Ora che la Cina ha finalmente iniziato a ridurre il suo rigido mix di test di massa, blocchi e quarantene, la sua economia sta entrando in un periodo delicato.
Il Japan Times analizza come Pechino riaprirà la sua economia
Il Japan Times analizza come Pechino riaprirà la sua economia
The Japan Times
How will China turn its economy back on? The world is about to find out.
Now that China has finally started rolling back its strict mix of mass testing, lockdowns and quarantines, its economy is entering a delicate period.
Di fronte all'impennata dei casi di COVID-19, la Cina sta allestendo un maggior numero di strutture di terapia intensiva e sta cercando di potenziare gli ospedali, mentre sta revocando i controlli anti-virus che hanno confinato milioni di persone nelle loro case, frenato la crescita economica e scatenato le proteste.
Il governo del presidente Xi Jinping si è ufficialmente impegnato a fermare la trasmissione del virus, ultimo grande Paese a provarci. Ma le ultime mosse suggeriscono che il Partito Comunista al potere tollererà un maggior numero di casi senza ricorrere a quarantene o alla chiusura di viaggi o attività commerciali, mentre si sta concludendo — anche se in forma non troppo ufficializzata per ora — la strategia Zero-COVID.
Secondo i media statali, nella riunione di gabinetto di giovedì scorso è stata richiesta la "piena mobilitazione" degli ospedali, compresa l'aggiunta di personale per garantire la loro "efficacia di combattimento" e l'aumento delle forniture di farmaci. Ai funzionari è stato detto di tenere sotto controllo lo stato di salute di tutte le persone di età pari o superiore ai 65 anni
Il governo del presidente Xi Jinping si è ufficialmente impegnato a fermare la trasmissione del virus, ultimo grande Paese a provarci. Ma le ultime mosse suggeriscono che il Partito Comunista al potere tollererà un maggior numero di casi senza ricorrere a quarantene o alla chiusura di viaggi o attività commerciali, mentre si sta concludendo — anche se in forma non troppo ufficializzata per ora — la strategia Zero-COVID.
Secondo i media statali, nella riunione di gabinetto di giovedì scorso è stata richiesta la "piena mobilitazione" degli ospedali, compresa l'aggiunta di personale per garantire la loro "efficacia di combattimento" e l'aumento delle forniture di farmaci. Ai funzionari è stato detto di tenere sotto controllo lo stato di salute di tutte le persone di età pari o superiore ai 65 anni
AP NEWS
Facing COVID surge, China expanding hospitals, ICUs
BEIJING (AP) — Facing a surge in COVID-19 cases, China is setting up more intensive care facilities and trying to strengthen hospitals as it rolls back anti-virus controls that confined millions of people to their homes, crushed economic growth and set off…
📌GOLDMAN SACHS SU CINA E POST-COVID
Secondo le previsioni che Goldman Sachs ha mandato ai suoi clienti, la riapertura post Covid in Cina non sarà immediata, nonostante negli ultimi sette giorni Pechino abbia allentato alcune restrizioni per il controllo epidemiologico, avvicinandosi all'uscita dalla policy Zero Covid.
“Non aspettatevi una riapertura completa dell'economia cinese in tempi brevi”, scrive GS nella sua nota settimanale.
Secondo il capo economista per la Cina, Hui Shan, la sfida fondamentale che i politici cinesi devono affrontare è l'aumento del costo economico del mantenimento della politica Zero Covid, mentre il tasso di vaccinazione per i cittadini anziani è ancora basso.
“Il percorso per la più popolosa e seconda economia del mondo per riaprire dopo quasi tre anni di politica zero-Covid non sarà probabilmente semplice", ha scritto Hui in un report.
Goldman Sachs Research ha individuato quattro scenari di riapertura, con il terzo scenario come il più probabile:
1) Una riapertura immediata e brusca, in modo un po' disordinato
2) La Cina avvia la riapertura immediatamente, ma gestisce il ritmo per far fronte alla capacità del sistema sanitario
3) La Cina riapre nell'aprile 2023 dopo una preparazione costante all'inizio dell'anno. Questa è la previsione di base di GS Research e si ritiene che sia il percorso più probabile. In questo scenario, si prevede che la crescita del PIL reale cinese aumenterà di 1,5 punti percentuali, raggiungendo il 4,5% nel 2023 e poi il 5,3% nel 2024.
4) Nei prossimi mesi la Cina continuerà a inasprire notevolmente i controlli sul Covid, con restrizioni significative per gran parte del prossimo anno
Secondo le previsioni che Goldman Sachs ha mandato ai suoi clienti, la riapertura post Covid in Cina non sarà immediata, nonostante negli ultimi sette giorni Pechino abbia allentato alcune restrizioni per il controllo epidemiologico, avvicinandosi all'uscita dalla policy Zero Covid.
“Non aspettatevi una riapertura completa dell'economia cinese in tempi brevi”, scrive GS nella sua nota settimanale.
Secondo il capo economista per la Cina, Hui Shan, la sfida fondamentale che i politici cinesi devono affrontare è l'aumento del costo economico del mantenimento della politica Zero Covid, mentre il tasso di vaccinazione per i cittadini anziani è ancora basso.
“Il percorso per la più popolosa e seconda economia del mondo per riaprire dopo quasi tre anni di politica zero-Covid non sarà probabilmente semplice", ha scritto Hui in un report.
Goldman Sachs Research ha individuato quattro scenari di riapertura, con il terzo scenario come il più probabile:
1) Una riapertura immediata e brusca, in modo un po' disordinato
2) La Cina avvia la riapertura immediatamente, ma gestisce il ritmo per far fronte alla capacità del sistema sanitario
3) La Cina riapre nell'aprile 2023 dopo una preparazione costante all'inizio dell'anno. Questa è la previsione di base di GS Research e si ritiene che sia il percorso più probabile. In questo scenario, si prevede che la crescita del PIL reale cinese aumenterà di 1,5 punti percentuali, raggiungendo il 4,5% nel 2023 e poi il 5,3% nel 2024.
4) Nei prossimi mesi la Cina continuerà a inasprire notevolmente i controlli sul Covid, con restrizioni significative per gran parte del prossimo anno
Hong Kong sta eliminando l'uso di una controversa applicazione per il tracciamento dei contatti e tutte le restrizioni di movimento per i viaggiatori in arrivo, in contemporanea all’alleggerimento delle restrizioni in atto nel mainland cinese.
A partire da mercoledì, HK non richiederà più l'uso dell'app LeaveHomeSafe per entrare in ristoranti, palestre e altri luoghi di ritrovo, mentre verranno abolite anche le restrizioni di movimento per i visitatori in arrivo in città
A partire da mercoledì, HK non richiederà più l'uso dell'app LeaveHomeSafe per entrare in ristoranti, palestre e altri luoghi di ritrovo, mentre verranno abolite anche le restrizioni di movimento per i visitatori in arrivo in città
Nikkei Asia
Hong Kong scraps more virus curbs after China eases zero-COVID
City drops traveler restrictions, eases virus app rules as it ramps up reopening
Neysun Mahboubi del Center for the Study of Contemporary China della PennU dice una cosa che condivido
“Probabilmente la domanda più interessante nella politica cinese ora e per il prossimo futuro è ‘perché la politica zero-Covid è stata smantellata così rapidamente?’ E sono abbastanza sicuro che, al di fuori della piccola manciata di persone che hanno preso quella decisione, *nessuno* (grassetto, sottolineato) conosce veramente la risposta”.
“Probabilmente la domanda più interessante nella politica cinese ora e per il prossimo futuro è ‘perché la politica zero-Covid è stata smantellata così rapidamente?’ E sono abbastanza sicuro che, al di fuori della piccola manciata di persone che hanno preso quella decisione, *nessuno* (grassetto, sottolineato) conosce veramente la risposta”.
La Corea del Sud sta investendo miliardi di dollari nell'industria dei chip, mentre colossi come Samsung e SK Hynix lottano per rimanere all'avanguardia nella produzione di semiconduttori.
Questa espansione può essere positiva per le economie locali, ma ha un prezzo per l'ambiente. In città industriali come Pyeongtaek, gli abitanti si stanno opponendo. Un tema molto delicato che fa da contorno a uno dei grandi filoni di competizione internazionale
Questa espansione può essere positiva per le economie locali, ma ha un prezzo per l'ambiente. In città industriali come Pyeongtaek, gli abitanti si stanno opponendo. Un tema molto delicato che fa da contorno a uno dei grandi filoni di competizione internazionale
Nikkei Asia
South Korea's chip ambitions threaten big environmental toll
As chip giants like Samsung and SK Hynix expand production, locals fear water contamination
📌GIAPPONE E OLANDA CONTRO LA CINA SUI CHIP?
La disputa tra Stati Uniti e Cina sulla tecnologia si è inasprita questa settimana, con Washington che ha fatto trapelare un esito positivo (dal suo punto di vista) dei colloqui con il Giappone e i Paesi Bassi per un rafforzamento delle esportazioni di apparecchiature per la produzione di semiconduttori in Cina.
Pechino ha reagito: lunedì la Cina ha avviato una controversia commerciale presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) opponendosi alle misure di controllo delle esportazioni di chip degli Stati Uniti, mentre martedì la Reuters ha riferito per prima di un pacchetto di oltre 1.000 miliardi di yuan (143 miliardi di dollari) per sostenere l'industria nazionale dei chip.
Dopo l’accordo raggiunto con i Paesi Bassi per limitare la capacità cinese di ottenere e fabbricare semiconduttori, Washington ha incassato anche un sostanziale assenzo da parte del Giappone. A parte i principali fornitori statunitensi di apparecchiature, la giapponese Tokyo Electron Ltd e l'olandese ASML Holding NV, specialista in litografia, sono aziende che producono apparecchiature necessarie per la realizzazione di chip altamente avanzati e l'adozione da parte dei loro governi delle limitazioni statunitensi segnerebbe un cambiamento importante.
Si creerebbe “un vero e proprio punto di strozzatura nelle catene di produzioni globali dei microchip”, fa notare Otto Lanzavecchia (che da molto tempo segue certe dinamiche). Otto ricorda come “l’autosufficienza tecnologica in questo campo è un obiettivo principe nella strategia quinquennale di Xi Jinping“, il quale come dice la Bloomberg attribuisce all’industria dei semiconduttori un’importanza pari allo sviluppo della bomba atomica.
Già oggi Pechino non ha accesso ai macchinari litografici (che semplificando sono gli stampi per i semiconduttori) per fabbricare i chip più avanzati, a causa dell’azione concertata degli alleati. Stando alle notizie diffuse da Bloomberg e Reuters sulle ultime discussioni, ora i nuovi controlli potrebbero bloccare la vendita di macchine per la produzione di chip a 14 nanometri – uno standard più obsoleto, ma alla base di una varietà di chip estremamente diffusi, utilizzati in elettrodomestici, auto e non solo.
Pechino contesta le scelte americane davanti al WTO considerando le ragioni che le hanno guidate in violazioni delle regole internazionali. Washington insiste che si tratta di una questione di sicurezza nazionale — e olandesi e giapponesi dovrebbero in qualche modo accettare l’approccio economicista-commerciale e accedere alle visioni più strategiche che guidano le decisioni statunitensi.
La scelta cinese di stanziare quei 143 miliardi per spingere l’industria autoctona dei chip è conseguenza logica e diretta. Pechino vuole trovare escamotage per evitare di restare indietro. La Cina è di fatto dipendente dalle tecnologie litografiche occidentali, e spinge affinché questo non pesi ulteriormente sugli sviluppi futuri
La disputa tra Stati Uniti e Cina sulla tecnologia si è inasprita questa settimana, con Washington che ha fatto trapelare un esito positivo (dal suo punto di vista) dei colloqui con il Giappone e i Paesi Bassi per un rafforzamento delle esportazioni di apparecchiature per la produzione di semiconduttori in Cina.
Pechino ha reagito: lunedì la Cina ha avviato una controversia commerciale presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) opponendosi alle misure di controllo delle esportazioni di chip degli Stati Uniti, mentre martedì la Reuters ha riferito per prima di un pacchetto di oltre 1.000 miliardi di yuan (143 miliardi di dollari) per sostenere l'industria nazionale dei chip.
Dopo l’accordo raggiunto con i Paesi Bassi per limitare la capacità cinese di ottenere e fabbricare semiconduttori, Washington ha incassato anche un sostanziale assenzo da parte del Giappone. A parte i principali fornitori statunitensi di apparecchiature, la giapponese Tokyo Electron Ltd e l'olandese ASML Holding NV, specialista in litografia, sono aziende che producono apparecchiature necessarie per la realizzazione di chip altamente avanzati e l'adozione da parte dei loro governi delle limitazioni statunitensi segnerebbe un cambiamento importante.
Si creerebbe “un vero e proprio punto di strozzatura nelle catene di produzioni globali dei microchip”, fa notare Otto Lanzavecchia (che da molto tempo segue certe dinamiche). Otto ricorda come “l’autosufficienza tecnologica in questo campo è un obiettivo principe nella strategia quinquennale di Xi Jinping“, il quale come dice la Bloomberg attribuisce all’industria dei semiconduttori un’importanza pari allo sviluppo della bomba atomica.
Già oggi Pechino non ha accesso ai macchinari litografici (che semplificando sono gli stampi per i semiconduttori) per fabbricare i chip più avanzati, a causa dell’azione concertata degli alleati. Stando alle notizie diffuse da Bloomberg e Reuters sulle ultime discussioni, ora i nuovi controlli potrebbero bloccare la vendita di macchine per la produzione di chip a 14 nanometri – uno standard più obsoleto, ma alla base di una varietà di chip estremamente diffusi, utilizzati in elettrodomestici, auto e non solo.
Pechino contesta le scelte americane davanti al WTO considerando le ragioni che le hanno guidate in violazioni delle regole internazionali. Washington insiste che si tratta di una questione di sicurezza nazionale — e olandesi e giapponesi dovrebbero in qualche modo accettare l’approccio economicista-commerciale e accedere alle visioni più strategiche che guidano le decisioni statunitensi.
La scelta cinese di stanziare quei 143 miliardi per spingere l’industria autoctona dei chip è conseguenza logica e diretta. Pechino vuole trovare escamotage per evitare di restare indietro. La Cina è di fatto dipendente dalle tecnologie litografiche occidentali, e spinge affinché questo non pesi ulteriormente sugli sviluppi futuri
Il dibattito sulla spesa per la difesa minaccia di dividere il Partito Liberal Democratico al governo.
Piuttosto che aumentare le tasse, alcuni legislatori dell'LDP vogliono che il primo ministro emetta titoli di Stato, spiega il Japan Times.
Del rafforzamento militare giapponese — di cui si parla da molto — ho scritto su Formiche.net ieri
Piuttosto che aumentare le tasse, alcuni legislatori dell'LDP vogliono che il primo ministro emetta titoli di Stato, spiega il Japan Times.
Del rafforzamento militare giapponese — di cui si parla da molto — ho scritto su Formiche.net ieri
The Japan Times
Defense spending debate threatens to divide ruling Liberal Democratic Party
Rather than raising taxes, some LDP lawmakers want the prime minister to issue government bonds.
Il ministro degli Esteri giapponese, Yoshimasa Hayashi, sta valutando la possibilità di visitare la Cina alla fine del mese, fanno sapere fonti diplomatiche su media nipponici, mentre Tokyo e Pechino cercano di stabilizzare i rapporti bilaterali che sono stati spesso tesi per questioni che includono dispute territoriali e questioni come quelle sui chip.
Si tratterebbe della prima visita in Cina di un ministro degli Esteri giapponese in tre anni. Il piano segue il primo incontro di persona tra il primo ministro giapponese Kishida Fumio e il leader cinese Xi Jinping, avvenuto il mese scorso a Bangkok, dove i due leader hanno concordato di organizzare il viaggio di Hayashi in Cina
https://english.kyodonews.net/news/2022/12/c850cf11ffcf-urgent-japans-foreign-minister-eyes-visit-to-china-in-late-dec-source.html
Si tratterebbe della prima visita in Cina di un ministro degli Esteri giapponese in tre anni. Il piano segue il primo incontro di persona tra il primo ministro giapponese Kishida Fumio e il leader cinese Xi Jinping, avvenuto il mese scorso a Bangkok, dove i due leader hanno concordato di organizzare il viaggio di Hayashi in Cina
https://english.kyodonews.net/news/2022/12/c850cf11ffcf-urgent-japans-foreign-minister-eyes-visit-to-china-in-late-dec-source.html
Kyodo News+
Japan's foreign minister eyes visit to China in late Dec.: source
Japanese Foreign Minister Yoshimasa Hayashi is considering visiting China late this month, a diplomatic source said on Dec. 14.
Secondo uno studio pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale, i mercati immobiliari asiatici sono destinati a subire un brusco calo dei prezzi, a causa dell'aumento dei tassi di interesse che rendono le abitazioni meno accessibili per gli acquirenti medi.
Da Hong Kong alla Malesia, lo studio evidenzia un appiattimento dei prezzi delle case in tutta la regione, dopo un boom immobiliare che ha avuto un'impennata con l'insorgere della pandemia. Questo potrebbe portare a correzioni con l'incombere di una recessione, spiega l’Asia Nikkei
Da Hong Kong alla Malesia, lo studio evidenzia un appiattimento dei prezzi delle case in tutta la regione, dopo un boom immobiliare che ha avuto un'impennata con l'insorgere della pandemia. Questo potrebbe portare a correzioni con l'incombere di una recessione, spiega l’Asia Nikkei
Nikkei Asia
From Hong Kong to Malaysia, property markets set to decline: IMF
Shift in interest rate cycle creates 'downside risks', organization says
📌L’ECONOMIA GLOBALE NEL 2075: CRESCITA LENTA, MA ASIA IN ASCESA
Questa settimana, gli economisti di Goldman Sachs Research Kevin Daly e Tadas Gedminas hanno pubblicato un rapporto che guarda molto più avanti delle normali previsioni di questi tempi — che di solito si soffermano su bilanci dell’anno che si sta chiedendo e outlook su quello a venire. I due analisti pensano al 2075.
Ciò che prevedono è un mondo in cui l'espansione economica globale rallenta a causa della diminuzione della crescita demografica. Si prevede che le economie emergenti, e in particolare le potenze asiatiche, continueranno comunque a recuperare terreno rispetto ai Paesi più ricchi. E questo è dato fondamentale per ragionare sul “verso dove si sta muovendo il futuro”, per dirla con parole da letteratura.
L'espansione economica sta diminuendo mentre il tasso di crescita della popolazione mondiale rallenta. Questo tasso si è dimezzato negli ultimi 50 anni — ora è inferiore all'1% — e secondo le proiezioni demografiche delle Nazioni Unite si fermerà entro il 2075.
L'indebolimento della produttività, legato al rallentamento della globalizzazione, è un'altra ragione per cui gli economisti di GS si aspettano che la crescita del PIL si affievolisca.
Secondo le proiezioni, nel 2050 le cinque maggiori economie mondiali (misurate in dollari) saranno la Cina, gli Stati Uniti, l'India, l'Indonesia e la Germania, con il sorpasso della Cina sugli Stati Uniti come maggiore economia mondiale nel 2035. Si prevede che l'India avrà la seconda economia mondiale entro il 2075, l’Indonesia la quarta.
Nei prossimi 50 anni, tre delle cinque principali economie si troveranno dunque nell’Indo Pacifico.
La prospettiva di una rapida crescita demografica in Paesi come la Nigeria, il Pakistan e l'Egitto implica che queste economie — con le politiche e le istituzioni adeguate — potrebbero diventare tra le più grandi del mondo in circa 50 anni.
Il protezionismo e il cambiamento climatico restano due dei maggiori rischi per le loro proiezioni. I nazionalisti populisti sono al potere in alcuni dei Paesi con maggiore potenziale di sviluppo e le interruzioni della catena di approvvigionamento durante la pandemia hanno portato a una maggiore attenzione alla resilienza e alla delocalizzazione.
Questa settimana, gli economisti di Goldman Sachs Research Kevin Daly e Tadas Gedminas hanno pubblicato un rapporto che guarda molto più avanti delle normali previsioni di questi tempi — che di solito si soffermano su bilanci dell’anno che si sta chiedendo e outlook su quello a venire. I due analisti pensano al 2075.
Ciò che prevedono è un mondo in cui l'espansione economica globale rallenta a causa della diminuzione della crescita demografica. Si prevede che le economie emergenti, e in particolare le potenze asiatiche, continueranno comunque a recuperare terreno rispetto ai Paesi più ricchi. E questo è dato fondamentale per ragionare sul “verso dove si sta muovendo il futuro”, per dirla con parole da letteratura.
L'espansione economica sta diminuendo mentre il tasso di crescita della popolazione mondiale rallenta. Questo tasso si è dimezzato negli ultimi 50 anni — ora è inferiore all'1% — e secondo le proiezioni demografiche delle Nazioni Unite si fermerà entro il 2075.
L'indebolimento della produttività, legato al rallentamento della globalizzazione, è un'altra ragione per cui gli economisti di GS si aspettano che la crescita del PIL si affievolisca.
Secondo le proiezioni, nel 2050 le cinque maggiori economie mondiali (misurate in dollari) saranno la Cina, gli Stati Uniti, l'India, l'Indonesia e la Germania, con il sorpasso della Cina sugli Stati Uniti come maggiore economia mondiale nel 2035. Si prevede che l'India avrà la seconda economia mondiale entro il 2075, l’Indonesia la quarta.
Nei prossimi 50 anni, tre delle cinque principali economie si troveranno dunque nell’Indo Pacifico.
La prospettiva di una rapida crescita demografica in Paesi come la Nigeria, il Pakistan e l'Egitto implica che queste economie — con le politiche e le istituzioni adeguate — potrebbero diventare tra le più grandi del mondo in circa 50 anni.
Il protezionismo e il cambiamento climatico restano due dei maggiori rischi per le loro proiezioni. I nazionalisti populisti sono al potere in alcuni dei Paesi con maggiore potenziale di sviluppo e le interruzioni della catena di approvvigionamento durante la pandemia hanno portato a una maggiore attenzione alla resilienza e alla delocalizzazione.
Il Giappone, storicamente legato a vincoli costituzionali ed esistenziali sulla spesa militare, allenta lacci post-bellici sulle Self Defense Force in un drastico cambiamento di linea politica.
Il governo ha approvato la revisione di tre documenti chiave sulla sicurezza, delineando una nuova posizione dura in una regione in cui la Cina continua a mostrare i suoi muscoli militari.
Sul Japan Times i vari dettagli, invece Gabriele Carrer ha analizzato le scelte di Tokyo con Alessio Patalano, professore del King’s College di Londra
Il governo ha approvato la revisione di tre documenti chiave sulla sicurezza, delineando una nuova posizione dura in una regione in cui la Cina continua a mostrare i suoi muscoli militari.
Sul Japan Times i vari dettagli, invece Gabriele Carrer ha analizzato le scelte di Tokyo con Alessio Patalano, professore del King’s College di Londra
The Japan Times
Japan approves major defense overhaul in dramatic policy shift
The government passed revisions to three key security documents that outline a tough new stance on China and pave the way for Tokyo's acquisition of a "counterstrike capability."
Gli Stati Uniti mettono nella black list il chipmaker cinese YMTC, il campione di intelligenza artificiale Cambricon e altri
Yangtze Memory Technologies è tra le 36 aziende e organizzazioni di ricerca cinesi che giovedì sono state aggiunte a una lista nera del commercio statunitense, in una mossa che accresce la tensione sulla concorrenza tecnologica tra l'amministrazione Biden e Pechino
Yangtze Memory Technologies è tra le 36 aziende e organizzazioni di ricerca cinesi che giovedì sono state aggiunte a una lista nera del commercio statunitense, in una mossa che accresce la tensione sulla concorrenza tecnologica tra l'amministrazione Biden e Pechino
Nikkei Asia
U.S. blacklists China chipmaker YMTC, AI champion Cambricon, others
Chip tool maker intended as alternative to ASML also added to Washington's list
Indo-Pacific Diary
Questo (ripreso da @McWLuke) e alcuni video simili da qualche ora stanno circolando sui social network: le immagini mostrano una vicenda pazzesca avvenuta al consolato cinese di Manchester, UK. I funzionari cinesi hanno reagito violentemente ad alcune proteste…
Sei diplomatici cinesi con sede a Manchester, tra cui il console generale Zheng Xiyuan, partiranno per la Cina in seguito all'incidente in cui un manifestante è stato trascinato all'interno del consolato e aggredito. Lo ha annunciato mercoledì il ministro degli Esteri britannico, James Cleverly, dopo che la notizia era stata anticipata da Politico
Il Chief of the Defence Staff del Regno Unito, l’ammiraglio Sir Tony Radakin, al RUSI Lecture 2022: “The notion that you can separate security in Europe from security in the Pacific seems difficulty, especially if you happen to be a global trading nation with a permanent seat on the UN Security Council”
https://www.gov.uk/government/speeches/chief-of-the-defence-staff-rusi-lecture-2022
https://www.gov.uk/government/speeches/chief-of-the-defence-staff-rusi-lecture-2022
GOV.UK
Chief of the Defence Staff RUSI Lecture 2022
Chief of the Defence Staff, Admiral Sir Tony Radakin, at the RUSI Lecture 2022
Durante l’ultimo consiglio dei ministri a Stoccolma, Erik Widman è stato nominato inviato speciale svedese per l'Indo-Pacifico. La Svezia è stata sottoposta a pressioni per creare una posizione di questo tipo, dal momento che a gennaio andrà a guidare il Consiglio dell’Unione europea e Francia e Repubblica Ceca — le due precedenti presidenze — hanno entrambe figure di questo tipo.
La scelta indica evidentemente un interesse crescente dell’Unione alla regione. "La competizione geopolitica è chiaramente in aumento nella regione indo-pacifica, il che mette sotto seria pressione il commercio e le catene di valore, così come la tecnologia, la politica estera e di sicurezza", ha dichiarato Widman in una e-mail inviata a Politico. "È importante che insieme ai partner ci opporremo a comportamenti aggressivi e a pratiche commerciali sleali, rafforzando il rispetto del diritto internazionale"
La scelta indica evidentemente un interesse crescente dell’Unione alla regione. "La competizione geopolitica è chiaramente in aumento nella regione indo-pacifica, il che mette sotto seria pressione il commercio e le catene di valore, così come la tecnologia, la politica estera e di sicurezza", ha dichiarato Widman in una e-mail inviata a Politico. "È importante che insieme ai partner ci opporremo a comportamenti aggressivi e a pratiche commerciali sleali, rafforzando il rispetto del diritto internazionale"
📌UE-ASEAN: MOLTO DA CONDIVIDERE, MA ANCORA QUALCHE DISTANZA
Quanto vale la capacità di investimento europeo sul destino del Sud-est asiatico? Bruxelles riuscirà a garantirsi un ruolo terzo (e terso) in mezzo al confronto USA-Cina tale da essere considerata una garanzia alternativa credibile dai Paesi dell’ASEAN?
Nei giorni scorsi c’è stato il primo vertice di sempre tra i 27 capi di stato e di governo dell’Ue e i loro omologhi dell'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN). Tutti presenti tranne il Myanmar, la cui giunta militare non è stata invitata perché non riconosciuta come interlocutore legittimo.
Parliamo di una regione che nel decennio in corso avrà una crescita media pari al 5% annuo, ossia una delle più alte al mondo. Una regione che per altro è ricca di materie prime fondamentali per la transizione verde, ma anche di ambienti innovativi che vanno stimolati per quanto cruciali.
Ecco perché spingendo sul progetto geopolitico-infrastrutturale Global Gateway, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha oggi annunciato un investimento da 10 miliardi di euro per lo sviluppo green, tecnologico e dei trasporti della regione. A cui si aggiungono i circa 20 miliardi di euro messi sul piatto dal G7 per accelerare la decarbonizzazione di Indonesia e Vietnam (due dei motori della regione).
Grazie a 215 miliardi di euro di interscambio di beni, l’ASEAN è il terzo partner commerciale per l’Ue, dopo USA e Cina. Un dato che marchia ulteriormente la centralità di questa porzione chiave dell’Indo Pacifico.
Dei 10 Paesi della regione, solo Vietnam e Singapore hanno però firmato un accordo di libero scambio con Bruxelles. Tutt’altro che un successo per l’Ue, che vorrebbe sbloccare le trattative con Malesia e Filippine (discussioni che vanno ormai avanti rispettivamente da 12 e 7 anni e su cui l’Ue dimostra tutte le sue lentezze e problematiche). "Il nostro obiettivo finale è un accordo da regione a regione", ha detto von der Leyen.
Un ruolo centrale ce l’ha l’Indonesia: quinta economia mondiale entro il 2030, ma “solo” 31esimo partner commerciale dell’Unione. Giacarta sarà un Paese leader globale stando alle previsioni a lungo termine di istituti come Goldman Sachs. Ma Giacarta contesta all’Ue i limiti imposti sull’utilizzo di biocarburanti a base di olio di palma (di cui l’Indonesia è principale produttore al mondo). La Commissione europea risponde con critiche pesanti contro gli embarghi commerciali e misure interne autoritarie guidate dalla presidenza del nazionalista Joko Widido.
I Paesi dell’ASEAN, come recentemente spiegato da Singapore, detestano l’idea che le attenzioni della regione siano solo frutto delle dinamiche tra potenze (la città-stato lo ha comunicato a proposito dell’impegno americani su Taiwan). Temono di finire schiacciate nel dualismo USA-Cina, per questo — come mi aveva spiegato @valeriobordonaro (Ass. Italia-ASEAN) tempo fa — vedono nell’Ue un’alternativa (ammesso che l’Ue voglia impegnarsi a esserlo). Per questo hanno evitato esposizioni troppo esplicite sull’invasione russa dell’Ucraina (Vietnam, Laos e Thailandia, che hanno stretti legami militari con Mosca, si sono astenuti alle diverse votazioni ONU di condanna).
Il fatto che l’Ue abbia provato a ottenere nella dichiarazione finale del vertice una presa di posizione unanime contro Mosca, senza successo, dimostra che ancora c’è una distanza di consapevolezza da parte di Bruxelles. Alla fine si è parlato di “integrità territoriale dell’Ucraina, ma senza toni duri contro la Russia. Il comunicato congiunto dice che “la maggioranza dei Membri condanna fermamente [l’aggressione all’Ucraina]”. La maggioranza, non tutti.
Divergenza simile si nota nei confronti di Pechino. La Cina per diversi dei membri ASEAN è un super partner commerciale e l’idea di esporsi eccessivamente non è condivisa da molti. Per tale ragione qualsiasi riferimento a Taiwan è stato tolto dal documento conclusivo sul summit.⤵️
Quanto vale la capacità di investimento europeo sul destino del Sud-est asiatico? Bruxelles riuscirà a garantirsi un ruolo terzo (e terso) in mezzo al confronto USA-Cina tale da essere considerata una garanzia alternativa credibile dai Paesi dell’ASEAN?
Nei giorni scorsi c’è stato il primo vertice di sempre tra i 27 capi di stato e di governo dell’Ue e i loro omologhi dell'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN). Tutti presenti tranne il Myanmar, la cui giunta militare non è stata invitata perché non riconosciuta come interlocutore legittimo.
Parliamo di una regione che nel decennio in corso avrà una crescita media pari al 5% annuo, ossia una delle più alte al mondo. Una regione che per altro è ricca di materie prime fondamentali per la transizione verde, ma anche di ambienti innovativi che vanno stimolati per quanto cruciali.
Ecco perché spingendo sul progetto geopolitico-infrastrutturale Global Gateway, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha oggi annunciato un investimento da 10 miliardi di euro per lo sviluppo green, tecnologico e dei trasporti della regione. A cui si aggiungono i circa 20 miliardi di euro messi sul piatto dal G7 per accelerare la decarbonizzazione di Indonesia e Vietnam (due dei motori della regione).
Grazie a 215 miliardi di euro di interscambio di beni, l’ASEAN è il terzo partner commerciale per l’Ue, dopo USA e Cina. Un dato che marchia ulteriormente la centralità di questa porzione chiave dell’Indo Pacifico.
Dei 10 Paesi della regione, solo Vietnam e Singapore hanno però firmato un accordo di libero scambio con Bruxelles. Tutt’altro che un successo per l’Ue, che vorrebbe sbloccare le trattative con Malesia e Filippine (discussioni che vanno ormai avanti rispettivamente da 12 e 7 anni e su cui l’Ue dimostra tutte le sue lentezze e problematiche). "Il nostro obiettivo finale è un accordo da regione a regione", ha detto von der Leyen.
Un ruolo centrale ce l’ha l’Indonesia: quinta economia mondiale entro il 2030, ma “solo” 31esimo partner commerciale dell’Unione. Giacarta sarà un Paese leader globale stando alle previsioni a lungo termine di istituti come Goldman Sachs. Ma Giacarta contesta all’Ue i limiti imposti sull’utilizzo di biocarburanti a base di olio di palma (di cui l’Indonesia è principale produttore al mondo). La Commissione europea risponde con critiche pesanti contro gli embarghi commerciali e misure interne autoritarie guidate dalla presidenza del nazionalista Joko Widido.
I Paesi dell’ASEAN, come recentemente spiegato da Singapore, detestano l’idea che le attenzioni della regione siano solo frutto delle dinamiche tra potenze (la città-stato lo ha comunicato a proposito dell’impegno americani su Taiwan). Temono di finire schiacciate nel dualismo USA-Cina, per questo — come mi aveva spiegato @valeriobordonaro (Ass. Italia-ASEAN) tempo fa — vedono nell’Ue un’alternativa (ammesso che l’Ue voglia impegnarsi a esserlo). Per questo hanno evitato esposizioni troppo esplicite sull’invasione russa dell’Ucraina (Vietnam, Laos e Thailandia, che hanno stretti legami militari con Mosca, si sono astenuti alle diverse votazioni ONU di condanna).
Il fatto che l’Ue abbia provato a ottenere nella dichiarazione finale del vertice una presa di posizione unanime contro Mosca, senza successo, dimostra che ancora c’è una distanza di consapevolezza da parte di Bruxelles. Alla fine si è parlato di “integrità territoriale dell’Ucraina, ma senza toni duri contro la Russia. Il comunicato congiunto dice che “la maggioranza dei Membri condanna fermamente [l’aggressione all’Ucraina]”. La maggioranza, non tutti.
Divergenza simile si nota nei confronti di Pechino. La Cina per diversi dei membri ASEAN è un super partner commerciale e l’idea di esporsi eccessivamente non è condivisa da molti. Per tale ragione qualsiasi riferimento a Taiwan è stato tolto dal documento conclusivo sul summit.⤵️
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Un punto di contatto su certe tematiche è però il tema delle rivendicazioni cinesi sul Mar Cinese Meridionale, che preoccupano più di un membro ASEAN.
Non a caso, il più grande successo diplomatico è derivato dall'appello dell'UE al rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), in base alla quale Manila ha vinto una storica causa di arbitrato contro Pechino per le dispute sul Mar Cinese Meridionale.
Su tutto: Lizza Bomassi, vicedirettore di Carnegie Europe, ha definito il vertice una "occasione mancata". "Inizialmente si diceva che fosse un incontro tra leader per affrontare le numerose crisi e incertezze scatenate negli ultimi anni, l'evento è stato relegato a un'occasione per commemorare quarantacinque anni di relazioni diplomatiche. Anche gli eventi collaterali non ufficiali sembrano affrontare questioni più importanti del vertice ufficiale stesso".
Un punto di contatto su certe tematiche è però il tema delle rivendicazioni cinesi sul Mar Cinese Meridionale, che preoccupano più di un membro ASEAN.
Non a caso, il più grande successo diplomatico è derivato dall'appello dell'UE al rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), in base alla quale Manila ha vinto una storica causa di arbitrato contro Pechino per le dispute sul Mar Cinese Meridionale.
Su tutto: Lizza Bomassi, vicedirettore di Carnegie Europe, ha definito il vertice una "occasione mancata". "Inizialmente si diceva che fosse un incontro tra leader per affrontare le numerose crisi e incertezze scatenate negli ultimi anni, l'evento è stato relegato a un'occasione per commemorare quarantacinque anni di relazioni diplomatiche. Anche gli eventi collaterali non ufficiali sembrano affrontare questioni più importanti del vertice ufficiale stesso".
L'ammirazione personale di Xi Jinping per la Russia è ben documentata. Secondo un articolo uscito questa settimana sul Wall Street Journal, quando un rapporto inviato dall'alma mater di Xi, la prestigiosa Tsinghua University, sosteneva che l'economia russa non aveva futuro, Xi ha scritto solo una parola a margine: "Sciocchezze".
Per Stuart Lau (il giornalista più forte sulla Cina di Politico), anche se il presidente Xi ha ripetutamente rassicurato i leader europei che Pechino si oppone alle minacce nucleari di Mosca contro l'Ucraina, rimane alto il livello di allerta per il fatto che la Cina diventerà la principale ancora di salvezza economica della Russia.
Come ha detto un alto diplomatico europeo a Lau: "Non è un segreto che Xi veda [il presidente russo Vladimir] Putin come il suo unico partner strategico affidabile. La domanda che ci poniamo è: Fino a che punto si spingerà? E come possiamo valutarlo?".
Per Stuart Lau (il giornalista più forte sulla Cina di Politico), anche se il presidente Xi ha ripetutamente rassicurato i leader europei che Pechino si oppone alle minacce nucleari di Mosca contro l'Ucraina, rimane alto il livello di allerta per il fatto che la Cina diventerà la principale ancora di salvezza economica della Russia.
Come ha detto un alto diplomatico europeo a Lau: "Non è un segreto che Xi veda [il presidente russo Vladimir] Putin come il suo unico partner strategico affidabile. La domanda che ci poniamo è: Fino a che punto si spingerà? E come possiamo valutarlo?".
WSJ
Xi Jinping Doubles Down on His Putin Bet. ‘I Have a Similar Personality to Yours.’
The Chinese leader has long admired Vladimir Putin. Now, he is strengthening ties between the two nations with increased trade and energy partnerships.
Il Giappone ha scelto di rafforzare le proprie capacità strategiche. La nuova strategia per la sicurezza nazionale è un passaggio della revisione della postura di Tokyo in mezzo al cambiamento del contesto internazionale, mi ha spiegato Guido Alberto Casanova di ISPI
https://formiche.net/2022/12/sicurezza-strategica-giappone/
https://formiche.net/2022/12/sicurezza-strategica-giappone/
Un sondaggio di Kyodo News mostra che quasi il 65% dei giapponesi disapprova l'aumento delle tasse per coprire l'aumento del budget della difesa.
Il tasso di approvazione del Gabinetto del Primo Ministro Kishida Fumio è rimasto al 33,1%, il più basso dal suo avvio lo scorso anno
Il tasso di approvazione del Gabinetto del Primo Ministro Kishida Fumio è rimasto al 33,1%, il più basso dal suo avvio lo scorso anno
The Japan Times
Poll shows nearly 65% disapprove of tax hikes to cover Japan's increased defense budget
The approval rate for Prime Minister Fumio Kishida's Cabinet remained at 33.1%, the lowest since its launch last year, the latest Kyodo News survey found.