Giorgio Bianchi Photojournalist
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Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.
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Proprio mentre Victoria Nuland si trovava a Kiev, e non è certamente una coincidenza, la NATO (come ho già detto in passato l'Ucraina ormai ci mette solo i corpi, le armi non sono più sue e probabilmente nemmeno la strategia) ha organizzato un attacco congiunto, aereo e navale, sulle installazioni militari della Crimea dal pomeriggio di ieri a stamattina (l'altro ieri c'era già stato un attacco di droni sugli aeroporti, sventato senza eccessivi problemi). L'attacco, come al solito, è stato preceduto da un gran traffico di aerei spia sul Mar Nero e sulla Romania, almeno sei tra cui anche il nostro PERSEO71, un Gulfstream G550 CAEW del 14° stormo partito da Pratica di Mare (da Sigonella invece sono partiti due aerei USA. Qui qualche info e i tracciati di quattro dei sei aerei: https://www.itamilradar.com/2024/01/31/busy-skies-in-the-black-sea-theatre).
La prima fase dell'attacco è stata aerea. Da Starokostantinov e Kanatovo si sono alzati tre Su-24 e un numero imprecisato di Su-27 e Mig-29 - non voglio dire tutti gli aerei ancora in grado di volare dell'areonautica ucraina ma poco ci manca. Gli Su-24 e i Mig-29 hanno lanciato una combinazione di ADM-160 MALD e di missili antiradar AGM-88 HARM per ingaggiare le difese antimissile ruse, mentre gli Su-24 hanno lanciato sei Storm Shadow (o SCALP che dir si voglia) in direzione degli aeroporti della Crimea. tutti i missili risultano abbattuti o dalla contraerea o dai caccia russi. Immediatamente dopo i Su-24 hanno lanciato altri sei missili, stavolta dal mare, in direzione di Sebastopoli e dell'aeroporto di Belbek, che sembra essere stato il bersaglio principale anche del primo attacco. Anche qui i missili sono stati abbattuti, e uno di loro si è sfasciato in prossimità dell'aeroporto senza, pare, fare danni (anche se media come Visegrad 24 eccetera hanno riferito di catastrofiche esplosioni, non compatibili con le immagini da loro stessi diffuse).
A questo doppio e non troppo efficace attacco aereo è seguito nella notte quello navale, con nove droni diretti verso l'ingresso del lago Donuzlav (allego carta) dove si trovava l'Ivanovets (foto), un cutter lanciamissili della classe Proekt 1241 "Molniya" armato di quattro missili antinave P-270 Moskit, in due impianti binati. La nave è stata colpita più volte e uno degli impatti ha causato la detonazione dei Moskit sulla fiancata sinistra, causando un'esplosione che ha certamente affondato la nave.
Il bersaglio è stato scelto bene (del resto a questo serve la ricognizione NATO): una nave vecchiotta, varata nel gennaio 1989 e mai rimodernata, con sistemi di difesa inadatti a contrastare questo tipo di minaccia e che si trovava dall'inizio della guerra nella rada del Donuzlav a non fare nulla, visto che si tratta di un'unità armata solo di missili antinave (che contro i droni non servono a nulla, ovviamente). Non un danno notevole per la flotta del Mar Nero ma, certamente, un grave danno d'immagine oltre alla perdita del personale (è improbabile che fosse ad equipaggio completo ma di sicuro morti ce ne sono. L'equipaggio completo è di 39 marinai). Soprattutto, l'eterna conferma che la Crimea resta il punto debole dell'architettura difensiva russa, né potrebbe essere altrimenti vista la sua conformazione, il territorio ancora in mano all'Ucraina, e l'interesse quasi maniacale che riveste sia per l'Ucraina (e mi pare logico) che per la NATO: al di là dei risultati ottenuti (non eccelsi, diciamo) nell'attacco di ieri sono stati coinvolti due aeroporti, almeno sette aerei, 12 Storm Shadow e nove droni navali, ossia, per lo stato attuale degli equipaggiamenti ucraini, un'enormità sia in termini di mezzi che di soldi.
Disponendo per ora di questi mezzi, per l'Ucraina è certamente una strategia vincente: il massimo danno, specie d'immagine, col minimo sforzo. Gli attacchi dunque continueranno - già ora ci sono altri aerei spia a incrociare nelle vicinanze della penisola. Resta da chiedersi, al solito, cosa intenda fare la Russia. Le alternative a sua disposizione non sono moltissime e sono, verrebbe da dire, una peggio dell'altra in termini di potenziali conseguenze, per sé e per tutti (noi inclusi). Finora, come è ben noto, la strategia è quella di attendere il collasso dell'infrastruttura politico-militare ucraina con una guerra di attrito, senza impegnarsi in operazioni militari rischiose e costose in termini di uomini e materiali. Possono lanciare tutti i droni che vogliono, in sintesi, ma se fra sei mesi non hanno più i soldi per pagare le pensioni non ne spareranno a lungo. Il concetto non è molto diverso dall'idea occidentale di attendere comodamente il collasso della Russia sotto i colpi delle sanzioni e dell'opposizione interna, collasso che però, come stiamo esperendo, non c'è stato. Non avendo raggiunto l'obiettivo, la NATO ha dunque aumentato il suo livello di coinvolgimento: resta da chiedersi se anche la Russia sarà disposta a farlo. Se il collasso ucraino non dovesse manifestarsi in tempi relativamente brevi (entro la fine del 2024, diciamo) né sul fronte di guerra né su quello interno, un impegno maggiore, e tutti i rischi del caso, potrebbe essere necessario. Il che significherebbe per la leadership russa dovere affrontare tre problemi:

1) Impegnarsi o meno direttamente contro gli asset militari della NATO, visto che senza gli aerei spia occidentali non sarebbe possibile per l'Ucraina organizzare questo tipo di operazioni. Questo significherebbe dovere abbattere uno di questi aerei (cominciando magari dai droni senza equipaggio), o magari distruggere un satellite con gli ovvi rischi di escalation che la cosa comporta. Oppure c'è la via indiretta, tipo fornire gli S-300 agli Huthi o gli Iskander alla Repubblica Centrafricana. O, per dire, l'atomica all'Iran. Per dire.

2) Impegnarsi o meno in un'operazione militare su larga scala con l'obiettivo di conquistare una larga parte del territorio ucraino (la zona smilitarizzata più estesa di cui ha parlato Putin appena ieri). Questo risolverebbe alla radice il problema delle incursioni, ma comporterebbe perdite molto più elevate e concentrate. Qual è il limite che sia la leadership che la società russa sono disposti ad accettare, fermo restando che entrambe non accetteranno ancora a lungo il livello di perdite corrente senza una reazione?
3) che poi è una conseguenza di 2. Ipotizzare o meno operazioni militari su larga scala che prevedano la distruzione di città come Kharkiv, Poltava e soprattutto Odessa, che non potrebbero essere conquistare senza ridurle preventivamente in macerie. Per quanto la leadership e la società russa si sentano frenate dal fatto che quelle sono città "russe", resta il fatto che da quelle città partono operazioni militari contro città e unità militari realmente russe, senza virgolette.

C'è poi anche un 4, la questione della Transnistria. La leadership moldava, pienamente sostenuta dalla Romania (cioè dalla NATO) non fa mistero di volerla recuperare, ma lì ci sono non soltanto gli abitanti della Transnistria ma 200.000 cittadini russi. Se si prospettasse un nuovo Donbas al confine della NATO la Russia dovrebbe intervenire, ma per intervenire da quella parte torniamo ai punti 2 e 3: operazione militare su larga scala, quindi con grandi perdite, e distruzione delle "russe" Cherson e Odessa. La scommessa di attendere è al momento quella che la Russia ha scelto, per fortuna di tutti: perché se alla fine si rivelasse una scommessa sbagliata le conseguenze non sarebbero la pace ma un inasprimento del conflitto a livelli finora inimmaginabili.
Forwarded from Giubbe Rosse
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🇧🇪🇳🇱 Gli agricoltori belgi e olandesi bloccano tre autostrade al confine tra Paesi Bassi e Belgio. Denunciano i prezzi bassi, gli accordi di libero scambio e le normative UE.

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Forwarded from Giubbe Rosse
GUIDO SALERNO ALETTA: “GLI AGRICOLTORI NON DEVONO CEDERE”
Gli agricoltori difendono un modello di civiltà sotto attacco da parte di oligarchie irresponsabili. “Tutti i presupposti posti alla base di alcuni cambiamenti spacciati come indispensabili sono fasulli”. L'economista Guido Salerno Aletta intervistato da Francesco Toscano su Visione TV.

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Forwarded from Tutti i fatti
🌚La guerra ombra con l'Iran rischia di trasformarsi in un conflitto diretto: gli Stati Uniti attaccheranno il 3-4 febbraio

📰Secondo il Wall Street Journal con riferimento a funzionari di Washington, le forze armate statunitensi attaccheranno gli obiettivi iraniani in Siria e in Iraq il 3-4 febbraio in risposta all'attacco alla base americana in Giordania, dove sono morti 3 militari e oltre 25 sono rimasti feriti.

👀 La reazione degli Stati Uniti sarà "a più livelli" e includerà non solo attacchi, ma anche passi che dovrebbero far capire a Teheran che Washington non vuole ulteriori escalation.

📢 L'obiettivo sarà quello di costringere l'Iran e le forze legate a Teheran a ridurre i loro attacchi nella regione.

@tutti_i_fatti
Forwarded from Giubbe Rosse
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LA “DEMOLIZIONE CONTROLLATA”
DELLO STATO DI  PALESTINA

di Manlio Dinucci
 
“Le demolizioni controllate di Israele stanno radendo al suolo i quartieri di Gaza”, titola il New York Times. Le forze terrestri israeliane minano e fanno saltare scuole, moschee, quartieri residenziali,  in una sistematica demolizione di edifici e infrastrutture. Ciò conferma che scopo della guerra è quello di rendere Gaza inabitabile, rendendo inevitabile la “delocalizzazione”, ossia la deportazione, della popolazione palestinese,   con la conseguente cancellazione del Territorio palestinese di Gaza e allo stesso tempo quello della Cisgiordania, affossando definitivamente la possibilità  che  i Palestinesi abbiano  un proprio Stato sovrano, come deciso dalle Nazioni Unite 77 anni fa.    
                                                                  Un resoconto ufficiale della Nazioni Unite,  inviato  da Gaza, descrive così la situazione: “Continuano ad arrivare a Rafah a migliaia, in situazioni disperate, da diverse parti di Gaza. Si costruiscono  dei  rifugi di fortuna con qualsiasi materiale su cui riescono a mettere le mani. Ho visto uomini e bambini scavare in cerca di mattoni per poter tenere in piedi tende fatte con sacchetti di plastica. Si tratta di un enorme disastro umanitario. Il blackout delle comunicazioni è continuato per il sesto giorno consecutivo, aumentando la confusione e la paura. 

Alcuni palestinesi rilasciati hanno descritto di essere stati picchiati, umiliati, sottoposti a maltrattamenti e a ciò che potrebbe equivalere a tortura. Hanno riferito di essere stati bendati per lunghi periodi Ci sono uomini che sono stati rilasciati - ma solo n mutande, senza nient’altro addosso per ripararsi dal freddo. Ciò che raccontano conferma i  rapporti che il nostro Ufficio ha raccolto sulla detenzione su vasta scala di palestinesi, Alle famiglie dei detenuti - che si ritiene siano migliaia - non vengono fornite informazioni sulla sorte o sull'ubicazione dei loro cari.”


La guerra di Israele a Gaza ha provocato finora la morte di oltre  25.000 persone, per il 70% donne e bambini. Altre migliaia sono rimaste sepolte sotto le macerie. Oltre 60.000 sono rimaste ferite:  La maggior parte sta morendo perché le forze israeliane distruggono gli ospedali o li lasciano senza elettricità  né medicinali. A questi si aggiunge un numero inquantificato, ma sicuramente altissimo, di morti ptovocate dalla fame e dal freddo  nei campi profughi. 

In tale situazione, in cui Israele è imputato di genocidio alla Corte  Internazionale di Giustizia  dell’ONU,  l’Italia, sulla scia degli Stati Uniti, ha sospeso i finanziamenti alla Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso dei Palestinesi a Gaza, accusata senza alcuna prova dai servizi segreti israeliani di complicità nell’attacco di Hamas del 7 Ottobre.
Quando verso Natale (ora non ricordo la data esatta, l'articolo che allego è del 26 dicembre: https://www.memri.org/jttm/veiled-threat-telegram-channels-linked-houthi-ansar-allah-movement-point-submarine-internet) gli huthi hanno minacciato di tagliare i cavi sottomarini attraverso cui passano buona parte delle connessioni internet mondiali, nessuno se li è filati - anche perché onestamente i canali telegram degli huthi chi li conosce. Ma per quei giri strani che fanno queste cose, ora la notizia è venuta fuori e la gente si sta, giustamente, preoccupando. E forse fa bene, forse no.
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Nel 2023, negli USA, oltre 100 rivenditori ed installatori di pannelli solari di una certa importanza hanano dichiarato bancarotta;
SunRun e Sunnova fanno -86% e -81% circa dai massimi;
Sunpower -90% circa dai massimi;
Sunlight Financial ha dichiarato bancarotta;
lo scorso anno, la sola California ha sperimentato una perdita di 17.000 posti di lavori nel settore del fotovoltaico.

Tempi duri per lo storytelling.

Eric Packer

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Come pagare un tossico
di Marco Travaglio

Grandi festeggiamenti perché l’Ue ricatta il ricattatore Orbán e gli strappa un sì al nuovo pacco dono da 50 miliardi all’Ucraina. Cioè all’ennesimo autogol spacciato per vittoria. Neppure gli agricoltori vessati e impoveriti che assediano il Palazzo di Bruxelles per contestare le scelte europee di austerità a senso unico, la concorrenza sleale del grano ucraino, i prezzi folli dovuti a guerre che l’Ue fa di tutto per alimentare bastano a far riflettere i conducenti dell’autobus impazzito che chiamiamo Europa e i loro aedi. Questi pazzi scatenati non si accorgono di gonfiare le vele ai peggiori fascio-nazionalismi, che cavalcano strumentalmente il ceto medio massacrato, le piccole e medie imprese stritolate, le periferie sociali del lavoro schiavista e del non lavoro. E non sentono lo stridore offensivo di quei 50 miliardi inviati a un Paese fallito, corrotto ed estraneo all’Ue, in aggiunta ai 110 già donati dal 2022, per tenerlo in vita artificialmente un altro po’ e finanziargli nuove controffensive flop con altri 500 mila riservisti da mandare al macello. Il tutto per supportare gli interessi degli Usa, che hanno chiuso i rubinetti dopo aver buttato 113 miliardi, ma ringraziano noi scemi di guerra perché ora il conto lo saldiamo noi. Inviamo 50 miliardi alla cieca, senza sapere che fine faranno, né indicarne l’uso, né condizionarli a un iter diplomatico per un cessate il fuoco e un negoziato basato sull’esito del campo che salvi quel poco di salvabile rimasto.

All’Europa tutta, non solo ai 27 dell’Ue, servirebbe una conferenza per la sicurezza di ogni Stato che disinneschi tutti i focolai di tensione: quelli dovuti alla Russia e quelli causati da Nato&Ue che, se avessero lasciato neutrale Kiev e rispettato i patti di Minsk sull’autonomia del Donbass, avrebbero evitato la guerra. E se oggi intervenissero sulle cause della pirateria nel Mar Rosso, cioè i crimini di Israele a Gaza e dell’Arabia Saudita in Yemen, anziché sugli effetti, cioè i raid degli Houthi, eviterebbe un’altra escalation con il Sud e l’Est del mondo che non impoverisce gli Usa, ma noi europei. Inviare soldi al regime ucraino spappolato, sconfitto e fuori controllo è come darli a un figlio tossico: non un incentivo a disintossicarsi, ma a drogarsi. Pare averlo capito persino l’atlantista Fubini, quando nota sul Corriere che i 230 miliardi già buttati dall’Occidente in Ucraina non le han fatto recuperare nulla di ciò che ha perduto. Poi però invita Zelensky a “trovare una nuova definizione di vittoria”: che sarebbe “consolidare il territorio difeso con enorme coraggio” (quello che Putin non ha occupato), non potendo più riprendersi il resto (quello che Putin ha occupato). Non male, come idea: basta chiamare sconfitta la vittoria di Putin e abbiamo vinto noi.

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Forwarded from Laura Ru (Laura Ru)
Al terzo vertice tra l'UE e i paesi dell'Asia-Pacifico, a cui hanno partecipato più di 70 delegazioni, l'UE ha scoperto che adottare "due pesi e due misure" per l'Ucraina e Gaza danneggia le relazioni internazionali, in particolare con i paesi del Sud Globale.
Josep Borrell ha ammesso "È vero, ogni volta che parliamo con i nostri partner, salta fuori la storia che percepiamo la situazione a Gaza e in Ucraina in modo diverso". 😂😂😂 Chi l'avrebbe mai detto? @LauraRuHK
Forwarded from Tutti i fatti
👀Borrell ipotizza aggravamento della situazione nel Mar Cinese Meridionale

☑️ Il capo della diplomazia della Ue Josep Borrell ha annunciato il rafforzamento dei rapporti di partenariato dell'Unione Europea con i Paesi della regione dell'Asia-Pacifico (Apac) per collaborare nel campo della sicurezza, specialmente nel contesto delle tensioni nel Mar Cinese Meridionale.

💬"Abbiamo una buona comprensione del fatto che il Mar Cinese Meridionale sarà uno dei punti caldi del mondo", ha affermato il diplomatico a margine dopo di una conferenza ministeriale Ue-Apac.

@tutti_i_fatti
Forwarded from Giubbe Rosse
🇩🇪 GERMANIA: IL SOGNO DI 15 MILIONI DI VEICOLI ELETTRICI ENTRO IL 2030 STA SVANENDO

A novembre, solo circa 1 milione, pari ad appena il 2% di tutte le auto sulle strade tedesche, erano completamente elettriche. Senza sussidi, si stima che le vendite di veicoli elettrici in Germania dovrebbero diminuire del 14% quest’anno, il primo calo dal 2016. Audi e VW sono tra le case che stanno ridimensionando gli ambiziosi obiettivi legati ai veicoli elettrici. (Fonte: Bloomberg)

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"Mio figlio va bene a scuola!!"

Con questa frase il genitore medio si autoconvince che vada tutto bene.
Le valutazioni della scuola attuale secondo costoro sarebbero un parametro per soppesare la loro riuscita genitorialità.

E così vediamo questi figli, dei geni secondo la scuola, non avere alcuna curiosità per la conoscenza. Le loro librerie casalinghe sono vuote, con giusto qualche banale e conforme testo scolastico che sono obbligati a sfogliare, essi passano il tempo su tik tok.
Argomenti? Nessuno, apatia.

Ma ai genitori cosa interessa? L'importante è che a scuola vadano bene e che i grotteschi insegnanti di oggi ( la maggioranza) gli comunichino che i loro ragazzi siano tanto intelligenti in modo da potersi poi vantare con amici e parenti: "mio figlio prende bei voti a scuola!!".

Per fortuna ci sono eccezioni avulse a tali logiche, genitori che seguono realmente la formazione del figlio soprattutto fuori dai banchi di Stato.
Sono una netta minoranza ma da questi bisogna ripartire.

Da Weltanschauung Italia

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