La Venere degli stracci, Michelangelo Pistoletto, 1967
Cinquant’anni fa ho realizzato la Venere degli stracci. Gli stracci rappresentano il passaggio delle persone dentro tutti questi vestiti, questi vestiti ormai degradati. La Venere, venendo dal passato come simbolo di bellezza e di speranza, ridà vita, rigenera questi stracci.
Pistoletto accosta il Bello ideale alla vita vera, sciupata e usata, incarnando l’ideal-tipo più condiviso della bellezza, la Venere dello scultore neoclassico Bertel Thorvaldsen, che evoca pose e proporzioni della Venere di Miloce la Venere Callipigia. Il calco della Venere classica, bianca e ordinata, da un preciso canone proporzionale, si contrappone al disordine delle pezze, creando una perfetta relazione e armonia tra il passato e il presente, il neutro e il multi colore, l’eterno e il transitorio.
#installazione #italia
http://artecracy.eu/gli-stracci-michelangelo-pistoletto/
Cinquant’anni fa ho realizzato la Venere degli stracci. Gli stracci rappresentano il passaggio delle persone dentro tutti questi vestiti, questi vestiti ormai degradati. La Venere, venendo dal passato come simbolo di bellezza e di speranza, ridà vita, rigenera questi stracci.
Pistoletto accosta il Bello ideale alla vita vera, sciupata e usata, incarnando l’ideal-tipo più condiviso della bellezza, la Venere dello scultore neoclassico Bertel Thorvaldsen, che evoca pose e proporzioni della Venere di Miloce la Venere Callipigia. Il calco della Venere classica, bianca e ordinata, da un preciso canone proporzionale, si contrappone al disordine delle pezze, creando una perfetta relazione e armonia tra il passato e il presente, il neutro e il multi colore, l’eterno e il transitorio.
#installazione #italia
http://artecracy.eu/gli-stracci-michelangelo-pistoletto/
Solaris, Andrej Tarkovskij, 1972
La scienza? Sciocchezze. In questa situazione la mediocritá e il genio sono ugualmente inutili! Noi non vogliamo affatto conquistare il cosmo. Noi vogliamo allargare la terra alle sue dimensioni. Non abbiamo bisogno di altri mondi: abbiamo bisogno di uno specchio. Ci affanniamo per ottenere un contatto e non lo troveranno mai. Ci troviamo nella sciocca posizione di chi anela una meta di cui ha paura e di cui non ha bisogno. L'uomo ha bisogno solo dell'uomo!
#cinema #russia
https://www.youtube.com/watch?v=vJdQU_5E_Ao&t=43s
La scienza? Sciocchezze. In questa situazione la mediocritá e il genio sono ugualmente inutili! Noi non vogliamo affatto conquistare il cosmo. Noi vogliamo allargare la terra alle sue dimensioni. Non abbiamo bisogno di altri mondi: abbiamo bisogno di uno specchio. Ci affanniamo per ottenere un contatto e non lo troveranno mai. Ci troviamo nella sciocca posizione di chi anela una meta di cui ha paura e di cui non ha bisogno. L'uomo ha bisogno solo dell'uomo!
#cinema #russia
https://www.youtube.com/watch?v=vJdQU_5E_Ao&t=43s
YouTube
"Listen to Bach (The Earth)" from "Solaris"
Bel Air Music presents the clip "Listen to Bach (The Earth)" from the film "Solaris" (1972), one of 24 clips from 18 Russian films 1932 to 2004 featured on Russian Film Music III CD & DVD. https://itunes.apple.com/us/album/russian-film-music-iii/id665574216
I cacciatori nella neve, Pieter Brugel il Vecchio, 1565
-Tratto da Solaris-
Tale dipinto rappresenta il termine del ciclo delle stagioni: il cammino dei cacciatori è rivolto, infatti, al ritorno verso casa e dunque verso un riposo che significa la conclusione di un percorso, come se rappresentasse la nostalgia e il desiderio che gli astronauti hanno del loro luogo d’origine, o forse di un’armonia perduta. Il paesaggio freddo, bianco e terrestre del dipinto richiama uno dei momenti più belli vissuti da Chris, una passeggiata assieme ai genitori sulla neve. Questi sentimenti profondi e inconsci sembrano essere riflessi dall’oceano di Solaris, è proprio l’ospite Hari infatti a contemplare assorta il quadro.
#pittura #russia
https://zootropita.wordpress.com/2013/02/12/solaris-un-viaggio-interiore/
-Tratto da Solaris-
Tale dipinto rappresenta il termine del ciclo delle stagioni: il cammino dei cacciatori è rivolto, infatti, al ritorno verso casa e dunque verso un riposo che significa la conclusione di un percorso, come se rappresentasse la nostalgia e il desiderio che gli astronauti hanno del loro luogo d’origine, o forse di un’armonia perduta. Il paesaggio freddo, bianco e terrestre del dipinto richiama uno dei momenti più belli vissuti da Chris, una passeggiata assieme ai genitori sulla neve. Questi sentimenti profondi e inconsci sembrano essere riflessi dall’oceano di Solaris, è proprio l’ospite Hari infatti a contemplare assorta il quadro.
#pittura #russia
https://zootropita.wordpress.com/2013/02/12/solaris-un-viaggio-interiore/
Yamal Peninsula, Sebastião Salgado, 2011
Quando fotografo io respiro la fatica dell’uomo, i suoi ritmi, le sue angosce. Ma anche le sue speranze.
#fotografia #russia
Quando fotografo io respiro la fatica dell’uomo, i suoi ritmi, le sue angosce. Ma anche le sue speranze.
#fotografia #russia
Brick, Studio Bouroullec, 2000
I ripiani in polistirolo sono ritagliati con un laser. Originariamente avevamo concepito questi elementi come sfondo per una mostra di scarpe francesi, il Festival Internazionale delle Arti della Moda di Hyères, Francia. Il nostro piano era quello di evitare di dover rifare elementi di sfondo su ogni sito usando tecniche tradizionali.
http://www.bouroullec.com
#design #francia
I ripiani in polistirolo sono ritagliati con un laser. Originariamente avevamo concepito questi elementi come sfondo per una mostra di scarpe francesi, il Festival Internazionale delle Arti della Moda di Hyères, Francia. Il nostro piano era quello di evitare di dover rifare elementi di sfondo su ogni sito usando tecniche tradizionali.
http://www.bouroullec.com
#design #francia
Come in uno specchio, Ingmar Bergman, 1961
Ho avuto paura. La porta si è dischiusa, ma il Dio che è entrato era solo un ragno. Si è avvicinato a me e io l'ho visto in faccia: un viso ripugnante e gelido. Si è lanciato su di me, voleva possedermi ma io mi sono difesa. Vedevo continuamente i suoi occhi così freddi e calmi. Non è riuscito a penetrare in me, così ha strisciato sul mio petto e se ne è andato su per la parete. Ho visto Dio.
#cinema #svezia
Ho avuto paura. La porta si è dischiusa, ma il Dio che è entrato era solo un ragno. Si è avvicinato a me e io l'ho visto in faccia: un viso ripugnante e gelido. Si è lanciato su di me, voleva possedermi ma io mi sono difesa. Vedevo continuamente i suoi occhi così freddi e calmi. Non è riuscito a penetrare in me, così ha strisciato sul mio petto e se ne è andato su per la parete. Ho visto Dio.
#cinema #svezia
Place de l’Europe, Gare Saint Lazare, Henri Cartier-Bresson, 1932
Le fotografie possono raggiungere l'eternità attraverso il momento.
#fotografia #francia
Le fotografie possono raggiungere l'eternità attraverso il momento.
#fotografia #francia
Arriviamo alla scena della caccia: la canzone è “Apo Mesa Petamenhos” di Danai Stratigopoulou, cantautrice ateniese, (1913 - 2009).
La canzone esordisce con il pianoforte, che si rotola su scale e volatine neanche fosse un brano chopiniano, poi accompagna in modo discreto la voce femminile. Il testo della canzone parla di una donna abbandonata a cui viene chiesto che valore abbia la vita: lei risponde che la vita ha valore se è piena d’amore e che quando lo si perde si diventa vivi all’esterno ma morti dentro. Anche i single dell’albergo che devono cacciare i solitari per allungare la propria permanenza in hotel sono morti dentro. La canzone è struggente ma di grande dignità, e sembra osservare con rassegnazione l’abrutimento dell’azione di caccia. Forse non è un caso che la canzone abbia un sound style anni ’30, come se provenisse da un grammofono o da una radio durante la seconda guerra mondiale.
Immagine: The Lobster, Yorgos Lanthimos, 2015
Testo: Cinema d’ascolto, Mariangela Ungaro, 2017
#cinema #saggio #grecia #italia
www.youtube.com/watch?v=Ddd0w-RuqWA
La canzone esordisce con il pianoforte, che si rotola su scale e volatine neanche fosse un brano chopiniano, poi accompagna in modo discreto la voce femminile. Il testo della canzone parla di una donna abbandonata a cui viene chiesto che valore abbia la vita: lei risponde che la vita ha valore se è piena d’amore e che quando lo si perde si diventa vivi all’esterno ma morti dentro. Anche i single dell’albergo che devono cacciare i solitari per allungare la propria permanenza in hotel sono morti dentro. La canzone è struggente ma di grande dignità, e sembra osservare con rassegnazione l’abrutimento dell’azione di caccia. Forse non è un caso che la canzone abbia un sound style anni ’30, come se provenisse da un grammofono o da una radio durante la seconda guerra mondiale.
Immagine: The Lobster, Yorgos Lanthimos, 2015
Testo: Cinema d’ascolto, Mariangela Ungaro, 2017
#cinema #saggio #grecia #italia
www.youtube.com/watch?v=Ddd0w-RuqWA
YouTube
Apo Mesa Pethamenos - Danai [The Lobster OST - HD Video]
Apo Mesa Pethamenos - Danai (1926)
Greek title: ''Από μέσα πεθαμένος - Δανάη''
(The Lobster Soundtrack)
-Lyrics & Music by Attik
-Danai Stratigopoulou (Modern Greek: Δανάη Στρατηγοπούλου) (born February 8, 1913 - died January 18, 2009) was a Greek singer…
Greek title: ''Από μέσα πεθαμένος - Δανάη''
(The Lobster Soundtrack)
-Lyrics & Music by Attik
-Danai Stratigopoulou (Modern Greek: Δανάη Στρατηγοπούλου) (born February 8, 1913 - died January 18, 2009) was a Greek singer…
Bahrain World Trade Center Manama, Atkins Company, 2008
Il World Trade Center, frutto di un progetto olandese, è stato il primo grattacielo al mondo che integra delle turbine eoliche nella sua struttura.
Il complesso è composto da due torri dalla forma simile a due vele.
#architettura #bahrain #olanda
Il World Trade Center, frutto di un progetto olandese, è stato il primo grattacielo al mondo che integra delle turbine eoliche nella sua struttura.
Il complesso è composto da due torri dalla forma simile a due vele.
#architettura #bahrain #olanda
Il testamento di Tito, Fabrizio De André, 1970
#musica #italia
Non avrai altro Dio all'infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
https://www.youtube.com/watch?v=jyL5pCtPr8w
#musica #italia
Non avrai altro Dio all'infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
https://www.youtube.com/watch?v=jyL5pCtPr8w
YouTube
Fabrizio De Andrè - Il Testamento di Tito
Non avrai altro Dio all'infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno…
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno…
Rhythm 5, Marina Abramović, 1974
La serie Rhythm colpì per le violenze che l’artista infliggeva a sé stessa per portare il suo corpo all’estremo limite fisico. Emblematico è il caso della performance Rhythm 5 (1975) durante la quale la Abramović rischiò la vita.
L’artista si era infatti distesa al centro di una stella a cinque punte in legno, posizionata al centro di una stanza che venne poi data alle fiamme. In quella prigione di fuoco però l’aria diventò presto irrespirabile, tanto che la Abramovic perse i sensi. Per fortuna gli astanti si accorsero del problema e soccorsero l’artista per tirarla via da quella trappola mortale.
#performance #serbia
https://dueminutidiarte.com/2017/08/23/marina-abramovic-vita-opere/
La serie Rhythm colpì per le violenze che l’artista infliggeva a sé stessa per portare il suo corpo all’estremo limite fisico. Emblematico è il caso della performance Rhythm 5 (1975) durante la quale la Abramović rischiò la vita.
L’artista si era infatti distesa al centro di una stella a cinque punte in legno, posizionata al centro di una stanza che venne poi data alle fiamme. In quella prigione di fuoco però l’aria diventò presto irrespirabile, tanto che la Abramovic perse i sensi. Per fortuna gli astanti si accorsero del problema e soccorsero l’artista per tirarla via da quella trappola mortale.
#performance #serbia
https://dueminutidiarte.com/2017/08/23/marina-abramovic-vita-opere/