Giorgio Bianchi Photojournalist
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Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.
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Forwarded from Giubbe Rosse
GOOGLE FA RISCRIVERE LA STORIA ALL'AI
Lo strumento di generazione di immagini Gemini AI dell’azienda Big Tech si è rivelato fortemente orientato a disegnare persone di colore, anche quando gli viene richiesto di rappresentare figure tradizionalmente bianche, come i Vichinghi. Google si è scusato per le “inesattezze in alcune rappresentazioni storiche della generazione di immagini”.

Voi ridete, perché stavolta l'incidente si è chiuso con scuse pubbliche e con la promessa di migliorare l'algoritmo. Ma è la riprova visiva e tangibile di quanto da tempo in molti denunciano riguardo alla pericolosità della cancel culture. Mettere una potente tecnologia in mano a ragazzini totalmente ideologizzati può portare solo a questi risultati. La riscrittura della storia è solo il primo passo.

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Forwarded from Giubbe Rosse
🇺🇸 BIDEN: "PUTIN È UN PAZZO FIGLIO DI PUTTANA"
Biden ha definito Putin un “pazzo figlio di puttana” durante una raccolta fondi a San Francisco.
"Abbiamo un figlio di puttana pazzo, quel tipo, Putin, altri. E dobbiamo sempre preoccuparci di un conflitto nucleare. Ma la minaccia esistenziale per l'umanità è il clima".

C'è un brutto clima.

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ESCALATION
La guerra di Putin, il think tank Chatham House: “L’Europa prepari i cittadini a uno scontro con la Russia”
GLI ESPERTI - “Il rischio di un allargamento del conflitto è reale se Kiev soccombe. Ma Washington e Bruxelles restano divise”

DI SABRINA PROVENZANI

Nelle ultime settimane, diversi leader europei, militari e civili, hanno parlato del rischio di una imminente guerra con la Russia, che si estenda ben oltre i confini ucraini. La Svezia ha lanciato una chiamata alla leva di almeno 100 mila giovani: il capo del comitato militare della Nato, l’ammiraglio Rob Bauer dei Paesi Bassi, ha parlato della possibilità di una guerra con la Russia nei prossimi 20 anni, in cui “sarà coinvolta l’intera società, che ci piaccia o no”.

Per il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, i tempi sono ancora più stretti: tra cinque e otto anni, e il 16 gennaio Bild ha pubblicato dettagli di un piano delle forze armate in caso di conflitto fra la Russia e la Nato, nell’agosto 2025, 300 mila soldati dell’alleanza atlantica contro 200 mila russi. Lo stesso monito lanciato dal capo dell’esercito britannico, il generale Peter Sanders, che ha fatto appello alle autorità perché preparino i cittadini alla guerra e ventilato l’ipotesi, subito ridimensionata da Downing Street, di un esercito di riservisti, come quello a cui sta lavorando il ministro italiano della Difesa Guido Crosetto.

Abbiamo chiesto agli esperti del prestigioso think tank britannico Chatham House se questi allarmi siano coordinati per preparare l’opinione pubblica e produrre una svolta militarista o se il rischio di un allargamento del conflitto ucraino sia reale. Per James Nixey, il direttore del programma Eurasia e grande esperto di Russia post-sovietica, sono vere entrambe le cose: i politici europei devono preparare la popolazione a uno scenario di scontro, perché solo l’aumento delle risorse per la difesa europea può agire da deterrente all’aggressività putiniana.

Tutti, indistintamente, sono convinti che l’Ucraina sia l’ultima linea di difesa, che una sconfitta di Kiev sarebbe un rischio esistenziale per i Paesi europei, e che mentre le nazioni nordiche ne sono consapevoli, Washington e Bruxelles non hanno ancora realizzato la necessità di superare divisioni interne e dare il massimo supporto agli ucraini. Condannando quelle divisioni, l’esperto di forze armate russe Keir Giles ha aggiunto: “La situazione peggiora perché, al di là degli Stati europei in prima linea, i cui leader nazionali continuano a fingere con gli elettori che la situazione non sia disperata o che è un problema di qualcun altro invece che una minaccia incombente per il proprio Paese, che se non affrontata rovinerà il futuro dei loro figli e nipoti… Non sono a conoscenza di nessun osservatore russo serio o di nessun capo dell’intelligence della difesa di un Paese della Nato (…) che non creda che Putin, se otterrà quello che vuole, non sia pronto a passare al prossimo obiettivo, che sia o meno all’interno della Nato”. La docente in Relazioni internazionali, Natalie Sabanadze, ha riconosciuto le ragioni di Donald Trump quando ha minacciato, se diventerà presidente Usa, di lasciare al loro destino i membri Nato che non rispettano gli impegni economici alla Difesa: “A Bruxelles non si parla che del rischio che gli Usa si ritirino dall’alleanza e molti Paesi hanno già intensificato la produzione di armi che è aumentata del 40%, ma faranno in tempo? E riusciranno a coordinare gli sforzi?”. Per Ben Noble, docente di Politica russa a Ucl e membro di Chatham, la morte violenta di Navalny rischia di non aver alcun impatto interno: “Nell’opposizione russa ci sono state molte dichiarazioni di tristezza, rabbia e solidarietà (…) ma in passato non abbiamo assistito a una mobilitazione duratura. Le conseguenze devono essere rapide, severe, coordinate e a lungo termine. Se la reazione sarà debole, i prigionieri politici rimasti in vita in Russia saranno messi in pericolo ancora maggiore”.

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TELE RAGIONE, LA NUOVA RUBRICA DI GIORGIO BIANCHI PER VISIONE TV

Perché quello contro Julian Assange è un processo politico.

1. Perché quello contro Julian Assange è un processo politico.
Uno dei due giudici che si pronuncerà sulla richiesta di fermare l'estradizione di Assange ha lavorato per l’MI6 e il Ministero della Difesa britannico.

2. Danni collaterali - Il video diffuso da Wikileaks mostra la strage di civili avvenuta il 12 luglio del 2007 da parte di due Apache americani a Baghdad.

3. “STUPRI, ESECUZIONI E VIOLENZE CONTRO DONNE E BAMBINE PALESTINESI A GAZA”: L’ALLARME DEGLI ESPERTI ONU

4. Viva Fazio e viva Ghali. Ma vi siete scordati una parola: genocidio

5. Interessante intervento di Fiammetta Cucurnia, giornalista e moglie di Giulietto Chiesa su Visiine TV sulla morte di Navalny.

6. Commento dell’Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Italiana in merito alla convocazione dell’Ambasciatore presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale della Repubblica Italiana.

7. NYT: NELLA RITIRATA DA AVDIIVKA L'UCRAINA POTREBBE AVER PERSO FINO A 1.000 UNITÀ TRA PRIGIONIERI E DISPERSI

8. Oms avverte: “L’arrivo di una nuova pandemia è solo una questione di quando, non di se. E dobbiamo prepararci, ancora oggi non lo siamo”

9. Sembra Lercio, invece è Nature

https://youtu.be/WZicariQ16s?si=qty_PosSe3LUbOIE

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Al forum «Idee forti per tempi nuovi», interessante scambio tra Irene Cecchini - una ragazza di Milano che studia Relazioni internazionali presso un istituto statale di Mosca - e Putin.

La Cecchini, che aspira ad ottenere la cittadinanza russa, lamenta le lungaggini nel ricevere i permessi di soggiorno e propone un nuovo approccio per le politiche migratorie. In particolare, suggerisce l'accoglienza di chi condivida i valori su cui si basa la Federazione russa, i valori tradizionali in cui si riconosce, e di chi apporti forza lavoro e competenze.

Dal momento che la giovane fa un passaggio sulla tendenza occidentale a spingere sull'ideologia lgbt, Putin ribadisce:
"Siamo abbastanza tolleranti con le persone di orientamento non tradizionale: semplicemente non lo rimarchiamo e non pensiamo sia giusto rimarcarlo. Semplicemente lasciamo che tutti gli adulti vivano come vogliono, nessuno li limita in nulla. Ma per quanto riguarda i bambini: non toccate i bambini".

Traduzione di Mark Bernardini per Visione Tv:
https://youtu.be/_A1YTsb3tLc?si=SXLDv1nAAbpZuiye
Bandiere a mezz'asta nelle sedi piddì, panico, dolore e incredulità tra i calendiani, tosa sviene e si tenta da ore di fargli riprendere i sensi. Particolarmente grave la situazione tra i militanti di +europa. Cappato sta provvedendo personalmente a porre fine alle sofferenze insopportabili di decine di loro.

Alberto Scotti

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📣 Fermare il genocidio! Due giorni di mobilitazione per la Palestina

👉 Venerdì 23 febbraio: Sciopero generale
👉 Sabato 24 febbraio: grande Manifestazione nazionale a Milano, ore 14.30 in Piazzale Loreto

"Blocchiamo l'Italia contro la posizione del Governo, della NATO, degli Stati europei e occidentali che supportano il genocidio che Israele sta compiendo dal 7 ottobre e l'occupazione coloniale che dura da oltre 75 anni"

https://t.me/canalemiracolomilano
✍️ Articolo di Alexey Paramonov, Ambasciatore della Federazione Russa nella Repubblica Italiana, "Russia contro Occidente: mito o realtà?"

Pubblicato sul quotidiano "La Repubblica" sotto il titolo "Mosca guarda all'Europa" il 22 febbraio 2024

Punti chiave:

• Nella sua storia plurisecolare, la Russia non ha mai mostrato aspirazioni espansionistiche verso l'Occidente, ha solo risposto ad antecedenti atti di aggressione. L’Occidente, invece, compie regolarmente robusti tentativi di indebolire e spingere la Russia verso il cortile del mondo, lo fa con invidiabile ostinazione, circa una volta ogni secolo.

• Durante il periodo della pandemia e sullo sfondo del conflitto in Ucraina, siamo stati testimoni del fatto che nel sistema politico occidentale le élite dirigenti ascoltano sempre meno le voci dei cittadini e sempre più si fanno pilotare da varie lobby e gruppi di influenza politici, industriali e finanziari, i cui interessi non hanno nulla a che fare con le richieste della popolazione, anzi, nella maggior parte dei casi, le contraddicono direttamente.

Anche durante la Guerra Fredda, gli Stati dell'Europa continentale erano meno subordinati agli Stati Uniti di quanto lo siano ora. <…> i nostri ex partner europei - alcuni in misura maggiore, altri in misura minore - sono stati trascinati in un conflitto che contrasta con i loro interessi e li porta all'autodistruzione.

• Il livello di aggressività dell'Europa nei confronti della Russia può aumentare significativamente con il continuo deterioramento della situazione socioeconomica e l'aumento del numero di persone impoverite e moralmente degradate.

• Il fallimento dei piani dell’Occidente collettivo in Ucraina potrebbe essere una vera e propria vittoria per l'Europa, che sarebbe finalmente in grado di respirare "con entrambi i polmoni", liberandosi dalla necessità di essere una base territoriale degli Stati Uniti in Eurasia, di scontrarsi con la Russia "ad ogni costo", pagandone un prezzo ogni anno più alto.

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Forwarded from RangeloniNews
📍Avdeevka, viaggio nella roccaforte ucraina conquistata dai russi

Il viale Kievsky di Donetsk è quell’arteria a nord della città che porta verso la periferia a ridosso del fronte. Il buio della notte da quelle parti si fa ancora ancora più tetro quando un certo punto del viale i lampioni si spengono, indicando l’ingresso nella “zona rossa” e conducendo nelle tenebre più profonde. Da questa sorta di confine bastano 10 minuti per raggiungere la vicina Avdeevka, per 10 anni rimasta dall’altra parte della linea del fronte.

Sono le sei del mattino, si guida a fari spenti per non essere avvistati e diventare preda dei droni che sorvolano il fronte, pronti a lanciarsi in picchiata come aquile: il drone-detector squilla costantemente, riportando la scritta “DJI” e le frequenze di volo. Drone russo? Ucraino? Non possiamo saperlo, ma non gli si presta molta attenzione perché per noi che siamo in movimento a bordo del fuoristrada, questo tipo di drone è il meno pericoloso. In ogni caso questo allarme ricopre il ruolo del caffè che non ho fatto in tempo a bere prima di partire, svegliandomi definitivamente.

A separare le due città c’è il piccolo villaggio martire di Spartak, per gran parte cancellato dalla faccia della terra in questo decennio di guerra di posizione, con le sue stradine polverose e anch’esse ridotte a groviera dall’artiglieria. Sui lati ci sono più carcasse di mezzi distrutti che cartelli stradali.

Attraversata Spartak ci si imbatte subito nelle posizioni tenute fino a pochi giorni fa dai soldati ucraini e si capisce come mai le battaglie per queste roccaforti sono state così pesanti: da queste fortezze sotterranee con bunker robusti, in cemento armato di epoca sovietica, la città di Donetsk è sul palmo della mano. Si vedono le sue tiepide luci e si distingue il profilo della città, potendo riconoscere diversi edifici, primo su tutti il terminal dell’aeroporto.

Per la prima volta vedo da vicino anche la stele alle porte della città riportante la scritta “Avdeevka” (si, con le “ee”, come si è sempre chiamata da queste parti, anziché con le “ii”, della versione ucrainizzata).

Il cielo rapidamente si fa sempre più chiaro e noi proseguiamo lungo la stradina che porta in città, zigzagando tra altri mezzi militari distrutti, carcasse di razzi e buche. In questo segmento di strada è impressionante osservare la quantità di corpi senza vita di soldati con le fascette blu o gialle sui bicipiti sdraiati sull’asfalto e tra le piante. Si tratta di quei soldati di Kiev abbandonati alla loro sorte (e dai loro comandanti), intrappolati nell’accerchiamento russo, coloro che non sono riusciti ripiegare verso il “nono distretto”, ai tempi l’ultima sacca di resistenza ucraina in città.

Raggiungiamo rapidamente questo distretto, dopo aver attraversato campi e trincee. Ecco le famose palazzine di Avdeevka. Un flashback. Per qualche istante ho creduto di essere tornato indietro nel tempo di un paio d’anni, all’inizio dei combattimenti per Mariupol. I numerosi palazzi sventrati, i mezzi militari distrutti sotto di essi, rottami, trincee nei giardini, macerie, mine, bombe inesplose, l’eco dei pesanti combattimenti in sottofondo. Di fronte a questo scenario apocalittico, a pochissimi passi dalle macerie, l’unico elemento che discostava da questa macabra panoramica era una chiesa bianco-celeste con le cupole dotate. Senza contare i segni delle schegge sui muri, era praticamente intatta. Da qualche parte doveva esserci anche il custode, una delle persone che non ha voluto saperne di abbandonare la città.

Anche ad Avdeevka, così come era accaduto a Mariupol, i militari ucraini avevano integrato i condomini e tutti gli edifici a loro utili nella propria infrastruttura militare. Dai tetti dei palazzi si può osservare la periferia di Donetsk e questo, oltre ad essere romantico, significa che si prestavano per installare antenne, radar, per postazioni di cecchini e cannoni anticarro.

[PARTE 1/2, segue sotto⬇️]
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Forwarded from RangeloniNews
[PARTE 2/2]

L’unica differenza con Mariupol a cui penso in quel momento di fronte al paesaggio apocalittico è quella della mancanza assoluta di persone lungo le strade, sia di militari che di civili. Sono le prime luci dell’alba, anche a Donetsk non c’era in giro nessuno. E poi, a Mariupol le truppe di Kiev avevano fortemente ostacolato (talvolta impedito) l’evacuazione degli abitanti, mentre ad Avdeevka sono rimaste solo le persone consapevoli dei rischi che avrebbero corso.

In ogni caso la motivazione è legata anche all’evoluzione del modo di combattere dovuta all’introduzione di nuove armi e strumenti. Alle sette in punto in lontananza si sente una sirena, un suono familiare per tutti gli abitanti di Donetsk: è il segnale che detta i turni dell’acciaieria e che nel mio caso torna a far capire quanto vicine siano le due città. Parallelamente torna a farsi sentire anche il rilevatore di droni, il quale avvisa che, questa volta, da qualche parte c’è in agguato un “kamikaze”. Se il buio ci era stato amico, proteggendo da occhi indiscreti (si, ci sono anche droni con visori notturni, ma sono più costosi e quindi meno diffusi) le luci che riflettevano contro le cupole dorate portando un poco di armonia e calore, paradossalmente giocavano contro di noi. Cessato l’allarme, ripartiamo per Donetsk, lasciandoci alle spalle questa cittadina che ha ancora molto da raccontare. Avrei voluto parlare con i suoi abitanti rimasti nelle proprie case, esplorare di più gli altri quartieri per avere un quadro più completo della situazione. Farò il possibile per rimediare.

▶️ https://youtu.be/UBh0ZbC8tg8?feature=shared
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Forwarded from RangeloniNews
Donetsk, proseguono le battaglie attorno alla città. Le Forze armate russe, dopo aver ottenuto il controllo di Avdeevka continuano a spingere anche sui villaggi adiacenti. Fonti militari mi hanno riportato che i soldati del battaglione russo “Principe Vladimir” hanno ottenuto il controllo del villaggio Severnoe. Si combatte anche all’interno di Lastochkino.
Forwarded from Piccolenote
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Forwarded from Visione Tv
Perché quello contro Julian Assange è un processo politico.

Oggi a TeleRagione parleremo:

- Perché quello contro Julian Assange è un processo politico.
Uno dei due giudici che si pronuncerà sulla richiesta di fermare l'estradizione di Assange ha lavorato per l’MI6 e il Ministero della Difesa britannico.

- Danni collaterali - Il video diffuso da Wikileaks mostra la strage di civili avvenuta il 12 luglio del 2007 da parte di due Apache americani a Baghdad.

- “Stupri, esecuzioni e violenze contro donne e bambini palestinesi a Gaza

- Viva Fazio e viva...

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https://visionetv.it/perche-quello-contro-julian-assange-e-un-processo-politico/

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Forwarded from Lettera da Mosca
TRANSNISTRIA - La situazione in Transnistria sta peggiorando drasticamente, tra le voci secondo cui il 28 febbraio a Tiraspol chiederanno l'adesione della Transnistria alla Federazione Russa. Alcuni media occidentali aggiungono che il presidente Putin il 29 febbraio, nel discorso davanti all’Assemblea federale russa, « comunicherà la sua decisione sulla Transnistria”.
Forwarded from Piccolenote
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Giorgio Bianchi Photojournalist pinned «TELE RAGIONE, LA NUOVA RUBRICA DI GIORGIO BIANCHI PER VISIONE TV Perché quello contro Julian Assange è un processo politico. 1. Perché quello contro Julian Assange è un processo politico. Uno dei due giudici che si pronuncerà sulla richiesta di fermare l'estradizione…»
Sono incappata casualmente nel programma di Fabio Fazio.
Al cospetto del figlio di Piero Angela, il presentatore ha appena espresso un concetto nuovo nuovissimo: "i vaccini hanno salvato milioni di vite".

A fine blocco, l'invito a donare all'Agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR) a causa dell'emergenza freddo.
Il tutto mentre l'Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA) smette di ricevere i finanziamenti dal governo italiano. Parlare dell'emergenza Gaza e aiutare l'UNRWA, troppo compromettente.

Ieri Fazio ha anche condotto uno speciale Costanzo Show con la De Filippi. Prima RAI, adesso canale Nove9, è stato invitato a far parte della squadra Mediaset da Pier Silvio Berlusconi in persona.
Alla puntata delle memorie ha preso parte anche Mentana e Maria de Filippi ne ha approfittato per ricordare le riunioni settimanali che tenevano, tra gli altri, Berlusconi, lui e Costanzo.