📖 Recensione a cura di Giovanni Sessa di "Contro il Leviatano" di Pieto Visani, recentemente ripubblicato da Oaks Edizioni.
Centrale nel volume è il capitolo dedicato alla politica. Da esso si evince quanto l’intellettuale torinese avesse contezza del tratto liberticida del regime della governance, nel quale, da tempo, si sono involute le democrazie liberali. La condizione del cittadino europeo è paradossale: «Le armi di distrazione di massa lo persuadono quotidianamente di vivere nel migliore dei mondi possibili, mentre, a livello pratico, pezzi della sua libertà e sovranità vengono perduti ogni giorno»
https://www.heliopolisedizioni.com/
#ConsigliDiLettura
Centrale nel volume è il capitolo dedicato alla politica. Da esso si evince quanto l’intellettuale torinese avesse contezza del tratto liberticida del regime della governance, nel quale, da tempo, si sono involute le democrazie liberali. La condizione del cittadino europeo è paradossale: «Le armi di distrazione di massa lo persuadono quotidianamente di vivere nel migliore dei mondi possibili, mentre, a livello pratico, pezzi della sua libertà e sovranità vengono perduti ogni giorno»
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🇳🇿 La premier della Nuova Zelanda, la laburista Jacinda Andern, ha improvvisamente presentato oggi le sue dimissioni. Il motivo ufficiale sarebbe l'eccessivo carico di lavoro cui è sottoposta. "Non ho più benzina nel serbatoio" ha dichiarato, ma si suppone che la motivazione sia politica. La Andern è nota per le sue durissime posizioni sulle politiche covid negli ultimi due anni (l'intero arcipelago neozelandese è stato messo in lockdown totale anche per meno di dieci casi) e per l'estremo salutismo (entro pochi decenni la Andern voleva rendere la Nuova Zelanda libera dal fumo). Il partito laburista neozelandese ora dovrà trovare un sostituto entro un mese oppure indire nuove elezioni, dove però sembra sfavorito.
✍🏻 Un pensiero di Andrea Sartori
Quando si perde di credibilità è la fine.
E le istituzioni italiane hanno perso completamente credibilità.
L'arresto di Matteo Messina Denaro doveva essere presentato come il trionfo dello Stato.
Ha invece generato una quantità di meme incredibili, da Gesù che ridà la vista ai carabinieri alla scenetta tratta da "I Griffin" con Peter-Messina Denaro "nascosto" da abat jour e via dicendo, per finire a Federico "Osho" Palmaroli che nota come anche Cesare Battisti sia stato arrestato di gennaio perché "in questi giorni i latitanti sono distratti".
Certo, l'arresto ha aspetti tragicomici: Messina Denaro viene arrestato dopo trent'anni, si faceva curare a pochi metri dalla DIA, si faceva tranquillamente i selfie con gli infermieri e chattava con le tipe.
Il 2020 è stato il colpo di grazia alla credibilità dello Stato.
Perché Messina Denaro, l'uomo che scioglieva bambini nell'acido, usufruiva di servizi dai quali un "no vax" sprovvisto di green pass era escluso.
I carabinieri hanno usato droni, aerei e Mazinga Zeta per scovare le gite di Pasquetta e le feste private e fingevano di non vedere uno dei più pericolosi boss mafiosi.
Lo Stato sa che la sua credibilità è andata al macero.
Il patto Stato-mafia, una volta sussurrato o attribuito solo ad alcuni personaggi della Prima Repubblica usati come parafulmine tipo Andreotti oggi viene considerato una cosa sistemica, e lo si dice a voce alta.
Ma la parte più forte del crollo della credibilità delle Istituzioni sta nel tifo per il nemico.
In tutto l'Occidente l'Italia è l'unico Paese dove esiste una consistente fetta della popolazione che tifa apertamente Putin.
Noi siamo in guerra con Putin e qualora la Russia vincesse l'Italia, nazione sconfitta, diverrebbe bottino di guerra esattamente come nel 1945, se non peggio.
Se arrivi a tifare per il nemico significa che la situazione è gravissima.
Anche la perdita di fiducia nelle Forze dell'Ordine è indicativo: un tempo polizia e soprattutto carabinieri erano circondati di quel rispetto che spesso non avevano i politici.
Dopo aver visto gli "angeli in divisa" reprimere più ferocemente chi non portava la mascherina rispetto ai mafiosi è finita anche la credibilità di polizia e carabinieri.
Il fatto è che l'arresto di Messina Denaro, in altri tempi salutato come vittoria dello Stato, oggi è visto solo come propaganda e probabile accordo tra un assassino malato che non vuole crepare come un cane e lo Stato, che ha più riguardo per un mafioso che per i "no vax"!
Quando si perde di credibilità è la fine.
E le istituzioni italiane hanno perso completamente credibilità.
L'arresto di Matteo Messina Denaro doveva essere presentato come il trionfo dello Stato.
Ha invece generato una quantità di meme incredibili, da Gesù che ridà la vista ai carabinieri alla scenetta tratta da "I Griffin" con Peter-Messina Denaro "nascosto" da abat jour e via dicendo, per finire a Federico "Osho" Palmaroli che nota come anche Cesare Battisti sia stato arrestato di gennaio perché "in questi giorni i latitanti sono distratti".
Certo, l'arresto ha aspetti tragicomici: Messina Denaro viene arrestato dopo trent'anni, si faceva curare a pochi metri dalla DIA, si faceva tranquillamente i selfie con gli infermieri e chattava con le tipe.
Il 2020 è stato il colpo di grazia alla credibilità dello Stato.
Perché Messina Denaro, l'uomo che scioglieva bambini nell'acido, usufruiva di servizi dai quali un "no vax" sprovvisto di green pass era escluso.
I carabinieri hanno usato droni, aerei e Mazinga Zeta per scovare le gite di Pasquetta e le feste private e fingevano di non vedere uno dei più pericolosi boss mafiosi.
Lo Stato sa che la sua credibilità è andata al macero.
Il patto Stato-mafia, una volta sussurrato o attribuito solo ad alcuni personaggi della Prima Repubblica usati come parafulmine tipo Andreotti oggi viene considerato una cosa sistemica, e lo si dice a voce alta.
Ma la parte più forte del crollo della credibilità delle Istituzioni sta nel tifo per il nemico.
In tutto l'Occidente l'Italia è l'unico Paese dove esiste una consistente fetta della popolazione che tifa apertamente Putin.
Noi siamo in guerra con Putin e qualora la Russia vincesse l'Italia, nazione sconfitta, diverrebbe bottino di guerra esattamente come nel 1945, se non peggio.
Se arrivi a tifare per il nemico significa che la situazione è gravissima.
Anche la perdita di fiducia nelle Forze dell'Ordine è indicativo: un tempo polizia e soprattutto carabinieri erano circondati di quel rispetto che spesso non avevano i politici.
Dopo aver visto gli "angeli in divisa" reprimere più ferocemente chi non portava la mascherina rispetto ai mafiosi è finita anche la credibilità di polizia e carabinieri.
Il fatto è che l'arresto di Messina Denaro, in altri tempi salutato come vittoria dello Stato, oggi è visto solo come propaganda e probabile accordo tra un assassino malato che non vuole crepare come un cane e lo Stato, che ha più riguardo per un mafioso che per i "no vax"!
A Modena in questo periodo c’è polemica tra il grande Giovanardi e i piccoli politici che in consiglio hanno bocciato l’intitolazione di una via a Maria Beatrice d’Este.
Abbasso il duca, viva i duchi. Abbasso Arrigo il Piagnone, il duca di Sussex che sta guastando quanto costruito dai suoi avi, viva i duchi d’Este che hanno edificato e commissionato e hanno lasciato tutto a noi posteri. A Modena in questo periodo c’è una polemica tra il Giovanardi e piccoli politici che in consiglio comunale hanno bocciato l’intitolazione di una via a Maria Beatrice d’Este, duchessa modenese e poi regina inglese (l’ultima regina cattolica d’Inghilterra, deposta, discriminata, esiliata proprio in quanto cattolica). Più o meno gli stessi politici minuscoli che bloccarono la lapide destinata a ricordare i committenti del magnifico Palazzo Ducale (negate l’origine ducale del Palazzo Ducale? Smettete allora di sfruttare l’aristocratico aggettivo e chiamatelo Palazzo Demaniale). Abbasso il duca, viva i duchi.
Camillo Langone
Abbasso il duca, viva i duchi. Abbasso Arrigo il Piagnone, il duca di Sussex che sta guastando quanto costruito dai suoi avi, viva i duchi d’Este che hanno edificato e commissionato e hanno lasciato tutto a noi posteri. A Modena in questo periodo c’è una polemica tra il Giovanardi e piccoli politici che in consiglio comunale hanno bocciato l’intitolazione di una via a Maria Beatrice d’Este, duchessa modenese e poi regina inglese (l’ultima regina cattolica d’Inghilterra, deposta, discriminata, esiliata proprio in quanto cattolica). Più o meno gli stessi politici minuscoli che bloccarono la lapide destinata a ricordare i committenti del magnifico Palazzo Ducale (negate l’origine ducale del Palazzo Ducale? Smettete allora di sfruttare l’aristocratico aggettivo e chiamatelo Palazzo Demaniale). Abbasso il duca, viva i duchi.
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NEW - Tony Blair calls for "digital infrastructures" to monitor who is vaccinated and who is not for the "vaccines that will come down the line" at Klaus Schwab's World Economic Forum.
@disclosetv
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🍷🍺🥃 DOPO LA CARNE UN NUOVO NEMICO: L'ALCOOL
Da qualche giorno i media mainstream sembrano avere un nuovo nemico: le bevande alcoliche. Dal Canada all'Irlanda al Regno Unito la politica sta già rispondendo con la politica delle "etichette shock". L'Italia a sua volta si muoverà, non ha caso viene ripescata per l'occasione Antonella Viola, una delle muse dell'emergenza Covid. Per gli stati se qualcuno si concede un bicchierino merita di essere traumatizzato da foto splatter di moribondi e di tumori. La scusa di tutto ciò? Come sempre la nostra salute, e la ovvia avversione per una sostanza rea forse di rendere la gente troppo bellicosa, a differenza della marijuana, che come è noto ha effetti opposti e non a caso è benedetta dal mainstream. Se pensate che la benedizione delle droghe leggere e la maledizione dell'alcool siano due fenomeni slegati, e che non abbiano una motivazione politica, state sbagliando di grosso.
👉🐘 https://t.me/lelephantnoir
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Da qualche giorno i media mainstream sembrano avere un nuovo nemico: le bevande alcoliche. Dal Canada all'Irlanda al Regno Unito la politica sta già rispondendo con la politica delle "etichette shock". L'Italia a sua volta si muoverà, non ha caso viene ripescata per l'occasione Antonella Viola, una delle muse dell'emergenza Covid. Per gli stati se qualcuno si concede un bicchierino merita di essere traumatizzato da foto splatter di moribondi e di tumori. La scusa di tutto ciò? Come sempre la nostra salute, e la ovvia avversione per una sostanza rea forse di rendere la gente troppo bellicosa, a differenza della marijuana, che come è noto ha effetti opposti e non a caso è benedetta dal mainstream. Se pensate che la benedizione delle droghe leggere e la maledizione dell'alcool siano due fenomeni slegati, e che non abbiano una motivazione politica, state sbagliando di grosso.
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"Sono trascorsi molti anni, ma ricordo come se fosse ieri. Ero giovanissimo, avevo l'illusione che l'intelligenza umana potesse arrivare a tutto. E perciò m'ero ingolfato negli studi oltre misura. Non bastandomi la lettura di molti libri, passavo metà della notte a meditare sulle questioni più astruse. Una fortissima nevrastenia mi obbligò a smettere; anzi a lasciare la città, piena di tentazioni per il mio cervello esaurito, e a rifugiarmi in una remota campagna umbra. Mi ero ridotto a una vita quasi vegetativa: ma non animalesca.
Leggicchiavo un poco, pregavo, passeggiavo abbondantemente in mezzo alle floride campagne (era di maggio), contemplavo beato le messi folte e verdi screziate di rossi papaveri, le file di pioppi che si stendevano lungo i canali, i monti azzurri che chiudevano l'orizzonte, le tranquille opere umane per i campi e nei casolari. Una sera, anzi una notte, mentre aspettavo il sonno, tardo a venire, seduto sull'erba di un prato, ascoltavo le placide conversazioni di alcuni contadini lì presso, i quali dicevano cose molto semplici, ma non volgari né frivole, come suole accadere presso altri ceti. Il nostro contadino parla di rado e prende la parola per dire cose opportune, sensate e qualche volta sagge. Infine si tacquero, come se la maestà serena e solenne di quella notte italica, priva di luna ma folta di stelle, avesse versato su quei semplici spiriti un misterioso incanto.
Ruppe il silenzio, ma non l'incanto, la voce grave di un grosso contadino, rozzo in apparenza, che stando disteso sul prato con gli occhi volti alle stelle, esclamò, quasi obbedendo ad una ispirazione profonda: «Com'è bello! E pure c'è chi dice che Dio non esiste». Lo ripeto, quella frase del vecchio contadino in quel luogo, in quell'ora: dopo mesi di studi aridissimi, toccò tanto al vivo l'animo mio che ricordo la semplice scena come fosse ieri. Un eccelso profeta ebreo sentenziò, or sono tremil'anni: «I cieli narrano la gloria di Dio». Uno dei più celebri filosofi dei tempi moderni scrisse: «Due cose mi riempiono il cuore di ammirazione e di reverenza: il cielo stellato sul capo e la legge morale nel cuore». Quel contadino umbro non sapeva nemmeno leggere. Ma c'era nell'animo suo, custoditovi da una vita onesta e laboriosa, un breve angolo in cui scendeva la luce di Dio, con una potenza non troppo inferiore a quella dei profeti e forse superiore a quella dei filosofi."
-Enrico Fermi
Leggicchiavo un poco, pregavo, passeggiavo abbondantemente in mezzo alle floride campagne (era di maggio), contemplavo beato le messi folte e verdi screziate di rossi papaveri, le file di pioppi che si stendevano lungo i canali, i monti azzurri che chiudevano l'orizzonte, le tranquille opere umane per i campi e nei casolari. Una sera, anzi una notte, mentre aspettavo il sonno, tardo a venire, seduto sull'erba di un prato, ascoltavo le placide conversazioni di alcuni contadini lì presso, i quali dicevano cose molto semplici, ma non volgari né frivole, come suole accadere presso altri ceti. Il nostro contadino parla di rado e prende la parola per dire cose opportune, sensate e qualche volta sagge. Infine si tacquero, come se la maestà serena e solenne di quella notte italica, priva di luna ma folta di stelle, avesse versato su quei semplici spiriti un misterioso incanto.
Ruppe il silenzio, ma non l'incanto, la voce grave di un grosso contadino, rozzo in apparenza, che stando disteso sul prato con gli occhi volti alle stelle, esclamò, quasi obbedendo ad una ispirazione profonda: «Com'è bello! E pure c'è chi dice che Dio non esiste». Lo ripeto, quella frase del vecchio contadino in quel luogo, in quell'ora: dopo mesi di studi aridissimi, toccò tanto al vivo l'animo mio che ricordo la semplice scena come fosse ieri. Un eccelso profeta ebreo sentenziò, or sono tremil'anni: «I cieli narrano la gloria di Dio». Uno dei più celebri filosofi dei tempi moderni scrisse: «Due cose mi riempiono il cuore di ammirazione e di reverenza: il cielo stellato sul capo e la legge morale nel cuore». Quel contadino umbro non sapeva nemmeno leggere. Ma c'era nell'animo suo, custoditovi da una vita onesta e laboriosa, un breve angolo in cui scendeva la luce di Dio, con una potenza non troppo inferiore a quella dei profeti e forse superiore a quella dei filosofi."
-Enrico Fermi
🤖 Chiunque abbia sottomano i temi delle generazioni che ora sono alle scuole medie e superiori sa come la competenza nello scrivere sia decaduta. Abbiamo già oggi la grandissima parte dei giovani che ha MENO competenze di una media intelligenza artificiale. Quanto pensate che ci vorrà prima che le migliori tra queste comincino a sostituire anche il giornalista, l'avvocato, lo scrittore? Se vi siete iscritti a una facoltà umanistica pensando che il vostro lavoro si sarebbe salvato dell'automazione probabilmente vi siete sbagliati.
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In questa stessa notte di 230 anni fa, il re di Francia Luigi XVI pregava nelle carceri di Parigi in attesa dell'esecuzione che lo avrebbe atteso l'indomani. La regina Maria Antonietta d'Asburgo gli propose di passare insieme la notte per consumare un'ultima volta il matrimonio. Luigi rispose che avrebbe passato la notte da solo in preghiera, esattamente come aveva passato la notte prima della sua incoronazione.
Se il complottismo diventa un demone
Leggi l'articolo qui:https://fuoriperimetro.com/21/01/2023/se-il-complottismo-diventa-un-demone/
di Marco Malaguti
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di Marco Malaguti
Intervista a Luciano Floridi, ordinario di Filosofia ed etica dell'informazione all'Università di Oxford: "Prepariamoci a una società di colletti verdi. L'uomo non è più solo il suo lavoro. Presto magari si riscoprirà l'Otium degli antichi romani"
Repubblica.it
(a seguire)
Repubblica.it
(a seguire)
Professor Floridi, ha provato ChatGpt?
"Sì. L’ho provato e mi sono anche divertito".
Cosa l’ha divertita di più?
"Farlo uscire dal seminato".
Luciano Floridi è professore ordinario di Filosofia e etica dell’informazione all’Università di Oxford. Romano, 58 anni, ha dedicato la sua ricerca filosofica all’etica digitale, dell’intelligenza artificiale e alla filosofia della tecnologia. Settori in cui è tra i pensatori più autorevoli al mondo. ChatGpt è la chatbot basata sull’intelligenza artificiale rilasciata da OpenAI lo scorso dicembre, capace di dialogare con un umano, rispondendo in modo molto coerente alle domande poste.
E qual è il seminato di ChatGpt?
"ChatGpt nel suo uso standard fa quello che deve fare. E lo fa molto bene. Ha una straordinaria capacità di sintesi mettendo insieme le cose principali. Ma se le si chiede un minimo di ragionamento su cose meno usuali… "
Cosa le ha chiesto?
"Una domanda semplice, in inglese: “La mamma di Laura ha due figli: uno di questi si chiama Laura?”. E la sua risposta è stata che nella domanda non c’erano elementi sufficienti per rispondere in modo corretto. E se gli dici: “Guarda che c’è”, risponde che non lo vede".
E questa risposta cosa le fa pensare?
"Che non c’è alcuna comprensione del testo. Brutale. Zero. Proprio come l’abbecedario o la calcolatrice non capiscono i numeri, per quanto precisi siano i calcoli".
Si comporta quindi in modo intelligente, pur non essendo intelligente?
"Esatto. Siamo ancora a quel livello. E lo saremo sempre. Strumenti come ChatGpt rimarcano la separazione tra agire con successo, come fa un’intelligenza artificiale, e la capacità di agire in modo intelligente per arrivare a quel successo, come fa generalmente una persona. ChatGpt ha una enorme capacità di agire, ma senza 'intelligere'".
Forse dovremmo smettere di parlare di "intelligenza" a proposito di strumenti come ChatGpt?
"A un essere umano per fare qualcosa con successo serve intelligenza, anche un minimo. Oggi diversi processi possono essere fatti dalle macchine a intelligenza zero. Anzi, possono farle anche meglio di noi. Ma lo fanno dal punto di vista computazionale, non con l’intelligenza. Si comporta “come se”. Oggi le sue risposte sono banali. Forse un domani lo saranno meno".
Dove può arrivare?
"Non c’è un limite teorico al suo miglioramento. C’è un limite di risorse, finanziarie, computazionali. Di investimenti, di interesse industriale. Pensa al Concorde: una tecnologia che esiste, ma non conviene, per questo non è usata".
Se però dovesse convenire non ci sarebbe motivo per non usarla.
"Ci sono cose che l’Ai può sostituire facilmente. Esistono dei programmini che sanno scrivere gli articoli. Articoli semplici magari. E un domani per un editore non ci sarà motivo che lo faccia un giornalista. Ma nessun programma può sostituire la profondità di analisi di un articolo per esempio dell’Economist. Anche se inizio a sospettare che forse non subito ma un domani un’intelligenza artificiale saprà fare anche quello. Come saprà fare un po’ tutti i compiti, i lavori che oggi svolge una persona".
Portiamo il ragionamento alle estreme conseguenze: resterà differenza tra uomo e macchina?
"A livello di output di un processo magari anche no. Ma resterà diverso l’input e soprattutto il processo. Il fatto che alcune cose sono fatte da uomini e hanno il loro valore perché le hanno fatte gli uomini. Prendi il Taglio di Fontana. Oggi lo potrebbe fare chiunque, ma non sarebbe Fontana. Quello è un unicum. Come resta un unicum la Divina Commedia. Il computer potrà replicare, ma non sarà mai Dante. Perché l’homo poieticus è storico. La differenza è nella storia che c’è dietro. Di nuovo, l’input e il processo".
Non vede il rischio che nel lungo periodo un umanità futura, magari abituata a fruire solo di cose prodotte dalle macchine, sia disarcionata da quella storia, perdendola?
"No. Perché oggi un’AI può vincere anche il Premio Pulizer. O un premio artistico, come è successo. Ma
"Sì. L’ho provato e mi sono anche divertito".
Cosa l’ha divertita di più?
"Farlo uscire dal seminato".
Luciano Floridi è professore ordinario di Filosofia e etica dell’informazione all’Università di Oxford. Romano, 58 anni, ha dedicato la sua ricerca filosofica all’etica digitale, dell’intelligenza artificiale e alla filosofia della tecnologia. Settori in cui è tra i pensatori più autorevoli al mondo. ChatGpt è la chatbot basata sull’intelligenza artificiale rilasciata da OpenAI lo scorso dicembre, capace di dialogare con un umano, rispondendo in modo molto coerente alle domande poste.
E qual è il seminato di ChatGpt?
"ChatGpt nel suo uso standard fa quello che deve fare. E lo fa molto bene. Ha una straordinaria capacità di sintesi mettendo insieme le cose principali. Ma se le si chiede un minimo di ragionamento su cose meno usuali… "
Cosa le ha chiesto?
"Una domanda semplice, in inglese: “La mamma di Laura ha due figli: uno di questi si chiama Laura?”. E la sua risposta è stata che nella domanda non c’erano elementi sufficienti per rispondere in modo corretto. E se gli dici: “Guarda che c’è”, risponde che non lo vede".
E questa risposta cosa le fa pensare?
"Che non c’è alcuna comprensione del testo. Brutale. Zero. Proprio come l’abbecedario o la calcolatrice non capiscono i numeri, per quanto precisi siano i calcoli".
Si comporta quindi in modo intelligente, pur non essendo intelligente?
"Esatto. Siamo ancora a quel livello. E lo saremo sempre. Strumenti come ChatGpt rimarcano la separazione tra agire con successo, come fa un’intelligenza artificiale, e la capacità di agire in modo intelligente per arrivare a quel successo, come fa generalmente una persona. ChatGpt ha una enorme capacità di agire, ma senza 'intelligere'".
Forse dovremmo smettere di parlare di "intelligenza" a proposito di strumenti come ChatGpt?
"A un essere umano per fare qualcosa con successo serve intelligenza, anche un minimo. Oggi diversi processi possono essere fatti dalle macchine a intelligenza zero. Anzi, possono farle anche meglio di noi. Ma lo fanno dal punto di vista computazionale, non con l’intelligenza. Si comporta “come se”. Oggi le sue risposte sono banali. Forse un domani lo saranno meno".
Dove può arrivare?
"Non c’è un limite teorico al suo miglioramento. C’è un limite di risorse, finanziarie, computazionali. Di investimenti, di interesse industriale. Pensa al Concorde: una tecnologia che esiste, ma non conviene, per questo non è usata".
Se però dovesse convenire non ci sarebbe motivo per non usarla.
"Ci sono cose che l’Ai può sostituire facilmente. Esistono dei programmini che sanno scrivere gli articoli. Articoli semplici magari. E un domani per un editore non ci sarà motivo che lo faccia un giornalista. Ma nessun programma può sostituire la profondità di analisi di un articolo per esempio dell’Economist. Anche se inizio a sospettare che forse non subito ma un domani un’intelligenza artificiale saprà fare anche quello. Come saprà fare un po’ tutti i compiti, i lavori che oggi svolge una persona".
Portiamo il ragionamento alle estreme conseguenze: resterà differenza tra uomo e macchina?
"A livello di output di un processo magari anche no. Ma resterà diverso l’input e soprattutto il processo. Il fatto che alcune cose sono fatte da uomini e hanno il loro valore perché le hanno fatte gli uomini. Prendi il Taglio di Fontana. Oggi lo potrebbe fare chiunque, ma non sarebbe Fontana. Quello è un unicum. Come resta un unicum la Divina Commedia. Il computer potrà replicare, ma non sarà mai Dante. Perché l’homo poieticus è storico. La differenza è nella storia che c’è dietro. Di nuovo, l’input e il processo".
Non vede il rischio che nel lungo periodo un umanità futura, magari abituata a fruire solo di cose prodotte dalle macchine, sia disarcionata da quella storia, perdendola?
"No. Perché oggi un’AI può vincere anche il Premio Pulizer. O un premio artistico, come è successo. Ma
resterà sempre nella storia dell’umanità, perché un premio è nella storia".
Torniamo un attimo al lavoro. Quali lavori andranno persi?
"Nel breve periodo tutti i lavori di ripetizione. Poi sarà da capire. Qualcuno resterà, come magari chi fa assistenza agli anziani, o i barbieri. Ci sono capacità tipicamente umane che una macchina non può rimpiazzare o non ci piace che rimpiazzi. Chi si fida di un robot con un rasoio o le forbici?".
Uno scenario del genere potrebbe creare problemi alla stabilità sociale. Siamo ancora in tempo per evitarlo?
"Si è ancora in tempo, ma si è sempre più in ritardo. Ci si poteva preparare a questo 30 anni fa. L’evoluzione di queste tecnologie accelera. E accelera la sua accelerazione. In questo quadro bisogna capire che cosa ne sarà della nostra società nel prossimo futuro. A proposito di futuro, mi faccia dire una cosa".
Prego.
"ChatGpt non deve essere bandita dalle scuole, ma insegnata. Nelle scuole si dovrebbero dare gli strumenti per comprendere e usare queste tecnologie. Il dibattito che si sta sviluppando in queste settimane è irreale".
In un suo articolo di qualche anno fa sui progressi dell’intelligenza artificiale diceva che bisognava incominciare a pensare un mondo non utopistico di pre-pensionati, perché l’Ai avrebbe fatto tutto. Lo crede ancora?
"Certo. Oggi già è cominciato quel mondo. Le persone lavorano meno. Altre decidono di non lavorare, o di prendersi un periodo senza farlo. Il Covid credo abbia fatto capire che, almneo in alcuni contesti, la qualità della vita non è più legata a quanto si lavora. Per ora si tratta di piccoli angoli fortunati dell’universo, con pochi fortunati che possono scegliere cosa fare, magari rinunciando ai lussi. Ma raccontano un futuro possibile. Che tu sia solo il tuo lavoro è un’idea da borghesia ottocentesca. Ma credo che tutto questo avverrà solo quando saremo molti di meno".
Si riferisce alla denatalità?
"Sì. Nei paesi industrializzati pochissimi fanno cinque figli. La curva della natalità scende. Non è difficile immaginare con questi trend che tra pochi secoli ci saranno pochi lavori esistenti e moltissimi lavori automatizzati".
E che faranno gli uomini?
"Gestiranno e controlleranno. Li chiamo i colletti verdi. E magari faranno quello che interessa di più fare. L’Otium latino lo abbiamo scordato? Magari sarà Otium per tutti. Automatizzato. Climate change permettendo…"
Twitter @arcamasilum
Torniamo un attimo al lavoro. Quali lavori andranno persi?
"Nel breve periodo tutti i lavori di ripetizione. Poi sarà da capire. Qualcuno resterà, come magari chi fa assistenza agli anziani, o i barbieri. Ci sono capacità tipicamente umane che una macchina non può rimpiazzare o non ci piace che rimpiazzi. Chi si fida di un robot con un rasoio o le forbici?".
Uno scenario del genere potrebbe creare problemi alla stabilità sociale. Siamo ancora in tempo per evitarlo?
"Si è ancora in tempo, ma si è sempre più in ritardo. Ci si poteva preparare a questo 30 anni fa. L’evoluzione di queste tecnologie accelera. E accelera la sua accelerazione. In questo quadro bisogna capire che cosa ne sarà della nostra società nel prossimo futuro. A proposito di futuro, mi faccia dire una cosa".
Prego.
"ChatGpt non deve essere bandita dalle scuole, ma insegnata. Nelle scuole si dovrebbero dare gli strumenti per comprendere e usare queste tecnologie. Il dibattito che si sta sviluppando in queste settimane è irreale".
In un suo articolo di qualche anno fa sui progressi dell’intelligenza artificiale diceva che bisognava incominciare a pensare un mondo non utopistico di pre-pensionati, perché l’Ai avrebbe fatto tutto. Lo crede ancora?
"Certo. Oggi già è cominciato quel mondo. Le persone lavorano meno. Altre decidono di non lavorare, o di prendersi un periodo senza farlo. Il Covid credo abbia fatto capire che, almneo in alcuni contesti, la qualità della vita non è più legata a quanto si lavora. Per ora si tratta di piccoli angoli fortunati dell’universo, con pochi fortunati che possono scegliere cosa fare, magari rinunciando ai lussi. Ma raccontano un futuro possibile. Che tu sia solo il tuo lavoro è un’idea da borghesia ottocentesca. Ma credo che tutto questo avverrà solo quando saremo molti di meno".
Si riferisce alla denatalità?
"Sì. Nei paesi industrializzati pochissimi fanno cinque figli. La curva della natalità scende. Non è difficile immaginare con questi trend che tra pochi secoli ci saranno pochi lavori esistenti e moltissimi lavori automatizzati".
E che faranno gli uomini?
"Gestiranno e controlleranno. Li chiamo i colletti verdi. E magari faranno quello che interessa di più fare. L’Otium latino lo abbiamo scordato? Magari sarà Otium per tutti. Automatizzato. Climate change permettendo…"
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📡🪳🦗📡 INSETTI NEL PIATTO: È COMINCIATA L'OFFENSIVA CULTURALE
L'apparato della manipolazione mentale si è messo definitivamente in moto: è in corso un'offensiva, senza precedenti in questo specifico tema, dalle centrali mediatiche più grandi fino ai piccoli quotidiani locali (in foto un giornale locale della Valle d'Aosta). Da avanguardia esotica e un po' inquietante ora cercheranno di venderci gli insetti come trovata chic in grado di sposarsi perfettamente con la tradizione. Del resto si sa, tradizione fa rima con innovazione!
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