Giorgio Bianchi Photojournalist
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Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.
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Il re è rinco
di Marco Travaglio

A un certo punto del raccapricciante faccia a faccia dell’altra notte, si è avuta la netta sensazione che, se Trump avesse chiesto a bruciapelo a Biden “come ti chiami?”, il Capo del Mondo Libero non avrebbe saputo rispondere. Ma, per tutti i 90 minuti del derby fra il mascalzone esagitato e il mascalzone rintronato, le domande che galleggiavano sul capoccione phonato del primo e su quello incollato del secondo erano altre. Come ha potuto la Culla della Democrazia ridursi a una scelta tanto imbarazzante? Chi sta guidando davvero gli Usa e l’Occidente verso la terza guerra mondiale? Per quanto tempo ancora i dem americani e i commentatori internazionali al seguito pensavano di poter negare ciò che il mondo intero vede a occhio nudo da anni sullo stato pietoso in cui versa il “commander in chief”? Solo pochi giorni fa Repubblica spacciava una doverosa inchiesta del WSJ sulla salute mentale di Biden per un “attacco dei repubblicani”. E Domani spiegava che il presidente Usa sta una favola, ma i “trucchi” e le “fake news a basso costo” della “campagna di Trump vogliono farlo apparire confuso, lavorando su inquadrature e tagli per trasmettere un’idea falsata”. Certo, come no.

Poi l’altra sera, come nella fiaba del re nudo ma senza bisogno del bambino, tutto il pianeta ha visto Rimbambiden al naturale: saltava di palo in frasca, biascicava frasi incomprensibili (poveri interpreti), infilava il prezzo dell’insulina nella risposta sull’Ucraina e i chip coreani in quella sull’età, vantava come un trionfo l’invereconda fuga da Kabul, ripeteva che Putin vuole invadere la Polonia e poi l’intera Europa, cose così. E non di fronte a un campione di dialettica, ma a un odioso e rozzo bullaccio che ficca i migranti e i veterani dappertutto, spara (anche lui) cifre a casaccio e mente (anche lui) a ogni respiro. Al confronto, il peggior politico italiano pare Churchill. Biden s’è distrutto da solo, con scene pietose che ricordano il tramonto dell’altro impero, quello sovietico, plasticamente incarnato dal corpo mummificato e surgelato di Breznev issato sulla balconata del Cremlino per mostrarsi ancora vivo con meccanici scatti del braccio. Eppure, fino all’altroieri, chi osava dire che l’Occidente è in mano a un rinco era un nemico della democrazia e un servo di Trump, oltreché di Putin. E i nemici delle “post-verità” trumpiane accreditavano quella bideniana per “non fare il gioco” di The Donald, senza accorgersi di lavorare proprio per lui. Perché, a quattro mesi dal voto, è difficile cambiare cavallo in corsa. E perché la reputazione della “democrazia” americana, diretta per finta da Rimbambiden e per davvero da una cricca di fantasmi mai eletti che gli fan dire e fare ciò che vogliono, è irrimediabilmente compromessa.

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ASIA, AFRICA, AMERICA
Altro che isolato: la rete di Putin in mezzo mondo
DI SALVATORE CANNAVÒ

Chiamarla una “Nato alternativa” è una fantasia tipica della stampa nostrana. Ma che Putin sia ampiamente sottovalutato a ovest è chiaro anche dalla tela di alleanze internazionali che sta tessendo in un quadro in cui tutto appare meno che isolato. In realtà sembra invece convincere diversi paesi che la strategia Nato è quella da più insidiosa per i loro interessi e da cui, quindi, prendere le distanze. Si pensi alla “Conferenza di pace” d Lucerna, in Svizzera, dove la frattura è stata netta. A firmare circa 80 paesi, ma a non firmare una fetta cruciale del pianeta: Cina (non presente), Brasile, Sudafrica, India – quindi i Brics – Arabia Saudita, Giordania e molti altri. Il documento finale del G7 sembra essere stato pensato soprattutto per attaccare la Cina, come ha notato il New York Times. E non è un caso se, come scrive Tommaso Di Francesco sul manifesto, Cina e Brasile stiano pensando a un tavolo negoziale russo-ucraino probabilmente con più legittimità di quanta ne possa avere l’Alleanza che Mark Rutte si prepara a dirigere.

Mentre il Sud globale si distanzia dall’Occidente, la Russia sembra aver ribaltato la propria strategia verso est, in sintonia con la concezione Eurasiatista cara agli ideologhi di Putin. Ma non di solo est si tratta, perché la strategia russa getta ponti di relazioni sempre più solide in Africa, nel Medioriente e in America Latina. Basti guardare le iniziative più recenti, in grado di delineare una mappa del mondo un po’ diversa da come se la immagina Washington

Corea del Nord. L’accordo potrebbe essere sintetizzato in “armi contro cibo”. Putin ha siglato un patto con Kim Jong-un definito dal presidente russo “rivoluzionario” con una “assistenza reciproca in caso di aggressione” e con una possibile “cooperazione tecnico-militare”. Pyongyang incassa il sostegno di un potere imperiale al suo fianco – oltre all’auto di lusso regalata da Putin a Kim – e l’aiuto nella fornitura di derrate alimentari. Il tassello coreano, il paese “canaglia” forse più inviso al mondo, è un chiaro messaggio all’occidente: noi siamo disposti a qualunque scenario, dipende da voi. Non è un caso se pochi giorno dopo il vertice con Putin la portaerei statunitense a propulsione nucleare “Theodore Roosevelt” abbia attraccato nel porto sudcoreano di Busan, in vista delle imminenti esercitazioni trilaterali con la Corea del Sud e il Giappone.

Siberia. Yakutsk, la città più fredda al mondo, ha riscaldato invece i rapporti russo-siberiani. “L’attrattività della regione sta crescendo con un aumento dell’immigrazione di giovani” ha detto Putin facendosi fotografare con i giovani siberiani. Mancava da questo lontano paese dal 2014 e nella sua visita si è occupato ovviamente di informatica e difesa con un incontro con il capo della Repubblica di Sakha (Yakutia), Aisen Nikolayev.

Caraibi. Altro segnale visibile, molto visibile per gli Usa, è stata l’esercitazioni militare nei Caraibi di fronte alla coste nordamericane con quattro imbarcazioni della Flotta settentrionale russa. La situazione lascia suggerire un’aria da crisi dei missili a Cuba, ma l’Avana ha garantito che le navi non trasportavano armi nucleari. Cuba ha garantito uno scalo a metà giugno che “non rappresenta una minaccia per la Regione”. Ma è chiaro il segnale agli Usa di una presenza attiva nell’area e di relazioni rinforzate con Cuba, del resto mai allentate: il presidente cubano Miguel Diaz-Canel ha partecipato alla parata militare di maggio sulla piazza Rossa a Mosca.

Venezuela. Gli Usa hanno ipotizzato che la presenza della flotta russa a Cuba sia propedeutica a un analogo scalo in Venezuela paese “nemico” di Washington ma con cui recentemente erano stati riallacciati i rapporti e che non fa mistero di voler far parte dell’alleanza, formale e informale, tra i vari paesi del Sud globale.

Segue...
Vietnam. Se con Pyongyang la discussione è andata fino a un documento congiunto con un patto, non pubblico ma reso noto dai due leader, con il Vietnam, dove Putin ha continuato il suo viaggio asiatico, si è trattato della “promessa” di portare avanti una cooperazione sulla sicurezza con accordi settoriali, circa una decina. Ma il presidente vietnamita non ha fatto nessuna dichiarazione pubblica di sostegno alla guerra russa, forte anche della linea di apertura occidentale praticata ormai da tempo – ha da poco ricevuto Joe Biden con cui ha siglato accordi militari – ribadendo di fatto la linea dell’astensione che lo ha caratterizzato alle Nazioni Unite. Anche per questo l’incontro con Putin costituisce un punto a favore del despota russo che ha ringraziato Hanoi per la sua posizione “equilibrata” sulla crisi.

Libia e Africa. Come con Cuba, le navi russe sono approdate anche nella Cirenaica libica, la zona sotto il controllo delle forze di Haftar e che non si riconosce nel governo filo-occidentali di Tripoli. “Al fine di rafforzare le relazioni tra il Comando generale dell’Esercito nazionale libico e la Federazione russa un gruppo di navi da guerra russe, composto dall’incrociatore missilistico Varyag e dalla fregata Marshal Shaposhnikov, ha effettuato una visita di tre giorni alla base navale di Tobruk” spiegava giorni fa il comunicato dell’esercito di Haftar. Il segnale di presenza militare, e politica, sulla Libia orientale è evidente.

Sahel. Da Tobruk si potrebbe creare una linea di congiunzione con quei paesi del Sahel che, anche in seguito a differenti colpi di Stato militari e a una reazione anti-occidentale che ha riguardato anche le popolazioni civili: Niger, Burkina Faso, Mali, Repubblica Centrafricana, ma anche Ciad. Paesi in cui le truppe russe hanno già sostituito quelle occidentali ritiratesi dopo le varie crisi – si veda in proposito il rapporto del Parlamento europeo del febbraio 2024 – che li hanno coinvolti. Si tratta di paesi che possono offrire molto in termini di materie prime ed energetiche – ad esempio il Niger ha revocato il permesso di esercizio di una miniera di uranio alla società mineraria statale francese Orano e, secondo Bloomberg, la Russia si prepara ad assumere le operazioni – e che trovano nelle forniture militari russe un sostegno ai propri progetti di espansione e difesa. Si tratta anche di un ambito regionale che garantisce a Mosca di tenere testa all’espansione cinese.

Medioriente. La questione israelo-palestinese costituisce la madre di tutte le questioni e quindi la prudenza con cui Putin si occupa del dossier è indicativa di una relazione interessata. Il recente viaggio di Putin in Arabia Saudita e Emirati arabi ha dato un ulteriore spinta all’ampliamento dei Brics ai paesi decisivi della regione: Egitto, Iran, Emirati arabi uniti e Arabia saudita che ne fanno parte dal 2024. La Russia non ha mai smobilitato dalla Siria controllando ampie zone della costa mentre con l’Iran ha consolidato la cooperazione militare e internazionale. Il 3 luglio, poi, Putin compirà un altro viaggio importante per incontrare, in Kazachistan, Receyp Erdogan. La Turchia ha già fatto da possibile arbitro del conflitto con l’Ucraina e quindi questo potrebbe essere il punto principale dell’incontro sapendo che la Turchia è anche un paese Nato e quindi il meglio piazzato per fare da arbitro della contesa.

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Forwarded from Piccolenote
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Forwarded from SilvioDallaTorre (Silvio Dalla Torre)
CHI E’ IL SOVRANO?
Le reazioni della stampa al duello televisivo tra i candidati alle prossime presidenziali americane danno la misura di quanto in crisi siano la politica e la democrazia. Si esprime preoccupazione  per il fatto che Joe Biden, il quale ha dimostrato in diritta televisiva evidenti segni di declino delle più elementari capacità intellettuali,  possa essere il rivale di Trump alle prossime elezioni. Appare, invece, normale che il medesimo Joe Biden sia  il presidente della più grande potenza mondiale. Eppure le sue condizioni di salute, che certo negli ultimi tempi si sono ulteriormente degradate, erano già compromesse nel 2020. Le difficoltà ad articolare discorsi di senso compiuto, a ricordare i nomi, a collocare eventi e persone in modo corretto sul piano geografico e su quello cronologico erano già evidentissime quattro anni fa. Non si trattava di distrazione o di stanchezza, ma di una vera e propria malattia. Nè la chirurgia estetica, né i discorsi preparati dai ghost writers, né gli auricolari o i suggerimenti dei collaboratori potevano nascondere l’evidenza: Biden non era in grado di esercitare i compiti connessi alla sua funzione. Non lo era allora come non lo è oggi e come non lo è stato negli anni trascorsi in carica.
Una stampa non degradata (la crisi della politica va di pari passo con quella dell’informazione) avrebbe dovuto porre alcune domande ineludibili. In assenza del presidente, chi ha esercitato il potere? Gli ultimi quattro anni non sono stati anni ordinari. Un miliardo di persone è stato per mesi confinato in casa con la scusa dell’epidemia, si sono imposti degli obblighi vaccinali in tutti i paesi dell’Occidente, è scoppiata una drammatica guerra in Europa, il Medio Oriente è di nuovo in fiamme. In tutti questi eventi gli Stati Uniti, come è naturale vista l’influenza del paese nelle vicende mondiali, hanno avuto un ruolo di primo piano. In una democrazia ( ma anche in qualsiasi altra forma di governo) conoscere chi ha effettivamente preso certe decisioni dovrebbe essere scontato. Ci troviamo invece di fronte ad un’opacità senza precedenti nella storia.
La verità è che la demenza senile di Biden esibisce in modo inequivocabile quello che era già evidente. Nel nostro Occidente il vero potere non si trova al livello della politica e non è soggetto al voto degli elettori. Biden , ma anche Macron, Sunak, Meloni, Draghi, che pure hanno capacità intellettuali non compromesse,  sono solo dei burattini. Se cercano di liberarsi dai loro fili rischiano di essere politicamente distrutti o, al peggio, di fare la fine del primo ministro sloveno Fico. Nell’attuale congiuntura storica nè i governi né, tanto meno,  i parlamenti esercitano la sovranità.
Comprendere dove si trovino i veri potenti ( in quali consigli di amministrazione, in quali logge, in quali club, in quali sette) è il primo passo per cercare di limitare il loro potere.
Ciclicamente, soprattutto quando le cose al fronte non vanno benissimo per i nostro cavallo, torna fuori la storia delle "ondate umane" e dei "1000 morti al giorno", ovviamente tra le fila russe. Per quanto riguarda noi, oggi ci pensa manco a dirlo Di Feo: "maggio di sangue" (vabbè, qui è il titolista, ok), e però appunto mille morti al giorno e ondate umane, ovviamente senza guadagnarci niente (https://www.repubblica.it/esteri/2024/06/29/news/ucraina_esercito_russo_mille_morti_al_giorno-423327413/?ref=RHLF-BG-P3-S1-T1). Se vi chiedete da dove Di Feo prenda questi numeri li prende ovviamente dai dati diffusi dal Ministero della Difesa ucraino, che fin dall'inizio del conflitto vengono considerati veritieri senza bisogno di verificarli in base al sillogismo l'Ucraina è una democrazia - le democrazie dicono la verità - l'Ucraina dice la verità. Li prende però indirettamente, perché il suo pezzo per Repubblica è, come dire, influenzato (questo è il termine che il mio avvocato mi consiglia di usare in queste occasioni) da questo del New York Times di due giorni fa (https://www.nytimes.com/2024/06/27/us/politics/russia-casualties-ukraine-war.html). E d è influenzato pure male, perché gli autori dell'articolo del NYT parlano di "killed or wounded", uccisi o feriti mentre il nostro, o preso da troppo entusiasmo o molto poco competente in inglese, scrive di mille MORTI al giorno che, per il noto calcolo da noi più volte fatto, significherebbe dai 3 ai 5000 feriti, sempre al giorno - in pratica per Di Feo la Russia ha perso una brigata di fanteria motorizzata ogni 24 ore per trenta giorni, e non accenna a fermarsi. Lascio a chi legge ipotizzare se si tratta di cifre verosimili o meno.
Tre considerazioni.
La prima: è inutile dire che non vi è alcuna prova di perdite simili, né quelle ipotizzate da Di Feo né dal NYT. Che la Russia abbia perdite è palese, anche elevate in alcuni settori e in alcuni momenti, ma di numeri simili non vi sono prove se non le cifre fornite dal Ministero della Difesa ucraino sulle quali, lo ripeto, l'attività di fact-checking di Puente e compagna cantante non si applica perché, visto il sillogismo di cui sopra, non ce n'è bisogno.
La seconda: perdite così elevate sono attribuite all'unica tattica che i russi conoscono secondo i nostri commentatori, ossia le "ondate umane". La fanteria avanza appunto a ondate, senza preoccuparsi dei caduti, e le ondate annichilite vengono sostituite all'infinito da altre finché o la posizione avversaria viene conquistata o non ci sono più soldati russi da mandare avanti e bisogna aspettare che ne arrivino altri. Al di là del fatto che anche qui non c'è, e non c'è mai stata, alcuna prova di un comportamento del genere, e la maggior parte degli scontri a fuoco avvengono a livello di squadra o al massimo di plotone, che come "ondate" sono un po' scarsine, giova ricordare che questo è un vecchio topos razzista che risale ai tempi di Erodoto. Gli imperi asiatici contro i quali noi democrazie occidentali combattiamo mandano in guerra masse di schiavi poco addestrate e male armate, reclutate a forza e condotte in guerra sotto minaccia di atroci castighi - ma tanto sono talmente tanto scemi che manco se ne accorgono, e talmente tanto bestie che se vivono o muoiono è la stessa cosa. Per i nostri governi, invece, la vita dei soldati-cittadini è la cosa più importante ed è per questo che siamo meglio armati, meglio addestrati e soprattutto combattiamo di nostra spontanea volontà, per difendere i valori sui quali la nostra vita, che è quella dei veri esseri umani, è basata. Quindi 'sta fregnaccia delle "ondate umane" non solo è una cretinata dal punto di vista tattico, vi qualifica pure come razzisti boccaloni.
La terza: ma mettiamo pure che i russi perdano mille uomini al giorno. Gli ucraini quanti ne perdono? Perché se ne perdessero dieci o cento, come ci raccontiamo da anni, dovrebbero avere ribaltato la situazione da parecchio; se ne perdessero lo stesso numero dovrebbero stare nelle stesse condizioni dei russi e la cosa non deporrebbe benissimo per le loro tattiche; ma se ne perdessero di più sarebbero nei guai, anche perché hanno un numero molto più ridotto di persone da mobilitare - e questo al di là del non trascurabile dettaglio che la Russia non sta mobilitando nessuno e ogni mese arruola circa 30.000 volontari (uh guarda, esattamente lo stesso numero dei morti!), come con gran dolore devono ammettere sia al NYT che al baretto che frequenta Di Feo. Perché tutto questo parlare di perdite russe serve solo a nascondere l'unico dato che sarebbe interessate sapere: quanti sono i morti ucraini? Quanti i feriti che non possono tornare al fronte, quanti i mutilati, eccetera? Perché non c'è stato UN SOLO articolo, sulla nostra stampa, che azzardasse una cifra, anche ridicolmente bassa? E sì che dovrebbe essere molto più facile per i nostri giornalisti sapere quanti ucraini sono morti piuttosto che quanti russi, e per di più il numero sarebbe assolutamente corretto perché, si sa, le democrazie non mentono. Forse, semplicemente, nessuno ha pensato di chiedere al Ministero della Difesa. Bastava pensarci.
Ci sta pensando invece, ancora una volta, Mariana Bezuhla, che da qualche tempo avete iniziato a conoscere su queste pagine. Lei, come abbiamo già detto, ha i suoi motivi per scrivere quello che scrive, e non sono sempre motivi specchiati: pure non sarebbe male se anche i nostri giornalisti la seguissero un po', perché se avessero letto quello che ha postato ieri sul suo canale (https://t.me/marybezuhla/1706, https://t.me/marybezuhla/1707) forse avrebbero scritto cose un po' diverse (naturalmente c'è anche da considerare che forse invece la seguono ed è PER QUESTO che parlano di ondate umane e amenità simili, altrimenti dovrebbero scrivere cose poco gradite agli sponsor). E cosa ha scritto, Mariana? Due post chilometrici, peggio dei miei, nei quali parla di "processi catastrofici" nelle forze armate ucraine, dell'attacco frontale (!!!!!) che il 10° corpo ha dovuto effettuare contro i russi nella scellerata controffensiva della scorsa estate, e di unità solo sulla carta a pieno organico ma in realtà al fronte con con il personale ridotto al 40-50% (chissà come mai...), e del fatto che invece di mandare le nuove reclute a rinforzare le unità al fronte il comando non fa altro che creare nuove brigate, che lei definisce "di zombi" perché composte solo da personale inesperto e senza ufficiali e sottufficiali veterani in grado di fargli capire velocemente come devono comportarsi. E quindi le brigate che avrebbero bisogno di lasciare il fronte per riorganizzarsi non possono farlo perché le nuove brigate di rinforzo non possono reggere da sole. La conseguenza, dice Bezuhla, sono perdite sempre più alte e un fronte composto da battaglioni e brigate con poco personale e senza nessuna coordinazione. E se per caso le brigate al fronte vengono spostate, è solo in altri settori dove la situazione è ancora più complicata: così la nuova brigata fugge o viene annientata, e la vecchia spostata in altri settori viene distrutta. Questo, dice lei, è quello che sta succedendo al fronte. "Una tragica trappola", conclude: e continuo a chiedermi, ingenuo come sono, come mai ai nostri non interessi indagarla.
La Scienzah.

"Gli Ufo vivono sulla Terra". L'ipotesi degli scienziati di Harvard

Gli Ufo vivono sulla Terra. L'ipotesi degli scienziati di Harvard
Dietro il mistero degli Ufo si nasconderebbero dei "criptoterrestri”, una specie avanzata che si nasconde sulla Terra

https://www.huffingtonpost.it/life/2024/06/12/news/ufo_sulla_terra_harvard-16166882/

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Rovistando nel mio piccolo archivio alla ricerca di uno dei -tanti- casi di corruzione generati dal mondo delle farmaceutiche, mi sono imbattuto nella nota azienda che produce vaccini.

Nel 2012, pagò una multa (oltre a quella già pagata qualche anno prima di diversi miliardi di dollari per taroccamento delle informazioni su alcuni farmaci, record ancora oggi imbattuto) di diversi milioni di dollari per le mazzette date agli organi di controllo del settore sanitario/farmaceutico di Bulgaria, Croazia, Kazakistan e Russia.

Ed i virologi italiani chiedevano cieca fiducia verso i prodotti di questa azienda.

Bei tempi.

Eric Packer

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Forwarded from Tutti i fatti
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✖️Gli americani pessimisti sul futuro politico di Biden

👀Oltre il 70% degli americani ritiene che lo stato mentale di #Biden non gli consenta di lottare per la rielezione alla Casa Bianca, emerge da un sondaggio della CBS.

#USA2024 #Trump #Usa

@tutti_i_fatti
Forwarded from Tutti i fatti
👀 Rischio attacco terroristico: basi militari #Usa in #Europa in stato di allerta

👁‍🗨Le basi militari statunitensi dislocate in Europa sono state messe in allerta a seguito della minaccia di un attacco terroristico, probabilmente la più alta "in almeno 10 anni", riporta la Cnn, secondo cui la minaccia è stata caratterizzata col livello Charlie, secondo solo al livello Delta.

💬Il portavoce del Comando europeo statunitense (#USEUCOM) Dan Day, ha dichiarato alla Cnn che l’USEUCOM “valuta costantemente una serie di fattori che influiscono sulla sicurezza della comunità militare statunitense all’estero. Nell'ambito di tale impegno, spesso adottiamo misure aggiuntive per garantire la sicurezza dei nostri membri in servizio. Per ragioni di sicurezza operativa non entreremo in misure specifiche, ma rimaniamo vigili”.

@tutti_i_fatti
Forwarded from Vi racconto la Russia
Dubito che Putin abbia idea di chi sia Kanye West, ma sui media si è scatenato un putiferio per una visita privata del rapper statunitense ad un suo amico stilista.

Per il fatto di essersi recato a Mosca è stato etichettato subito come "controverso rapper americano", "aperto ammiratore di Putin", in visita a Mosca "in barba all'embargo contro la Russia", ed è stata messa in giro la voce, poi smentita, che avrebbe tenuto al Luzhniki "un super concerto per Putin", che magari sarebbe stato anche "presente nel parterre". Citazioni da Ansa e Adnkronos.

📱 Vi racconto la Russia

✈️ Russian Tour
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Appuntamento tra poco, alle 12, con una nuova puntata di TeleRagione.

Homo digitalis - TeleRagione

Oggi parliamo di:

1. Il 20 maggio scatta Eidas 2.0, la revisione del regolamento su “identificazione elettronica e servizi fiduciari per le transazioni elettroniche nel mercato interno” europeo. Una delle principali novità è il portafoglio digitale europeo.

2. L’uso militare nascosto della tecnologia 5G.

3. "C'è una guerra fredda digitale tra Cina e Usa. Vince chi porta il 5G nella vita di ogni giorno".

4. Come le smart city possono diventare il nostro peggiore incubo.

5. Incubo smart city, il progetto di sorveglianza totale con la scusa della sicurezza. Estrazione dei dati privati. Controllo totale.

https://www.youtube.com/live/lQ262jA3hiM

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Forwarded from ROCCO CANTAUNTORE
RILASCIATO IL DIRETTORE DELL’OSPEDALE AL-SHIFA

Le forze di occupazione israeliane hanno rilasciato stamattina il dottor Muhammad Abu Salamiya, direttore del complesso medico Al-Shifa, insieme ad un’altra cinquantina di persone. Secondo Israeli Broadcasting Corporation questo è avvenuto solo perché le carceri erano piene.

Queste alcune delle dichiarazioni di Abu Salamiya ad Al Jazeera:

«I prigionieri stanno attraversando condizioni tragiche a causa della mancanza di cibo e bevande e degli insulti.
Per due mesi i prigionieri hanno mangiato a malapena
una pagnotta al giorno.
Centinaia di membri del personale medico sono stati presi di mira dall'occupazione e un certo numero di prigionieri sono stati martirizzati sotto tortura.
L'occupazione trattava i prigionieri come se fossero oggetti inanimati e i medici ci picchiavano.
Siamo stati sottoposti a gravi torture e gli occupanti hanno fatto irruzione nelle celle dei prigionieri e li hanno aggrediti quasi quotidianamente.
L'occupazione non ha mosso alcuna accusa contro di me nonostante sia stato processato 3 volte
Ricostruiremo Gaza e costruiremo nuovamente il complesso medico Al-Shifa.
»

Intanto la radio dell'esercito israeliano diffonde la notizia secondo cui Gallant non fosse a conoscenza della decisione di rilasciare il direttore dell'ospedale Al-Shifa.

🚀👉🏻 https://t.me/roccocantautore
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1. Il 20 maggio scatta Eidas 2.0, la revisione del regolamento su “identificazione elettronica e servizi fiduciari per le transazioni elettroniche nel mercato interno” europeo. Una delle principali novità è il portafoglio digitale europeo.

2. L’uso militare nascosto della tecnologia 5G.

3. "C'è una guerra fredda digitale tra Cina e Usa. Vince chi porta il 5G nella vita di ogni giorno".

4. Come le smart city possono diventare il nostro peggiore incubo.

5. Incubo smart city, il progetto di sorveglianza totale con la scusa della sicurezza. Estrazione dei dati privati. Controllo totale.

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Giorgio Bianchi Photojournalist pinned «Homo digitalis - TeleRagione Oggi parliamo di: 1. Il 20 maggio scatta Eidas 2.0, la revisione del regolamento su “identificazione elettronica e servizi fiduciari per le transazioni elettroniche nel mercato interno” europeo. Una delle principali novità è…»
Senza cura. Ogni giorno 10 bambini gazawi perdono gli arti
DI FABIO SCUTO

C’è poco che i medici di Gaza possano fare per alleviare il dolore che, Suhaib Khuzaiq, un bambino di tre anni, sente ancora a causa di una ferita da scheggia che gli ha causato l’amputazione della gamba sopra il ginocchio destro lo scorso dicembre. Avrebbe bisogno di antidolorifici e di una protesi, magari di una sedia a rotelle. Ma all’ospedale Al-Ahli di Gaza City, dove Suhaib riceve le cure, non posso fare niente per lui, antidolorifici e protesi sono disponibili solo fuori dalla Striscia.

La guerra e il blocco imposto da Israele hanno causato una carenza di medicinali e distrutto gran parte delle capacità mediche di Gaza. Di conseguenza, le amputazioni sono diventate un modo fondamentale per gestire lesioni che in altre circostanze avrebbero potuto essere trattate diversamente, facendo sì che il loro numero sia aumentato ulteriormente.

Citando i dati dell’Unicef, il capo dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi ha dichiarato che a Gaza “ogni giorno 10 bambini perdono in media una gamba o due”, ciò significa che “circa 3.000 bambini” hanno perso gambe o braccia dall’inizio della guerra. Gli adulti hanno un’altra terribile contabilità.

Fonti mediche affermano che le amputazioni sono spesso l’unica opzione disponibile, ma sono spesso eseguite in condizioni inadeguate. “Ci sono momenti in cui l’anestesia non è disponibile, ma per salvare la vita si ricorre all’amputazione, e questo provoca forti dolori ai feriti”, ha raccontato all’Afp il dottor Maher, chirurgo dell’ospedale Al-Ahli. “Ogni giorno si verificano attacchi che comportano l’amputazione delle gambe o delle braccia di bambini, adulti e donne”. Le evacuazioni mediche sarebbero necessarie ma sono rare da Gaza già in tempo di pace, ora con la guerra sono impossibili, senza corridoi umanitari per trasportare i feriti in Paesi terzi dove possano essere curati. Non esiste poi alcun trattamento contro il cancro a Gaza, né chemioterapia né radiazioni. Il settore sanitario è completamente crollato nella Striscia, 25.000 casi richiedono l’uscita dalla Striscia per essere curati, ma finora solo in 4.000 hanno potuto lasciare l’inferno.

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Forwarded from Coordinamento Paradiso
Il Tour de France è la competizione ciclistica più importante al mondo e non potevamo certamente non essere presenti in occasione del suo storico passaggio per le vie di Bologna... 😉😉😉