Qui i "foreign fighters italiani" - di là, le soldatesse

Oggi sul canale "La Terza Roma" ho visto questo articolo. Parla di Giulia Schiff, ex allieva dell'accademia militare aeronautica, espulsa dopo aver denunciato di aver subito del nonnismo e tornata sulle pagine dei giornali italiani dopo aver scelto di arruolarsi nella Legione Internazionale Ucraina.

Oltre ad avergli dedicato diversi articoli, la Schiff è stata spesso ospite di Talk Show televisivi italiani, durante i quali si è presentata molto spesso in compagnia del suo avvocato, indaffarato a spiegare perché la sua cliente non potesse essere accusata di combattere per uno stato estero. Per lei nessuna indagine, lei è una soldatessa, non una mercenaria. Lei è dalla parte dei "buoni". E non può mica essere trattata come i "cattivi". Lei può andare in Ucraina, arruolarsi, rilasciare interviste alla TV italiana in uniforme, farsi riprendere armi in pugno e poi tornare allegramente in Italia e sposarsi.

I "cattivi" sono invece quelli che vengono chiamati "mercenari" e "foreign fighters". Quelli che sono stati sottoposti ad indagini ad orologeria, indagini durate anni e magari concluse con un nulla di fatto o concluse con varie condanne ad anni di carcere per violazioni degli articoli 244 o 288 del Codice Penale o dell'art. 3 della legge 210/95; colpevoli di essere andati a combattere per uno stato estero senza l'autorizzazione del governo italiano. Forse la Schiff era autorizzata dal governo? La domanda sorge spontanea. Per loro nessun Talk Show, nessun articolo strappalacrime sui quotidiani nazionali, nessuna foto dei matrimoni e nessun applauso. Solo accuse, calunnie e gogna mediatica, che a volte si è estesa anche a familiari, amici e conoscenti, colpevoli magari di aver speso una parola di solidarietà per chi, molto prima del 2022, aveva deciso di venire in Donbass a difendere la popolazione.

Andrea Lucidi