Giorgio Bianchi Photojournalist
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Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.
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Nel mio nuovo documentario “Non è andato tutto bene” ci sarà spazio anche per un cameo della coppia più amata dai giovanissimi e, incredibilmente, pure da qualche adulto.
Lui che scriveva canzoni omofobe e sessiste per diventare poi paladino del gender fluid quando gli è convenuto; lei che si fa i milioni di euro firmando pandori e uova di Pasqua lasciando i bambini malati di cancro e autistici all’asciutto (salvo poi piangere lacrime di coccodrillo per non perdere consensi e quindi entrate economiche).
Entrambi che hanno fatto i soldi mostrando i figli sui social fin da quando erano in fasce e hanno propagandato un siero sperimentale che ha provocato danni incalcolabili alle persone che purtroppo hanno dato loro retta.
Due dei simboli, a mio giudizio, del degrado totale di una società impazzita che idolatra personaggi senza uno straccio di etica il cui unico credo è il dio denaro.

Per contribuire alla realizzazione di "Non è andato tutto bene" cliccate QUI

Paolo Cassina
Vorrei capire se Di Feo realmente crede che

1) la Russia ha come strategia quella di abbattere voli civili, di compagnie ucraine o meno;

2) non si sono accorti che quell'aereo è decollato e ha attraversato tutto lo spazio aereo ucraino da Kiev alla frontiera;

3) decollo e volo non sono stati preventivamente comunicati al comando russo e non sono state date ampie garanzie che non si trattava di un volo militare.

Io penso di no: ma se la risposta fosse sì a uno solo dei tre punti, ricordo sempre che ho una bellissima fontana da vendere a Roma, pieno centro, no intermediari no telefono.
Bird Global, colosso dei monopattini elettrici, dichiara fallimento.

Eric Packer

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Farouq Khateeb di Ramallah, Cisgiordania, è stato rilasciato da un carcere israeliano. Le foto lo mostrano prima e dopo il rapimento da parte delle forze israeliane.

Farouq è stato rapito 3 mesi fa e trattenuto in detenzione amministrativa, senza accusa né processo.

https://t.me/QudsNen

Tramite Laura Ruggeri

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UNA 《DOSE》PER OGNI TEMPO.

ELENA CECCHETTIN, SORELLA DI GIULIA CECCHETTIN, NOMINATA PERSONAGGIO DELL'ANNO DA L'ESPRESSO.

Sono giunta alla conclusione che se persistono è per convincere sé stessi della sensatezza delle tesi propagandistiche proposte, tesi oramai rigettate da una pubblica opinione disorientata ma nel contempo stanca e schifata.

"Ecco perché Elena Cecchettin è la persona dell'anno.

La sorella di Giulia è la figura che caratterizza il 2023 per il nostro settimanale. Perché ha trasformato il dolore privato in assunzione di responsabilità collettiva, costringendoci a dare un nome al male di cui soffriamo: il patriarcato. Ma dopo la diagnosi serve la cura".

di Enrico Bellavia
L'Espresso,  21 dicembre 2023
L'Ufficio Stampa dell'Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Italiana ha preso atto che il quotidiano "La Repubblica" ha reagito alla richiesta della Rappresentanza diplomatica russa di smentire le false informazioni sulla diplomatica del Consolato Generale russo a Palermo che la testata aveva pubblicato il 19 dicembre scorso.

Al tempo stesso, vorremmo richiamare l'attenzione del quotidiano sul fatto che il caporedattore Lirio Abbate aveva tutte le opportunità per studiare con più attenzione i dati piuttosto contraddittori di cui disponeva, relativi a due cittadine russe che lavorano in due ambiti governativi diversi della Federazione Russa: quello giudiziario e quello diplomatico. Non c'era ragione alcuna di affrettarsi a trarre conclusioni che, in definitiva, erano chiaramente motivate da ragioni personali e soggettive, ovvero dal desiderio di mettere in cattiva luce la Russia e i suoi rappresentanti ufficiali in Italia. La morale, tuttavia, come anche recita un  proverbio russo, è che “chi fa in fretta crea disdetta”. E la disdetta ora è trasversale, ricade sulla sua reputazione,  attestando la scarsa deontologia del giornalista.

Ad ogni modo, reputiamo risolto l'incidente della pubblicazione sul quotidiano "La Repubblica" delle false informazioni su un  funzionario consolare russo e auspichiamo di poter continuare a collaborare secondo il reciproco rispetto.
Ecco, adesso "L'Espresso" esce in copertina con la foto di Elena Cecchettin, indicandola come "persona dell'anno" e tutti nell'area del dissenso sui social a condividere questa foto e fare la contronarrazione. Ecco questo significa essere subalterni alla cultura dominante e rinunciare a fare cultura.
"L'Espresso" con questa copertina sta facendo cultura (ovviamente la sua cultura, al servizio del potere dominante). Noi li seguiamo.
Io penso che questo modo di procedere possa addirittura finire per rafforzare il sistema di potere. Punto primo: state facendo pubblicità gratis a L'Espresso, la cui copertina sta diventando virale.
Punto secondo: la sola critica alla scelta del personaggio serve a ben poco se manca una proposta, la pars costruens. È sola contronarrazione che non serve a fare aprire agli occhi ad altre persone. Tutt'al più può essere utile a rafforzare il consenso di quelli che la pensano già come noi.
Se vogliamo fare cultura, in questo caso, secondo me avremmo due possibilità. La prima è mettere in risalto che attribuire il titolo di "persona dell'anno" è una cosa completamente ridicola e senza senso. Cos'è? Una classifica tra essere umani? In base poi a quali criteri? Se proprio lo si vuole fare, con la premessa di presentarlo come gioco, bisognerebbe allora noi scegliere "una persona dell'anno", dare delle motivazioni che facciano capire alla massa che questa - sì - è la vera persona da celebrare e omaggiare, non certo la Cecchettin. In questo caso ci sarebbe la proposta e non la mera critica fine a se stessa. Io la vedo così, fatemi sapere che ne pensate.

Francesco Capo

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Selvaggia Lucarelli si chiede, in un tweet, se il fatto che stanno tutti male, ma "veramente tutti", sia normale o meno.

La prima cosa che le andrebbe fatta notare è che la stragrande maggioranza dei NON vaccinati sta bene. Non una influenza, tosse, raffreddore etc, o almeno nella norma delle influenze stagionali.

La seconda cosa è che la "poltiglia verde", è ciò che è stato inoculato alla maggioranza dei cittadini con il terrore, il ricatto e l'inganno!

Il tempo è galantuomo, e metterà ognuno al proprio posto : ogni re sul proprio trono e ogni pagliaccio nel proprio circo.

Che Dio vi perdoni per ciò che avete fatto a voi stessi e all'umanità intera.
Forwarded from Laura Ru (Laura Ru)
AUTOPSIA DI UNA RIVOLUZIONE COLORATA
A Hong Kong ha preso il via il processo a Jimmy Lai che deve rispondere dell'accusa di sedizione oltre ad altri capi di imputazione per il quale e' detenuto dal 2020. Sarà un processo molto interessante non solo perché il 76enne miliardario proprietario dell'Apple Daily, un tabloid rabbiosamente anti-cinese, è un burattinaio legato alla CIA che ha finanziato le rivolte che hanno messo a ferro e fuoco Hong Kong nel 2019-20, ma anche perché alcuni dei testimoni dell'accusa sono attivisti che hanno preso parte a questa fallita rivoluzione colorata. ▪️Uno di questi testimoni è Andy Li Yu-hin, che ha cercato di fuggire da Hong Kong ed è stato fermato in acque internazionali dalla Cina. L'accusa mostrerà come Jimmy Lai abbia colluso con forze straniere e finanziato attivisti antigovernativi, ma per capire come migliaia di persone siano state radicalizzate dobbiamo guardare alle azioni di Andy Li, figura di riferimento su Internet. Le proteste sono state innescate e alimentate da account Internet che hanno agito con la modalita' dello sciame teorizzata dalla RAND corporation. Gli attivisti dietro questi account non si conoscevano tra di loro, non erano nemmeno sicuri di vivere nella stessa città (molti vivevano a migliaia di chilometri da Hong Kong!). Andy Li è diventato il leader di questi guerriglieri della tastiera: simile a un robot, dormiva pochissimo ed era sempre online. Come si scoprì in seguito, in realtà non amava uscire dalla sua stanza e viveva quasi esclusivamente nella sua bolla digitale.
Mentre le rivolte stravolgevano la vita della città, applicazioni come Telegram e il forum online LIHKG erano diventati un'estensione del movimento. Il forum LIHKG, in particolare, ha contribuito a radicalizzare il movimento e ha offerto giustificazioni per l'impiego di tattiche sempre più violente. Li, un programmatore di 33 anni, si è fatto strada nel gruppo online Stand With Hong Kong (SWHK) diventando uno degli ispiratori di questa nuova forma di protesta, solo apparentemente senza leader. Gli attivisti di SWHK erano coperti dall'anonimato, lavoravano in città e fusi orari diversi. Alcuni addirittura in Ucraina.
Il gruppo SWHK si è trasformato presto in una lobby di pressione internazionale, ha stilato elenchi di funzionari cinesi che in seguito sarebbero stati sanzionati dal governo degli Stati Uniti, ha minacciato e pubblicato in rete i dati personali di chi si opponeva alle proteste (me compresa). Le informazioni su quanto era in corso a Hong Kong venivano tradotte e diffuse in diverse lingue; Li era tra coloro che traducevano in giapponese. SWHK ha lanciato diverse campagne di crowdfunding che hanno raccolto milioni e sono servite anche per finanziare annunci a sostegno delle proteste sui giornali internazionali. I fondi raccolti sul sito web GoFundMe venivano depositati su un conto bancario statunitense. Parte del denaro raccolto dal crowdfunding è stato trasferito sul conto bancario personale a New York di uno dei collaboratori di Jimmy Lai, Mark Simon, un agente della CIA, e infine sul conto bancario personale di Andy Li a Hong Kong, secondo i documenti processuali. Simon era allora direttore del gruppo Next Digital, la società proprietaria di Apple Daily. ▪️Andy Li si è già dichiarato colpevole, ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale, per il suo ruolo nella sedizione e si prevede che possa collegare Jimmy Lai alla cospirazione straniera contro Hong Kong e la Cina. @LauraRuHK
A CAPODANNO ATTENTI AL COLESTEROLO GEOPOLITICO.
Di Pierluigi Fagan

Alte concentrazioni di molecole di colesterolo, possono portare ad infiammazioni ed occlusioni delle vie venose ed arteriose con conseguenze gravi. Il colesterolo geopolitico è l’innalzamento dei livelli di attrito e conflitto della transizione multipolare in cui il sistema circolatorio sono le vie del commercio mondiale.

Bab al-Mandab è uno stretto, già di suo con un nome infausto (Porta del lamento funebre), che collega il Golfo di Aden e prima l’Oceano Indiano ed il Mar Arabico col Mar Rosso-Suez. Vi passa tra il 12 ed il 14% del commercio mondiale (quasi tutto quello euro-asiatico), tant’è che nel paesotto affacciato sullo stretto, Gibuti, hanno basi navali militari Stati Uniti, Francia, Italia, Arabia Saudita e sia il Giappone che la Cina, queste ultime due, uniche basi extraterritoriali per i due asiatici. I russi se ne stanno costruendo una poco più a nord sulla costa sudanese.

Giusto di fronte c’è lo Yemen e nello Yemen del nord, ci sono gli Houthi, sciiti, i quali pare stiano da un po’ di tempo lanciando razzi e droni armati contro alcune navi mercantili di passaggio. Una, norvegese, giusto ieri. La ragione è che ritengono di colpire merci israeliane in solidarietà con i palestinesi di Gaza, ma anche per mandare un messaggio preventivo affinché non si pensi di allargare il conflitto in corso, allargamento che punterebbe poi a nord, tra Libano e Siria, terra di Hezbollah con cui sono stretti alleati.

I grandi del trasporto container ovvero la danese Maersk e la tedesca Hapag Lloyd, l’italo-svizzera Msc e la francese Cma Cgm più OOCL con sede a Hong Kong, hanno dichiarato di aver sospeso i transiti, useranno il Capo di Buona Speranza, 40% di tempo in più. L’intraversamento di una nave nel Canale di Suez nel 2021, per una settimana, portò al blocco e relativo colpo infartuale al commercio mondiale. Il transito vale anche per le navi gasiere e petrolifere del Persico. Qui si rischia un infarto di ben più di una settimana.

Così gli americani stanno muovendo portaerei a difesa della rotta, almeno questo l’intento dichiarato. I tedeschi e norvegesi stanno valutando se mandare navi, gli italiani hanno subito risposto “pronti!”, i russi hanno fatto entrare un sottomarino nel Mediterraneo. Ma gli americani pare stiano concertando una vera e propria operazione mista “Operazione Prosperity Guardian”.

Sebbene gli Houthi siano vicini all’Iran, alcuni analisti segnalano che non si coordinano necessariamente con Teheran per le proprie azioni, hanno anche una loro agenda, tra cui aver brandito il vessillo di difensori della causa palestinese, tanto cara alle opinioni pubbliche arabe, quanto ignorata nei fatti dai rispettivi governi.

La questione è assai complicata. La zona è sicuramente centrale e negli interessi di molti. Immagino che le compagnie di assicurazioni abbiamo non poco alzato i prezzi delle polizze di copertura rischio; quindi, fino a che la situazione non si sarà appianata del tutto, alle compagnie conviene fare il giro largo e scaricare il prezzo sugli utenti di trading, che poi a loro volta li scaricheranno su di noi. Ieri il prezzo del gas ha già avuto un suo sussulto. Una nuova infiammata inflattiva ne conseguirà certamente.

Di contro, attaccare gli Houthi potrebbe questo sì incendiare l’area, stante che faticosamente Arabia Saudita e Houthi hanno sospeso il loro annoso conflitto e sono attivamente in cerca di un accordo e l’AS sta normalizzando le relazioni diplomatiche con Teheran oltre a convivere nei nuovi BRICS10. Questo spiega la ritrosia degli arabi ad aderire alla coalizione americana a cui ha aderito, per il momento, il solo Bahrein. C’è anche un problema di comando ovvero entro quale struttura operativa inquadrare l’intervento. Gli arabi preferirebbero tramite il loro Consiglio di cooperazione del Golfo, gli europei sotto l’egida UE, gli americani si seccano di queste paturnie e vorrebbero solo mettere aderenti più o meno formali sotto il loro intervento per non passare per i soliti incendiari da Far West.

Segue...
Di contro al contro, un eventuale conflitto armato in zona, non farebbe che confermare la necessità della nuova Via del Cotone con cui Washington ha cercato di spiazzare sia la Via della Seta cinese, sia le nuove alleanze BRICS. Una via operativa che sbarca in EAU e via ferrovia arriva sul Mediterraneo in Israele evitando lo stretto, il Mar Rosso e Suez sarebbe la migliore alternativa. E questo piano è senz’altro il sottostante causale per la gran parte (non l’unico ma lo scatenante, probabilmente) del massacro iniziato il 7 ottobre.

Quella via non si potrà mai fare con i palestinesi di Gaza pronti a sabotarla, non meno che Hezbollah a nord, motivo per cui l’annuncio di Netanyahu all’ONU nel discorso di fine settembre, pochi giorni prima il massacro. In quella sede non solo Netanyahu mostrava una cartina con Israele unificata con Gaza e Cisgiordania, ma prometteva anche di avere idee precise su come ridisegnare una volta per tutte il Medio Oriente. Motivo per cui la reazione di Tel Aviv, come subito qui segnalato, ha presto superato la semplice e comprensibile ritorsione anti-Hamas, arrivando agli attuali 20.000 morti a Gaza e senza che alcuno, nel mondo, veda termine all’impeto armato distruttivo, nonché dica qualcosa sui ripetuti annunci israeliani che la guerra sarà ancora molto lunga. Se è una guerra per sistemare una volta per tutte Hamas, palestinesi, Hezbollah e Houthi per spianare la strada alla nuova via del Cotone, certo che sarà lunga, sanguinosa e potenzialmente pericolosissima.

Insomma, un bel conflitto lungo a media intensità alla Porta del lamento funebre, avrebbe le sue ragioni ma anche parecchie controindicazioni.

Come per la guerra in Ucraina, a nessuno viene in mente di pensare che questo conflitto non doveva accadere. Erano almeno sette anni che covava tra ucraini e russi, era decenni che continuava tra israeliani e palestinesi, ma nessuno se ne curava. Sul piano personale a nessuno cagionevole di salute viene in mente di andar a ballare nudo sotto la neve, ma sul piano degli equilibri geopolitici c’è la più totale ignoranza. Le cose “accadono” e subito tutti si sentono pronti a dirci la loro su chi sono i buoni e chi i cattivi e come questi vanno puniti. C’è la settimana o il mese per l’indignazione furente per cui i più sbraitano di zar impazziti ed antisemitismo, nazismi 2.0 e shoah reloaded ed altre irresistibili lacerazioni morali. Poi tutto rifluisce, arrivano i pandori della Ferragni ed altri generi di intrattenimento. Così, va il nostro mondo. La società dell’informazione, dei dati, della libertà di pensiero e parola tutto intorno grandi ignoranze, distrazioni, titillamenti emozionali.

L’importante è che il mondo vada dove lo si vuol portare e l’immagine di mondo e l'attenzione sia polarizzata su tutt’altro. Siamo all'a-b-c del prestigiatore, dal trucco del gioco delle tre carte in su. In mezzo, la platea felice dei liberi ignoranti.

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PAURA DEL VUOTO.
(Post del 6 marzo 2022, ancora attualissimo).

Ho affrontato la pandemia senza titubanze, senza mai un ripensamento.
Il clima era pesante, soprattutto all'inizio, le critiche continue, gli insulti gratuiti, ingiusti e pesanti, anche da parte di amici e persone che ritenevi dallo stesso lato della barricata.
Cercare di mantenere gli eventi all'interno di un quadro unitario e coerente è un'impresa titanica, il rischio di defezioni e coltellate alla schiena è continuo, ma soprattutto, si è continuamente esposti al fuoco nemico, senza un attimo di tregua.

Molti pensano che la posizione dell'uomo solo contro il Sistema, del personaggio sempre in direzione ostinata e contraria sia profittevole, assicuri sempre una buona fetta di "mercato del dissenso".
Sicuramente è un'immagine romantica, almeno lo era, convoglia un discreto consenso, ma una cosa è certa, non paga, ma soprattutto, non è una posizione comoda.

Il fuoco di fila delle critiche in certi momenti è asfissiante: arrivano via mail, via Messanger, via commento su Facebook, Instagram, YouTube, Telegram.
E' un continuo.
Le persone amiche si allontanano, cominciano ad evitare di incontrarti per non dover toccare certi argomenti.
La famiglia dubita della tua sanità mentale e pone continui dubbi sull'opportunità di proseguire su un percorso suicida dal punto di vista professionale e reputazionale.

Per coerenza, ma soprattutto per convinzione, scegli di andare avanti, ma ad ogni passo senti il terreno sotto i tuoi piedi meno solido, hai sempre l'impressione di camminare su un filo, la paura del vuoto si fa sempre di più concreta.
Il tutto perché non esiste una rete, non hai un paracadute, manca una struttura attorno che ti dia certezze, un minimo di protezione e conforto.
Credetemi, il mio non è pietismo, è la realtà.
La macchina infernale che stiamo combattendo, ovvero la Nato, è quella della strategia della tensione, delle bombe, delle stragi di Stato, della Loggia P2, che ha protetto per decenni le mafie, che ha guidato la stagione di Mani Pulite e degli omicidi dei magistrati, delle menti raffinatissime, dei colpi di stato, degli omicidi eccellenti, delle guerre umanitarie, delle bombe intelligenti.
Oggi noi abbiamo a che fare con questa roba qui.
Una struttura che controlla istituzioni, media, industria culturale, che dispone di fondi illimitati e che può comperare tutto e tutti.
Se ogni tanto qualcuno cede alla tentazione di allentare la tensione su di sé, va compreso.
E' facile fare il tifo, più difficile giocare la partita.

Talvolta mi capita di vedere le dirette di colleghi che si muovono dall'altro lato della barricata: la cosa che più mi sconvolge, al di là del fatto che si trovano a documentare situazioni pazzesche, è il fatto che loro siedono dalla parte giusta della narrazione.
Le loro storie vengono veicolate, il loto punto di vista è rafforzato dalla convergenza totale delle opinioni, la loro verità è più vera di quanto potrà mai esserlo la mia.

Come si può andare avanti in queste condizioni, senza una struttura alle spalle di sostegno?
Quanto potrà durare?
Nel frattempo i marchi dell'infamia si accumulano: novax, filoputin, antimoderno, negazionista del clima...

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Nato e Ue han mandato gli ucraini al massacro
DI DOMENICO GALLO

L’Ucraina ha perso la guerra, come ha osservato da ultimo Alessandro Orsini perché ha combattuto e sta combattendo per obiettivi impossibili da raggiungere, vale a dire recuperare manu militari i confini del 1991 (inclusa la Crimea nel frattempo diventata una Repubblica autonoma inserita nella Federazione russa).

Oggi è un dato di fatto che la tanto auspicata controffensiva è fallita, annegata in un mare di sangue. Nel 1971 il Washington Post pubblicò un insieme di documenti segreti del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che dimostravano che l’Amministrazione aveva ingannato gli americani fornendo all’opinione pubblica informazioni “ottimistiche” e false sulle cause e sull’andamento della guerra del Vietnam. I Pentagon papers suscitarono uno scandalo rivelando il cinismo delle autorità politiche e militari che avevano inutilmente sacrificato la vita di decine di migliaia di giovani americani pur essendo consapevoli che la guerra, iniziata sulla base di una menzogna (il falso incidente nel golfo del Tonchino), non poteva essere vinta.

Oggi una approfondita inchiesta del Washington Post fa emergere i retroscena della programmazione e preparazione della controffensiva di primavera, rivelando quanto è stato dolosamente taciuto all’opinione pubblica occidentale e agli stessi ucraini. Il fatto che i media italiani abbiano sorvolato sulla rivelazioni del Washington Post è solo un’ulteriore conferma del divorzio dalla verità della narrazione pubblica mainstream.

L’inchiesta dimostra che la controffensiva è stata pianificata in sede Nato dai vertici militari americani con la collaborazione di ufficiali britannici. Le truppe ucraine da impiegare nella controffensiva sono state addestrate in una base dell’esercito degli Stati Uniti a Wiesbaden in Germania. Ufficiali militari ucraini, statunitensi e britannici hanno organizzato otto simulazioni di guerra a tavolino per costruire un piano di campagna. Sono state prese in considerazioni le difese della Russia e studiato un piano d’attacco che avrebbe dovuto portare le truppe ucraine a raggiungere il Mar d’Azov nell’arco di 60/90 giorni. I pianificatori hanno calcolato che la controffensiva avrebbe avuto uno sbarramento di fuoco russo e un tappeto di mine tale che le perdite ucraine sarebbero state fra il 30 e il 40%. Le probabilità di successo, secondo i calcoli del software Nato, non superavano il 50%.

Ora sappiamo che la Nato non solo ha armato l’esercito ucraino, ma ne ha addestrato le truppe e ha spinto irresponsabilmente l’Ucraina a scatenare una controffensiva che non aveva alcuna probabilità ragionevole di successo, pur sapendo che avrebbe richiesto un pesante bilancio di perdite: 40% vuol dire centomila morti. Peccato che, per ottenere il consenso dell’opinione pubblica, è stato taciuto che si pianificava il sacrificio della “meglio gioventù” ucraina per raggiungere un obiettivo impossibile. Addirittura alcuni leader europei come la Von der Layen e la Metsola hanno avuto l’impudenza di rivendicare la fornitura di armi all’Ucraina come una risorsa per “salvare vite”. Appena lanciata, la controffensiva si è subito impantanata e sono sorte le divergenze fra gli ufficiali ucraini e i loro mandanti della Nato, che hanno rimproverato alla parte ucraina di essere casualty adverse, cioè di voler morire poco, meno di quanto sarebbe stato necessario per vincere la guerra. Il 7 settembre Stoltenberg, dinanzi alla Commissione esteri del Parlamento europeo, ha continuato a mentire sulle sorti della controffensiva, dichiarando che gli ucraini vittoriosi avanzavano di cento metri al giorno. Ancora il 29 novembre Stoltenberg ha dichiarato che l’Ucraina ha prevalso e ha riportato una grande vittoria, salvo smentirsi quattro giorni dopo, il 3 dicembre, dichiarando: “Dobbiamo prepararci alle cattive notizie”.

Segue...
In un articolo del 16 dicembre il New York Times, ha analizzato una presunta vittoria della controffensiva ucraina: l’attraversamento del fiume Dnipro nella regione meridionale di Kherson. Il giornale ha raccolto alcune testimonianze scioccanti dei marines ucraini sopravvissuti che hanno descritto l’offensiva come una missione suicida. Prima o poi le madri, i padri, i fratelli, le spose chiederanno conto a Zelensky e ai leader occidentali della vita dei loro cari, sacrificata sull’altare della protervia degli Usa e della Nato. Siamo sicuri che prima o poi Stoltenberg sarà perseguitato da un incubo: vedrà comparire in sogno un esercito di morti che si rialzeranno dal fango delle trincee, con le bende sulle ferite e le divise ancora insanguinate e gli chiederanno con la voce flebile dei fantasmi: restituiteci la vita di cui ci avete derubato. Allora Stoltenberg impallidirà come Macbeth alla vista del fantasma di Banquo.

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🇭🇺 Momenti salienti della conferenza stampa di fine anno del Primo Ministro ungherese Viktor Orban

▪️ Il conflitto in Ucraina è precisamente un'operazione militare speciale poiché la Russia non ha mai dichiarato guerra al regime di Kiev e non ha annunciato la mobilitazione generale;

▪️ L'Unione Europea non dovrebbe avviare i colloqui di adesione con l'Ucraina poiché il conflitto è in corso;

▪️ Orban ha chiesto se l'UE intende accogliere l'Ucraina insieme alle nuove regioni russe;

▪️Non è nell'interesse dell'Ungheria avere un confine con la Russia;

▪️ L'avvio dei colloqui di adesione tra l'Unione Europea e l'Ucraina non è altro che un gesto politico e non riesce a portare un aiuto tangibile ai cittadini di quel paese;

▪️L'Ucraina non può essere ammessa nell'UE senza la decisione del parlamento ungherese;

▪️Orban ha sottolineato di essersi opposto all'avvio dei colloqui di adesione con Kiev al vertice UE del 14-15 dicembre, ma di non essere riuscito a convincere i restanti 26 leader dell'UE a cambiare idea;

▪️I paesi membri dell'UE non possono decidere di stanziare sostegno finanziario all'Ucraina dal bilancio del blocco senza il consenso dell'Ungheria. Possono solo concordare pagamenti fuori bilancio, come accadrebbe se gli altri 26 paesi stipulassero un prestito comune a questo scopo;

▪️La CE non ha motivo di tentare di privare l'Ungheria dei suoi diritti di voto ai sensi dell'articolo 7 del trattato UE (per violazioni dello stato di diritto), dal momento che ha appena ammesso che il sistema giudiziario del paese è in ordine;

▪️Le nuove regole sulla migrazione dell'UE sono imperfette e sono state adottate non all'unanimità, ma a maggioranza semplice.

Tramite Laura Ruggeri

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🎙 Intervista a Sergey Lavrov, Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa alla trasmissione “Bol’šaja Igra” ("Il Grande Gioco" ) del "Primo canale" televisivo russo (Mosca, 18 dicembre 2023)

Punti chiave:

Capiamo perfettamente (come abbiamo detto molti anni fa) che tutto questo non riguarda l'Ucraina, ma il contenimento della Russia. Kiev era necessaria solo per creare uno strumento di costante minaccia militare alla Federazione Russa, uno strumento di annientamento della nostra influenza fino a distruggere le tradizioni, la lingua, la cultura russa e persino gli stessi russi fisicamente.

Ogni giorno sentiamo dire che gli americani (e anche altri Paesi occidentali lo ripetono) non partecipano alle ostilità ma si limitano a "sostenere" l'Ucraina, che sta conducendo una guerra "giusta" per la sua sovranità, la sua integrità territoriale e i valori europei. Ci sono molti fatti, anche video, sui mercenari provenienti dalla Polonia e da altri Paesi europei. Anche da alcuni Paesi del Medio Oriente, in cui gli americani, in particolare in Siria, mantengono ancora la base militare di Al-Tanf, dove i militanti dell'ISIS si sentono a loro agio. Alcuni dei quali sono già "sbucati" in Ucraina.

La nostra nuova versione della Concezione della politica estera utilizza per la prima volta l'espressione "la Russia è uno Stato-civiltà". Questo ci impegna in molte cose. È la dichiarazione di un fatto oggettivo che conferma che siamo un tutt'uno.

Non abbiamo dispute territoriali con i Paesi della NATO. In realtà, non abbiamo dispute territoriali con nessun altro. Anche con il Giappone, tutte le dispute territoriali sono state chiuse.

Ancora una volta, per fare un paragone: l'Europa e gli Stati Uniti stanno ora "girando" in Medio Oriente, invitando libanesi, iraniani, iracheni e siriani a fare tutto il possibile per evitare che la guerra a Gaza si estenda ai territori vicini. Forse dovrebbero applicare lo stesso fervore per evitare che ciò accada in Ucraina.

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