delle onde, ciascuna una nota perfetta, una melodia che non conosce fine, tessuta dal respiro possente dell'acqua.
Ascolta il battere ritmico delle maree, il pulsare lento e maestoso che scandisce il tempo, un metronomo divino che guida la danza delle stelle e il sogno delle creature abissali.
Senti il lamento argenteo del vento quando accarezza la superficie, trasformando le creste spumeggianti in arpe tremolanti, un canto etereo che si fonde con il grido lontano dei gabbiani.
È la sinfonia salmastra che risuona negli anfratti rocciosi, un'eco profonda di segreti custoditi da millenni, di storie di naviganti e di creature mitiche.
E quando la tempesta si leva, il mare non tace; la sua musica si fa epica, fragorosa, un'orchestra di tuoni marini e spruzzi danzanti, una potente opera che celebra la forza indomita della natura.
Ma anche nel più quieto dei crepuscoli, quando l'acqua si fa specchio e il cielo si tinge di rosa e oro, la musica non svanisce. Diventa un canto di culla, un tenue mormorio che invita alla pace, al riposo, al dolce abbandono nell'abbraccio infinito dell'ignoto.
Sì, il mare è musica. È la voce stessa del mondo, la colonna sonora della vita che si rinnova ad ogni onda, ad ogni respiro, ad ogni battito del cuore.