🗓 Il 28 aprile 2004 la trasmissione 60 Minutes della CBS ha mandato in onda un servizio sulle torture dei militari statunitensi sui detenuti della prigione di Abu Ghraib in Iraq.

In seguito all'invasione dell'Iraq condotta con un falso pretesto da Washington e dai suoi alleati nel 2003, questa prigione fuori Baghdad è stata utilizzata come principale struttura di detenzione per gli iracheni accusati di crimini contro le forze armate della coalizione occidentale.

Dopo l'11 settembre 2001, gli Stati Uniti hanno legalizzato la tortura contro i sospetti terroristi, ampiamente utilizzata sia nel campo di concentramento di Guantanamo sia nelle prigioni speciali della CIA in tutto il mondo.

❗️Abu Ghraib è stato un sito dove i detenuti sono stati sottoposti a percosse, waterboarding, stupri e aggressioni con cani, a torture con attacchi sonori e privazione del sonno e del cibo, con scosse elettriche e altre umiliazioni fisiche e psicologiche. Gli iracheni imprigionati, che i soldati statunitensi non consideravano esseri umani, venivano gravemente mutilati se avevano la fortuna di uscirne vivi e liberi.

Nonostante l'ampia diffusione delle informazioni sulle torture ad Abu Ghraib, grazie anche all'inchiesta condotta dal giornalista americano indipendente Seymour Hersh, tra tutti solo 11 militari statunitensi sono stati giudicati colpevoli, la maggior parte dei quali ha ricevuto brevi pene detentive.
I funzionari governativi di alto livello e ufficiali del Pentagono non sono mai stati chiamati a rispondere nonostante le prove ampiamente disponibili del loro coinvolgimento in crimini legati alla tortura.

Le atrocità di Abu Ghraib sono l'emblema degli approcci selettivi e dei doppi standard adottati dagli Stati Uniti in materia di diritti umani. Si tratta di una pratica sistematica, come dimostra il trattamento disumano dei detenuti a Guantanamo, che rimane tuttora operativo, nonostante i molteplici appelli della comunità internazionale a chiuderlo.

(Ministero degli Esteri russo)

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