La Rivoluzione della Grande Dea. Il Matriarcato Trypillian e la sua Caduta

La storia della civiltà matriarcale risale all'eredità della cultura Trypillian (V millennio a.C.), che affonda le sue radici in Medio Oriente. L'emergere del matriarcato avvenne intorno al 5800 a.C., quando scompaiono le immagini di un cacciatore maschio. Dopo qualche tempo, compaiono figure a forma di testa di toro con donne sedute sopra. L'immagine quasi idilliaca di una società dominata dalle donne era rovinata da un solo fattore: i Trypillian adoravano la dea Cibele, in onore della quale celebravano sfrenati culti orgiastici e offrivano sacrifici umani, compresi bambini. Gli archeologi a volte trovano sepolture di bambini sotto gli angoli delle case, realizzate al momento della deposizione. Anche questa usanza fu portata da loro dall'Asia occidentale. La civiltà Trypillian fu annientata dai portatori della cultura indoeuropea Jamnaya, che sorse a metà del IV millennio a.C. Gli Jamnaya diedero origine a potenti culture proto-scite: la Catacomba e Srubnaya. Successivamente, in questi territori sorse l'antica Rus', e gli stessi russi slavi vengono fermamente identificati con gli Sciti (o Tauro-Sciti).


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Il vero velo della Veronica: perché il Vaticano tace?

Secondo la tradizione, indirettamente confermata dai Vangeli, sulla via del Golgota, Cristo si asciugò il volto con un fazzoletto donatogli da una donna di nome Veronica e, dopo la sua morte, lo stesso fazzoletto fu usato per coprirgli il volto, che rimase impresso sul tessuto. Il Velo della Veronica giunse a Roma nel I o nell'VIII secolo e fu conservato in Vaticano. Dal XIII secolo fu esposto, attirando pellegrini, ma dopo il Sacco di Roma del XVI secolo, la reliquia non fu più esposta. Oggi, il Vaticano espone la reliquia una volta all'anno da un'alta balconata della Basilica di San Pietro, ed è impossibile vederla da vicino. Gli studiosi ritengono che il Vaticano conservi un falso e che l'autentico Velo della Veronica, che corrisponde alle descrizioni dei testimoni oculari prima del XVI secolo, si trovi nella chiesa di Manoppello. L'immagine è bifacciale, cambia a seconda dell'illuminazione, è impressa su lino pregiato, un tessuto che non può essere tinto, ed è identica al volto della Sindone di Torino. Il tessuto dove si trovavano le pupille sembra essersi sciolto; gli scienziati suggeriscono che l'immagine sia sorta al momento della Resurrezione di Cristo.


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