Giorgio Bianchi Photojournalist
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Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.
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Forwarded from Guerra nordica (Alessandro Maccari)
LA FINLANDIA È IN GINOCCHIO DOPO 4 SETTIMANE DI SCIOPERI

Continuano da quasi un mese gli scioperi in Finlandia. L'associazione dei sindacati dei lavoratori SAK, la più grande del paese, ha annunciato che estenderà l'azione almeno fino alla fine del mese di marzo.

Gli scioperi, che hanno finalità di opposizione politica al governo capeggiato da Petteri Orpo, hanno bersagliato soprattutto il settore della logistica (porti e grandi aziende di trasporto merci).

Il governo Orpo sta varando riforme sostanziali al sistema di welfare finlandese. Se approvate, tali riforme faciliterebbero i licenziamenti, ridurrebbero le indennità di malattia e permetterebbero ai datori di lavoro di negoziare con maggiore libertà i termini contrattuali con i dipendenti.

Lo stesso Orpo ha fatto intendere che nonostante gli scioperi il governo non intende negoziare sul contenuto delle riforme. Il presidente della SAK Jarkko Eloranta ha condannato tale atteggiamento, riferendo che gli scioperi continueranno finché il governo non mostrerà volontà di negoziazione.

La confederazione delle industrie finlandesi (EK), tramite il suo portavoce Jyri Häkämies, ha condannato le azioni sindacali e definito come scriteriato l'atteggiamento dei sindacati.

Gli scioperi hanno provocato numerosi ritardi negli approvvigionamenti. In alcune zone sono finiti i carburanti e gli scaffali di alcuni supermercati hanno iniziato a svuotarsi.

Guerra Nordica.

https://yle.fi/a/74-20081159
Qualche considerazione forse oziosa, durante le pause della conferenza.
L' improvvisa aggressività, soltanto verbale naturalmente, della Francia (che fino a qualche tempo fa continuava a proporsi come una potenziale sponda negoziale e ha inviato in Ucraina materiale militare anche di ottima qualità, come i CAESAR e i missili SCALP-EG, ma non ha partecipato, e non ci sono indizi che lo faccia in futuro, alla raccolta di carri armati lasciando in patria i suoi Leclerc) non può ovviamente essere ascritta a un'improvvisa follia che ha colto Macron, causata magari dalla rabbia per aver perso l'Africa Centrale (un processo partito anni fa, sicuramente grave per la Francia ma che comunque non giustifica il rischio di una guerra nucleare).
I motivi, trattandosi di attori razionali, devono essere diversi, e in effetti lo sono e hanno a che vedere con un problema di politica interno all'UE nel momento in cui l'Unione sembrerebbe intenzionata a costituire un sistema di difesa comune, o quantomeno a stanziare un bel po' di soldi per il riarmo dei paesi membri. Se questo esercito europeo dovesse essere costituito, o quantomeno si andasse in direzione di una maggiore integrazione degli eserciti europei (soprattutto se i timori di un ritiro o di un ridimensionamento dell'impegno statunitense nella NATO fossero giustificati) si potrebbe un problema non semplice: chi lo comanderebbe? È ovvio che nel quadro politico attuale, con una opposizione nei confronti della Russia che non sembra di immediata risoluzione, l'esercito in questione dovrebbe essere rivolto alla difesa del "fianco est" dell'Unione: ma è possibile ipotizzare che venga diretto dai paesi he finora si sono dimostrati, a parole ma anche con i fatti, i più battaglieri, come la Polonia e i baltici? Ovviamente no. La Polonia ha un cospicuo esercito di terra, e progetta di ampliarlo ulteriormente, anche se i progetti grandiosi di un anno fa sembrerebbero essere stati ridimensionati, e parrebbe essere un candidato serio (la Polonia ovviamente, non certo i baltici). Però non ha una flotta, e quindi non ha capacità di proiezione; e non è una grande potenza, tutt'al più è una potenza regionale, e deve ancora dimostrare capacità di leadership. La Germania non sa cosa fare di sé stessa, non solo dal punto di vista militare, e non ha nessun interesse a peggiorare ulteriormente i suoi rapporti con la Russia. Spagna e Italia, lasciamo stare - non per incapacità, ma per tradizione politica: né noi né gli spagnoli ci siamo mai messi a capo di coalizioni, il nostro ruolo è sempre stato un altro, anche se ultimamente pare che ce ne siamo dimenticati (ma Tajani e Crosetto pare invece di no). Gli altri non sono in grado e non sono interessati, la Turchia lasciamo stare per ovvi motivi.
Resta la Francia che tra l'altro, e non è un dettaglio trascurabile, con l'uscita della Gran Bretagna dall'UE è rimasta l'unica potenza nucleare dell'Unione, e la cosa ha un peso non indifferente nei rapporti di forza: e questo oltre alla sua capacità di proiezione e alle basi militari al di fuori del continente europeo (ha basi o presenza militare, lo ricordo, in tutti i continenti, anche se ne ha persa qualche recentemente. Piccole ma le ha, anche se nessuna utile contro la Russia). E questo la obbliga ad assumersi determinate responsabilità.
Macron non ha nessuna intenzione di mandare soldati a farsi bombardare a Odessa, sta facendo un "power grab" cercando di superare sul terreno dei proclami l'unico altro candidato possibile, cioè la Polonia (possibile ma poco praticabile, come abbiamo detto) per la guida dell'esercito e per la gestione dei finanziamenti. Dal suo punto di vista (e dal punto di vista di un potenziale esercito europeo) fa benissimo.
Forwarded from Lettera da Mosca
Interessante materiale pubblicato dal New York Times: gli USA non hanno trasmesso alla Russia tutte le informazioni sul previsto attacco terroristico al Crocus City Hall per paura che Mosca potesse scoprire gli informatori dei servizi segreti americani e i loro metodi di intelligence. Rispondendo alla domanda se il Cremlino sa qualcosa di questi fatti, il portavoce Peskov ha risposto: “No, non se ne sa nulla”.
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🇺🇦 RAGAZZINI NELL'ESERCITO DI KIEV
Sui social stanno circolando dei video con quelli che sembrano dei minorenni o appena maggiorenni con la divisa dell'esercito del regime di Kiev. Non sembrano felici, nonostante le musiche incalzanti di sottofondo.
https://t.me/European_dissident/50548

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CACCIA ALLE STREGHE
Borghi (Iv): “Agenzia per stanare putiniani”
CONTRO GIORNALI E TALK - Il capogruppo di Italia Viva presenta una proposta contro chi “destabilizza la vita democratica”. Vuole creare un ente che vigili su possibili “attività di ingerenza” e campagne mediatiche su tv, Internet e radio
DI LORENZO GIARELLI

Un’agenzia per scovare i putiniani nelle redazioni, negli studi televisivi e sui social. L’idea è nell’aria da tempo, stando almeno alle varie e variegate liste di proscrizione circolate in questi due anni di guerra in Ucraina, e adesso arriva per la prima volta in Parlamento sotto forma di disegno di legge.

A proporlo è il capogruppo di Italia Viva in Senato Enrico Borghi, anche se il testo non porta la firma del leader Matteo Renzi. Borghi è sicuro: visto l’alto rischio di infiltrazioni della propaganda di Mosca nell’opinione pubblica, bisogna intervenire contro chi vuole “destabilizzare la vita democratica” del nostro Paese.

Il ddl prevede la creazione di un ente ad hoc che si chiamerà Agenzia per la disinformazione e la sicurezza cognitiva (Adisc) e avrà l’obiettivo di analizzare il flusso di notizie su giornali, tv, radio e Internet “registrando attività di ingerenza” a danno delle istituzioni e della sicurezza nazionale, oltreché “campagne di disinformazione” in grado di “manipolare l’opinione pubblica”. Notizie spinte da Mosca, insomma.

Nel presentare il progetto di legge, Borghi richiama la relazione depositata in Parlamento un mese fa dai Servizi, nella quale si ipotizzava che il Cremlino utilizzasse “network mediatici di Paesi terzi per promuovere le proprie iniziative”. Da qui la spinta per il testo del capogruppo di Iv.

Borghi immagina l’Adisc come un’agenzia con potere e autorevolezza, al punto che sarebbe inserita nel Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica insieme agli altri enti dedicati ai Servizi (dall’Aise all’Aisi fino al Dis), avendo così accesso a informazioni delicate. La nomina del direttore spetterebbe al presidente del Consiglio (i dettagli dell’organizzazione e del finanziamento sono rimandati a successivi decreti) e i componenti avrebbero provenienza diversa: per metà assunti tramite concorso a tempo indeterminato, il resto scelto tra il personale dell’amministrazione pubblica messo fuori ruolo e figure della società civile (pescate quindi da associazioni, Università, think tank, eccetera).

Una volta al lavoro, l’Agenzia si metterebbe a caccia di infiltrazioni russe e poi ne darebbe conto sia al presidente del Consiglio sia al Copasir con relazioni trimestrali. A Borghi non sfugge che a questo punto il terreno si fa scivoloso, vista la facilità con cui in questi anni legittime opinioni sono state bollate come pensieri al soldo di Putin: “Non bisogna confondere la cattiva informazione con la disinformazione – precisa il renziano – La prima è legata all’interpretazione soggettiva e fa riferimento all’articolo 21 della Costituzione, nessuno si sogna di introdurre modelli censori o controlli. Ma altro conto è la disinformazione, ovvero la manipolazione delle informazioni, costruita ad arte da strutture specializzate”.

Distinzione netta solo a parole, nel Paese specializzato in elenchi di presunti filorussi. Anche perché Borghi fa riferimento a trame nascoste organizzate da Putin, ma richiama pure una ricerca che ha contato “21 esponenti del governo russo o di media controllati dal Cremlino” comparsi “67 volte” nei programmi televisivi italiani nei mesi successivi all’invasione. Eppure su questo, a meno che le ingerenze non diventino dell’Adisc, vige l’autonomia editoriale di ogni trasmissione e di ogni conduttore, libero di invitare voci russe se le ritiene un arricchimento giornalistico (se non uno scoop). Valutazioni professionali che, se la destra dovesse accogliere la proposta di Borghi, in futuro costeranno ai protagonisti l’ennesimo marchio di putiniano.

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UCRAINI VERSO IL TRACOLLO
I russi avanzano e Kiev fa trincee
“Qui nuove trincee per fermare i russi” Ma Mosca avanza
PIOGGIA DI RAZZI - Presi 500 km²

DI ALESSANDRO PARENTE

Negli ultimi rapporti dell’Isw, l’Istituto per gli studi sulla guerra con sede a Washington, l’armata russa avrebbe conquistato 500 km2 di territorio ucraino lungo tutta la linea del fronte. Lo studio prende in analisi gli ultimi sei mesi. Non si fa fatica a credere a queste stime, vista la frustrazione che si respira nelle trincee. A nord di Kharkiv i bombardamenti continuano a incalzare Kozacha Lopan, snodo ferroviario strategico delle truppe ucraine. Qui si scavano nuove trincee in villaggi dove parallelamente si sviluppano progetti di ricostruzione e si invita la popolazione civile a rientrare.

Nell’area di Bakhmut le truppe di Putin hanno conquistato delle trincee e guadagnano terreno in direzione di Chasiv Jar, dove vivono 800 persone. A tre chilometri dal fronte. Avdiivka è ormai acqua passata, dalla presa della città sono stati strappati agli ucraini circa 10 km. Robotine, più a sud, è praticamente accerchiata. Vista così potrebbe sembrare che le forze di Putin siano tutte concentrate nel Sud-est. In realtà gli ultimi attacchi missilistici e lo spostamento di alcune truppe da Donetsk alla regione tra Belgorod e Briansk fanno intuire che nell’Oblast di Sumi si stia riattivando il fronte. Anche lì si scava senza sosta. Secondo i piani di Zelensky, entro fine primavera verranno scavate fortificazioni per oltre 2.000 km. L’esercito di Kiev ha perso tutte le trincee preparate prima di febbraio 2022 e si rischia che le nuove non saranno abbastanza profonde o resistenti. I soldati scavano nuove fosse nei momenti di riposo dopo un turno al fronte di tre giorni. La primavera porta con sé piogge, quindi fango, e topi, problema aggiuntivo che, se non altro, colpisce senza discriminazioni. Oltre alla lenta avanzata, dove testano le capacità degli avversari sul terreno, e i sempre più numerosi raid aerei lungo il fronte, i russi stanno effettuando lanci di missili di diverso tipo. Strategia finalizzata non solo a colpire le infrastrutture energetiche, cosa che in primavera avrebbe poco senso se non come rappresaglia a seguito degli attacchi ucraini al petrolio russo, ma anche per testare la difesa di Kiev a volte costretta a ripiegare sui mitragliatori o sui missili Patriot di cui c’è carenza. Prima si abbatteva un drone russo, per il valore di 50 mila dollari, con un Patriot made in Usa, tra i 3 e i 5 milioni, oggi si ripiega su altri sistemi.

All’alba del 29 marzo l’Ucraina ha ricevuto attacchi missilistici in tutto il territorio. Sono state colpite infrastrutture energetiche nelle regioni di Dnipro, Vinnytsia, Ivano-Frankivsk, Leopoli, Cherkasy e Chernihiv, lasciando molte città e villaggi al buio. I caccia polacchi si sono nuovamente alzati in volo per sicurezza, ma questa volta uno dei missili parrebbe aver invaso il territorio moldavo. Il rapporto viene pubblicato sui social da Zelensky, che in un post dichiara la palese difficoltà della difesa aerea e approfitta per fare un ulteriore appello agli alleati all’invio di munizioni. “La Russia ha superato il potenziale offensivo dell’Ucraina di sei volte – ha confessato il comandante delle forze armate Syrsky – hanno un vantaggio anche in termini di uomini. Ma stiamo anche riconquistando qualche territorio”. L’esercito ucraino ha una posizione in altura e un buon uso di piccoli droni. Ma, come ribadito da Zelensky, ci sono sostanziali indizi per aspettarsi presto una massiccia offensiva russa.

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E c'è qualcuno che ancora sostiene che la controinformazione non serva a nulla.
Se consideriamo le reazioni isteriche alle falle che abbiamo aperto nella loro diga di menzogne, possiamo dire che forse è lunica cosa che li preoccupi veramente.
Al punto di mandare avanti qualche utile idiota a proporre l'istituzione della psicopolizia.

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Forwarded from Giubbe Rosse
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🇵🇸 GAZA - Il 90% della popolazione della Striscia di Gaza è stata costretta a lasciare le proprie case.

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🇵🇭🇨🇳 FILIPPINE-CINA. GLI USA ALZANO LA VOCE
Il Comando del Pacifico degli Stati Uniti ha affermato che, qualora ufficiali o soldati filippini rimangano uccisi nelle abituali scaramucce tra la marina cinese e quella filippina, gli Stati Uniti attiverebbero immediatamente l’articolo 5 del Trattato di mutua difesa USA-Filippine e interverrebbero nel conflitto.

Dopo l'Ucraina e il Medio oriente, si apre un nuovo fronte.

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Poco da aggiungere.

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In questi sei minuti c'è l'essenza di ciò che dovrebbe essere l'attività pastorale:

Benedetto XVI: "Non conformatevi al mondo, diffidate dallo strapotere della finanza e dei media".

Visto col senno di poi questo intervento del Papa fa venire i brividi.
Aveva messo in guardia in maniera lucida e implacabile contro gli strumenti che stanno annientando l'uomo e che non a caso sono stati il principale motore della psicopandemia.
"Non conformatevi" ripete più volte, quasi in maniera ossessiva.
La chiave di tutto è esattamente questa, ovvero rifiutare le pose e i cliché ideati dal Potere, timbrati dai media e superdiffusi dai social.

https://www.youtube.com/watch?v=SB-T8A45ehM

In questi sei minuti c'è l'essenza di ciò che dovrebbe essere l'attività pastorale:

Benedetto XVI: "Non conformatevi al mondo, diffidate dallo strapotere della finanza e dei media".

https://www.youtube.com/watch?v=SB-T8A45ehM

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Con scappellinamento
di Marco Travaglio

Da quando, martedì sera su Rete4, Alessandro Orsini gli ha dato del cretino, Stefano Cappellini si è impegnato allo spasimo per dargli ragione. E ieri ci è riuscito senz’alcuna fatica. Nella quotidiana missione che lui stesso si è dato di decidere chi può parlare e chi no, ha stabilito che il fisico Carlo Rovelli non può parlare di guerra atomica. Rovelli aveva twittato contro le Sturmtruppen che preparano il terzo conflitto mondiale: “Fermatevi, pazzi! State trascinando l’Europa in una guerra enorme, in una catastrofe colossale… solo perché non siete più capaci di smettere di litigare dopo tutti gli insulti di cui vi siete riempiti la bocca per due anni!”. Apriti cielo. Il caporaletto di giornata l’ha zittito con una citazione ad mentula canis di Nanni Moretti in Sogni d’oro: “Parlo mai io di astrofisica?”. Peccato che Moretti si riferisse a chi parla di temi specialistici senza conoscerli, mentre Rovelli è un fisico teorico (non un astrofisico) e conosce benissimo le armi atomiche. Ma qui non discettava di fissione nucleare, bensì delle fregole belliciste degli sgovernanti europei. E quelle le vedono tutti e ciascuno è libero di temerle e denunciarle. Prima che uno scienziato, Rovelli è un essere vivente che tiene a restarlo. È un cittadino italiano ed europeo che ha tutto il diritto di criticare i governanti italiani ed europei su questioni tanto cruciali. Ed è un intellettuale che usa il suo prestigio per smascherare le imposture del potere, come hanno sempre fatto gli intellettuali prima di essere confusi con un Cappellini qualunque.

Un altro fisico teorico, Albert Einstein, tormentato dai sensi di colpa per l’uso che si fece dei suoi studi per fabbricare la bomba atomica e per aver convinto Roosevelt a dotarsene in funzione anti-nazista, chiese scusa e proclamò: “Non basta essere pacifisti, bisogna essere pacifisti militanti”. È un peccato che Cappellini non fosse nato, altrimenti avrebbe zittito anche lui. Ora, se Rovelli non ha titolo per parlare di guerra atomica, resta da capire che titolo abbia Cappellini per parlare di qualsiasi cosa (a parte l’astrofisica, da cui si astiene). Di solito parla di politica, ma non ci capisce nulla e colleziona figurine di emme più ancora di quando si avventura nella giudiziaria e negli esteri. Nel 2022 vaticina “la fine grillina”, poi rinviata a mai da una congiura degli elettori; si eccita per l’accordo Letta- Bonino-Calenda un minuto prima che Calenda molli i due per mettersi con un altro frequentatore di se stesso, Renzi; suggerisce al Pd di candidare la Moratti in Lombardia, grande “opportunità per indebolire la destra di governo” e ora quella si candida alle Europee con FI rafforzando la destra di governo. Potrebbe sempre darsi all’ippica, ma poi si zittirebbe da solo: “Sei forse un cavallo?”.

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FOREIGN FIGHTERS
“I want you”: Kiev arruola (online) 20 mila stranieri
ITER - Basta compilare un form su internet
DI LORENZO GIARELLI E MICHELA A. G. IACCARINO


“Apply for the legion – Defend the freedom of Ukraine, Europe and the whole world”. L’invito è in inglese ma è facilmente traducibile: clicca qui e fai richiesta per entrare nella Legione straniera ucraina.

Suona come una réclame, oppure come il celebre I want you dello zio Sam. Fatto sta che il reclutamento di soldati dall’estero è oro per Zelensky, al punto che la Legione conta già oltre 20 mila foreign fighters a cui si aggiungono, novità delle ultime settimane, gli stranieri che ora possono essere ammessi anche nella Guardia nazionale. Soluzioni di emergenza necessarie, visto lo squilibrio di forze in campo con i russi.

La macchina di reclutamento della Legione straniera funziona come un’agenzia di comunicazione. C’è un profilo Facebook molto aggiornato e informale, i contenuti girano su tutti i social e le app di messaggistica, non soltanto in inglese. Un centro studi ha preparato “card” tradotte in varie lingue (tra cui l’italiano) che riassumono i passi necessari per fare richiesta. Una prima strada è mettersi in contatto con l’ambasciata ucraina in Italia, ma è andando sul sito della Legione straniera che si apre un mondo. Esiste infatti un form con alcune premesse: l’età richiesta è tra i 18 e i 60 anni, non si devono avere precedenti penali né malattie croniche e bisogna avere a portata di mano il passaporto. Fatto questo, si può compilare un particolare questionario che chiede si hanno esperienze pregresse in guerra, se si ha dimestichezza con mitra e fucili, se si sanno lanciare le granate e così via. Se è tutto ok, si viene ricontattati per un colloquio e si può partire con anche il beneficio di una paga: da un minimo di 600 dollari al mese a un massimo 3.300, bonus esclusi.

Quando, pochi giorni dopo l’invasione, Zelensky lanciò l’appello per il reclutamento di foreign fighters, in molti partirono per rinfoltire le fila della Legione Internazionale, particolarmente invisa a Mosca. A gennaio scorso la Rada, Parlamento ucraino, ha semplificato le procedure che consentono ai volontari stranieri di ottenere velocemente la cittadinanza ucraina, mossa analoga a quella compiuta dal Cremlino, che oltre al passaporto russo promette salari altissimi a cittadini di Paesi poverissimi. A febbraio, per la carenza di truppe, Zelensky ha firmato un decreto che concede ai cittadini stranieri residenti in Ucraina di unirsi alla Guardia Nazionale, al servizio del ministero degli Interni. Non si conosce l’esatto numero di stranieri checombattono per Kiev, ma si stima che nella Legione straniera siano arrivati oltre 22 mila soldati da 55 Paesi; militari che si sono raccolti in battaglioni, i più corposi dei quali sono composti da russi e bielorussi “ribelli”, da caucasici, da cittadini provenienti da Stati ex sovietici, come Kazakistan e Kyrgyzstan. Almeno 50 statunitensi hanno perso la vita al fronte combattendo i russi: quasi tutti erano veterani dell’esercito Usa.

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