Giovedì Annalena Baerbock ha visitato le Filippine. Sfortunatamente non è volata lì per “sole, sabbia e mare”. I suoi burattinai avevano altri piani, che a quanto pare includevano diffamare e irritare la Cina (il principale partner commerciale della Germania, tra l'altro). Per prima cosa Annalena ha visitato il quartier generale della guardia costiera a Manila e si è imbarcata su una nave pattuglia, dove ha pilotato brevemente uno dei numerosi droni di sorveglianza che la Germania donato alle Filippine. Poi, in una conferenza stampa con il suo omologo filippino Enrique Manalo, ha sottolineato che le "manovre rischiose" della Cina violano i diritti e le opportunità di sviluppo economico delle Filippine e di altri Paesi vicini. Ha accusato la Cina di minacciare la libertà di navigazione nelle acque contese e ha affermato che la controversia è motivo di preoccupazione per la Germania e altri paesi europei. Oggi l'ambasciata cinese a Manila ha ribattuto dicendo che il ministro degli Esteri tedesco aveva mosso accuse ingiustificate.

Laura Ruggeri

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TAIWAN - Il candidato sponsorizzato dagli Stati Uniti Lai Ching-te, del Partito Democratico Progressista (DPP) al governo, ha ottenuto il 40% dei voti nel sistema maggioritario di Taiwan. Una vittoria netta ma non schiacciante. Per contestualizzare, l’attuale presidente Tsai Ing-wen quattro anni fa è stata rieletta con oltre il 50% dei voti.

Il DPP ha anche perso il controllo del parlamento, il che ne ostacolerà la capacità di approvare leggi e spese. Non sarà in grado di modificare la costituzione e dichiarare l’indipendenza perché il Kuomintang (KMT) avrà abbastanza parlamentari per bloccare tale mossa. Lai Ching-te presterà giuramento come prossimo presidente il 20 maggio. Nel frattempo, aspettatevi che delegazioni statunitensi e muppet assortiti provenienti da paesi come la Lituania visitino Taiwan: questo circo itinerante sponsorizzato dagli Stati Uniti verrà a mostrare sostegno a "libertà e democrazia" mentre l’isola viene pompata dalle armi statunitensi.

Laura Ruggeri

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Come ammette Foreign Affairs, infatti, è “difficile immaginare come gli attacchi aerei possano scoraggiare gli attacchi da parte degli Houthi dato che i sauditi non ci sono riusciti in quasi un decennio. Gli attacchi aerei contro obiettivi #Houthi - prosegue la rivista - potrebbero erodere marginalmente la capacità degli Houthi di lanciare missili e droni”. Qualche effetto i raid di Uk e Usa l’hanno giù avuto: rafforzare politicamente i ribelli in patria. Come riportato dal Guardian, sui social vengono diffusi i video che mostrano migliaia di persone che marciano nella capitale dello #Yemen, Sana’a, per protestare contro l’occidente dopo che gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno lanciato attacchi contro obiettivi in diverse città del Paese. La via diplomatica è certo meno immediata, ma avrebbe potuto dare risultati migliori.

Ne scrivo su Money.it https://www.money.it/era-davvero-inevitabile-l-attacco-contro-i-ribelli-houthi

La Lettonia ha espulso Boris Kaktov, un militare russo in pensione di 82 anni. Il ministero degli Interni del Paese ha riconosciuto Katkov come “minaccia alla sicurezza nazionale” e lo ha espulso con un divieto di ritorno a tempo indeterminato. Katkov lascia in Lettonia moglie, figli e nipoti.

Finché la Cortellesi usava come unica arma il suo grandissimo talento comico, la sua bravura, la sua simpatia rimaneva sempre in seconda, terza, quarta linea. Nel momento in cui si è trasformata in una lagnosa, banale propagandista di ideologie alla moda ha fatto il botto. Questo dice tutto di come siamo messi. Qualunque artista ci pensa e si fa i suoi conti: "E che devo essere l'unico cretino/a qui a usare una roba fuori moda come il talento? Sparo 4 minchiate woke e mi prendo la mia fetta di torta".

Alberto Scotti

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IL GIORNALISTA MAX DEL PAPA: GLI EFFETTI AVVERSI, IL LINFOMA E IL SILENZIO DEI MEDIA.
"I medici, che un tempo mi avrebbero dato del pazzo, ora stanno zitti. Sanno tutto, ma temono di fare la fine dei sanitari non vaccinati". E i colleghi giornalisti? "Sanno tutto pure loro. "Ti dicono: 'Che posso fare'?".
Nel suo ultimo pezzo, Francesco Servadio intervista Max Del Papa. (Fonte: Buongiorno Südtirol)

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Dopo aver scritto due post di poche righe su Taiwan, uno basato sui sondaggi d'opinione prima delle elezioni e uno che tiene conto del risultato elettorale, ecco che arrivano le critiche dei solerti difensori della democrazia a stelle e strisce che mi chiedono di "fare il mio dovere e intervistare i cinesi". Non capisco di quale dovere si parli. Dovrei forse, a mie spese, volare a Pechino prima di scrivere un post su Telegram? Non lo fanno i giornalisti pagati dalle testate mainstream, dovrei farlo io che non mi sono mai definita giornalista e svolgo invece un lavoro di ricerca testuale? Se a qualcuno non interessano le mie opinioni, puo' tranquillamente ignorarle. Se vuole e' libero di comprarsi un biglietto per la Cina e andare a sondare gli umori. I cinesi con cui comunico abitualmente considerano Taiwan parte integrante del loro paese. E non si tratta di un'opinione minoritaria visto che il principio di una sola Cina e' riconosciuto dalla comunità internazionale e sancito dall'ONU. @LauraRuHK

Roma, giornata meravigliosa di sole, dieci gradi circa. Domenica cosiddetta ecologica, traffico bloccato.
Una coppia di anziani ben vestiti, distinti, risale piazza San Cosimato. Entrambi sfoggiano due mascherine ffp2 a dir poco lerce.
Nella busta della spesa si intravede una copia di Repubblica.
Tutto chiaro.
Tempo fa le persone con il giornale sotto al braccio mi facevano immediatamente simpatia; poi mi hanno cominciato a fare tristezza.
Oggi mi fanno paura.

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Siamo arrivati intanto al quarto giro di bombardamenti sulle installazioni militari yemenite (AnsarAllah, ovvero "gli Huthi" controlla l'80% del territorio dello Yemen, inclusa la capitale Sana'a' - de facto, anche se non de iure, è lo Yemen). Non è chiarissimo cosa sia stato effettivamente distrutto: stranamente i centri informativi NATO, così prodighi di informazioni su quanto accade ai bersagli russi in Ucraina, sono abbastanza reticenti a fornire foto, filmati e bollettini. Secondo il New York Times di oggi, ad ogni modo, anche se il 90% dei bersagli è stato colpito non più del 25% del potenziale militare yemenita è stato messo fuori uso (https://www.nytimes.com/2024/01/13/us/politics/houthis-yemen-us-airstrikes.html). Proprio l'identificazione dei bersagli si sta rivelando un problema, continua l'articolo, perchè pare che negli anni passati non si siano fatti grandi sforzi di intelligence nella regione. Del resto non è un mistero che, seguendo l'esempio iraniano, la maggior parte delle installazioni yemenite sia o mobile o ben nascosta, sfruttando le caratteristiche del territorio: non ci sono quelle belle basi evidenti, en plein air, come in Crimea.