Dal 1997, León aggiunge come risorsa l'uso dell'alfabeto Braille, che può occupare un posto fondamentale nella sua poetica.
"Free Union", prodotta nel 1998, è una riproduzione della fotografia di Man Ray di un sensuale volto femminile che León invita ad accarezzare con un intervento, nell'alfabeto Braille, del poema di André Breton menzionato nel titolo e che inizia con le parole:
Mia moglie con i capelli di schegge ardenti / Con pensieri di lampo d'estate / Con la vita a clessidra.
#arte #argentina
"Free Union", prodotta nel 1998, è una riproduzione della fotografia di Man Ray di un sensuale volto femminile che León invita ad accarezzare con un intervento, nell'alfabeto Braille, del poema di André Breton menzionato nel titolo e che inizia con le parole:
Mia moglie con i capelli di schegge ardenti / Con pensieri di lampo d'estate / Con la vita a clessidra.
#arte #argentina
Esercizio di irrobustimento dello spirito.
Nonna ci dice: Figli di cagna!
La gente ci dice: Figli di una Strega! Figli di puttana!
Altri dicono: Imbecilli! Mascalzoni! Mocciosi! Asini! Maiali! Porci! Canaglie! Carogne! Piccoli merdosi! Pendagli da forca! Razza di assassini!
Quando sentiamo queste parole, il nostro volto diventa rosso, le orecchie ronzano, gli occhi bruciano, le ginocchia tremano. Non vogliamo più arrossire né tremare, vogliamo abituarci alle ingiurie e alle parole che feriscono.
Ci sistemiamo al tavolo della cucina uno di fronte all’altro e, guardandoci negli occhi, ci diciamo delle parole sempre più atroci:
Uno: Stronzo! Buco di culo! L’altro: Vaffanculo! Bastardo!
Continuiamo così finché le parole non entrano più nel nostro cervello, non entrano nemmeno nelle nostre orecchie.
Ci esercitiamo in questo modo una mezz’ora circa ogni giorno, poi andiamo a passeggiare per le strade.
Facciamo in modo che la gente ci insulti e constatiamo che finalmente riusciamo a restare indifferenti. Ma ci sono anche le parole antiche.
Nostra Madre ci diceva: Tesori miei! Amori miei! Siete la mia gioia! Miei bimbi adorati! Quando ci ricordiamo di queste parole, i nostri occhi si riempiono di lacrime.
Queste parole dobbiamo dimenticarle, perché adesso nessuno ci dice parole simili e perché il ricordo che ne abbiamo è un peso troppo grosso da portare.
Allora ricominciamo il nostro esercizio in un altro modo: Diciamo: Tesori miei! Amori miei! Vi voglio bene... Non vi lascerò mai... Non vorrò bene che a voi... Sempre... Siete tutta la mia vita... A forza di ripeterle, le parole a poco a poco perdono il loro significato e il dolore che portano si attenua.
Trilogia della città di K, Agota Kristof, 1986
#romanzo #ungheria #svizzera
Nonna ci dice: Figli di cagna!
La gente ci dice: Figli di una Strega! Figli di puttana!
Altri dicono: Imbecilli! Mascalzoni! Mocciosi! Asini! Maiali! Porci! Canaglie! Carogne! Piccoli merdosi! Pendagli da forca! Razza di assassini!
Quando sentiamo queste parole, il nostro volto diventa rosso, le orecchie ronzano, gli occhi bruciano, le ginocchia tremano. Non vogliamo più arrossire né tremare, vogliamo abituarci alle ingiurie e alle parole che feriscono.
Ci sistemiamo al tavolo della cucina uno di fronte all’altro e, guardandoci negli occhi, ci diciamo delle parole sempre più atroci:
Uno: Stronzo! Buco di culo! L’altro: Vaffanculo! Bastardo!
Continuiamo così finché le parole non entrano più nel nostro cervello, non entrano nemmeno nelle nostre orecchie.
Ci esercitiamo in questo modo una mezz’ora circa ogni giorno, poi andiamo a passeggiare per le strade.
Facciamo in modo che la gente ci insulti e constatiamo che finalmente riusciamo a restare indifferenti. Ma ci sono anche le parole antiche.
Nostra Madre ci diceva: Tesori miei! Amori miei! Siete la mia gioia! Miei bimbi adorati! Quando ci ricordiamo di queste parole, i nostri occhi si riempiono di lacrime.
Queste parole dobbiamo dimenticarle, perché adesso nessuno ci dice parole simili e perché il ricordo che ne abbiamo è un peso troppo grosso da portare.
Allora ricominciamo il nostro esercizio in un altro modo: Diciamo: Tesori miei! Amori miei! Vi voglio bene... Non vi lascerò mai... Non vorrò bene che a voi... Sempre... Siete tutta la mia vita... A forza di ripeterle, le parole a poco a poco perdono il loro significato e il dolore che portano si attenua.
Trilogia della città di K, Agota Kristof, 1986
#romanzo #ungheria #svizzera
Filosofia, Medicina e Giurisprudenza, Gustav Klimt, 1903
#pittura #austria
I tre quadri fecero molto scalpore, sopratutto tra i docenti dell'università, vennero reputate inadatte.
“Ho rinunciato all’incarico che mi era stato affidato dal Ministero dell’Istruzione, non perché mi senta offeso dai molti attacchi sferrati contro di me. Io sono insensibile agli attacchi. Il Ministero mi ha fatto capire che sono motivo di imbarazzo. Per un artista non c’è niente di più penoso che creare opere, ricevendo un compenso, per un committente che non lo appoggia pienamente col cuore e la ragione”.
#pittura #austria
I tre quadri fecero molto scalpore, sopratutto tra i docenti dell'università, vennero reputate inadatte.
“Ho rinunciato all’incarico che mi era stato affidato dal Ministero dell’Istruzione, non perché mi senta offeso dai molti attacchi sferrati contro di me. Io sono insensibile agli attacchi. Il Ministero mi ha fatto capire che sono motivo di imbarazzo. Per un artista non c’è niente di più penoso che creare opere, ricevendo un compenso, per un committente che non lo appoggia pienamente col cuore e la ragione”.