Giorgio Bianchi Photojournalist
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Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.
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L’assalto alla Siria di Assad nel 2011 è stata una guerra largamente per procura, dove gli Usa di Obama hanno armato e finanziato formazioni terroristiche sunnite riconducibili ad al Qaeda e a quelle degli autori dell’11 settembre. Ne è risultata una guerra civile da 500 mila morti, terminata con l’intervento della Russia e dell’Iran a fianco di Assad, che è adesso al potere più forte di prima.

Ucraina. È vero che è stata la Russia ad attaccare l’Ucraina in risposta a 30 anni di espansione minacciosa della Nato fino ai suoi confini. Ma lo scontro poteva durare solo poche settimane perché Mosca e Kiev avevano raggiunto un accordo secondo cui i russi avrebbero ritirato le proprie truppe in cambio della neutralità dell’Ucraina. Com’è noto, l’accordo fu sabotato dall’intervento dell’Europa e degli Stati Uniti, che hanno trasformato il conflitto tra Russia e Ucraina in una guerra tra Nato e Russia. La quale sta emergendo vittoriosa sia sul piano militare sia su quello politico, godendo della neutralità o dell’appoggio della “maggioranza globale”, cioè del 90% degli Stati del pianeta.

Valeva la pena di aggiungere 300 mila morti e la devastazione dell’Ucraina alla lista delle sconfitte imperiali?

Anche il conflitto tra Israele e palestinesi di Gaza è guidato dalla sindrome autolesionista di un impero che tramonta. Lo Stato di Israele e le sue forze armate sono tenuti in piedi dal sostegno incondizionato del governo Usa, che è il decisore di ultima istanza di ciò che fa Tel Aviv. Siccome tutto lascia pensare che Hamas non sarà distrutto né militarmente né politicamente perché ha già raggiunto i suoi obiettivi – la propria sopravvivenza dentro e fuori Gaza, il ritorno della questione palestinese al centro dell’agenda politica mondiale, la fine del mito dell’invincibilità dell’esercito di Israele e dell’infallibilità della sua intelligence – è il caso di continuare a seguire un altro canone della stupidità? Quello definito da Einstein come la pretesa di ottenere risultati diversi ripetendo sempre la stessa azione. Dal Vietnam a Gaza.

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Forwarded from Laura Ru (Laura Ru)
La festa è finita e nessuno vuole pagare il conto. Più di cento esponenti politici europei invieranno martedì una lettera congiunta alle loro controparti negli Stati Uniti, chiedendo al Congresso di sbloccare ulteriori aiuti militari all'Ucraina in un momento in cui i legislatori statunitensi hanno lottato per trovare un accordo.

La lettera aperta, esaminata da Reuters, è stata firmata dai politici di almeno 17 Paesi, tra cui Francia, Germania, Italia, Polonia e Irlanda, ed è un segno delle crescenti preoccupazioni in Europa per la continuità del sostegno statunitense all'Ucraina.

Il documento giunge proprio mentre il Presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy si reca a Washington per esporre le proprie ragioni.

"Sentiamo le preoccupazioni espresse dai nostri amici americani. Per anni i leader americani, democratici e repubblicani, hanno chiesto agli europei di assumersi maggiori responsabilità per la propria sicurezza. Concordiamo con questa legittima richiesta", affermano nella lettera i legislatori, guidati da Benjamin Haddad, deputato francese del partito del Presidente Emmanuel Macron.

I legislatori europei, che comprendono anche il tedesco Michael Roth, presidente della commissione Affari esteri del Bundestag, e Giulio Tremonti, suo omologo italiano, hanno affermato che gli europei hanno contribuito quanto gli Stati Uniti all'Ucraina dall'invasione della Russia.

"Inoltre, le spese militari sono aumentate in tutta Europa", hanno dichiarato. "Gli aiuti militari americani, tuttavia, sono di importanza critica e urgenti". La prossima tranche di aiuti all'Ucraina è stata bloccata dalla richiesta del presidente della Camera dei Rappresentanti Mike Johnson e di altri repubblicani di non inviare altri fondi se prima non vengono prese misure per rafforzare il confine degli Stati Uniti con il Messico. (Fonte: Reuters) @LauraRuHK https://www.reuters.com/world/european-lawmakers-send-plea-congress-ukraine-aid-2023-12-11/
IL CONVEGNO DI SMEMBRATORI DI RUSSIE

Al Senato si è tenuto un interessante convegno a cura dell’ex ministro degli esteri italiano, Giulio Maria Terzi di Sant'Agata, oggi senatore meloniano, un pittoresco personaggio che alla locomotiva del suo interminabile nome assomma una vagonata di titoli: marchese, conte, barone, cavaliere del Sacro romano impero e signore di Sant'Agata. Soltanto per modestia si è presentato solo come Giulio Terzi, ma ha saputo tirar fuori lo stesso l’anima del conte, del barone, del cavaliere e anche del lup. mann. figl. di putt.
L’auspicio del convegno, infatti, era nientemeno che lo smembramento della Russia, un territorio troppo vasto per non volerlo riempire di vassalli e valvassori, anche se pare popolato da soggetti – i russi - ostinatamente recalcitranti rispetto a questi progetti: pare che i russi siano assurdamente propensi a dotarsi di forze armate di primordine e di un’economia che funziona, anziché di cavalli, alabarde e sanzioni-boomerang.
Il convegno era molto trasversale, visto che officiava i lavori anche l’ex sottosegretario piddino degli esteri, Gianni Vernetti, attualmente leader del Gruppo Italiano dell'Internazionale Liberale, un movimento numeroso che si riunisce frequentemente in una cabina telefonica.
Dopo lo smembramento della Russia, che evidentemente i nostri prodi cavalieri considerano un obiettivo alla portata, mi attendo le prossime tappe, tutte più semplici e razionali della prima:
1) Creare un partito per la colonizzazione di Marte con i mufloni;
2) Riconvertire l’Italia intera a un'energia basata sulla forza della mente di Gasparri;
3) Realizzare una rete di autostrade sottomarine intercontinentali con le pareti esterne di pandispagna;
4) Obbligare tutti i cittadini a parlare solo in rime durante il fine settimana.
Pare che ci fossero anche giornalisti che li prendevano sul serio, e non vedo l’ora di abbeverarmi ai loro resoconti.

Pino Cabras

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Forwarded from la fionda📕
INSTAGRAM CENSURA CHI CRITICA L'UE

Abbiamo pubblicato il post dove riformulavamo le grafiche autopromozionali che l'UE (con i nostri soldi) ha fatto per celebrare sé stessa. Abbiamo messo l'immagine di un bambino palestinese morto e ricordato che l'Unione Europea promuove attivamente il genocidio in Palestina. Risultato? Leggete anche voi

https://t.me/lafionda
Forwarded from Paolo Borgognone
In realtà non ha mai rischiato di perdere. Nemmeno per un attimo…
🎙 Discorso del Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergey Lavrov al 21° Forum di Doha, 10 dicembre 2023

💬 [...]  Il dominio dell' “Occidente collettivo” aveva alla base una storia complessa, che ha visto lo sfruttamento spietato dei popoli e dei territori di altri Paesi. Nel corso di questi 500 anni gli Stati Uniti e i loro alleati hanno costruito un modello di globalizzazione che, a loro modo di vedere, sarebbe stato loro d’aiuto per poter rimanere i “numeri uno” nell’economia, nel campo militare, nella cultura, nella politica, e così via.

[...]

Al fine di stroncare tali sviluppi e di schiacciare qualunque tipo di dissenso, i nostri “colleghi occidentali” hanno deciso di rinunciare a tutti quei principi propri della globalizzazione che loro per decenni hanno “venduto” a chiunque. Tutto questo è stato sacrificato in nome di un “ordine mondiale basato sulle regole”. [...]

Ciò lo si può notare molto bene nei vari conflitti che l’Occidente ha fomentato un po’ in tutto il mondo. L’Occidente fa tutto nell’ottica di poter preservare la propria influenza ed egemonia: l’ingerenza negli affari interni degli altri Paesi, le sanzioni che contravvengono a ogni principio di concorrenza leale, il rovesciamento dei regimi e gli interventi militari diretti, come quelli a cui abbiamo assistito in Jugoslavia, in Iraq, in Libia, in Siria e in altri Paesi.

Ritengo che dovremmo accettare il corso oggettivo della storia, che rispecchia l’evoluzione di un mondo multipolare. Si dovrebbe prendere atto dell’esistenza di nuove organizzazioni, assetti e formazioni, quali i BRICS, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, l’Associazione delle Nazioni del Sud-est Asiatico, l’Unione Africana, la Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi e molte altre organizzazioni subregionali presenti in Africa e in America Latina, perché queste organizzazioni saranno i “tasselli” del nuovo mondo policentrico.

Leggere il testo integrale
Forwarded from Piccolenote
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Forwarded from la fionda📕
Pietra: materiale sovente impiegato per la costruzione di cuori
Alberto Bradanini

Nelle righe che seguono è assunta quale base di riflessione la coraggiosa analisi[1] della tragedia di Gaza da parte del politologo americano di scuola realista, John J. Mearsheimer.

Solo un cupo cinismo che rispecchia l’esecrabile deficit di etica umana che permea una società asservita a una capillare manipolazione consente di obliterare l’immensità dei… Continua... 👇
https://www.lafionda.org/2023/12/13/pietra-materiale-sovente-impiegato-per-la-costruzione-di-cuori/

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Sono molto affezionato a questa foto; quasi un mese in giro per l’Italia con un gruppo di grandissimi professionisti producendo contenuti di alto livello e conoscendo persone meravigliose; le elezioni sono andate come tutti sappiamo ma gli amici sono rimasti.
Fiorangela e Marco mi hanno sempre supportato in questi mesi, Massimo Berruti mi ha messo a disposizione i suoi scatti fotografici fatti durante il periodo pandemico, vere e proprie opere d’arte. Laura e Alberto (la coppia più bella del mondo!) hanno prodotto video fondamentali per la controinformazione oltre che aiutarmi a realizzare un’importante intervista e riempirmi di prelibatezze ad ogni mio passaggio da Firenze…
Giorgio Bianchi continua nella sua opera di divulgazione incessante, non ho mai visto un uomo spendersi così tanto per una giusta causa come ha fatto lui in quelle settimane.
Anche Giorgio, con la sua preparazione e la sua lucidità di analisi, sarà fra i protagonisti del mio nuovo documentario “Non è andato tutto bene”.
Un grazie di cuore a tutti loro.
Per contribuire alla realizzazione del documentario cliccate il seguente link:

https://playmastermovie.com/non-e-andato-tutto-bene

Paolo Cassina

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Giorgio Bianchi Photojournalist pinned «Il mio intervento di oggi per 100 Giorni da Leoni: https://www.youtube.com/live/rg9_FrNCsec?si=ohdOUFW0L4tRFdwz 🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui Giorgio Bianchi Photojournalist»
Se scrivi come un robot o utilizzando chat gpt, il minimo che ti puoi aspettare è che prima o poi ti sostituiscano proprio con un robot: non si ammala, non sciopera e lavora h24 sette giorni su sette.
Robot per robot, a quelli in pelle preferiranno sempre il modello sintetico.

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Militari ucraini nel senato italiano?

Ieri nel senato italiano si è svolta la conferenza "i vantaggi di un mondo post-russia". La conferenza è stata trasmessa in streaming dal canale del senato. Ho già condiviso post che trattano degli argomenti di cui si è parlato e degli interventi dei relatori.

Non ho potuto fare a meno di notare una donna vestita con una mimetica e una patch con la bandiera ucraina al braccio. È normale che il senato ospiti, per una conferenza persone abbigliate in questo modo? La donna è una militare ucraina? Per l'ingresso era previsto un dress code, con obbligo di giacca e cravatta per gli uomini. La signora in mimetica rispettava il dress code femminile?

Canale di Andrea Lucidi
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Zelensky il Dentone
di Marco Travaglio

Con tutto il rispetto che si deve al leader di un Paese invaso dai russi da due anni, dilaniato dalla guerra civile da nove, infestato di nazisti, corrotto fino al midollo ed economicamente fallito, Zelensky ricorda Guglielmo il Dentone: il personaggio di Alberto Sordi che, nel film I complessi, si presenta al concorso Rai per il nuovo lettore del telegiornale e nessuno osa dirgli in faccia che con quelle zanne non può andare in video. In 21 mesi e rotti di guerra il mediocre comico ucraino si è trasformato in attore consumato, calandosi alla perfezione nella parte e nel copione che gl’impresari e gli sceneggiatori angloamericani gli hanno assegnato: l’eroico condottiero che guida il suo popolo (o quel che ne resta) alla resistenza armata da una controffensiva trionfale all’altra fino alla vittoria dell’Impero del Bene, cioè alla sconfitta della Russia, alla riconquista delle cinque regioni perse e alla caduta di Putin. Purtroppo, come sapeva fin dall’inizio chiunque fosse dotato dei minimi rudimenti di storia, economia, geopolitica e strategia, nessuno di quegli obiettivi è stato mai alla portata: era pura propaganda, del tutto sconnessa dalla realtà.

La realtà sono centinaia di migliaia di vittime (oltre 100 mila fra morti e mutilati ucraini solo nella “controffensiva di primavera” partita in estate e finita in autunno senza lasciare traccia), mandate al macello senz’alcuna speranza dai criminali della Nato, che ne conoscevano l’assoluta inutilità: il comandante Usa Mark Milley aveva previsto il fallimento 13 mesi fa e proposto di sfruttare lo stallo per negoziare un compromesso e salvare il salvabile. Invano. La realtà sono i circa 250 miliardi di dollari buttati dall’Occidente per armare e finanziare l’Ucraina: 132 dai Paesi Ue, 69 dagli Usa, 36,5 da Gran Bretagna e altri Stati. E i mille miliardi di dollari che serviranno per ricostruirla: cifra spaventosa e destinata a lievitare, visto che nessuno fa nulla per fermare la distruzione, anzi tutti s’impegnano a prolungarla in attesa di non si sa bene cosa. Intanto ogni mese di guerra costa all’Occidente 25 miliardi di dollari e altrettanti alla Russia, che però reagisce meno peggio di noi perché, mentre noi ne annunciavamo il default, si riconvertiva all’economia bellica. Anche le braccia aperte dell’Ue a Kiev si sono rivelate promesse da marinaio: sia perché si scopre che l’Ucraina ha ben poco di democratico, sia perché quel buco nero potrebbe inghiottire la già agonizzante economia europea. Perciò ora, con le elezioni in Usa e in Ue, nessuno vuole buttare altri soldi (le vite umane per il cattivo Putin e i buoni occidentali non sono un problema) in una guerra ormai persa. Resta da trovare qualcuno che prenda da parte Zelensky il Dentone e gli spieghi la triste realtà, magari con un disegnino.

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In attesa di capire se e quanto la visita di Zelensky a Washington sia stata fruttuosa (al momento pare di no ma mancano ancora due giorni al termine ultimo), questa che allego è la storia che ci racconteremo per consolarci, ora che le notti si allungano e il vento soffia freddo (ce la siamo sempre raccontata, in fin dei conti, ma ora c'è l'avallo di "una fonte a conoscenze di una valutazione desecretata dell'intelligence USA fornita al Congresso", che è la versione giornalistica di "hanno detto a mio cugino"): la Russia avrà anche vinto la guerra ma ha perso l'esercito e le future capacità militari. In questo articolo pubblicato dalla CNN (https://edition.cnn.com/2023/12/12/politics/russia-troop-losses-us-intelligence-assessment/index.html) si danno, letteralmente, i numeri: secondo il rapporto di cui sopra la Russia ha perso l'87% delle truppe originariamente impiegate nell'invasione dell'Ucraina, per un totale di 315.000 soldati, 2.200 carri armati e 4.400 blindati, e soprattutto la guerra "ha drasticamente mandato indietro di 15 anni gli sforzi russi di modernizzare le sue forze di terra" e si tira avanti "rilassando gli standard di reclutamento e pescando nelle scorte di vecchio materiale dell'era sovietica". Nell'articolo si citano anche alcune valutazioni del National Security Council, tra cui questa: “Da quando ha lanciato la sua offensiva a ottobre, stimiamo che l'esercito russo abbia sofferto più di 13.000 perdite lungo l'asse Avdiivka-Novopavlivka e più di 220 veicoli da combattimento".
Cominciamo dall'ultima affermazione e leviamocela di mezzo subito, perché non ci interessa molto: "lungo l'asse Avdiivka-Novopavlivka" ci saranno in tutto 20.000 uomini, quindi che ne siano morti 13.000 pare difficile da credere, soprattutto considerando che i russi continuano ad avanzare ed è difficile farlo se sei morto.
Passiamo alla seconda affermazione (la modernizzazione rimandata di 15 anni, il vecchio materiale sovietico). Già ne abbiamo accennato l'altro ieri: l'esercito russo si è modernizzato in maniera straordinaria in questo anno e mezzo, il budget per la difesa è più che raddoppiato come più che raddoppiata è la produzione di materiale bellico. Lo stesso David Axe, che abbiamo imparato a conoscere nei mesi passati, il 6 ottobre su Forbes (https://www.forbes.com/sites/davidaxe/2023/10/06/russia-is-losing-more-of-its-best-t-90-tanks-perhaps-because-it-has-more-t-90s-to-lose/?sh=19a024de496f) rifletteva sul fatto che se la Russia da qualche mese sta perdendo più T-90 che altri modelli di carro è perché ne manda di più al fronte, segno che ne produce di più: "i russi stanno perdendo più T-90 perché hanno più T-90 da perdere" - questo senza considerare le nuove varianti del T-72 e del T-80, le nuove ottiche, i sistemi di contromisura elettronica eccetera eccetera. Via anche la seconda affermazione.
Passiamo alla prima, che in prospettiva è la più importante. Come sempre, dobbiamo in primo luogo fare i conti con l'ambiguità semantica del termine "casualties", perdite. Si intendono i morti, o il complesso morti/feriti/prigionieri? Perché se si intende il complesso è una cifra sicuramente esagerata ma non del tutto campata in aria, considerando il rapporto 1:4 o superiore tra morti e altro. Se si intendono solo i morti è una cifra che non ha senso, ovviamente, ma sempre più delle cifre fornite dal Ministero della Difesa ucraino che, nel bollettino di stamattina, riporta che le FFAA russe hanno perso dall'inizio dell'invasione a oggi 341.500 uomini (nessuna ambiguità, morti), 5.682 carri armati, 10.594 blindati e 324 aerei. Mi lascia sempre basito il fatto che le valutazioni di Mediazona, organo di stampa assolutamente antigovernativo, vengono sempre riportate per assolutamente veritiere TRANNE quando si tratta del loro conto dei morti, che quantificano in 38.261 alla metà di novembre (qui in inglese, https://en.zona.media/article/2022/05/11/casualties_eng. I grafici sono scomponibili e molto interessanti, ma sistematicamente ignorati dai nostri "analisti"). Ma facciamo finta per un momento che le cifre riportate dalla CNN, e magari anche quelle del Ministero della Difesa ucraino, siano vere. Mettiamo che davvero le FFAA russe abbiano perso quasi 350.000 uomini, oltre a tutto il materiale puntigliosamente elencato. Quante perdite hanno avuto le FFAA ucraine? Perché per valutare l'andamento del conflitto mi servono le perdite di entrambi gli eserciti, non solo quelle di uno solo, e i nostri media (e le autorità ucraine) si guardano bene dal dare qualsiasi cifra al riguardo. La domanda che ci si dovrebbe fare per davvero non è quanti morti hanno avuto i russi ma, anche se volessimo accettare i numeri in libertà che abbiamo riportato, come mai i russi sono ancora in Ucraina e non si riesce a sloggiarli? Delle due l'una, e sono entrambe brutte da dire in pubblico: o la controffensiva è stata organizzata male e gestita peggio, con livelli di incapacità criminali, o le perdite ucraine sono molto più alte di quelle russe, catastroficamente più alte. Come al solito, tertium non datur.
Forwarded from Laura Ru (Laura Ru)
Le rassegne stampa che arrivano sulle scrivanie dei diplomatici europei sono un pot-pourri mefitico in cui domina la puzza delle fake news prodotte in serie e poi amplificate a reti e testate unificate. Si tratta di un circolo vizioso tra politici che rigurgitano informazioni false lette sui giornali e giornalisti che poi le ripubblicano in un riciclaggio infinito di tali narrazioni fantasiose. Vedi Antonio Tajani, che insieme ai ministri degli esteri di Francia e Germania applaude alla proposta di Josep Borrell di creare “un regime sanzionatorio contro i dirigenti di Hamas in solidarietà ad Israele”. Secondo Tajani Hamas si è macchiato di crimini immondi: “Andare a cercare la gente casa per casa, uccidere i bambini di tre mesi, violentare donne e poi ucciderle, giocare a calcio con i seni delle donne è una cosa che grida vendetta e non può essere accettata da nessuno”. Dove abbia letto questa valanga di cazzate non e' dato sapere.

Il ministro degli esteri italiano ha poi sottolineato che non si possono bandire i coloni israeliani dall’area Schengen in quanto "i coloni non sono un’organizzazione terroristica. Quella di usare violenza o di aggredire la popolazione palestinese in Cisgiordania è una scelta che non condivido, ma non possiamo equiparare Hamas ai coloni ebrei che vivono la’." Ecco. Secondo Tajani i coloni che dopo aver compiuto una pulizia etnica dei territori palestinesi sparano a chi vorrebbe solo ritornare nelle proprie case sono legittimati a farlo, non si sa da chi, nonostante queste occupazioni siano state condannate anche dall'ONU. @LauraRuHK